Grazie per “Pensare come Paese”

Il 30 settembre, come si informò previamente, ha chiuso l’accettazione dei messaggi su che cosa significa “Pensare come Paese” che abbiamo lanciato il 26 agosto.

Il nostro sito (www.presidencia.cu) e quello di Cubadebate (www.cubadebate.cu) hanno pubblicato fino alla chiusura, 1210 messaggi nelle loro pagine principali ed altri, innumerevoli, nelle reti sociali.

A proposito di quelli pubblicati, il Presidente ha scritto il seguente messaggio ai partecipanti:

“Cari compatrioti:

Come commentava in un twitter recente, risulta impressionante la risposta ricevuta al nostro invito a ‘Pensare come Paese’. Non tanto per la quantità che non poteva essere maggiore in tanto poco tempo e nelle condizioni che vive la nazione nelle ultime settimane, bensì per la qualità del contenuto.

Praticamente tutti i testi ricevuti trasmettono entusiasmo, responsabilità cittadina ed impegno. Emozionano per la sincerità, abbordando i nostri problemi, e per la maniera in cui la critica diventa, in molti casi, autocritica e si traduce quasi sempre in proposte.

Quelli che abbiano rivisto dettagliatamente i messaggi, noteranno una chiara sintonia tra quello che il governo si è proposto di fare e quello che la cittadinanza chiede. Il paese che vogliamo è lo stesso.

Non è opera della casualità. È il frutto di anni di dibattiti e di ricerche dei cammini più decisi, affinché transiti il nostro socialismo, in consultazione col popolo. Le discussioni sulla Costituzione e per i modi più attivi di affrontare il cerchio esterno e gli intoppi interni, hanno apportato molto a questa sintonia, che è parte della nostra storia rivoluzionaria.

Sarebbe stato semplice e facile implementare le politiche di aggiustamento con quelle con cui il neoliberalismo ha creato un benessere abbagliante per le minoranze latinoamericane, mentre seppelliva nella miseria tanti popoli della nostra regione dai già lontani anni ‘90 del secolo scorso.

Cuba ha scelto preservare la maggiore quota di giustizia e solidarietà sociale possibile. Ed abbiamo dovuto pagare un alto prezzo: il bloqueo si è inasprito fino a livelli insoliti. Genocidio è la parola esatta per qualificarlo. E nessuno può negare che solo grazie alla storia, all’unità ed al socialismo, non hanno potuto distruggerci.

Crediamo fermamente nelle enormi potenzialità del lavoro collettivo e nelle esperienze che tutti i cittadini possono apportare.

Scambiare criteri, collegare proposte diverse, che sono frutto dello studio e fondamentalmente della pratica, aiutano ad illuminare la strada. Lo sviluppo, la prosperità, il benessere che si aspetta e merita il nostro popolo, non possono stabilirsi per decreto. Tra propositi e conquiste mediano le circostanze.

Il nostro maggiore interesse e sforzo si dedica a differenziare quelle che realmente dipendono da fattori esterni. E non solo il bloqueo, benché soprattutto il bloqueo: economico, finanziario e commerciale -così, coi suoi tre cognomi che equivalgono a tre cerchi – ma anche le ingiuste relazioni che la tirannia del mercato impone a tutti i paesi di meno risorse.

Gli altri ostacoli, quelli che dipendono da noi stessi, sono generalmente identificati e citati in grassetto nei documenti che guidano il lavoro del Partito e del Governo. Ed i vostri messaggi li hanno sezionati con la proverbiale saggezza popolare cubana.

Ma non è superfluo insistere una ed un’altra volta su questi stessi, perché è anche necessario riflettere sulla quota che ognuno di noi ha in queste circostanze dannose che abbiamo contribuito a creare.

Abbiamo letto ogni messaggio col maggiore interesse, e ci soddisfa comprovare che molto di quello che già si sta implementando o si cerca trasformare da parte del Governo, va giustamente per i cammini che ci propongono molti di voi nei vostri messaggi.

Si potrà già vedere che ‘Pensare come Paese’ è molto di più che uno slogan per tempi ardui. È un esercizio di Governo collettivo del quale tutti possono essere parte.

Diceva Fidel che ‘Quando la patria affronta l’impero in un gesto senza precedente e senza parallelo, quando si è trasformata nella prima trincea della difesa dell’America, quando la patria è quella che volle costruire Martì, è un vero privilegio essere cubano’.

Da questa certezza è nato il nostro appello a ‘Pensare come Paese’. Grazie per l’energia, la fiducia e le proposte.

Vinceremo,

Miguel Diaz-Canel Bermudez

Presidente dei Consiglio di Stato e dei Ministri”

da Cubadebate traduzione di Ida Garberi

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