Evo Morales ha denunciato alla comunità internazionale che, nel vecchio stile delle dittature, la Plaza Murillo è accerchiata da veicoli armati militari
«Denunciamo alla comunità internazionale che, nel vecchio stile delle dittature, la Plaza Murillo è accerchiata da veicoli armati militari», ha pubblicato martedì 19 nel suo account di Twitter, dal suo asilo in Messico, l’ex presidente della Bolivia Evo Morales.
Morales ha aggiunto che il «governo golpista di Mesa, Camacho e Añez ha un piano per far chiudere l’Assemblea Legislativa Plurinazionale e chiede di riconoscere un regime auto nominato al quale non interessa il dolore provocato al popolo».
Prensa Latina informa che di fronte a questo panorama, il Movimento Al Socialismo (MAS) ha deciso di sospendere la sessione dell’Assemblea Legislativa Plurinazionale (il Parlamento) della Bolivia, convocata il pomeriggio del 19 novembre, per la necessità di contribuire al dialogo e alla pacificazione del paese.
La convocazione della maggioranza parlamentare del MAS, a una sessione in cui si doveva approvare o meno la rinuncia forzata di Evo Morales alla presidenza della Bolivia aveva provocato una grande aspettativa. Se la rinuncia non veniva approvata Evo avrebbe continuato ad essere il presidente eletto e in funzioni, ma senza dubbio l’attesa sessione non è stata realizzata.
La sessione respinta dal minoranza parlamentare che appoggia la presidente di fatto Jeanine Añez, doveva decidere inoltre la convocazione a nuove elezioni politiche come conseguenza dell’annullamento per presunta frode delle votazioni vinte in ottobre dal leader indigeno.
Il Governo di fatto della Añez, autoproclamato il 12 novembre, due giorni dopo la rinuncia di Evo per evitare la violenza nel suo paese, ha minacciato di convocare a elezioni per decreto.
Prensa Latina informa che un operativo militare e della polizia realizzato martedì 19 nell’impresa degli idrocarburi di Senkata, ubicata a El Alto, in Bolivia, ha lasciato almeno tre morti e 30 feriti, in accordo con una relazione della Difesa del Popolo, citata dalla stampa locale.
L’impianto è stato bloccato dai manifestanti che protestano contro il governo dell’autoproclamata presidente, Jeanine Añez.
L’esercito boliviano continua ad agire con estrema violenza contro il popolo.
El Alto, la città aymara, bastione del Presidente, che è sempre in lotta per il suo ritorno in Bolivia e non riconosce il mandato di Jeanine Añez, ha fatto risuonare di nuovo, ieri martedì 19, il lemma «El Alto in piedi, mai in ginocchio».