Cile: fine del ciclo … neoliberale?
I media internazionali minimizzano la brutalità repressiva del regime di Sebastián Piñera in Cile.
Per anni, è stato incessante il bombardamento di editorialisti, giornalisti ed intellettuali, come Mario Vargas Llosa, sul presunto “successo del miracolo cileno”, in contrapposizione al fallito “populismo” bolivariano.
Un “miracolo” che ha realizzato -ci è stato detto- due felici transiti: dalla dittatura alla democrazia e dall’economia interventista ad una di mercato.
Ma la lente d’ingrandimento che i media applicano ai problemi del Venezuela o di Cuba, subito si allontana quando si tratta del Cile.
Lì, ogni diritto sociale è stato convertito in costosa mercanzia alla portata di una minoranza. Acqua, sanità, istruzione, previdenza sociale, pensioni, trasporti, abitazione, ricchezza mineraria…
Tutto è stato appropriato da coloro che, dal sostenere la dittatura di Pinochet, sono passati a diventare “imprenditori della democrazia”.
Oggi il Cile è il paese con il maggior indebitamento familiare in America Latina. E, secondo la Banca Mondiale, uno degli otto più diseguali al mondo.
L’1% più ricco accede al 26% del reddito nazionale, mentre il 50% delle famiglie più povere appena al 2%.
La stampa oscura ciò che sta dietro al fumo ed alla violenza in Cile: come in Ecuador, Haiti, Honduras e Argentina, ciò che esiste è una ribellione popolare contro il neoliberalismo.
Hanno parlato molto della “fine del ciclo” dei governi progressisti in America Latina. Non sarà, piuttosto, di quelli neoliberali?
Chile: ¿fin de ciclo… neoliberal?
Los medios internacionales minimizan la brutalidad represiva del régimen de Sebastián Piñera, en Chile.
Durante años, ha sido incesante el bombardeo de articulistas, periodistas e intelectuales, como Mario Vargas Llosa, acerca del supuesto “éxito del milagro chileno”, por contraposición al fracasado “populismo” bolivariano.
Un “milagro” que consiguió –nos decían- dos felices tránsitos: de la dictadura a la democracia y de la economía intervencionista a una de mercado.
Pero la lupa de aumento que los medios aplican a los problemas de Venezuela o Cuba, pronto se aleja cuando se trata de Chile.
Allí, todo derecho social ha sido convertido en costosa mercancía al alcance de una minoría. Agua, salud, educación, seguridad social, pensiones, transporte, vivienda, riqueza minera…
Todo ha sido apropiado por quienes, de sostener la dictadura de Pinochet, pasaron a ser “empresarios de la democracia”.
Hoy, Chile es el país con mayor endeudamiento de los hogares en América Latina. Y, según el Banco Mundial, uno de los ocho más desiguales del mundo.
El 1% más rico accede al 26% del ingreso nacional, mientras el 50% de los hogares más pobres apenas al 2%.
La prensa opaca lo que hay detrás del humo y la violencia en Chile: como en Ecuador, Haití, Honduras y Argentina, lo que existe es una rebelión popular contra el neoliberalismo.
Hablaron mucho del “fin de ciclo” de los gobiernos progresistas en América Latina. ¿No será, más bien, de los neoliberales?