«Oggi si è saputo ufficialmente che l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) ha ratificato che Cuba mantiene la certificazione dell’eliminazione della trasmissione materno – infantile dell’infezione del VIH e della sifilide come un problema di salute», ha annunciato questo sabato nel suo account di Twitter il Ministro di Salute Pubblica José Ángel Portal Miranda.
Questo risultato si mantiene da quattro anni consecutivi.
L’Isola grande delle Antille è stata il primo paese del mondo ha conquistare questa posizione nel 2015, dopo un controllo rigoroso guidato dal Comitato Regionale di Convalida e dall’Organizzazione Panamericana di Salute (OPS) e il Fondo delle Nazioni Unite per il VIH (ONU/ AIDS), comprendendo aspetti fondamentali, dall’assistenza medica ai diritti umani.
«Cuba mantiene l’eliminazione della trasmissione materno-infantile dell’infezione del VIH e la sifilide dal 2015, e questa è una conquista impressionante nel settore della salute pubblica», segnala il comunicato inviato dalla OMS al Ministero di Salute Pubblica.
In accordo con il testo, nel giugno del 2019 l’Isola ha presentato una relazione sul sostenimento di questi indici alla segreteria mondiale della OMS, che segue questi temi.
Il Comitato Mondiale di Controllo della Convalida (GVAC) è stato impressionato per gli indici nazionali in questo ambito durante il periodo 2017- 2018.
«Gli indici del processo sulle prove di detenzione dell’infezione per il VIH e la sifilide sono molto alti», sostiene il comunicato.
La relazione che avallava la certificazione di questa meta nel 2015 spiegava che nell’Isola si era ottenuto un tasso di trasmissione materno – infantile del VIH al 1,85% , al di sotto della media regionale e al di sotto della Meta del 2%, accordata dai paesi.
La conquista è stata possibile grazie agli sforzi dello Stato Cubano in differenti tipi d’intervento, con la garanzia d’assistenza prenatale, con una media di dieci controlli per gestante, il parto istituzionale con personale specializzato, la prova sierologica di presenza del VIH durate la gravidanza, la vigilanza attiva delle gestanti con sierologia positiva per il VIH o la sifilide, e l’ accesso al trattamento anti retrovirale, come stabilito dagli organismi internazionali.