“L’unità con la quale il nostro popolo lavoratore, il nostro popolo comunero insieme al governo rivoluzionario, ha sconfitto il golpe militare che ci hanno organizzato il 30 di aprile per mezzo di un pagliaccio dell’imperialismo, appoggiato dai governi lacchè degli USA”.
di Geraldina Colotti
Il 20 di ottobre del 2012, dopo la storica vittoria sul candidato della destra alle elezioni presidenziali, Chávez ha utilizzato una seduta del Consiglio dei Ministri per proporre la sua visione strategica, il salto concettuale e pratico che avrebbe dovuto compiere il socialismo bolivariano per dare senso pieno alla rivoluzione: quello dello stato comunale, riassunto nello slogan: ¡Comuna o Nada!
Gli assi portanti del Golpe de Timón – disse allora – avrebbero dovuto essere: lo Stato Comunale di diritto e di giustizia, il rafforzamento del Potere Comunale, il massimo di efficienza, il consolidamento del Sistema Nazionale dei Media pubblici e un fermo richiamo alla critica e all’autocritica. “Con il nuovo ciclo che si apre – affermò – dobbiamo essere più efficienti nella transizione, nella costruzione del nuovo modello politico, economico, sociale, culturale: la Rivoluzione”. E lasciò la consegna a Nicolas Maduro, allora suo ministro degli Esteri, che sta seguendo le sue orme.
Con questo spirito ha preso forma il Congresso nazionale delle Comunas, che si è aperto il 16 ottobre negli spazi del Centro Nazionale di Formazione Simon Rodriguez, nello Stato di Miranda. La Ministra delle Comunas, Blanca Eeckout ha incontrato i giornalisti per presentare i temi e gli obiettivi del Congresso nazionale e internazionale che si svolge nella difficile congiuntura che sta vivendo il Venezuela. Ricordando le parole di Chavez a Maduro a proposito del Golpe de Timón (“Nicolas, ti raccomando la Comuna”), Blanca ha ripetuto la consegna con la quale il Comandante ha chiamato all’offensiva comunale: ¡Comuna o Nada! “Per noi è molto più di uno slogan – ha detto – è un mandato, un ordine, un cammino, è un esempio di forza e di spirito amoroso e solidale. E’ la rivoluzione di Chavez, che continua con il nostro presidente operaio Nicolas Maduro e che ratificheremo in questo congresso aperto e permanente, iniziato dopo la gran vittoria elettorale del 2018”.
Un percorso di innovazione e resistenza che l’imperialismo ha cercato di bloccare con ogni mezzo, moltiplicando gli attacchi, sia a livello interno che internazionale. La ministra ha ricapitolato le tappe di questa difficile congiuntura caratterizzata dalla guerra asimmetrica dell’imperialismo che cerca di impedire l’esercizio pieno della sovranità da parte del popolo venezuelano, espressa nella democrazia partecipata e protagonista.
“Dopo le guarimbas, ecco che Trump e i razzisti suprematisti – ha detto – decidono che non abbiamo diritto sul nostro futuro, iniziano a dispiegare la loro strategia per creare una sorta di governo virtuale, assolutamente controllato dalla oligarchia USA, per giustificare l’invasione straniera, il saccheggio delle ricchezze del nostro popolo, il furto degli attivi, del nostro oro in Inghilterra, delle imprese Citgo in Nordamerica e Monomeros in Colombia: imprese delle venezuelane e dei venezuelani. Una strategia per impedire che il Venezuela possa sviluppare una vita normale, raggiungere normalmente i suoi obiettivi. Il 23 febbraio, hanno voluto balcanizzare il paese, staccare la mezzaluna fertile, scatenando un’offensiva nel Tachira e un’azione criminale nello stato Bolivar per mascherare sotto la falsa e vergognosa bandiera dell’aiuto umanitario l’invasione e l’occupazione del nostro paese”.
Una strategia che si è infranta contro il potere del popolo organizzato e cosciente che ha difeso i propri confini e la propria sovranità con la FANB e l’unione civico-militare.
E poi – ha ricordato ancora Blanca – sono arrivati gli attacchi internazionali, “i falsi positivi come quelli diffusi da Duke all’ONU, con i quali accusato la nostra patria mediante documenti falsi. Ma ancora una volta sono stati smascherati dall’intelligenza del popolo, che ha messo a nudo l’intento di giustificare il meccanismo di guerra coloniale contro di noi. Vi dico questo – ha precisato la ministra – per inquadrare il contesto in cui, nonostante la guerra economica, l’attacco alla nostra moneta, e il terribile meccanismo speculativo che tenta di spingerci alla disperazione, il nostro presidente sta difendendo le conquiste della rivoluzione e il mandato di Chavez. Nicolas Maduro, che sta facendo miracoli convertendo anche le pietre in pane, ci ha chiesto di radicalizzare l’offensiva comunale, la battaglia produttiva del popolo: perché solo il popolo salva il popolo”
La ministra è così entrata nel merito del congresso: “L’offensiva comunale – ha spiegato – è un esercizio di democrazia piena, di partecipazione, un processo di formazione permanente del potere popolare che mira a trasformare tutto il sistema finanziario, a creare il circuito finanziario comunale, la città comunale. Un ciclo che deve concludersi entro il 2021, per la celebrazione dei 200 anni della battaglia di Carabobo”.
Riprendere e rilanciare lo spirito del Golpe de Timón – ha spiegato ancora la ministra – significa combattere il burocratismo e l’inefficienza, non fermarsi al contesto locale, ma portare la controffensiva a livello internazionale per sconfiggere la guerra economica. A oggi – ha precisato Blanca – esistono nel paese 3.200 comunas, sia urbane che contadine. Tutte dovranno unirsi nello sforzo produttivo permanente e pianificato, costruendo una nuova architettura e un nuovo soggetto economico che obbligherà le strutture burocratiche a trasformarsi. E la sfida sarà vittoriosa, perché – ha concluso Blanca – “da noi non governa un traditore come Lenin Moreno o un imprenditore come Mauricio Macri, ma un presidente-popolo, Nicolas Maduro”.