Una comunicazione del Capo del Comando Sud ha l’irrispettosa e vergognosa pretesa addizionale di coincidere con il 98º Anniversario della battaglia di Carabobo, una delle azioni principali per l’indipendenza venezuelana.
Viaggiando in Argentina, all’inizio di una giro del Sudamerica per trattare il «tema Venezuela», il capo del Comando Sud degli Stati Uniti, l’ammiraglio Craig Faller, ha reso pubblico il contenuto di una lettera che ha inviato ai militari venezuelani, arringandoli al «restauro della speranza».
L’alto militare yankee ha offerto come moneta di cambio di «stringere i vincoli tra i due eserciti» ed ha avvertito sul «ruolo essenziale che devono giocare i militari nel futuro del Venezuela».
Niente di più simile a un’asta di compravendita, un’esca usata con l’obiettivo di fratturare le forze armate della Repubblica Bolivariana, un metodo fallito ma nel quale insistono una e un’altra volta.
Il comunicato del Capo del Comando Sud ha l’irrispettosa e vergognosa pretesa addizionale di coincidere con il 98º Anniversario della battaglia di Carabobo, una delle azioni principali per l’indipendenza venezuelana, guidata da Simón Bolívar il 24 giugno del 1821.
Ignorante in modo assoluto della storia, come capo di un Comando la cui missione fondamentale è aggredire le nazioni del Sud, questo militare insiste nel dividere le forze armate bolivariane, e per questo paragona i propositi aggressivi yanquee con quello di «formiamo parte di una professione specializzata, fermi difensori delle nostre nazioni e protettori della nostra gente».
È cinismo assoluto quello del Capo del Comando Sur, o è che si è dimenticato delle centinaia di morti e feriti provocati dalle sue truppe negli ultimi decenni con gli interventi armati a Panama e in Repubblica Dominicana e altre 41 azioni in paesi della regione, così come si legge in uno studio dell’Università di Harvard, negli Stati Uniti.
Sarà forse che in questo suo attuale giro dei paesi del Sudamerica, l’ammiraglio Craig Faller pretende di dare risposte alle richieste dell’autoproclamato presidente Juan Guaidó, che lo scorso 11 maggio aveva chiesto l’appoggio del Comando Sud per incontrare un’uscita da quello che ha chiamato «le crisi» del Venezuela?
Si manca davvero di rispetto alla comunità internazionale dicendo, come si legge nel comunicato indirizzato ai militari venezuelani, che «…siamo fermi difensori delle nostre nazioni e protettori della nostra gente».
A quali nazioni del Sud si riferisce il militare yankee? All’Iraq, la Siria, Libia, l’Afganistan o a Panama bombardata, o agli altri paesi di questa regione, vittime di un governo e di forze armate che adesso si proclamano «difensori della nostra gente»?
Il messaggio termina esprimendo il desidero che «presto» giunga il giorno in cui le Forze Armate dei due paesi possano tornare a lavorare «insieme» per far fronte i problemi comuni che danneggiano il continente.
Si tratta di un «ottimismo» molto lontano dalla verità venezuelana e dall’unità infrangibile tra le forze armate e il popolo impegnati nel fare della vittoria di Carabobo la base che ha dato piede all’indipendenza e che poi è servita da bandiera nelle nuove battaglie e vittorie della Repubblica Bolivariana del Venezuela. (