La buona notizia, in questo ultimo periodo estivo, vigilia dell’anno scolastico 2019-2020, è che più di 8000 maestri torneranno nelle aule, dopo l’aumento di stipendio disposto dal governo per il settore statale, incluso il sistema educativo.
L’aumento è un atto di giustizia nei confronti degli educatori, che se la sono vista molto dura in tutti questi anni. Loro, gli arcangeli del sapere, i coltivatori della conoscenza e della virtù nei cittadini del futuro, hanno sofferto sulla loro carne il rovesciamento della piramide sociale.
Anche se molti maestri hanno resistito alle restrizioni economiche di questi anni, è pur certo che nel magistero, a tutti i livelli, si sia registrata una diaspora verso lavori emergenti, statali, privati o cooperativi, che pagano di più e meglio, e non sempre hanno bisogno di un’alta qualificazione. Ogni docente che abbandona l’aula è una sconfitta sociale ed economica.
E anche l’educazione, parlando di economia, è un investimento per lo sviluppo. A lungo termine. Ci sono sempre problemi in sospeso. Deve ottenere, attraverso incentivi e riconoscimenti di merito, la salutare e armonica sostenibilità della sua forza qualificata: il professorato.
Con questo ritorno alla lavagna, i maggiori beneficiari saranno gli educandi: perché tra chi tornerà al fragore di inculcare saperi e sentimenti, potrebbero esserci molti pedagoghi sperimentati e brillanti, che arricchirebbero la qualità della scuola cubana, nel loro doppio compito di istruzione ed educazione, di trasmissione della conoscenza e di valori e di virtù.
Per questo è molto importante che, come ha detto la titolare del Ministero dell’Educazione, questo processo di ritorno alla scuola sia accompagnato da un’analisi puntuale di ogni richiesta e della loro probità. E che il tutto si raggiunga in un clima di ospitalità e accoglienza, che rinforzi l’unità del corpo docente, riconosca e stimoli il talento, lo stile proprio e la creatività del professore, tanto di chi ritorna come di chi è rimasto, senza disconoscere le normative generali.
Un aumento di stipendio, da solo, non lavorerà a favore della qualità dell’educazione, se non si creano le condizioni superiori per riconoscere dignità al professore socialmente, incentivarlo, creando migliori condizioni di lavoro e di vita.
Questa sarebbe l’opportunità per cominciare a consolidare la stabilità del personale docente, in modo che il sistema educativo non avesse da continuare amministrando la crisi di organizzazione dell’organico con improvvisazioni ed emergenze, che non sempre tengono in conto la vocazione, la qualità e la virtù.
Se mi chiedessero che scuola voglio ogni giorno per mia nipote e tutti i bambini, adolescenti e giovani cubani, direi che voglio quella dove regni il sapere e l’amore, la conoscenza e la virtù, al disopra della formalità e dell’imposizione. Quella che insegni facendo divertire e faccia divertire imparando. Quella che premi il rigore, il pensare e la sete di sapere, e non il promuovere ad oltranza. La scuola che sia crogiolo del meglio e barriera contro tutta la sporcizia e la bruttezza dell’anima. Quella dell’inno e della bandiera con sommo rispetto, dal cuore. Quella che seduca nell’amore per la patria e rivoluzionario e non insegni a gridare in coro slogan in modo meccanico.
In un paese che ha così tanta tradizione pedagogica, che arriva da molto lontano nel tempo, la scuola cubana deve far circolare aria ogni giorno e studiarsi all’interno, per depurare ciò che non funziona ed è atavico. E bisognerà analizzare a fondo le ragioni del perché la scelta del magistero si sia svilita nelle aspettative delle nuove generazioni, in un paese che dà tante possibilità per studiare.
E’ doveroso anche analizzare in profondità perché lo stretto vincolo famiglia-scuola e l’unità armonica di entrambe rimanga più solo un proposito che una realtà plausibile. Cos’è successo in questa coppia, che in molti casi fa trasparire una realtà nascosta di contrapposizione e di chiusura? Non dimentichiamo mai che i primi maestri del bambino cubano sono nella famiglia, nell’apprendimento e nel rispetto del maestro che vive in casa con noi.
Adesso che molti docenti ritornano nelle aule è il momento di aprire un dibattito sociale sui successi e sui propositi incompiuti dell’educazione cubana. Abbiamo la volontà come paese per mettere la scuola nel suo punto più alto ed esaminarla ogni giorno con le più onorevoli qualificazioni. Perché lì dentro si decide il futuro della nazione.
di Josè Alejandro Rodriguez
da Juventud Rebelde; preso da Cubadebate
traduzione di Marco Bertorello
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