di Geraldina Colotti
Sono trascorsi tre anni da quando, il 17 settembre del 2016, il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro ha ricevuto dal suo omologo iraniano, Hasán Rohaní, la presidenza pro tempore del Movimento dei paesi non allineati (MNOAL). Ora l’incarico tocca all’Azerbaijan. Il vertice della Mnoal (la seconda istituzione per grandezza dopo l’ONU, rappresentata da 120 paesi membri) si tenne allora nell’isola di Margarita, in piena guerra economica e diplomatica scatenata contro il successore di Hugo Chavez. Un importante appuntamento internazionale, passato sotto silenzio dai media occidentali.
Maduro ha presentato al paese e all’istituzione internazionale un bilancio delle azioni compiute a partire dalla Dichiarazione di Margarita, nel segno della diplomazia di pace che ispira il socialismo bolivariano. Prima, però, si è rivolto alla nazione per un importante annuncio, che mostra un ulteriore passo avanti nel programma di ripresa economica. Un piano volto a disattivare le sanzioni imposte dall’imperialismo USA e dai suoi vassalli, e a recuperare il potere d’acquisto dei venezuelani.
Riferendosi al Petro, la moneta digitale lanciata dal governo come parte del Programma di recupero, crescita e prosperità economica, nel 2018, il presidente si è rivolto soprattutto a quegli oltre 3 milioni di cittadini che hanno deciso di convertire i propri risparmi nella criptomoneta venezuelana. Ha assicurato che, da questo momento, potranno disporre del Petro come unità convertibile in altre monete in tutte le sedi abilitate alla vendita di valuta”, affinché possano comprare prodotti in qualunque impresa internazionale.
“Il Petro – ha detto il presidente – è nato, ha progressivamente costruito il suo ecosistema, si è reso funzionale ed è già presente in tutto il mondo, nelle Exchange, gli uffici di cambio”. Ha poi invitato i commercianti e gli imprenditori a iscriversi nel sistema delle criptomonete: “E noi – ha promesso – metteremo a disposizione l’apparato tecnologico”.Un primo passo – ha precisato Maduro – “per collocare il Petro in valuta convertibile, il Petro internazionale nelle mani del popolo. Cominciamo dai risparmiatori, dando loro un premio per la fiducia riposta nel Petro. La fiducia si ripaga”.
Come funzionerà in concreto? Il presidente lo ha spiegato così: “Se per esempio io ho due Petro risparmiati in bolivar, questi due Petro a partire da questo momento, cominciano a essere due Petro in valuta convertibile, ossia 120 dollari da spendere in qualunque esercizio commerciale”. Nel paese bolivariano, il valore del Petro è pari al prezzo di un barile di petrolio, ossia a circa 60 dollari per unità, e già diversi negozi accettano la criptomoneta per i pagamenti.
Maduro ha spiegato che la decisione – annunciata a reti unificate durante un’attività di bilancio sui progressi compiuti dai “motori dell’Agenda economica bolivariana” – è stata presa il venerdì precedente, insieme ai lavoratori dell’impresa basica di Guayana, le cui prestazioni sociali sono state calcolate in Petro convertibili. “Si tratta della prima esperienza compiuta dalla classe operaia, e in questo modo continueremo ad avanzare tutti i giorni, difendendo il diritto del Venezuela alla felicità, alla stabilità e alla prosperità economica.
Nelle prossime settimane ci saranno altre sorprese”, ha dichiarato il presidente.
L’incontro con i lavoratori di Guayana, organizzato dalla vicepresidenta esecutiva Delcy Rodriguez e dal Ministro del Lavoro Eduardo Pinate, è stato trasmesso in diretta durante il Congresso fondativo del Movimento indigeno unito (MIUVEN), a riprova dell’unità di classe raggiunta da tutti i settori popolari contro la guerra economica. La criptomoneta nazionale è infatti sostenuta dagli oltre 5.000 milioni di barili di petrolio della Faglia dell’Orinoco, ed è stata presentata all’Opec dal ministro dell’Industria petrolifera, Manuel Quevedo.
Le istituzioni preposte ad attivare la decisione presa dal presidente sono la Sovrintendenza nazionale delle Criptomonete (Sunacrip), la Banca centrale del Venezuela (BCV) e la vicepresidenza di Economia, diretta da Tareck El Aissami, che ha accompagnato il presidente insieme a Delcy Rodriguez e al ministro dell’Agricoltura e Terre, Wilmar Castro Soteldo. Quest’ultimo ha partecipato al recente incontro della FAO, durante il quale è stato presentato il piano di rilancio della produzione agricola nazionale e si sono conclusi importanti accordi.
“Quel che abbiamo investito nel piano inerente le proteine animali – ha detto ancora il presidente – ha permesso di aumentare del 30% la produzione di bestiame, di maiale, di pollo e di uova e di andare avanti nella normalizzazione dei meccanismi di una nuova economia che vinca le sfide poste dalla guerra economica”. Maduro ha poi aggiunto di aver firmato diversi accordi e approvato “finanziamenti in Petro a tutti i governatori della pianura venezuelana (lo Llano), per produrre al 100% le borse di alimentazione Clap nel paese”.
Un annuncio preceduto da un twitter nel quale il presidente invitava il popolo venezuelano a combattere la burocrazia, l’indolenza, la corruzione e la sciatteria nell’amministrazione pubblica e a far avanzare invece un modello efficiente. “Continueremo ad affrontare la burocrazia, la corruzione, l’indolenza e la sciatteria di molti funzionari – ha scritto – Chiedo l’appoggio di tutti per dare una sterzata effettiva, rettificare tutto quel che c’è da rettificare e lanciare un piano di governo più efficiente ed efficace”.
Il presidente si è riferito al Golpe de Timon, illustrato da Hugo Chavez dopo la sua ultima vittoria alle presidenziali del 7 ottobre 2012. Un piano di rilancio profondo dell’economia, che prevedeva di incalzare dal basso la struttura del vecchio stato borghese attraverso la costruzione delle Comunas, organismi di autogoverno basati sull’autogestione e sul potere popolare. Oggi, come ha dimostrato il I Congresso internazionale delle Comunas, appena concluso, le Comunas sono oltre 3.000, molte delle quali effettuano gli scambi diretti attraverso monete locali alternative.
Il Petro lancia invece la sua sfida nel sistema monetario internazionale, perfezionando il meccanismo per sfuggire alle sanzioni, subito imposte alla criptomoneta dall’imperialismo nordamericano: che vede minacciata la supremazia del dollaro da una nuova architettura finanziaria disegnata dalle esigenze di un mondo multicentrico e multipolare.