Il benevolo Golia di Yoani  Sánchez

Manuel Navarrete http://www.rebelion.org

ynobldineroYoani Sànchez torna a sorprenderci con il suo articolo “Golia in soccorso di Davide”, pubblicato nel supplemento domenicale di El Paìs. Si scopre che il revisionismo storico di Pio Moa ha riscontrato un serio concorrente,  poiché Yoani si spinge all’estremo di voler rivedere anche la Bibbia. Così leggiamo nel suo affascinante articolo, gioielli come questo, con il quale pretende riassumere la situazione attuale: “[E’] come se alla consunta metafora di Davide e Golia avessero aggiunto una nuova scena, dove non ce  fionda, né sangue, né lotta, ma il sorriso grato un uomo piccolo verso il grande uomo che gli ha appena aperto la borsa delle monete”.

Questa genialità di Yoani ci serve per gettare nuova luce su tutta la storia del XX secolo e quella parte del XXI. Ad esempio, cessino ora i  “topici” –  alla Oliver Stone – che pretendono sporcare l’azione nord americana in Vietnam. Gli USA massacrarono diversi milioni di vietnamiti in maniera altruista  e perché volevano donare a quel paese una “borsa di monete”. Successe però che la testardaggine comunista non lo capì. E la guerra in Iraq? Un’altro chiaro esempio. I paesi poveri e ribelli sono determinati a non lasciare che “gli sia aperta la borsa delle monete” e,  a volte, diventa necessario bombardarli e ridurli in ceneri perché accettino questo dono.

Yoani ci insegna molto di storia. Basta vedere il finale emotivo del suo articolo, dove celebra apertamente il corso preso dai fatti, poiché “per lo meno so che nessun’altro bambino cubano dovrà gridare slogan intorno a un falò, dove un pupazzo spaventoso [dello Zio Sam] brucia e l’insegnante affonda – con brutalità – il capello a strisce rosse nelle fiamme”. Toccante.

A Yoani Sánchez le fa male nel suo sensibile cuore che si brucino pupazzi yankee a Cuba. Normale, se guardiamo gli estratti dal suo conto corrente. Con il suo ineffabile talento letterario, Yoani evidenzia drammaticamente la “brutalità” con cui questi pupazzi vengono bruciati. A quanto pare è una tragedia vedere i bambini gridare slogan contro l’imperialismo. Questo si, non ce nessun “accanimento” né niente di “spaventoso” nella situazione di altri bambini provenienti da altri paesi latino-americani più sottomessi ai dettami del padrone del nord. Quei altri bambini, a differenza dei cubani, non hanno scarpe, né  medico, né hanno mai letto una storia. Probabilmente presto, se non ora, dovranno lavorare dal giorno alla notte, guadagnando il giusto per andare a lavorare il giorno successivo fino a quando lascino questo mondo e i loro figli prendano il loro posto. Ma certo, avranno il grande privilegio di non bruciare (e porfino con brutalità!) mai spaventosi pupazzi dello Zio Sam.

Yoani denuncia instancabilmente la mancanza di libertà di espressione a Cuba. Lo fa esprimendosi liberamente dalla sua residenza abituale a L’Avana, scrivendo queste stesse parole (non ce libertà di espressione a Cuba!) lì, a Cuba, tanto nel suo blog come nel giornale web dell’opposizione, 14ymedio.com (la cui stessa intestazione recita “Giornale fatto a Cuba”), senza essere arrestata. Ma attenzione, non ce la libertà di espressione a Cuba. Lo dice la TV. Oh, e non c’è neanche libertà di movimento, anche se lei stessa è andata a vivere diversi anni in Svizzera e poi sia tornata; senza alcun problema per entrare o uscire. Ma, inoltre, la magistrale Yoani suggerisce confusamente che a Cuba non c’è internet, anche se lei e i suoi amici scrivono ogni giorno le loro ispirate idee utilizzando proprio la rete. Infatti, anche  “senza l’accesso a internet”, il  twitter di Yoani segue altri 100000  account. Forse sarà che l’amministra telepaticamente?

Le violazioni dei diritti umani preoccupano moltissimo Yoani Sánchez, ma non in tutta l’isola di Cuba. No. C’è una parte, chiamata Guantanamo, dove a quanto pare non c’è nessun problema. Così, né nel suo blog nè in questa web oppositrice troviamo – per quanto ci sforziamo di cercare – la minima denuncia sulle medievali violazioni  dei diritti umani in Guantanamo, quella meravigliosa boccata d’aria fresca e di libertà. Dopotutto questa zona è già stata “liberata” dal “totalitarismo comunista”, giusto?

Non è sorprendente alla luce di tutto ciò che Yoani aneli a Batista e abbia scritto cose quali che con lui si aveva più libertà di adesso. O quel surrealismo, che non ha nulla da invidiare al migliore Buñuel, per cui la sanità e l’istruzione erano già universali allora. O cose quali che il blocco economico degli Stati Uniti non è molto e che è solo “una scusa” di Fidel per continuare ad opprimere il suo popolo. Così, genialità dopo genialità, Yoani Sánchez ha aperto un buco in tutte le nostre case. Poverina, quanto ha sofferto vedendo bruciare pupazzi dell’benevolo, secondo lei, Golia!

Ma che nessuno pensi male. Yoani Sánchez non è stupida (neppure un pò, piuttosto il contrario). E se parla di “borse di denaro” di Golia è perché queste borse esistono davvero. Lei lo sa molto bene. Senza lavoro alcuno riconosciuto (tranne pubblicare genialità nel suo blog), ha accumulato mezzo milione di dollari in solo pochi anni. Come è possibile? si chiederanno alcuni ingenui. Se la povera non sa neppure scrivere! E per colmo si permette il lusso di dire che García Márquez, l’autore di minuzie come ‘Cent’anni di solitudine’, non si meritava il Premio Nobel per la Letteratura (supponiamo che a suo giudizio Obama e Kissinger sì si meritavano quello della pace), per essere amico di Fidel Castro!

La cosa è molto semplice: se Yoani (benché non sappia scrivere) non è per nulla stupida, lo Zio Sam neppure. E gli amici europei lo stesso. yPoniamo un esempio di questi ultimi, per essere quelli che più direttamente ci (schiacciano) riguardano: Yoani Sánchez creò il suo blog “Generazione Y” nel 2007. Tuttavia, già nel 2008 ricevette il Premio per il Giornalismo “Ortega y Gasset” dotato di 15000 € concessi dal quotidiano spagnolo El País (sì, lo stesso dove si legge oggi la sua peculiare revisione del Libro di Samuele). Prima e dopo Yoani Sánchez, questo premio è sempre stato assegnato a prestigiosi giornalisti o scrittori che hanno una lunga carriera letteraria. Ma si sa: l’occasione meritava l’eccezione.

Da allora e fino ad oggi, sono stati innumerevoli i premi e gli aiuti ricevuti da  Yoani. Grazie al suo benevolo Golia, in pochi anni la blogger ha accumulato quasi mezzo milione di dollari. Ora già van quadrando i conti? Popoli di tutto il mondo, ascoltate questa rappresentante della libertà! Golia non cerca di derubarla per aumentare la sua borsa di monete. No. Ciò che cerca è aprirle questa borsa e darle i soldi. E in effetti così è. Un’altra cosa sono gli interessi da usura a cui questo denaro si presta. Ben lo sanno Africa ed America Latina, che hanno sofferto nella decade dell’80 la “crisi del debito”, essendo costrette a tagliare i pochi benefici sociali che, con fatica, erano riuscite a stabilire ed i pochi diritti lavorativi, che a base di sciopero e manganellate avevano potuto conquistare. Si sa, “la prima cosa è quella di pagare il debito” ai poveri banchieri del nord non accada che questa estate non possano comprare l’ultimo yacht. Dobbiamo essere realisti, ci sono “priorità assolute”, le cose son così. A chi credono che abbiamo copiato l’Articolo 135 della nostra immodificabile e modificata Costituzione?

El Goliat bondadoso de Yoani Sánchez

Manuel Navarrete

Yoani Sánchez vuelve a sorprendernos a todos con su artículo “Goliat al rescate de David”, publicado en el suplemento dominical de El País. Resulta que al revisionismo histórico de Pío Moa le ha surgido un serio competidor, pues Yoani llega al extremo de querer revisar hasta la Biblia. Así, leemos en su apasionante artículo joyas como esta, con la que pretende resumir la situación actual: “[Es] como si a la gastada metáfora de David y Goliat le hubieran agregado una nueva escena, donde no hay honda ni sangre ni pelea, sino la sonrisa agradecida de un hombre diminuto hacia el grandullón que acaba de abrirle la bolsa de las monedas”.

Esta genialidad de Yoani nos sirve para arrojar nueva luz sobre toda la historia del siglo XX y lo que va de XXI. Por ejemplo, cesen ya los “tópicos” -a lo Oliver Stone- para enturbiar la actuación norteamericana en Vietnam. Los EE UU masacraron a varios millones de vietnamitas de manera altruista y porque querían regalarle a ese país una “bolsa de monedas”. Lo que pasa es que la cabezonería comunista no lo entendió. ¿Y la guerra de Irak? Otro ejemplo claro. Los países pobres y rebeldes se empeñan en no dejar que “se les abra la bolsa de las monedas” y, a veces, se hace necesario bombardearlos y reducirlos a cenizas para que acepten ese regalo.

Yoani nos enseña mucho de historia. Véase si no el emotivo final de su artículo, donde celebra abiertamente el curso tomado por los acontecimientos, ya que “al menos sé que ningún otro niño cubano tendrá que gritar consignas alrededor de una hoguera, donde un muñeco esperpéntico [del Tío Sam] se quema y la maestra hunde -con saña- el sombrero de rayas rojas en las llamas”. Conmovedor.

A Yoani Sánchez le duele en su sensible corazón que se quemen muñecos yanquis en Cuba. Normal, si miramos los extractos de su cuenta corriente. Con su inefable talento literario, Yoani destaca dramáticamente la “saña” con que se queman esos muñecos. Por lo visto es una tragedia ver a niños gritando consignas contra el imperialismo. Eso sí, no hay “saña” alguna ni nada “esperpéntico” en la situación de otros niños de otros países latinoamericanos más sumisos a los dictados del amo del norte. Esos otros niños, a diferencia de los cubanos, no tienen zapatos, ni médico, ni han leído jamás un cuento. Probablemente pronto, si no ya, tendrán que trabajar del día a la noche, ganando lo justo para ir a trabajar al día siguiente hasta que abandonen este mundo y sus hijos tomen el relevo. Pero, claro, tendrán el fantástico privilegio de no quemar (¡y encima con saña!) jamás esperpénticos muñecos del Tío Sam.

Yoani denuncia incansablemente la falta de libertad de expresión en Cuba. Lo hace expresándose libremente desde su residencia habitual en La Habana, escribiendo esas mismas palabras (¡no hay libertad de expresión en Cuba!) allí, en Cuba, tanto en su blog como en el diario web de la oposición, 14ymedio.com (cuya propia cabecera reza “Diario hecho en Cuba”), sin ser detenida. Pero ojo, no hay libertad de expresión en Cuba. Ya lo dice la tele. Ah, y tampoco hay libertad de movimientos, aunque ella misma se fuera a vivir varios años a Suiza y luego volviera, sin el menor problema para entrar o salir. Pero, además, la magistral Yoani sugiere confusamente que en Cuba no hay internet, aunque ella y sus amigos escriban cada día sus inspiradas ocurrencias usando precisamente la red. Por cierto, incluso “sin acceso a internet”, el twitter de Yoani sigue a otras 100.000 cuentas. ¿Quizá sea que lo administra telepáticamente?

Las violaciones de derechos humanos le preocupan muchísimo a Yoani Sánchez, pero no en toda la isla de Cuba. No. Hay una parte, llamada Guantánamo, donde por lo visto no hay ningún problema. Así, ni en su blog ni en esta web opositora encontraremos -por mucho que nos esforcemos en buscar- la menor denuncia sobre las medievales violaciones de los derechos humanos en Guantánamo, ese admirable soplo de aire fresco y de libertad . Al fin y al cabo esa zona ya ha sido “liberada” del “totalitarismo comunista”, ¿no?

No es de extrañar a la luz de todo esto que Yoani añore a Batista y haya escrito cosas como que con él había más libertad que ahora. O ese surrealismo, que nada tiene que envidiar al mejor Buñuel, según el cual la sanidad y la educación ya eran universales entonces. O cosas como que el bloqueo económico norteamericano no es para tanto y que es solo “una excusa” de Fidel para seguir oprimiendo a su pueblo. Así, genialidad tras genialidad, Yoani Sánchez se ha abierto hueco en todos nuestros hogares. ¡Pobrecita, cuánto ha sufrido viendo quemar muñecos del, bondadoso según ella, Goliat!

Pero que nadie sea malpensado. Yoani Sánchez no es estúpida (ni mucho menos, sino todo lo contrario). Y si habla de “bolsas de monedas” de Goliat es porque esas bolsas realmente existen. Ella lo sabe muy bien. Sin trabajo alguno reconocido (excepto publicar genialidades en su blog), ha acumulado medio millón de dólares en solo unos años. ¿Cómo es posible?, se preguntarán algunos ingenuos. ¡Si la pobre no sabe ni escribir! ¡Y encima se permite el lujo de decir que García Márquez, el autor de minucias como Cien años de soledad, no se merecía el Premio Nobel de Literatura (suponemos que a su juicio Obama y Kissinger sí se merecían el de la paz) por ser amigo de Fidel Castro!

La cosa es muy sencilla: si Yoani (aunque no sepa escribir) no tiene un pelo de tonta, el Tío Sam tampoco. Y los amigos europeos menos. Pongamos un ejemplo de estos últimos, por ser los que más directamente nos (machacan) atañen: Yoani Sánchez creó su blog “Generación Y” en 2007. Pues bien, ya en 2008 recibió el Premio de Periodismo “Ortega y Gasset”, dotado con 15.000 euros y otorgado por el diario español El País (sí, el mismo donde podemos leer hoy su peculiar revisión del Libro de Samuel). Antes y después de Yoani Sánchez, este premio se ha otorgado siempre a prestigiosos periodistas o escritores que presentan una larga carrera literaria. Pero ya se sabe: la ocasión merecía la excepción.

Desde entonces y hasta el día de hoy, han sido innumerables los premios y ayuditas recibidos por Yoani. Gracias a su bondadoso Goliat, en solo unos años la bloguera ha acumulado casi medio millón de dólares. ¿A que ya van cuadrando las cuentas? ¡Pueblos del mundo, escuchen a esta representante de la libertad! Goliat no busca robarles para incrementar su bolsa de monedas. No. Lo que busca es abrirles esta bolsa y darles dinero. Y en realidad así es. Otra cosa son los intereses de usura a los que este dinero se preste. Bien lo saben África y Latinoamérica, que padecieron en los años 80 la “crisis de la deuda”, siendo obligados a recortar las pocas prestaciones sociales que, con esfuerzo, habían logrado establecer y los pocos derechos laborales que, a base de huelga y porrazos, habían podido conquistar. Ya se sabe, “lo primero es pagar la deuda” a los pobres banqueros del norte, no vaya a ser que este verano no puedan comprarse lo último en yates. Hay que ser realistas, hay “prioridades absolutas”, las cosas son así. ¿A quiénes creen que les hemos copiado el Artículo 135 de nuestra inmodificable y modificada Constitución?

 

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