I morti per freddo in Argentina non fanno notizia

Sergio Zacariaz aveva 52 anni, viveva a Buenos Aires. Non ha resistito all’ondata di freddo che attraversa il paese trovando la morte per strada a pochi isolati dalla Casa Rosada, sede centrale del potere esecutivo della Repubblica Argentina.

Un’altra vittima ha trovato la morte nonostante si fosse rifugiata nei corridoi di un ospedale – il Pirovano del quartiere di Coghlan – ma non ha resistito al freddo ed è stata sopraffatta.

L’identità della vittima non è stata rivelata, ma è noto con certezza che questa sarebbe la seconda persona a morire per la stessa causa in quella che è considerata una delle città più ricche del paese latinoamericano.

Secondo alcuni media l’inverno in Argentina fino a questo momento avrebbe provocato otto vittime tra persone che vivono in strada.

A questa cifra si devono sommare altre sette morti sopraggiunte per intossicazioni da monossido di carbonio perché costrette a riscaldarsi con metodi non proprio convenzionali o con stufe difettose.

Secondo i dati ufficiali ci sono 1141 persone costrette a vivere in strada, una cifra che contrasta con i 7251 che ha contato il censimento popolare e rappresenta un aumento del 23% rispetto a due anni fa.

Le morti provocate dall’ondata di freddo in Argentina però non fanno notizia.

In uno dei paesi più grandi dell’America Latina vi sono persone costrette a vivere in strada, accanto a famiglie che non hanno le possibilità economiche per scaldare a dovere le proprie abitazioni.

Una fotografia nitida dello sfascio economico prodotto dal neoliberismo selvaggio implementato dal governo neoliberista di Mauricio Macri.

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