Il “Progetto per un Nuovo Secolo Americano”, progettato per estendere l’impero USA al resto del mondo, esiste, il vero potere lo mette in pratica, non importa quali delle sue facciate sia al governo
Raúl Antonio Capote www.granma.cu
Le voci di Hard Power o “potere duro” sono più disinibite al momento di raccomandare il ruolo USA nella sfera mondiale, rispetto ai loro colleghi del cosiddetto Smart Power o “potere intelligente”.
Irving Kristol, teorico del conservatorismo più belligerante e discepolo di spicco di Leo Strauss, dava per scontato un “Impero Americano” e non si nascondeva a proclamarlo.
«Uno di questi giorni il popolo USA si renderà conto che ci siamo convertiti in una nazione imperiale»1.
Secondo Kristol, la differenza tra l’impero USA e gli imperi europei era che “i nostri missionari sono a Hollywood”.
Leo Strauss arrivò negli USA fuggendo dai nazisti. Discepolo di Heidegger, ammiratore e studioso di Platone, Maimonide, Nietzsche e Carl Schmitt, insegnava ai suoi studenti che all’interno della società “alcuni sono atti a dirigere ed altri ad essere diretti”2.
Riteneva che l’aggressività della natura umana possa essere limitata da uno stato potente e raccomandava: “Se non esiste una minaccia esterna, bisogna fabbricarla, un ordine politico può essere stabile solo se è unito da una minaccia esterna”3.
Le reti straussiane si espansero dalla sua cattedra all’Università di Chicago. Da loro sorse una persona che esercitò una grande influenza sull’esecutivo di Ronald Reagan: Allan Bloom, fondatore, nel 1984, del centro studi della John M. Olin Foundation.
La prima generazione di straussiani, con Allan Bloom a capo, riorganizzò il pensiero conservatore, dotandolo di argomenti che vanno al di là dell’adesione ai valori tradizionali ed alla difesa del libero mercato.
The closing of American Mind (1987), scritta da Bloom e trasformato in un best seller, offriva, attraverso un’analisi della cultura universitaria USA, una diagnosi degli USA ed un metodo per dare soluzione ai “gravi problemi posti”.
Dopo l’11 settembre 2001, i neo conservatori (neocon) praticarono la politica di terrorizzare la popolazione USA, a partire dalla manipolazione mediatica dei messaggi ed una visione paranoica della realtà.
Tuttavia, i guerrieri neocon furono molto mal visti durante l’amministrazione di George W. Bush. L’immagine degli USA rimase seriamente colpita. Il “potere reale” decise di rimuoverli dalla scena. Era necessario un cambio.
Dall’Hard Power allo Smart Power: dov’è la differenza?
L’amministrazione di Barack Obama, come ben segnalano note personalità USA, come James Petras e Noam Chomsky, utilizzò più di chiunque altro strumenti extraterritoriali per esercitare il potere e seppe usare, con assoluto rigore, la paura.
Le contraddizioni tra i neocon ed il suo governo erano solo esterne, di immagine pubblica, niente di più. Si trattava semplicemente di cambiare l’immagine degli USA e ottenere un nuovo consenso.
Il potere intelligente, anch’esso nato dalle reti straussiane -per non dimenticare che la genesi di queste reti è nel mondo accademico e politico di Chicago-, ottiene con “l’ingegneria del consenso, limitare ulteriormente il pensiero USA ad un ristretto margine di idee.
Che differenza c’è tra George Bush preparando l’attacco all’Iraq ed eseguendolo come “imperatore” dei ricchi e potenti super multi milionari White Anglo-Saxon Protestant (wasp), e Barack Obama, il primo presidente nero USA, creando lo scenario necessario per invadere la Siria, o con le tragicomiche insolenze di Donald Trump, che si concludono in minacce, blocchi, sanzioni economiche, bombardamenti ed attacchi missilistici indiscriminati.
L’ex presidente USA, George W. Bush, dichiarava che avrebbe agito militarmente nel caso in cui l’Iraq avesse rifiutato di eliminare le sue armi di distruzione di massa ed avrebbe considerato il regime di Baghdad “una minaccia per gli USA”. Il 20 marzo 2003, gli USA ed il Regno Unito iniziarono l’invasione dell’Iraq via terra, dopo che gli USA cercarono di uccidere Saddam ed il suo stato maggiore in un attacco selettivo di missili Tomahawk lanciati da diverse navi.
Obama dichiarò, il 28 agosto 2013, che non aveva voluto coinvolgersi militarmente nel conflitto civile siriano, che già durava più di due anni, ma anticipò nell’annunciare che se Assad avesse usato armi chimiche contro il proprio popolo “ciò avrebbe cambiato i nostri calcoli”. I falchi del Pentagono e della NATO non impiegarono molto tempo a sparare, da navi e sottomarini, missili Tomahawk contro la Siria, dopo la teatrale montatura di un falso attacco chimico contro la popolazione civile.
Donald Trump afferma che nel caso del Venezuela “tutte le carte sono sul tavolo” e minaccia l’uso della forza contro il paese sudamericano, Cuba e Nicaragua.
In un discorso televisivo sulla portaerei USS Abraham Lincoln, George W. Bush annunciò, nel 2003, che “le principali operazioni di combattimento in Iraq erano concluse”. Vedremo anche il presidente Donald Trump in tuta da pilota, su una portaerei, che annuncia la vittoria su un altro degli “oscuri angoli del pianeta”?
Il “Progetto per un Nuovo Secolo Americano”, documento insegna dei neo conservatori per estendere l’impero USA al resto del mondo, è basato sulla dottrina della “guerra preventiva con carattere globale e permanente”. In breve, il progetto afferma che “se il XX secolo fu il secolo USA, anche il XXI secolo dovrà esserlo”.
Perciò è necessario entrare in nuovi scenari di guerra con una schiacciante superiorità tecnologica nei confronti dei paesi deboli, ma estremamente preziosi, dal punto di vista strategico, per gli USA.
Il piano esiste, il vero potere lo mette in pratica, non importa quale delle sue facciate sia al governo, la missione è quella di far rispettare gli obiettivi del dominio globale. Uguali pretesti, uguali interessi, uguali misure. Che cosa è cambiato
1 Irving Kristol. “The Emerging American Imperium”, Wall Street Journal, 18 agosto 1997, pag. a-14.
2 Leo Strauss. What is Political Philosophy? and Other Studies. Glencoe iii Free Press, University of Chicago, 1959.
3 Idem.
La alianza natural del poder imperial
El «Proyecto para un Nuevo Siglo Americano», diseñado para extender el imperio estadounidense al resto del mundo, existe, el verdadero poder lo lleva a la práctica, no importa cuál de sus fachadas esté en el gobierno
Raúl Antonio Capote
Las voces del Hard Power o «poder duro» son más desinhibidas a la hora de recomendar el rol de Estados Unidos en la esfera mundial, que sus colegas del llamado Smart Power o «poder inteligente».
Irving Kristol, teórico del conservadurismo más beligerante y discípulo destacado de Leo Strauss, daba por sentado un «Imperio Americano» y no se escondía para proclamarlo.
«Uno de estos días el pueblo americano se va a dar cuenta de que nos hemos convertido en una nación imperial»1.
Según Kristol, la diferencia del imperio estadounidense con los imperios europeos estaba en que «nuestros misioneros están en Hollywood».
Leo Strauss llegó a Estados Unidos huyendo de los nazis. Discípulo de Heidegger, admirador y estudioso de Platón, Maimónides, Nietzsche y Carl Schmitt, enseñaba a sus alumnos que dentro de la sociedad «algunos son aptos para dirigir y otros para ser dirigidos»2.
Consideraba que la agresividad de la naturaleza humana puede ser restringida por un estado poderoso y recomendaba: «Si no existe una amenaza externa hay que fabricarla, un orden político solo puede ser estable si es unido por una amenaza externa»3.
Las redes straussianas se expandieron desde su cátedra en la Universidad de Chicago. De ellas surgió una persona que ejerció gran influencia sobre el ejecutivo de Ronald Reagan: Allan Bloom, fundador en 1984 del centro de estudios de la John M. Olin Foundation.
La primera generación de straussianos, con Allan Bloom al frente, rearmó el pensamiento conservador, dotándolo de argumentos que van más allá de la adhesión a los valores tradicionales y la defensa del libre mercado.
The closing of American Mind (1987), escrito por Bloom y convertido en best seller, ofrecía, a través de un análisis de la cultura universitaria americana, un diagnóstico de Estados Unidos y un método para darle solución a los «graves problemas planteados».
Después del 11 de septiembre de 2001, los neoconservadores (neocons)practicaron la política de aterrorizar a la población estadounidense, a partir de la manipulación mediática de los mensajes y de una visión paranoica de la realidad.
Sin embargo, los guerreros neocons quedaron muy mal vistos durante el gobierno de George W. Bush. La imagen de EE. UU. quedó seriamente afectada. El «poder real» decidió sacarlos de escena. Se necesitaba un cambio.
Del Hard Power al Smart Power: ¿Dónde está la diferencia?
El gobierno de Barack Obama, como bien señalan destacadas personalidades estadounidenses, como James Petras y Noam Chomsky, utilizó más que nadie herramientas extraterritoriales para ejercer el poder y supo usar con absoluto rigor el miedo.
Las contradicciones entre los neocons y su gobierno fueron solo externas, de imagen pública, nada más. Se trataba simplemente de cambiar la imagen de ee. uu. y lograr un nuevo consenso.
El poder inteligente, nacido también de las redes straussianas –no olvidar que la génesis de esas redes está en el mundo académico y político de Chicago–, logra con la «ingeniería del consenso» limitar aún más el pensamiento norteamericano a un estrecho margen de ideas.
Qué diferencia existe entre George Bush preparando el ataque a Irak y ejecutándolo como «emperador» de los ricos y poderosos supermultimillonarios White Anglo-Saxon Protestant (wasp), y Barack Obama, el primer presidente negro de Estados Unidos, creando el escenario necesario para invadir Siria, o con los desplantes tragicómicos de Donald Trump, que finalizan en amenazas, bloqueos, sanciones económicas, bombardeos y ataques indiscriminados con misiles.
El expresidente de Estados Unidos, George W. Bush, declaraba que actuaría militarmente en caso de que Irak se negara a eliminar sus armas de destrucción masiva y consideraría al régimen de Bagdad «una amenaza para Estados Unidos». El 20 de marzo de 2003, Estados Unidos y el Reino Unido iniciaron la invasión de Irak por tierra, tras intentar los estadounidenses acabar con Sadam y su plana mayor en un ataque selectivo de misiles Tomahawk disparados desde varios buques.
Obama declaró el 28 de agosto de 2013 que no había querido implicarse militarmente en el conflicto civil sirio, que ya duraba más de dos años, pero se adelantó a anunciar que si Assad usaba armas químicas contra su propio pueblo «eso cambiaría nuestros cálculos». No demoraron mucho los halcones del Pentágono y la otan para disparar, desde buques y submarinos, misiles Tomahawk contra Siria, luego del teatral montaje de un falso ataque químico contra la población civil.
Donald Trump dice que en el caso de Venezuela «todas las cartas están sobre la mesa» y amenaza con el uso de la fuerza contra el país sudamericano, Cuba y Nicaragua.
En un discurso televisado en el portaaviones uss Abraham Lincoln, George W. Bush anunció en 2003 que «las principales operaciones de combate en Irak habían concluido». ¿Veremos también al presidente Donald Trump en traje de piloto sobre un portaaviones anunciando la victoria sobre otro de los «oscuros rincones del planeta»?
El «Proyecto para un Nuevo Siglo Americano», documento insignia de los neoconservadores para extender el imperio estadounidense al resto del mundo, está basado en la doctrina de «la guerra preventiva con carácter global y permanente». En pocas palabras el proyecto dice que «si el siglo XX fue el siglo americano, el siglo XXI también deberá serlo».
Para ello es necesario entrar en nuevos escenarios de guerra con una superioridad tecnológica abrumadora frente a países débiles, pero sumamente valiosos desde el punto de vista estratégico para EE. UU.
El plan existe, el verdadero poder lo lleva a la práctica, no importa cuál de sus fachadas esté en el gobierno, la misión es hacer cumplir los objetivos de dominación global. Pretextos iguales, intereses iguales, medidas iguales. ¿Qué ha cambiado?
1 Irving Kristol. «The Emerging American Imperium», Wall Street Journal, 18 de agosto de 1997, p. a-14.
2 Leo Strauss. What is Political Philosophy? and Other Studies. Glencoe iii Free Press, University of Chicago, 1959.
3 Idem.