#Yotambienexijo. Di dove sono i cantanti?

Iroel Sánchez http://lapupilainsomne.wordpress.com

57anniLeggendo l’intensa copertura che i media stranieri, accreditati a Cuba, e altri come El Pais e The New York Times hanno fornito alla fallita “performance” convocata per lo scorso 30 dicembre in Piazza della Rivoluzione a L’Avana sembrerebbe di tratti dello scontro tra un’artista che da sola sfida un governo autoritario da un lato e dall’altro uno stato di polizia che schiaccia un’iniziativa artistica a cui, spontaneamente, si sono uniti un gruppo di “attivisti” e “dissidenti pacifici” all’interno dell’isola.

Tuttavia, seguendo le orme nel web della sponsorizzata piattaforma #Yotambienexijo appaiono elementi che quei media non hanno affrontato, pur avendo le risorse per farlo.

Ad esempio, se avessero e.molinacercato un pò si sarebbero accorti che la prima persona a mettere un annuncio su Facebook promuovendo la “performance”, il 19 dicembre 2014, come si può ancora vedere nella sua biografia nella rete sociale, è stata Elena V. Molina, incaricata della “promozione, progettazione e pagina web” del progetto Estado de SATS, finanziato dagli Stati Uniti e legato all’estremista Carlos Alberto Montaner, che è stato imprigionato per terrorismo a Cuba e molti accusano di essere agente CIA. Molina, secondo il suo profilo su Facebook, opera da Barcellona, Spagna.

Il capo di Molina e “coordinatore generale” di Estado de Sats è Antonio González Rodiles, uno strano pacifista, che ha recentemente partecipato all’ International Security Forum in Halifax, Canada, in compagnia di falchi e repressori arrivati da mezzo rodiles-con-mccain2mondo – l’elenco dei partecipanti al forum si può trovare nel web. Tra loro Rodiles ha scelto di ritrarsi con il senatore USA John McCain. Mc Cain è un altro pacifista, creatore del terrorista Stato Islamico e principale promotore delle “rivoluzioni colorate” in Europa orientale, come dimostra il documentario di Canal Plus di Francia ‘Gli Stati Uniti alla conquista dell’est’, dove i discepoli serbi, georgiani ed ucraini di McCain dialogano – alla vigilia del suo incontro con George W. Bush – sulla “rivoluzione” che faranno a Cuba poco dopo aver scatenato l’invasione dell’Iraq mentre a Miami reclamavano “Irak now, Cuba after” (“Iraq oggi, Cuba dopo”).

Sostenitore della Pax Romana, González Rodiles è stato tra quelli che dalla pubblicazione ‘Diario de Cuba’ si è dichiarato tradito dalla promessa del Presidente Obama di lavorare per eliminare il blocco USA contro Cuba. Potrebbe essere che spontaneamente Rodiles abbia aderito alla “performance”, ma secondo il blog ‘Cambios en Cuba’ fu a casa del “coordinatore generale” di Estado de Sats dove la convocante la “performance” ha diretto i suoi passi poche ore dopo il suo arrivo a L’Avana. Quando ciò accadeva Elena V. Molina già lavorava intensamente, da più di dieci giorni, in funzione della convocazione insieme a pubblicazioni come  ‘Diario de Cuba’ e altri siti web che hanno ricevuto milioni di dollari dai fondi federali USA per la propaganda contro il governo cubano. E’ logica l’irrazionalità propagandistica con cui agiscono quando sentono che può terminare l’affare dovuto ad un cambiamento nelle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti.

Poiché tutto è così spontaneo, non è difficile spiegare la denuncia fatta dall’ingegnere Daniel Ramos, Direttore delle Operazioni dei Sicurezza della Società di Telecomunicazioni di Cuba (ETECSA). Ramos ha detto che “dallo scorso 21 dicembre si è venuta producendo invio di messaggeria non desiderata” chiamando “a concentrarsi in Piazza della Rivoluzione per sostenere la provocazione convocata per il 30 dicembre dall’artista plastica Tania Bruguera”. Secondo Ramos, l’invio proveniva “da una piattaforma all’estero chiamata Despierta Cuba” e aveva “un disegno simile a progetti pagati dall’USAID come ZunZuneo, Martí Notizie e Cuba senza censura, il cui unico scopo è quello di incitare alla sovversione nell’Isola”.

Sicuro sicuro è stata un’invenzione di ETECSA, tanto monopolistica e governativa che sta affrontando tali spontanei poveri che, come no, mettono parte del loro salario per pagare la tecnologia che i governi dei monopoli del mondo hanno utilizzato, in molti posti, per cambiare i regimi, lì dove le loro aziende controllano le telecomunicazioni e sono morte migliaia di persone per mano di colorati e pacifici “rivoluzionari”, come abbiamo visto di recente in Ucraina.

Ma non sarebbe tutto. All’alba tra il 28 ed il 29 dicembre arrivava la falsificazione di identità ed il massiccio invio di email da identità contraffatte promuovendo la spontanea convocazione, includendo l’emblematico sito di notizie CubaDebate. E ciò non me lo hanno detto, l’ho vissuto, perché tra gli account creati e utilizzati a questo scopo c’era uno con il mio nome.

prensa extranjera (1)Poi venne il giorno D e l’ora in cui uccisero Lola. Lì c’erano – naturalmente in modo spontaneo – tutte le telecamere TV, tutte le agenzie di stampa, tutti i giornalisti dei media internazionali accreditati a Cuba in cerca della Maidan tropicale. Le autorità non hanno permesso mettere in scena la “notizia” in Piazza della Rivoluzione benché si fosse offerto locazioni culturali che non sono state accettate dalla convocante, tra cui il Museo Nazionale de Belle Arte.

The New York Times si è detto “deluso” ed il Dipartimento di Stato “preoccupato”: non ci sono stati centinaia di arrestati come nelle recenti manifestazioni contro il razzismo negli USA, né proiettili di gomma, né una singola fotografia che documenti le azioni violente del “regime” cubano, che delusione.

In questo mondo alla rovescia l’intollerante è colui che offre spazi culturali di alto rango che non sono stati accettati per quello che si era definita come un’ opera d’arte, con nessuno dall’estero e senza contare su nessuno, tranne la stampa, la tecnologia e l’amplificazione dei potenti, che ha decretato l’appropriazione di un luogo pubblico altamente simbolico per imporre un ordine del giorno importato senza che valga l’opinione delle istituzioni nazionali a cui persino lo stesso governo USA aveva appena riconosciuto la legittimità. E’ questo riconoscimento ciò che cercavano far retrocedere coloro che hanno detto che Obama li ha traditi?

#Yotambienexijo ¿De dónde son los cantantes?

Iroel Sánchez

Leyendo la intensa cobertura que medios extranjeros acreditados en Cuba y otros como El País y The New York Times han brindado al frustrado “performance” convocado para el pasado 30 de diciembre en la Plaza de la Revolución de La Habana pareciera se trata del enfrentamiento entre una artista que en solitario desafía un gobierno autoritario de un lado y del otro, un estado policial que aplasta una iniciativa artística a la que de manera espontánea se han sumado un grupo de “activistas” y “disidentes pacíficos” dentro de la Isla.

Sin embargo, siguiendo la huella en la web de la promocionada plataforma #Yotambienexijo aparecen elementos que esos medios no han abordado, a pesar de tener los recursos para hacerlo. Por ejemplo, si hubieran buscado un poco se hubieran percatado de que la primera persona en poner un cartel en Facebook promoviendo el “performance”, el 19 de diciembre de 2014, como puede verse aún en su biografía en esa red social, fue Elena V. Molina, encargada de “promoción, diseño y página web” del proyecto Estado de SATS, financiado desde Estados Unidos y vinculado al extremista Carlos Alberto Montaner quien estuvo preso por terrorismo en Cuba y muchos acusan de agente de laCIA. Molina, según su perfil en Facebook, opera desde Barcelona, España.

El jefe de Molina y “coordinador general” de Estado de Sats es Antonio González Rodiles, un extraño pacifista que recientemente asistió al “International Security Forum” en Halifax Canadá en compañía de halcones y represores llegados de medio mundo -la lista de asistentes al forum se puede consultar en la web. Entre ellos Rodiles escogió para retratarse al Senador estadounidense John McCain. Mc Cain es otro pacifista, creador del terrorista Estado Islámico y promotor principal de las “revoluciones de colores” en el este europeo, según demuestra el documental de Canal plus de Francia Estados Unidos a la conquista del este, en que los discípulos serbios, georgianos y ucranianos de McCain dialogan -en vísperas de su encuentro con George W. Bush- sobre la “revolución” que harían en Cuba poco después que este desatara la invasión a Irak y en Miami reclamaran “Irak now, Cuba after”.

Partidario de la pax romana, González Rodiles ha estado entre quienes desde la publicación Diario de Cuba se han declarado traicionados por la promesa del presidente Obama de trabajar por levantar el bloqueo de Estados Unidos contra Cuba. Pudiera ser que espontáneamente Rodiles se haya sumado al “performance” pero según el blog Cambios en Cuba fue a la casa del “coordinador general” de Estado de Sats donde la convocante del “performance” encaminó sus pasos pocas horas después de llegar a La Habana. Cuando eso ocurrió ya Elena V. Molina llevaba más de diez días trabajando intensamente en función de la convocatoria junto a publicaciones como Diario de Cuba y otras webs que han recibido millones de dólares en fondos federales estadounidenses para la propaganda contra el gobierno cubano. Es lógica la irracionalidad propagandística con que actúan cuando sienten que se les puede acabar el negocio con un cambio en las relaciones entre Cuba y Estados Unidos.

Como todo es tan espontáneo, no es difícil explicar la denuncia que hiciera el ingeniero Daniel Ramos, Director de Operaciones de Seguridad de la Empresa de Telecomunicaciones de Cuba (ETECSA). Ramos dijo que “desde el pasado 21 de diciembre se ha venido produciendo envío de mensajería no deseada” llamando “a la concentración en la Plaza de la Revolución para apoyar a la provocación convocada para el día 30 de diciembre por la artista plástica Tania Bruguera”. Según Ramos, los envíos provenían “de una plataforma en el exterior nombrada Despierta Cuba” y tenían “un diseño similar a proyectos pagados por la USAID como Zunzuneo, Martí Noticias y Cuba sin Censura, cuyo único fin consiste en incitar a la subversión en la Isla”.

Seguro seguro era un invento de ETECSA, tan monopólica y gubernamental que es frente a estos pobres espontáneos que, cómo no, ponen parte de su salario para pagar la tecnología que el gobierno de los monopolios del mundo ha empleado en muchos lugares para cambiar regímenes, allí donde sus empresas controlan las telecomunicaciones y han muerto miles de personas a manos de coloridos y pacíficos “revolucionarios”, como hemos visto recientemente en Ucrania.

Pero eso no sería todo. En la madrugada del 28 para el 29 de diciembre llegaban las suplantaciones de identidad y el envío masivo de correos electrónicos desde identidades falseadas promoviendo la espontánea convocatoria, incluyendo el emblemático sitio de noticias Cubadebate. Y eso ya no me lo contaron, lo viví, porque entre las cuentas creadas y utilizadas para tal fin estaba una con mi nombre.

Y llegó el día D y la hora en que mataron a Lola. Allí estaban -por supuesto, espontáneamente- todas las cámaras de televisión, todas las agencias de prensa, todos los periodistas de medios internacionales acreditados en Cuba en busca del Maidán tropical. Las autoridades no permitieron poner en escena la “noticia”en la Plaza de la Revolución aunque sí habían ofrecido locaciones culturales que no fueron aceptadas por la convocante, incluyendo el Museo Nacional de Bellas Artes.

The New York Times se declaró “decepcionado” y el State Deparment “preocupado”: no ha habido detenidos por centenares como en las recientes manifestaciones antirracistas en EE.UU., ni balas de goma, ni una sola fotografía que documente la actuación violenta del “régimen” cubano, qué decepción.

En este mundo al revés el intolerante es el que ofreció espacios culturales de elevada jerarquía que no fueron aceptados para lo que se había definido como una obra de arte, no quien desde fuera del país sin contar con nadie, excepto con la prensa, la tecnología y la amplificación de los poderosos, decretó la apropiación de un lugar público altamente simbólico para imponer una agenda importada sin que valga la opinión de la institucionalidad nacional a la que hasta el propio gobierno de los Estados Unidos acababa de reconocer legitimidad. ¿Es ese reconocimiento lo que buscaban hacer retroceder quienes han dicho que Obama los traicionó?

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