Lula: non scambierò la mia dignità per la mia libertà

In Brasile si gioca una partita chiave per gli equilibri internazionali, oltre che per il futuro di più di 200 milioni di brasiliani. L’incendio dell’Amazzonia e un modello di sviluppo feroce e predatorio, l’influenza delle Chiese evangeliche, l’asservimento agli USA sono il portato dei primi 9 mesi della presidenza Bolsonaro.

In carcere rimane l’uomo che per decine di milioni di brasiliani costituisce il simbolo del riscatto, la possibilità di un futuro diverso. È Lula, l’ex presidente. Che ha scritto questa breve lettera al suo popolo, per dire una cosa tutt’altro che banale: non scambierà la libertà di cui potrebbe godere con la sua dignità. In sistemi politici che ci hanno abituato al continuo mercanteggiare anche dell’immunità dai processi (Berlusconi, Salvini, giusto per fare due nomi nostrani) è raro vedere un uomo rinunciare alla libertà per condurre fino in fondo la propria battaglia. Che condensa quelle del popolo brasiliano, il cui futuro è inestricabilmente legato a quello di un uomo, Lula.

Di seguito, la traduzione della lettera:

“Al popolo del Brasile.

Non scambierò la mia dignità per la mia libertà.
Ciò che i giudici di Lava-Jato dovrebbero davvero fare sarebbe chiedere perdono al popolo brasiliano, ai milioni di disoccupati e alla mia famiglia per il male che hanno fatto alla democrazia, alla Giustizia e al paese.
Voglio sappiate che non accetto di barattare i miei diritti e la mia libertà.
Ho già dimostrato che le accuse che mi si muovono sono false. Sono loro, e non io, che sono prigionieri delle bugie che hanno raccontato al Brasile e al mondo.
Dinanzi agli arbitri commessi dai giudici e da Sergio Moro, tocca ora al Tribunale Supremo correggere gli errori affinché ci sia una giustizia indipendente e imparziale. Che è diritto di qualunque cittadino.
Ho piena coscienza della decisione che ho preso in questo processo, e non riposerò fino a quando non torneranno a prevalere la verità e la giustizia.

Luiz Inácio da Silva
Curitiba, 30 settembre 2019″

testo di Giuliano Granato, traduzione presa da http://it.cubadebate.cu

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