Come l’antichavismo ruba gli attivi venezuelani per finanziare il golpe
Recentemente il blog di investigazione La Tabla ha fatto riferimento ad un altro possibile schema di saccheggio che l’antichavismo starebbe realizzando per finanziare azioni insurrezionali nel paese.
Si tratta del rivelato legame tra rappresentanti di Guaidó, designati al compito di “ottenere” attivi venezuelane in Spagna, con il pretesto di “proteggerli dalla corruzione chavista” e soci dell’ex presidente della PDVSA, Rafael Ramirez.
Questo è il caso dell’ex appaltatore della società petrolifera statale, Jorge Neri, che mediante la società di eventi Sinergia Total, come lo riferisce il blog, ha eseguito 94 contratti con PDVSA solo nel 2012. Dal 2017, lo stato venezuelano sta rivelando trame criminali di questo tipo che avvennero nel cuore dell’industria petrolifera quando l’ex ministro del petrolio e presidente della PDVSA, Rafael Ramírez, era al comando.
“Secondo un’e-mail inviata nel 2011 da Alfonso de León, di AXOM (…) Jorge Neri è il consulente finanziario personale di Ramírez”, ha affermato La Tabla.
Con la spoliazione delle risorse venezuelane, Jorge Neri e suo fratello Francisco, hanno avuto un’accelerata crescita imprenditoriale associandosi, successivamente, a diverse società a Hong Kong, Panama e Spagna. Uno di esse, il Gruppo EIG Multimedia del Lussemburgo, è diventata proprietaria della rivista spagnola Cambio 16, convertendola in una piattaforma dell’antichavismo venezuelano in Europa.
Le relazioni commerciali con i portavoce dell’opposizione non si fermano qui. La fornitrice Sinergia Total fornisce i podi per gli appelli fatti da Juan Guaidó e dal resto dei suoi rappresentanti. Inoltre, Jorge Neri mantiene i contatti con lo studio legale Cremades & Calvo-Sotelo, guidato da Javier Cremades, personaggio noto per annunciare, nel 2017, la misura degli “arresti domiciliari” a favore del golpista Leopoldo Lopez.
Nel marzo, Cremades è stato scelto da Guaidó come l’incaricato di monitorare i conti e fondi dello Stato venezuelana in Spagna, in particolare quelli di PDVSA e delle diplomatiche per definire i possibili meccanismi di confisca, il tutto sotto il mantra di “preservazione” delle attività delle società venezuelane per la presunta “corruzione” del governo venezuelano.
Tuttavia, il legame con il suo cliente Neri, che effettivamente ostenta un fascicolo di contrattazioni irregolari e fatti di corruzione, è dato perché è uno sponsor della causa dell’anti-chavismo.
“PROTEGGERE GLI ATTIVI”: COSTRUZIONE DI UNA FORMULA PER RUBARE IL DENARO VENEZUELANO
Il caso delle risorse derivate da atti di corruzione e ricevute dall’interim che Washington protegge appartiene ad una stessa formula che, dall’inizio dell’anno, va implementando il portavoce di Voluntad Popular per accumulare capitale con fondi sequestrati all’estero.
Infatti, le prime decisioni “esecutive” del governo virtuale di Guaidó sono state disposizioni a parlamentari dell’Assemblea Nazionale (AN) in ribellione per la formazione, mediante la Commissione Finanze e Sviluppo Economico, della squadra di tecnocrati incaricati di individuare conti e fondi congelati all’estero in funzione di calcolare l’importo a cui potrebbero avere accesso e così procedere a richiedere la “protezione degli attivi”. Cioè, gestire il trasferimento illegale di quel denaro alle loro tasche.
A quel tempo, il deputato di Preimero Justicia e presidente di questa commissione, Carlos Paparoni, dichiarò che avevano sotto controllo 72 conti in banche internazionali corrispondenti all’80% degli attivi liquidi della nazione. Si sono concentrati nel disporre del 29% dei conti, valutati in 3200 milioni di $, per il vantaggio politico di essere ubicati negli USA.
Precisamente, sono i funzionari dell’Amministrazione Trump ad essere stati più proattivi in questa impresa. Il 25 gennaio, Mike Pompeo ha certificato “l’autorità del Presidente ad interim Juan Guaidó di ricevere e controllare alcune proprietà in conti del Governo del Venezuela o della Banca Centrale del Venezuela (BCV) in possesso della Federal Reserve Bank di New York o di qualsiasi altra banca assicurata negli USA”.
Parallelamente, il Dipartimento del Tesoro ha applicato un embargo ufficiale degli attivi della BCV e PDVSA negli USA.
Juan Guaidó ha promosso il blocco di 1,2 miliardi di $ in garanzia d’oro venezuelano che riposano nella Banca d’Inghilterra come iniziativa per “salvaguardare” le risorse ed impedire l’uso da parte del governo di Nicolás Maduro. Ha ripetuto questa manovra con la banca d’investimento Citigroup, che ha finito per saccheggiare 1035 milioni di $ provenienti dall’oro venezuelano che lo Stato ha scambiato con denaro contante e non ha potuto riacquistare entro il termine concordato tra i due.
In questo senso, il posizionamento forzato di Juan Guaidó come rappresentante del paese nelle nazioni dell’Unione Europea e USA è fondamentale, in quanto ripulisce le operazioni di sequestro finanziario di fronte alla comunità internazionale e consente l’assegnazione di una parte alla logistica necessaria per le violente incursioni di cambio di regime.
AZIONI CONCRETE PER FINANZIARE UN’AGENDA MERCENARIA
Che quantità di denaro ha richiesto l’antichavismo delle sanzioni finanziarie e delle confische unilaterali di attivi venezuelani? Quanto di questo è destinato ad essere investito nel golpismo e nelle azioni mercenarie nel paese?
Il processo più noto è stato quello avvenuto a gennaio, con l’annuncio da parte del Dipartimento del Tesoro dell’appropriazione illegale di Citgo, filiale della PDVSA negli USA, stimata in 11 miliardi di $. Poco tempo è trascorso perché il portavoce del Dipartimento di Stato, Robert Palladino, annunciasse la decisione di consegnare al governo artificiale di Guaidó la gestione dei conti e delle proprietà confiscate negli USA.
I membri del consiglio che dovevano gestire i cospicui fondi della società sono stati selezionati nella sua cerchia più intima, in vista dell’utilizzo del denaro senza alcun tipo di rendicontazione. Per citare un esempio, Andrés Eloy José Padilla Villalba, della dirigenza di Citgo, è fratello di Luis Carlos Padilla Villalba della Commissione Permanente per Energia e Petrolio dell’AN.
Sempre a marzo, il ministro Jorge Rodríguez ha rivelato un complotto di furto di attivi che dovevano essere depositati nei conti del partito Voluntad Popular per la cospirazione golpista. Di cosa si trattava?
Juan Planchart, avvocato venezuelano che fungeva come gerente del dipartimento legale della compagnia petrolifera russa Rosneft, ha offerto a Guaidó un miliardo di $ provenienti dall’acquisto forzato del 49% delle azioni detenute dalla filiale di PDVSA, PDV-Caribe, nella raffineria Refidomsa della Repubblica Dominicana.
L’infiltrazione di Juan Planchart in questa trama sarebbe avvenuta attraverso i legami familiari con Juan Guaidó, che lo ha reso l’operatore finanziario ideale, riferiva La Tabla all’epoca.
Questo piano richiedeva la precedente negoziazione con il governo domenicano che nei mesi precedenti aveva pianificato confiscare gli attivi della PDVSA nella raffineria.
Planchart, con informazioni privilegiate sul caso, sarebbe un intermediario affinché il denaro del forzato acquisto si consegnasse alla squadra di Guaidó. Inoltre, un residuo del debito petrolifero, valutato a 250 milioni di $, che la Repubblica Dominicana sosteneva di non poter pagare per il blocco USA, sarebbe anche andato nelle mani del Guaigò Team.
Questo denaro verrebbe utilizzato per finanziare azioni violente nel paese.
Con una nuova erogazione, l’amministrazione Trump ha proposto destinare 41,9 milioni di $ all’opposizione venezuelana, posteriormente alla diversione dei fondi che, originariamente, sarebbero andati verso l’America Centrale.
Questo è stato divulgato dall’agenzia di stampa Reuters, secondo un documento interno di Washington in cui s’indicava che l’USAID sarebbe l’incaricata di fornire il denaro per viaggi, apparecchiature di comunicazione, stipendi, assistenza tecnica “ed altri fabbisogni dell’opposizione venezuelana”.
Quest’ultima somma di denaro completa il flusso di risorse dirottate o illecitamente confiscati di attivi venezuelani, che paga gli onorari degli agenti locali di destabilizzazione nel paese.
Ma come non esiste crimine perfetto, la traccia lasciata da tutte le trame cospirative, della prima metà dell’anno, è stata utilizzata dal governo venezuelano per neutralizzare, per tempo, i piani insurrezionali, così come per denunciare con solide argomentazioni l’attiva partecipazione degli interessi stranieri nel portare il paese ad una guerra con caratteristiche mercenarie.
OPERACIÓN SAQUEO: CÓMO EL ANTICHAVISMO ROBA LOS ACTIVOS VENEZOLANOS PARA FINANCIAR EL GOLPE
Recientemente el blog de investigación La Tabla apuntó a otro posible esquema de saqueo que el antichavismo estaría llevando a cabo para financiar acciones insureccionales en el país.
Se trata del vínculo revelado entre representantes de Guaidó, designados a la tarea de “conseguir” activos venezolanos en España, bajo la excusa de “protegerlos de la corrupción chavista”, y socios del ex presidente de PDVSA, Rafael Ramírez.
Es el caso del ex contratista de la estatal petrolera Jorge Neri, que mediante la firma de eventos Sinergia Total, como lo refiere el blog, ejecutó 94 contratos con PDVSA sólo en 2012. Desde 2017, el Estado venezolano viene revelando tramas delictivas de este tipo que ocurrieron en el corazón de la industria petrolera cuando el ex ministro de petróleo y presidente de PDVSA, Rafael Ramírez, se encontraba a cargo.
“Según un correo enviado en 2011 por Alfonso de León, de AXOM (…) Jorge Neri es asesor financiero personal de Ramírez”, apuntó La Tabla.
Con la expoliación de recursos venezolanos, Jorge Neri y su hermano Francisco tuvieron un acelerado crecimiento empresarial, asociándose tiempo después con distintas empresas en Hong Kong, Panamá y España. Una de ellas, el Grupo EIG Multimedia de Luxemburgo, se hizo propietaria de la revista española Cambio 16, convirtiéndola en una plataforma del antichavismo venezolano en Europa.
Las relaciones comerciales con voceros de la oposición no se detienen allí. La proveedora Sinergia Total les facilita las tarimas para las convocatorias hechas por Juan Guaidó y el resto de sus representantes. Además, Jorge Neri mantiene contacto con el bufete Cremades & Calvo-Sotelo llevado por Javier Cremades, personaje conocido por anunciar en 2017 la medida de “casa por cárcel” en beneficio del golpista Leopoldo López.
En marzo, Cremades fue elegido por Guaidó como el encargado de rastrear cuentas y fondos del Estado venezolano en España, especialmente los de PDVSA y sedes diplomáticas, para definir los posibles mecanismos de confiscación, todo esto bajo el mantra de “preserva” de los activos de las empresas venezolanas por la supuesta “corrupción” del gobierno venezolano.
Sin embargo, el vínculo con su cliente Neri, que efectivamente ostenta un expediente de contrataciones irregulares y hechos de corrupción, está dado poque es un auspiciante a la causa del antichavismo.
“PROTEGER LOS ACTIVOS”: CONSTRUCCIÓN DE UNA FÓRMULA PARA ROBAR EL DINERO VENEZOLANO
El caso de los recursos derivados de actos de corrupción y recibidos por el interinato que tutela Washington pertenece a una misma fórmula que, desde principios de año, viene implementando el vocero de Voluntad Popular para acumular capital con fondos secuestrados en el exterior.
De hecho, las primeras decisiones “ejecutivas” del gobierno virtual de Guaidó fueron disposiciones a parlamentarios de la Asamblea Nacional (AN) en desacato para conformar, mediante la Comisión de Finanzas y Desarrollo Económico, al equipo de tecnócratas encargados de identificar cuentas y fondos congelados en el exterior en función de calcular la cantidad a la que podrían tener acceso, y así proceder a solicitar la “protección de los activos”. Es decir, gestionar la transferencia ilegal de ese dinero a sus bolsillos.
En su momento, el diputado de Primero Justicia y presidente de esta comisión, Carlos Paparoni, declaró que tenían fichadas 72 cuentas en bancos internacionales correspondientes al 80% de los activos líquidos de la nación. Se concentraron en disponer del 29% de las cuentas, valoradas en 3 mil 200 millones de dólares, por la ventaja política de estar ubicadas en territorio estadounidense.
Justamente, son los funcionarios de la Administración Trump los que han sido más proactivos en esta empresa. El 25 de enero, Mike Pompeo certificó “la autoridad del Presidente interino Juan Guaidó para recibir y controlar ciertas propiedades en cuentas del Gobierno de Venezuela o del Banco Central de Venezuela (BCV) en poder del Banco de la Reserva Federal de Nueva York o de cualquier otro banco asegurado de EEUU”.
Paralelamente, el Departamento del Tesoro aplicaba un embargo oficial de activos del BCV y PDVSA en Estados Unidos.
Juan Guaidó promovió el bloqueo de 1.2 mil millones de dólares en colaterales de oro venezolano que reposan en el Banco de Inglaterra como iniciativa para “salvaguardar” los recursos e impedir el uso por parte del gobierno de Nicolás Maduro. Repitió esta maniobra con el banco de inversión Citigroup, que terminó saqueando 1 mil 35 millones de dólares provenientes del oro venezolano que el Estado cambió por efectivo y que no pudo recomprar en el plazo pactado entre ambos.
En ese sentido, el posicionamiento forzado de Juan Guaidó como representante del país en naciones de la Unión Europea y Estados Unidos es fundamental, en cuanto blanquea las operaciones de secuestro financiero frente a la comunidad internacional y permite la asignación de una parte a la logística necesaria para las incursiones violentas de cambio de régimen.
ACCIONES CONCRETAS PARA FINANCIAR UNA AGENDA MERCENARIA
¿Qué cantidad de dinero ha pedido el antichavismo de las sanciones financieras y confiscaciones unilaterales de activos venezolanos? ¿Cuánto de eso va dirigido a invertir en el golpismo y acciones mercenarias en el país?
El proceso más sonado fue el que ocurrió en enero, con el anuncio por parte del Departamento del Tesoro, de la apropiación ilegal de Citgo, filial de PDVSA en los Estados Unidos que está estimada en 11 mil millones de dólares. Poco tiempo pasó para que el portavoz del Departamento de Estado, Robert Palladino, anunciara la decisión de otorgarle al gobierno artificial de Guaidó el manejo de las cuentas y propiedades confiscadas en Estados Unidos.
Los miembros de la junta que iban a administrar los cuantiosos fondos de la empresa fueron elegidos a dedo en su círculo más íntimo, en vista de usar el dinero sin ningún tipo de rendición de cuentas. Por citar un ejemplo, Andrés Eloy José Padilla Villalba, de la directiva de Citgo, es hermano de Luis Carlos Padilla Villalba de la Comisión Permanente de Energía y Petróleo de la AN.
Igualmente en marzo, el ministro Jorge Rodríguez reveló una trama de robo de activos que iban a ser depositados en las cuentas del partido Voluntad Popular para la conspiración golpista. ¿De qué trataba?
Juan Planchart, abogado venezolano que fungía como gerente del departamento legal de la petrolera rusa Rosneft, le ofreció mil millones de dólares a Guaidó provenientes de la compra forzosa del 49% de las acciones que posee la filial de PDVSA, PDV-Caribe, en la refinaría Refidomsa de República Dominicana.
La infiltración de Juan Planchart en esta trama vendría por los vínculos familiares con Juan Guaidó, que lo hacía el operador financiero ideal, informó en su momento La Tabla.
Este plan requería la negociación previa con el gobierno dominicano que en meses anteriores planeaba confiscar los activos de PDVSA en la refinería.
Planchart, con información privilegiada del caso, sería intermediario para que el dinero de la compra forzosa se entregara al equipo de Guaidó. Además, un remanente de la deuda petrolera, valorada en 250 millones de dólares, que República Dominicana alegó no poder pagar por el bloqueo estadounidense, también se iría a manos del Guaidó Team.
Este dinero sería utilizado para financiar acciones violentas en el país.
En un nuevo desembolso, la Administración Trimp ha planteado destinar 41.9 millones de dólares a la oposición venezolana, posterior al desvío de los fondos que irían originalmente hacia Centroamérica.
Esto fue divulgado por la agencia de noticias Reuters, de acuerdo a un documento interno de Washington en el que indicaba que la USAID sería la encargada de proporcionar el dinero para viajes, equipos de comunicación, salarios, asistencia técnica “y otros requerimientos de la oposición venezolana”.
Esta última suma de dinero completa el flujo de recursos desviados o confiscados ilícitamente de activos venezolanos, que paga los honorarios de los agentes locales de desestabilización en el país.
Pero como no hay crimen perfecto, el rastro que dejaron todas las tramas conspirativas del primer semestre del año fue utilizado por el gobierno venezolano para neutralizar a tiempo planes insurreccionales, así como para denunciar con argumentos sólidos, la activa participación de intereses foráneos en llevar al país a una guerra con características mercenarias.