Piano contro Piano, come ci ha insegnato Martì e come ha messo poi in pratica Fidel, magistralmente. Quello loro, cioè il loro Piano, asfissiarci, dividerci, darci fuoco. Il nostro, unirci, fortificarci, rivoluzionarci.
Il bloqueo, come il dinosauro -con tutta la sua perfidia -, continua a stare lì e fa molto male; ma, non è il momento per piangere o lamentarsi; è tempo di cambiare quello che deve essere cambiato, senza abbandonare i principi né la storia.
Di fronte alle misure punitive dell’impero ed alle liste illegittime come fattori di pressione, di fronte alla bugia ed all’odio come pratica politica, Cuba risponde con intelligenza e disinvoltura, osservandosi dentro per calibrare le proprie forze e le proprie riserve, agendo con audacia e prodezza, mettendo il mirino nelle mete di sviluppo e non unicamente nelle misure di contingenza, aggiungendo un vento nuovo al programma di trasformazioni economiche e sociali intrapreso dal VI Congresso del Partito.
Il Governo cubano, alimentato dal contatto diretto e permanente col suo popolo,–ascoltando la gente per le strade, l’operaio nella fabbrica e nel suo Congresso sindacale, il contadino nel solco, lo studente nell’Università–, è venuto sgrossando il cammino, raddrizzando le curve, cercando misure rinnovatrici. L’ultima settimana permette di considerare il valore e l’impatto dei cambiamenti che si implementano e che stanno per succedere.
Una strategia economica più audace e realista è stata approvata dal Consiglio dei Ministri, a partire dai dati ricuperati in tutto il paese, cominciando ad implementare nuove misure, studiate con i settori dell’accademia, ed altre già studiate che non erano avanzate nel loro consolidamento pratico. Passi di decentralizzazione economica, priorità all’industria ed alla produzione nazionale, flessibilizzazione e stimolo all’esportazione, maggiori possibilità di interrelazione tra gli attori economici statali e non statali, rendere più dinamico lo sviluppo municipale e locale come basi della gestione del governo, ordinamento del commercio interno per frenare la fuga di denaro, sono alcune delle decisioni adottate.
Già prima, dal principio di giugno, il governo aveva convocato ad un esercizio trasformatore e veramente partecipativo per conformare il Piano dell’Economia 2020, cambiando la pratica di elaborarlo da sopra verso il basso, utilizzando un metodo che include in primo luogo i lavoratori ed i collettivi, conoscitori delle riserve di produzione, della qualità e dell’efficienza reali.
Con tutto ciò, con saggezza, si è fatto riferimento all’esperienza del passato. Oggi niente è gratuito, in questi tempi difficili, la decisione di riscattare come riferimenti le due Direttive del Comandante in Capo per il Periodo Speciale ed il proposito di portare nell’agenda economica alcune pratiche positive che sono state adottate durante quegli anni (come l’esperienza di FINATUR), e che in seguito sono state abbandonate.
E quando sembrava che la possibilità fosse molto lontana, è arrivato il colpo di audacia di rompere il circolo vizioso che allontanava sempre di più i salari del settore statale (il preventivato, soprattutto) dai prezzi in aumento di prodotti e dei servizi. È il primo passo di una trasformazione più radicale, in un processo già progettato che includerà–come ha annunciato il Presidente nel suo intervento a Pinar del Rio–, una riforma salariale integrale, riforma nella politica dei prezzi, eliminazione dei sussidi e l’imprescindibile unificazione monetaria e cambiaria.
È la stessa audacia con cui Diaz–Canel ha parlato ai nostri intellettuali ed agli artisti nell’appena concluso Congresso dell’UNEAC: convocandoli alla difesa del progetto socialista di nazione, alla salvaguardia rinnovata e rinnovatrice della Politica Culturale della Rivoluzione, confrontandosi con pratiche inamovibili, chiamando le cose con il loro nome, sollecitando l’azione ed un pensiero collettivo che arricchisce, reclamando un combattimento contro l’indecenza e l’incultura, il mercenarismo e la banalità.
Qui c’è la sua messa a fuoco critica delle pratiche stabilite nella relazione tra cultura e turismo e la sua opinione sulle istituzioni ed aziende della cultura; le prime, per maniere burocratiche e mancanza di professionismo che le collocano dietro ai creatori; le seconde, per insufficienze nella produzione, promozione e commercializzazione della nostra migliore creazione e per pratiche di parassitismo che favoriscono la corruzione ed ostacolano un maggiore apporto dell’industria culturale al Prodotto Interno Lordo del paese.
I partecipanti, in uno scelto auditorium di artisti e di intellettuali presenti nell’appuntamento, hanno dimostrato appoggio a questi appelli a cambiare i modi fare e la necessità di rispondere alle legittime aspirazioni dei creatori.
Per questa strada cammina la nuova politica per fomentare la creazione cinematografica ed audiovisiva, resa pubblica giovedì scorso, sorta precisamente dall’impegno, dalle proposte e dalle aspirazioni dei creatori, in dialogo critico ed istruttivo con le istituzioni.
Cambiamenti ordinati sono stati sperimentati anche dal Partito, conseguente con quanto accordato nel suo VII Congresso, di fomentare “una rinnovazione sistematica” che garantisca “la vitalità e continuità della direzione del nostro processo rivoluzionario”. La scorsa settimana sono stati eletti nuovi primi segretari a Camagüey ed a Las Tunas. Anteriormente, sono state cambiate le direzioni di partito a Matanzas, Cienfuegos, Villa Clara, Ciego de Avila e l’Isla de la Juventud. Compagni più giovani hanno assunto queste responsabilità complesse, ed i più sperimentati che hanno concluso questo dovere, passano a rinforzare il Governo e l’amministrazione in nuovi compiti.
Adesso, ci saranno riunioni nell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare che arriveranno marcate con l’inedito scenario di dibattito di tre importanti progetti di leggi in una stessa sessione ordinaria del Parlamento cubano. Anche il nostro potere legislativo si muove a tono coi tempi.
Sono stati giorni di cambi ed ottimismo. Una Rivoluzione deve alimentarsi permanentemente della rinnovazione e dell’autocritica, insieme all’autoaffermazione ed all’esperienza accumulata; una relazione dialettica di sane ed umane aspirazioni con le realtà inevitabili. L’ambiente positivo nel nostro paese in questi giorni riflette il consenso raggiunto da una gestione di governo sistematica ed audace, energizzante e trasformatrice, basata nel pensiero e nell’analisi, con la scienza come supporto e capacità di comunicazione, dove si affronta l’inerzia, l’indolenza, la burocrazia, il lavoro superficiale, la mancanza di controllo, l’insensibilità e la disattenzione ai problemi della popolazione.
La nuova generazione, che ha appena assunto un anno fa la direzione dello Stato e del Governo, ha dimostrato la sua capacità di leadership, il suo senso del momento storico, la sua fedeltà al popolo ed alla nostra storia. Benché manchi ancora molto da fare, e lo sappiamo.
Il pensiero in questi tempi di Rivoluzione deve essere di radice martiana ed essenza fidelista. L’Apostolo ci ha spinto ad esercitare la politica “… che ha per oggetto mettere un numero di uomini in condizione di essere felici per il lavoro e per il decoro”. Su questi principi camminano le chiavi dei nostri cambiamenti. Accompagnarli col nostro sforzo e la nostra dedicazione sarà imprescindibile per il successo.
di Randy Alonso Falcon da Cubadebate
traduzione di Ida Garberi