I delegati delle transnazionali che formano il governo fake di Guidò

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Recentemente il “presidente” artificiale Juan Guaidó ha fatto una nuova nomina nel suo gruppo di rappresentanti che controllano i beni e le risorse venezuelane prese illegalmente dagli USA.

Si tratta di Carlos Jordá, un esperto dell’industria petrolifera che ha presieduto il consiglio di amministrazione di CITGO, tra il 1999 ed il 2002.

Si è ritirato dall’industria statale, all’inizio di quel decennio, ed attualmente è direttore di Delek US Holding, una raffineria di petrolio con sede in Tennesse, USA. Secondo il portale di dati sul mercato azionario Wallmine, Jordá ha, nella compagnia energetica, un patrimonio di almeno 1,93 milioni di $. Mentre le azioni che possiede sono valutate in oltre 1 milione 152 mila $. Per l’incarico che ricopre in Delek US, riceve annualmente 242 mila $ solo in stipendio fisso. Con la designazione di Guaidó, sarebbe nuovamente responsabile della filiale di PDVSA in un contesto completamente diverso dalla sua precedente gestione, sotto l’intervento illegale di un governo fittizio sostenuto da Washington e con minacce legali da parte del capitale straniero e fondi avvoltoio che, attraverso illegali indebitamenti, avallati dai tribunali USA, mirano a catturare i beni delle tre raffinerie venezuelane che operano in Illinois, Texas e Louisiana. Gli antecedenti aziendali di Carlos Jordá, lo profilano come una selezione adeguata, non per la protezione dei beni della Repubblica Bolivariana, tema che ripete nei suoi copioni per il pubblico il politico fake Guaidó, ma per raccogliere informazioni sui processi operativi di CITGO che potranno essere forniti a società, come la stessa Delek Us, in funzione di trarre vantaggio nella controversia per impossessarsi della società venezuelana.

Attori venezuelani che rispondono ad interessi delle transnazionali, un modello che si rivela facilmente osservando i profili e gli antecedenti di altre “designazioni”, fatte da Juan Guaidó, nelle industrie del settore energetico e finanziario dalla sua autonomina nel gennaio di quest’anno:

* L’avvocato José Ignacio Hernández, nominato “procuratore speciale” dell’antichavismo, nel febbraio di quest’anno, ha legami di lavoro con la società mineraria canadese Crystallex. Nel 2017, Hernández è stato contrattato da questa società come “esperto legale” per elaborare un argomento giuridico che le consentisse trasferire una causa di 1,4 miliardi di $, approvata dal CIADI, contro lo Stato venezuelano, alla società statale PDVSA con l’obiettivo di poter reclamare beni della CITGO in forma di pagamento. In questo caso, riceverebbe una remunerazione di 163720 $. Ma prima di rappresentare Crystallex, ha usato la stessa arringa per favorire la Owens-Illinois. Ora, l’avvocato delle transnazionali è responsabile della difesa della filiale venezuelana dinanzi al sistema giudiziario USA, dell’arbitrato che lui stesso ha armato e di altre cause intentate da società che perseguono l’obiettivo di confiscarla.

* Il sicario finanziario, Ricardo Hausmann, è stato nominato rappresentante del paese presso la Inter-American Development Bank (IDB). La considerazione del suo nome in questa illegale designazione è avvenuta, in gran parte, per l’ampio dossier che ha, essendo il capetto della persecuzione finanziaria del Venezuela all’estero. Mentre viveva in Venezuela, negli anni ’80, “incoraggiava la fuga di beni (finanziari ed industriali)” attraverso la privatizzazione di tutti gli organismi statali di beni e servizi. Poi, installato negli USA, ha esercitato come capo economista dell’IDB. La sua insistenza nell’indebitare il paese, con una richiesta di prestito al Fondo Monetario Internazionale (FMI), è una considerazione che è stata presa in conto dalla squadra di Guaido. Secondo i loro calcoli, l’importo approssimativo del pacchetto finanziario sarebbe di 60 miliardi di $, oltre ad una ristrutturazione del debito nazionale.

* Il dirigente di Voluntad Popular, Carlos Vecchio, è stato assegnato dal “governo di transizione”, prima come incaricato d’affari per gli USA e, nel corso delle violazioni diplomatiche alla sede dell’ambasciata venezuelana a Washington, l’ha legittimato Donald Trump come “ambasciatore”. Ha lavorato per ExxonMobil all’epoca in cui il presidente Hugo Chavez stava guidando una lotta contro gli interessi transnazionali che operavano nel settore petrolifero nazionale ed è stato, come spiegato dalla ricerca condotta da Anya Parampil e Diego Sequera, una delle voci che è emersa dall’opposizione “lamentandosi nei media USA della” discriminazione ‘chavista”. Essendo rappresentante di Guaidó a Washington, ha giocato un ruolo fondamentale nello schema di saccheggio ed appropriazione delle risorse appartenenti a CITGO. Tra altri scandali che lo perseguitano, c’è quello del consiglio di amministrazione ad hoc di PDVSA, promosso dalla sua amministrazione, che è accusato di aver rubato 800 milioni di $ di alcuni fondi appartenenti alla raffineria.

* Questo stesso “consiglio di amministrazione” di PDVSA è stato costituito con un gruppo di ex portavoce di diverse industrie private legate al settore energetico e finanziario. Luis Pacheco, suo presidente, ha lavorato con la Banca Mondiale, Repsol e Pemex, attraverso una società di consulenza di cui era comproprietario. Un altro dei suoi membri, il fondatore di Ecoanalítica Alejandro Grisanti Capriles, era ex capo della Strategia per l’America Latina della banca d’investimento Barclays Capital. Insieme a Ricardo Haussmann, Grisanti ha redatto un documento con una serie di norme per rinegoziare il debito estero venezuelano e porre a beneficio di capitali stranieri ed entità multilaterali, come il FMI, il patrimonio della nazione. A maggio, il consiglio usurpatore, con l’approvazione di una licenza da parte del Dipartimento del Tesoro, ha eseguito un pagamento di 71,6 milioni di $ per gli interessi del titolo PDVSA 2020, una mossa che ha beneficiato, principalmente, i gruppi economici che detengono tali titoli negli USA. Allo stesso modo, dall’esecutivo nazionale ci sono state ripetute denunce sui membri del consiglio che stanno creando meccanismi di indebitamento di CITGO sfavorevoli al Venezuela.

* In Colombia, due designati fake di Guaidó, Calderón Berti come ambasciatore del Venezuela e Jon Bilbao come direttore del consiglio ad hoc di Pequiven, condividono il passato comune di aver fatto parte del sabotaggio, del 2003, a PDVSA e poi emigrare verso imprese del settore energetico colombiano. Humberto Calderón Berti è stato Ministro dell’Energia e Miniere durante il governo di Luis Herrera Campíns ed in seguito Presidente di PDVSA, in un’epoca piagata dallo sviamento e malversazione di fondi pubblici. Ha fondato, nel 2003, la compagnia petrolifera Verty Energy, società con partecipazione in blocchi di esplorazione e produzione petrolifera in Colombia, a cui successivamente hanno avuto accesso investitori spagnoli e che si è espansa verso gli USA, Ecuador e Perù. Attualmente, la società canadese New Stratus Energy, possiede la maggioranza azionaria di Verty. Come inviato di Guaidó in Colombia, Berti è stato coinvolto in piani di colpo di stato diretti dall’uribismo. Una confessione del mercenario José González León lo ha indicato come uno di quelli che hanno coordinato i preparativi delle azioni di violenza irregolare del 30A. Da parte sua, Jon Bilbao, direttore di Pequiven, all’inizio del 2000, esce dopo lo sciopero petrolifero e inizia a consigliare “l’Istituto Petrolifero Colombiano, le raffinerie di Cartagena e Barrancabermeja e le varie organizzazioni di Ecopetrol”. Oggi, la ratifica dell’illegale nomina come presidente di Pequiven da parte del governo Duque e l’uscita della società Monómeros Colombo Venezolanos S.A. dall’elenco OFAC per opera di un altro delegato di Guaidó, José Ignacio Hernández, conferisce a Jon Bilbao il pieno controllo delle attività di tale filiale di Pequiven, una società di fertilizzanti costituita con capitale dello Stato venezuelano in territorio colombiano.

In questo modo, Juan Guaidó ha assegnato le posizioni chiave delle principali istituzioni che amministrano proprietà e beni venezuelani all’estero, a figure che hanno collegamenti diretti con interessi energetici transnazionali, principalmente negli USA e anche canadesi ed europei.

La struttura che è andato armando questo governo fake saccheggia i patrimoni del paese, con licenza dall’amministrazione Trump, ed in parallelo ai falliti tentativi dell’anti-chavismo nazionale, attraverso interventi mercenari, di rimuovere Nicolás Maduro dalla Presidenza per ottenere il controllo diretto delle risorse naturali del territorio venezuelano, che finora non ha potuto toccare.

Dato che quest’ultimo sembra essere un’ambizione che si va allontanando con ogni decisione politica che prendono sulla questione venezuelana, la formula del saccheggio extraterritoriale continuerà ad essere attuata con gli sforzi del dirigente Guaidó. Apparentemente, l’unica cosa per cui questo protetto dalle élite corporative transnazionali non commette errori.


LOS DELEGADOS DE LAS TRANSNACIONALES QUE CONFORMAN EL GOBIERNO FAKE DE GUAIDÓ

 

Recientemente el “presidente” artificial Juan Guaidó hizo un nuevo nombramiento en su grupo de representantes que controlan los bienes y recursos venezolanos tomados ilegalmente por Estados Unidos.

Se trata de Carlos Jordá, un experto en la industria petrolera que presidió la junta directiva de CITGO entre 1999 y 2002. Se retiró de la industria estatal a principios de esa década y actualmente es director de Delek US Holding, una refinadora de petróleo con sede en Tennesse, Estados Unidos.

Según el portal de datos sobre el mercado de valores Wallmine, Jordá tiene en la compañía energética un patrimonio de al menos 1.93 millones de dólares. Mientras que las accione que posee están valoradas en más 1 millón 152 mil dólares. Por el cargo que desempeña en Delek US, percibe 242 mil dólares anuales solo en sueldo fijo

Con la designación de Guaidó, volvería a estar a cargo de la filial de PDVSA en un contexto completamente diferente al de su anterior gestión, bajo la intervención ilegal de un gobierno ficticio respaldado por Washington y con amenazas jurídicas por parte de capitales extranjeros y fondos buitres que, a través de endeudamientos ilegales avalados por tribunales estadounidenses, apuntan a capturar los activos de las tres refinerías venezolanas operativas en Illinois, Texas y Luisiana.

Los antecedentes corporativos de Carlos Jordá, lo perfilan como una selección adecuada, no para la protección de los bienes de la República Bolivariana, cuestión que repite en sus guiones para el público el político fake Guaidó, sino para recoger informaciones de procesos operativos de CITGO que podrán ser facilitados a empresas como la propia Delek Us, en función de sacar ventaja en la disputa por apoderarse de la empresa venezolana.

Actores venezolanos que responden a intereses de transnacionales, un patrón que fácilmente se revela observando los perfiles y antecedentes de otras “designaciones” hechas por Juan Guaidó en industrias del sector energético y financiero desde su autonombramiento en enero de este año:

* El abogado José Ignacio Hernández, nombrado como “procurador especial” del antichavismo en febrero de este año, tiene nexos laborales con la minera canadiense Crystallex.

En 2017, Hernández fue contratado por esta compañía como “experto legal” para elaborar un argumento jurídico que le permitiera transferir una demanda de 1 mil 400 millones de dólares, aprobada por el CIADI contra el Estado venezolano, a la estatal PDVSA con el objetivo de poder reclamar activos de CITGO en forma de pago. Por este caso, recibiría una remuneración de 163 mil 720 dólares.

Pero antes de representar a Crystallex, utilizó el mismo alegato para favorecer a la Owens-Illinois. Ahora, el abogado de las transnacionales quedó responsable de defender a la filial venezolana ante el sistema de justicia estadounidense, del arbitraje que el mismo armó y de otras demandas llevadas por corporaciones que persiguen el objetivo de confiscarla.

* El sicario financiero Ricardo Hausmann fue designado como representante del país ante el Banco Interamericano de Desarrollo (BID). La consideración de su nombre en este nombramiento ilegal tuvo lugar, en buena parte, por el extenso expediente que lleva, siendo cabecilla de la persecución financiera de Venezuela en el exterior. Mientras vivió en Venezuela durante la década de los 80, estuvo “fomentando la fuga de activos (financieros e industriales)” mediante la privatización de todos los organismos estatales de bienes y servicios. Luego, instalado en Estados Unidos, ejerció como economista en jefe del BID. Su insistencia en endeudar al país con una solicitud de préstamo al Fondo Monetario Internacional (FMI) es una consideración que ha sido tomada en cuenta por el equipo de Guaidó. Según sus cálculos, el monto aproximado del paquete financiero sería de 60 mil millones de dólares, además de una reestructuración de la deuda nacional.

* El dirigente de Voluntad Popular, Carlos Vecchio, fue asignado por el “gobierno de transición”, primero como encargado de negocios para Estados Unidos y, en el transcurso de las violaciones diplomáticas a la sede de la embajada venezolana en Washington, lo legitimó Donald Trump como “embajador”. Trabajó para ExxonMobil en la época que el presidente Hugo Chávez lideraba una lucha contra los intereses transnacionales que operaban en la industria petrolera nacional y fue, tal y como lo explica la investigación realizada por Anya Parampil y Diego Sequera, una de las voces que emergió de la oposición “quejándose en medios estadounidenses de la ‘discriminación’ chavista”. Siendo representante de Guaidó en Washington, ha jugado un papel fundamental en el esquema de saqueo y apropiación de recursos pertenecientes a CITGO. Entre otros escándalos que lo persiguen, está la de la junta ad hoc de PDVSA impulsada por su gestión, que es acusada de robar 800 millones de dólares de unos fondos pertenecientes a la refinería.

* Esta misma “junta administradora” de PDVSA fue armada con un grupo de ex voceros de distintas industrias privadas vinculadas al sector energético y financiero. Luis Pacheco, su presidente, trabajó con el Banco Mundial, Repsol y Pemex, a través de una firma de consultoría de la cual fue copropietario.

Otro de sus miembros, el fundador de Ecoanalítica Alejandro Grisanti Capriles, fue ex jefe de Estrategia para América Latina del banco de inversión Barclays Capital. Junto con Ricardo Haussmann, Grisanti elaboró un documento con una serie de pautas para renegociar la deuda externa venezolana y poner a beneficio de capitales extranjeros e instancias multilaterales como el FMI, el patrimonio de la nación.

En mayo, la directiva usurpadora, con la aprobación de una licencia por parte del Departamento del Tesoro, ejecutó un pago de 71.6 millones de dólares por los intereses del bono de PDVSA 2020, una movida que benefició principalmente a grupos económicos tenedores de esos bonos en Estados Unidos. Igualmente, desde el ejecutivo nacional se han hecho reiteradas denuncias sobre los miembros de la junta que están creando mecanismos de endeudamiento de CITGO desfavorables a Venezuela.

* En Colombia, dos designados fake de Guaidó, Calderón Berti como embajador de Venezuela y Jon Bilbao como directivo de la junta ad hoc de Pequiven, comparten el pasado común de haber formado parte del saboteo de 2003 a PDVSA y luego emigrar a negocios del sector energético colombiano.

Humberto Calderón Berti fue ministro de Energía y Minas durante el gobierno de Luis Herrera Campíns y posteriormente presidente de PDVSA, en una época plagada de desvío y malversación de fondos públicos.

Fundó en 2003 la petrolera Verty Energy, compañía con participación en bloques de exploración y producción petrolera en Colombia, a la que más adelante accedieron inversores españoles y que se expandió hacia Estados Unidos, Ecuador y Perú. Actualmente la empresa canadiense New Stratus Energy, posee la mayoría accionaria de Verty.

Como enviado de Guaidó en Colombia, Berti se ha visto implicado en planes de golpe de Estado dirigidos por el uribismo. Una confesión del mercenario José González León lo señaló como uno de los que coordinaba las preparaciones de acciones de violencia irregular del 30A.

Por su parte, Jon Bilbao, director de Pequiven a principios de 2000, sale después del paro petrolero y comienza a prestar asesoría al “Instituto Colombiano de Petróleo, a las refinerías de Cartagena y Barrancabermeja y a las diversas organizaciones de Ecopetrol”. Hoy, la ratificación del nombramiento ilegal como presidente de Pequiven por parte del gobierno de Duque y la salida de la empresa Monómeros Colombo Venezolanos S.A. de la lista OFAC por gestión de otro delegado de Guaidó, José Ignacio Hernández, le da a Jon Bilbao total control de los activos de esa filial de Pequiven, una empresa de fertilizantes constituida con capital del Estado venezolano en territorio colombiano.

De este modo, Juan Guaidó asignó los puestos claves de las principales instituciones que administran propiedades y activos venezolanos en el exterior, a figuras que tienen conexiones directas con intereses energéticos trasnacionales, principalmente en Estados Unidos y también canadienses y europeos.

La estructura que ha venido armando este gobierno fake desvalija los patrimonios del país con licencia de la Administración Trump y en paralelo a los intentos fallidos del antichavismo nacional, mediante intervenciones mercenarias, de sacar a Nicolás Maduro de la Presidencia para hacerse con el control directo de los recursos naturales del territorio venezolano, que hasta el momento no ha podido tocar.

En vista de que esto último parece ser una ambición que se va alejando con cada decisión política que toman sobre la cuestión venezolana, la fórmula de saqueo extraterritorial se seguirá implementando con las gestiones del dirigente Guaidó. Aparentemente, lo único para lo que este tutelado de las élites corporativas transnacionales no comete errores.

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