“Le relazioni tra Venezuela e Russia sono passate a un nuovo livello”, dichiarava il Viceprimo ministro russo Jurij Borísov, dopo aver firmato una serie di accordi di cooperazione col Venezuela nel quadro del suo incontro col Presidente Nicolás Maduro.
Il presidente affermava che vi sono “nuove iniziative economiche con trasferimento di tecnologia, partecipazione di aziende russe in tutte le aree di produzione strategiche del Paese, che abbiamo rinnovato e progredito enormemente nei settori petrolifero, gasifero, del business di base”. Secondo Borísov, il Venezuela è un partner commerciale molto importante per la Russia in America Latina. Lo scambio tra le due nazioni è aumentato del 24,6% nel 2018 rispetto al 2017. Quest’anno si prevede che la stessa tendenza continuerà raggiungendo un aumento del 10% rispetto l’anno precedente. Si stima inoltre che siano stati firmati 264 accordi in 20 aree strategiche, tra cui: energia, cooperazione tecnica militare, industria mineraria, finanza, agricoltura, industria, commercio e trasporti. “Per il prossimo incontro della Commissione intergovernativa di alto livello tra Russia e Venezuela, cercheremo di preparare un documento strategico che definisca le relazioni economiche, commerciali, scientifiche, tecnologiche e culturali tra i nostri Paesi almeno fino al 2030”, affermava Borisov.
L’importanza della visita di Borisov nella guerra contro il Venezuela
Venezuela e Russia, secondo il Presidente Maduro, hanno accordi di consulenza finanziaria ed economica, nonché cooperazione militare di altissimo livello, con cui la Repubblica Bolivariana consolida un modello di sviluppo nazionale. La visita di Borisov è un altro passo verso un nuovo livello di relazione data la fiducia che Vladimir Putin ha riposto in lui su vari compiti statali negli ultimi anni. La sua biografia, ovviamente, la precede: fu ufficiale delle forze armate dell’Unione Sovietica (dal 1978) e poi della Federazione Russa. Quindi, alla fine degli anni ’90, divenne il capo della direzione dell’Industria Radioelettrica, dei sistemi dell’Agenzia Federale dell’Industria, vicepresidente della Commissione militare-industriale e Viceministro della Difesa della Federazione Russa. Attualmente è il numero tre della Russia dopo il Primo Ministro Dimitrij Medvedev. In qualità di Viceministro della Difesa, Borisov partecipò al piano di modernizzazione delle Forze Armate russe, in particolare delle capacità aeree rinnovate quest’anno al 74%. Tra le nuove sofisticate armi della Russia vi sono, ad esempio, i sistemi di difesa aerea S-400 e il caccia Su-35 che supera di gran lunga i caccia nordamericani. Di recente, il viceprimo ministro russo incontrava il Presidente Bashar al-Assad per rinvigorire i colloqui di pace ad Astana (Kazakistan) e far avanzare l’accordo di concessione del porto di Tartus in Siria. Borisov, in questo senso, fu l’alto funzionario degli accordi di cooperazione militare con la Siria facendo vincere al Paese la guerra coll’ingresso di un piccolo numero di militari russi e l’impiego dei Su-35, tra gli altri armamenti. In questo contesto, la visita di una figura di spicco come Borisov in Venezuela ribadisce la condizione di alleanza strategica tra i due Paesi per generare contrappesi alla politica degli Stati Uniti nella regione.
Dialogo, confronto e Stati Uniti
Secondo i dati ufficiali, gli investimenti russi in Venezuela negli ultimi anni raggiungono i 4 miliardi di dollari in settori come l’energia. Rosneft in questo senso ha una presenza decisiva nel Paese e il suo presidente, Igor Sechin, vi si recò ripetutamente. Questa compagnia divenne anche il principale commerciante di petrolio venezuelano in un momento in cui le sanzioni statunitensi miravano a soffocare l’economia venezuelana. La sinergia tra i due Paesi è spiegata dall’essere decisivi sul mercato dell’energia. Se il Venezuela cadesse, come i falchi eccitati dal sogno delle sanzioni, gli Stati Uniti avrebbero avuto mano libera nel regolare il mercato globale dell’energia contro, principalmente, Cina, Russia e Iran. Pertanto, il rafforzamento delle relazioni tra i due Paesi è vantaggioso per entrambi. Questo è un fatto irrefutabile, dopo che in momenti chiave di quest’anno la Russia inviava consiglieri militari e collaborava col Venezuela in aree strategiche come la sicurezza informatica, tra molti altri. Per il Consiglio Atlantico, considerato uno dei pensatoi della NATO, l’invio dello scudo antimissile S-300, insieme agli esperti russi, servì a “scoraggiare l’intervento militare USA per conto di Guaidó”. A ciò vanno aggiunte le continue denunce del Ministero degli Esteri della Russia dei piani degli Stati Uniti in Venezuela, anticipando l’autoproclamazione di Juan Guaidó e, molto prima, la rivoluzione colorara del 2017. In tal senso, l’arrivo di un personaggio importante come Borisov mira, d’altra parte, a sostenere il Venezuela nel rafforzare il dialogo politico nel Paese. Una delle principali strategie della Russia a livello globale è trovare formule per la risoluzione dei conflitti in aree strategiche della geopolitica mondiale, proprio dove gli Stati Uniti perseguono caos e distruzione. In Venezuela, come in diversi luoghi, si gioca la capacità di evitare la guerra con nuovi modelli di relazioni internazionali.
Traduzione di Alessandro Lattanzio