di Geraldina Colotti
Inizia a Caracas il I Congresso internazionale delle donne. Un’importante occasione di confronto per delegate e invitate che si articola intorno a quattro tavoli di lavoro, ognuno dei quali prevede due momenti di riflessione.
Nel primo tavolo si discute del “Ruolo della donna nella lotta per la pace con giustizia sociale e dell’autodeterminazione dei popoli”; in contemporanea, ci si confronta sulle “Basi militari, la Nato, il sionismo, le sue ingerenze contro i popoli e i suoi effetti sulle donne: violenza, politica e sessuale, contro donne e bambine negli scenari di guerra e i diritti umani”.
Nel secondo tavolo, il confronto verte su “Decolonizzazione e lotta al patriarcato, capitalismo e razzismo”; in contemporanea si discute di “Crisi del capitalismo, blocco e misure coercitive dell’imperialismo contro i popoli”.
Nel terzo tavolo, i temi affrontati sono: “Ruolo delle imprese della comunicazione e dell’industria culturale come strumento imperialista”; e, in parallelo “Economie femministe e modelli alternativi di produzione sociale”.
Nel quarto tavolo, la discussione si svolge intorno a questi temi: “Le donne nella lotta per i diritti della Pachamama, la sovranità e l’autodeterminazione dei popoli e la protezione delle etnie indigene”; e, in contemporanea “La difesa dei processi rivoluzionari e progressisti nel mondo, nella protezione della sovranità e l’autodeterminazione dei popoli”. Il proposito è quello di “costruire nuovi rapporti di forza a livello mondiale per sconfiggere l’imperialismo”.
La lotta al patriarcato e alle tante forme di violenza sulla donna che produce, in quanto dato strutturale e intrinseco alla violenza del capitalismo e dell’imperialismo, determinano dunque l’ambito del confronto. Un confronto di idee e progetti che intende mettere in cantiere un’agenda di lotta comune, quanto mai necessaria per chi considera la libertà delle donne misura del livello di civiltà esistente in una società. Un confronto che si determina nel contesto di attacco multiforme e concentrico alla rivoluzione bolivariana, una rivoluzione femminista in cui le donne sono in prima linea in tutte le strutture del potere popolare e del governo.
Due di loro terranno le conferenze d’apertura del congresso: Gladys Requena, vicepresidenta per la Donna del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) e Cilia Flores, esponente politica di primo piano nel proceso bolivariano e oggi “prima combattente” in quanto moglie del presidente della repubblica, Nicolas Maduro. Flores terrà una conferenza sul tema “La donna in politica”.
La guerra economica, finanziaria, psicologica, scatenata dall’imperialismo contro il Venezuela ha come bersaglio principale proprio le donne, obbligate a raddoppiare gli sforzi per far fronte a condizioni materiali complicate dall’attacco alla moneta, dalla scarsità di prodotti, dalla stratosferica inflazione indotta. Quasi l’80% delle strutture del potere popolare – dai consigli comunali ai Clap, alle Unità di battaglia Bolivar e Chavez del PSUV – sono dirette da donne. Rinchiuderle nuovamente tra le pareti di casa, occuparne la mente con i problemi economici anziché con la gestione della polis significherebbe quindi colpire al cuore la rivoluzione bolivariana.
Il micidiale sabotaggio alla rete elettrica ha avuto non per caso luogo il 7 marzo, anche per impedire che la grande manifestazione dell’8 marzo smentisse con la forza organizzata e cosciente delle donne le tante menzogne diffuse dalla destra e riprese poi anche dal rapporto inviato all’ONU dall’Alta rappresentante per i diritti umani, Michelle Bachelet. Invece, già il giorno dopo le donne erano in prima fila nella resistenza popolare.
“Questo congresso riuscirà meglio di tutti perché le donne, che in Venezuela e nel mondo sono maggioranza, qui da noi sono le più organizzate”, ha detto il presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Diosdado Cabello, che parlerà nella giornata di apertura. Un appuntamento che fa seguito al Congresso dei lavoratori e che precede quello dei Popoli indigeni, il 12 ottobre. Un’agenda decisa durante il Foro di San Paolo, che si è svolto a Caracas e nel quale è emersa la necessità di coordinare le varie forme di resistenza a livello internazionale, mettendo al centro la difesa del socialismo bolivariano e della rivoluzione cubana e il sostegno alle esperienze progressiste nel continente latinoamericano.
Nei paesi capitalisti, le prime vittime della crisi strutturale in cui si dibatte il modello predatore che si vorrebbe imporre al Venezuela sono le donne. Nella patria di Bolivar e di Chavez – che ha innalzato la bandiera del femminismo accanto a quella del socialismo – l’indipendenza economica delle donne è una garanzia che non è mai venuta meno. A ricordare “Il femminismo di Chavez” sarà suo fratello Adan, vicepresidente esteri del PSUV, a conclusione del Congresso.
A sostenere la libertà delle donne, in Venezuela, c’è un quadro legislativo molto avanzato: a volte più avanzato di quanto lo sia la necessaria consapevolezza che la lotta contro il patriarcato è assolutamente intrinseca alla costruzione di una società socialista, basata sulla condivisione e non sulla sopraffazione. C’è ancora molto da fare. Ancora troppo diffuso, anche fra le donne, è il riflesso ad adagiarsi in quella apparente “neutralità” del modello maschile che si è imposta socialmente attraverso i secoli, occultando l’asimmetria di genere e svilendo l’autorevole multiformità della libertà femminile.
Più gli stereotipi del patriarcato vengono messi in questione, più le donne devono far fronte alla violenza di genere e ai femminicidi, che in Venezuela sono anche di natura politica. Un tema di cui si discute anche a Cuba, dove le donne sono state protagoniste di una rivoluzione che ha cambiato nel profondo i rapporti di proprietà. E, al Congresso, la presenza delle donne cubane e della Federazione Democratica Internazionale delle donne (FDIM) sarà significativa. A conclusione del Congresso, un intervento della neo ministra della Donna e l’uguaglianza di genere, Asia Villegas, e una conferenza della storica femminista marxista, Maria Leon, Presidenta della Commissione permanente per i diritti della donna alla uguaglianza e all’equità di genere dell’ANC. Leon parlerà delle “Conquiste delle donne nella rivoluzione bolivariana”.
In una recente intervista rilasciata al 4F, Maria ci ha illustrato le cinque proposte presentate dalle donne all’ANC. La principale riguarda l’ampliamento dell’articolo 88 della costituzione bolivariana nel quale si dice che il lavoro di casa produce valore aggiunto, ricchezza e benessere. Un articolo rivoluzionario che oggi – ci ha detto Leon – dev’essere portato avanti ulteriormente nel senso che deve “definire produttivo il lavoro che la donna svolge in casa, perché siamo noi che manteniamo la società”. Il socialismo femminista – sostiene Maria Leon – è stato il principale contributo di Chavez alla rivoluzione mondiale.