Donald Trump pretende di denigrare l’opera d’amore di 60000 cubani che hanno prestato servizio medico in 160 paesi negli ultimi 55 anni sotto la bandiera della Rivoluzione.
Una verità, per variare il noto menù si deve riconoscere a Donald Trump, nella sua più recente arringa contro Cuba: nostri medici lavorano senza riposo e spesso le loro condizioni di vita sono al di sotto del “normale” in alcuni paesi.
Quel che succede e il dettaglio è lì, come direbbe Cantinflas, è che quello che lui scambia come una vergogna è un onore solidale e dove il suo occhio d’aquila vede la schiavitù, il nostro sguardo amoroso stabilisce l’impegno con il paziente con forti necessità. Perché, sia scritto chiaramente, chi si è occupato con
tenebrosa efficienza che le condizioni in Venezuela, per i nostri medici e per il suo popolo siano le più anormali possibili, è niente meno che il regime della Casa Bianca.
La genesi di questo attacco, servito alla carta al mucchio dei vermi dal colletto bianco installati nel Governo degli USA, quelli che sanno tirare meglio i fili della contro-rivoluzione domestica e addomesticata che agisce in rappresentazione di Cuba e di tutta l’America Latina, è l’ambizione presidenziale del milionario che un giorno ha suonato il flauto e si è seduto in questa sedia così poco adatta alle sue grandi natiche.
Trump vuole comandare anche dal 20121 in poi e per iniziare col piede giusto la sua campagna niente di meglio che dare una lucidatina di scarpe a questa parte dell’elettorato floridiano che per qualsiasi promessa d’attacco alla patria d’origine regalerebbe il voto allo stesso Belzebù in persona.
Così la sua campagna elettorale è cominciata da poco proprio a Orlando e lui ha agitato il vecchio fantasma della minaccia comunista con la dichiarata speranza di migliorare il suo impegno nelle urne se verrà aiutato da questa minoranza tanto necessitata di coccole presidenziali.
Questo che cos’ha a che vedere con la diatriba contro il maneggio delle nostre missioni internazionaliste?
Tutto, perchè la discesa nella categoria fatta dal Dipartimento di Stato – nessuno sa chi lo ha chiesto – sulla “mancanza di lotta” del Governo cubano alla tratta delle persone è un’altra chiave Bolton, un altro cacciavite Adams e un’altra pinza Pompeo per aggiustare la macchina delle sanzioni per asfissiare un piccolo paese che in qualsiasi urna, sia nella ONU che nel petto dei popoli, lo vince in modo indiscutibile.
L’imperialismo lo ha detto e ripetuto ed è davvero un richiamo: L’Avana non fa niente di fronte alle denunce di lavori forzati nelle missioni mediche cubane all’estero.
«Gli osservatori segnalano che il Governo non informa i partecipanti su termini dei loro contratti e questo li rende più vulnerabili al lavoro forzato», dice.
Con questi termini da ufficio hanno ritorto i diritti, annebbiato i valori e manipolato per secoli la storia di questo mondo tanto deformato, a loro immagine e somiglianza.
Nel loro gergo del male, totalmente analfabeta per fare propri i termini della solidarietà, non si può intendere che Cuba, dopo avere formato le brigate con uomini e donne volontari, offre in una frase – che ricorda quella di Martí a Gómez offrendogli il comando della guerra! – il protocollo più dettagliato di tutta la missione: vanno a salvare vite sconosciute anche quando la loro stessa vita potrebbe correre pericoli.
È vero che c’è sempre un pugno di disertori che mettono all’asta il loro abbandono come possono, ma decine di migliaia continuano a rispondere perché il socialismo che Trump ha fustigato in Florida è vigoroso nell’Isola che provoca loro tanta orticaria.
È vero anche – e questo lo segnala qualcuno che ha vissuto al loro fianco per più di un anno e mezzo – che una volta terminato il contratto, molti collaboratori desiderano una proroga.
Un giorno dovremmo fare un rapporto per esporre con tutta la forza che gli USA sono i responsabili di fronte al mondo della tratta dei governi: li sfruttano, li dividono, li ingannano, li manipolano, li imbrogliano, li affrontano tra fratelli e sempre li tradiscono con un costo lacerante per il loro popolo. Tutto come nel vecchio Ovest, per un pugno di dollari. Di sicuro il Dipartimento di Stato è lo strumento principale di questa schiavitù.
Se i 600 000 cubani che hanno prestato servizi medici in 160 paesi negli ultimi 55 anni con la bandiera della Rivoluzione, fossero stati schiavi: dove starebbe l’opera meglio preparata, trasformatrice, nobile e sensibile che si può sperare d’ottenere dal capitale umano in massa, formato al suono del tintinnare delle monete del capitalismo?
Quali missioni civili più libere, capaci e qualificate ha portato il Dipartimento di Stato nei paesi che la Casa Bianca ha sottosviluppato a punta di pistola nei decenni di solidarietà di questa piccola Isola, fastidiosa come un punto nero nella senile acne del capitalismo?
Le ONG del mondo scriveranno questa relazione? Non credo: loro che usano tanto denaro grazie a valori posticci, non riconosceranno che Cuba oggi ha in più di 60 paesi dell’America Latina, Africa, Asia, Oceania e anche dell’Europa gli schiavi più liberi – e liberatori- conosciuti nella storia moderna. Certo si sa bene che a parte Hollywood, a Washington non piacciono molto gli Spartaco.
Los amanuensi dell’impero sono occupati a togliere con la forza l’appoggio di Cuba al Venezuela – è vero che è essenziale, ma quando non lo è l’appoggio di un fratello? – per far cadere un progetto di bene che in relazione con il nostro ha un altro peccato capitale: impadronirsi di un paese con immense risorse naturali.
L’uomo che ha fatto del cinismo il suo bene politico non ha esitazioni nel proclamare che Cuba deve cambiare il suo comportamento sul Venezuela nè conosce la vergogna di ricorrere al ricatto in qualsiasi sfera.
Dopo che nel dicembre scorso la direzione delle Grandi Leghe di baseball era giunta ad un accordo con L’Avana che avrebbe permesso ai giocatori cubani di far parte delle squadre della MLB senza abbandonare il loro paese, e dopo che la Casa Bianca lo ha bloccato, prima del primo colpo di mazza, ora veniamo a sapere che il Governo di Trump sarebbe disposto a rivedere questa proibizione sempre e quando la MLB faccia sì che Cuba riduca la sua datata cooperazione con il regime di Nicolás Maduro. Questo sì che è un gioco sporco!
Trump non conosce le mafie dl traffico che hanno trasformato i giocatori di baseball in canoisti, nuotatori e possibili esche per pescecani? Chi sfrutta e specula con fini politici?
Il presidente che ha bloccato l’entrata delle navi da crociera nell’Isola, quello che ha imposto una lista di luoghi e di servizi ai quali i viaggiatori statunitensi devono obbedire in terra cubana, che hanno trasformato esuberanti grilli in amore in terribili agenti della sicurezza, ci mostra nello stesso tempo il revolver e il portafogli: «Con il movimento corretto, a Cuba potrebbe andare molto bene, potremmo fare un’apertura», ha detto di recente alla catena Fox Business. Povero milionario … ha tanti libretti d’assegni e non sa che il movimento corretto lo ha fatto Fidel Castro Ruz, 60 anni fa!