Dichiarazione MINREX

I più recenti avvenimenti nella regione confermano il governo degli Stati Uniti e le oligarchie reazionarie come i principali responsabili della pericolosa convulsione e dell’instabilità politica e sociale dell’America latina e i Caraibi.

Come ha anticipato il 1 gennaio 2019, il Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba, Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz: “Chi si illude di restaurare il dominio imperialista nella nostra regione dovrebbe comprendere che l’America Latina e i Carabi sono cambiati e anche il mondo è cambiato (…) La regione somiglia a una prateria in tempi di siccità. Una scintilla può generare un incontrollabile incendio che danneggerebbe gli interessi nazionali di tutti.

Il presidente Donald Trump proclama la vigenza della Dottrina Monroe e fa un appello al Maccartismo per preservare il dominio imperialista sulle risorse naturali della regione impedire esercizio della sovranità nazionale e le aspirazioni d’integrazione e cooperazione regionale; per cercare di ristabilire la loro egemonia unipolare a scala mondiale ed emisferica; eliminare i modelli progressisti, rivoluzionari e alternativi al capitale selvaggio; rovesciare le conquiste politiche e sociali e imporre modelli neoliberali senza che importino loro il Diritto Internazionale, le regole di gioco della democrazia rappresentativa, l’ambiente o il benessere dei popoli.

Il segretario di Stato Mike Pompeo ha accusato minacciosamente, lunedì 2 dicembre, Cuba e il Venezuela di approfittare e aiutare ad accrescere l’agitazione nei paesi della regione.

Tergiversa e manipola la realtà e nasconde che l’elemento centrale dell’instabilità regionale è il permanente intervento degli Stati Uniti in America Latina e nei Caraibi.

Le legittime proteste e le mobilitazioni di massa che si registrano nel continente, in particolare nella Stato Plurinazionale della Bolivia, in Cile, Colombia, Ecuador e Brasile, sono provocate dalla povertà e dalla crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza; dalla certezza che le formule neoliberali aggravano la escludente e insostenibile situazione di vulnerabilità sociale;

l’assenza o la precarietà dei servizi di salute, educazione e sicurezza sociale; gli abusi contra la dignità umana, la disoccupazione e la restrizione dei diritti del lavoro; la privatizzazione , il rincaro e la cancellazione dei servizi pubblici e incremento dell’insicurezza cittadina.

Questo rivela la crisi dei sistemi politici, la mancanza di vera democrazia, lo scredito dei partiti conservatori tradizionali, la protesta contro la corruzione storica tipica delle dittature militari dei governi di destra, lo scarso appoggio popolare alle autorità ufficiali, la mancanza di fiducia nelle istituzioni e nel sistema di giustizia.

Protestano ugualmente contro la brutale repressione della polizia, la militarizzazione di questa con il pretesto di proteggere infrastrutture critiche, l’esenzione di responsabilità penali ai repressori; l’uso di armi da guerra e anti sommossa che provocano morti, lesioni gravi, includendo centinaia di giovani con irreversibili lesioni oculari per l’uso delle pallottole, la criminalizzazione delle manifestazioni; le violazioni, le botte e le violenze sui detenuti, tra i quali anche i minorenni, e persino l’assassinio dei leaders sociali, dei guerriglieri smobiliatati e dei giornalisti.

Gli Stati Uniti difendono e appoggiano la repressione contro i manifestanti con il pretesto di salvaguardare un presunto “ordine democratico”.

Il silenzio di vari governi che lo coprono, di istituzioni e personalità molto attive e critiche contro la sinistra, è una vergogna.

La complicità dei grandi media corporativi dell’informazione è vergognosa.

I popoli si chiedono con ragione dove sono la democrazia e lo Stato di Diritto; cosa fanno le istituzioni che, si presume, sono dedicate alla protezione dei diritti umani, dov’è il sistema di giustizia di cu si strilla tanto l’indipendenza.

Ripassiamo alcuni fatti. Nel marzo del 2015, il presidente Barack Obama firma un’insolito Ordine Esecutivo che dichiara la Repubblica Bolivariana del Venezuela “una minaccia non abituale e straordinaria per la sicurezza nazionale, l’economia e la politica estera” della grande potenza. Nel novembre del 2015, avviene la costosa disfatta elettorale della sinistra in Argentina.

L’offensiva neoliberale ha avuto un momento decisivo nell’agosto del 2016, con il colpo parlamentare-giudiziario in Brasile contro la presidente Dilma

Rousseff, la criminalizzazione e la detenzione dei leaders del Partito dei Lavoratori e successivamente dello stesso ex presidente Luiz Inacio Lula Da Silva, con la partecipazione precoce del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti con la Legge delle Pratiche Corrotte all’Estero, per installare un governo dipendente disposto a rovesciare le importanti conquiste sociali con aggiustamenti neoliberali, con un cambio nefasto del modello di sviluppo per permettere la distruzione dell’impresa nazionale e la privatizzazione sfruttatrice, la vendita a basso prezzo delle risorse e la dell’infrastruttura del paese alle multi nazionali nordamericane .

Alla fine del 2017, è avvenuta in Honduras la protesta contro il risultato elettorale e la terribile repressione di questa.

Nel gennaio del 2018, gli Stati Uniti hanno abortito la firma di un accordo tra il governo del Venezuela e l’opposizione maneggiata da Washington.

Un mese dopo il Segretario di Stato proclama la vigenza della Dottrina Monroe e chiama al colpo militare contra la Rivoluzione bolivariana e chavista.

Nel marzo del 2018, avviene l’atroce assassinio della sindaco brasiliana Marielle Franco, che ha sollevato un’ondata d’indignazione nel suo paese e nel mondo. Su questo delitto restano oscure le implicazioni di gruppi di potere.

In aprile, Lula è arrestato con spurie manovre giuridiche.

Ci sono molte prove dell’intervento degli Stati Uniti nelle elezioni brasiliane con compagnie specializzate che usano tecnologie di “big data” e polimetria per manipolare individualmente la volontà dei votanti come quelle maneggiate dall’ultra reazionario Steve Bannon e altri israeliani.

In questo periodo, si aprono processi giudiziari contra gli ex presidenti Cristina Fernández de Kirchner e Rafael Correa. nell’aprile del 2018, tentano di destabilizzare il Nicaragua mediante l’ingerenza esterna e l’applicazione di misure coercitive unilaterali.

Il 4 agosto del 2018, avviene il tentativo d’uccisione del presidente Nicolás Maduro Moros. Nel gennaio del 2019, si produce l’auto proclamazione dello sconosciuto e corrotto Juan Guaidó, organizzata a Washington.

Nel marzo del 2019, il presidente Trump rinnova l’Ordine Esecutivo che considera il Venezuela una minaccia.

Il 30 aprile, avviene il tentativo di colpo militare a Caracas, che fallisce in maniera strepitosa e gli Stati Uniti per vendetta accrescono la loro guerra non convenzionale contro la nazione sudamericana che resiste tenace ed eroica dall’unione civico-militare del suo popolo.

In tuto il periodo, il governo statunitense applica selvagge politiche anti immigrante e una condotta aggressiva, piena di odio, per alimentare la paura e la divisione tra gli elettori. Costruisce il muro xenofobo alla frontiera con il Messico e minaccia questo paese e l’America Centrale con terribili imposte, e moltiplica le deportazioni.

Separa crudelmente migliaia di bambini dai genitori, ha detenuto 69.00 minorenni e cerca di espellere i figli di migranti nati e cresciuti in territorio nordamericano.

Dimostrando una vergognosa sottomissione agli Stati Uniti il governo ultra reazionario del Brasile guidato da Jair Bolsonaro utilizza la falsità,il discorso xenofobo, razzista, misogino e omofobico, combinato con proiezioni deliranti sui fenomeno sociali e politici come il cambio climatico, le popolazioni originarie, gli incendi nell’Amazzonia e l’emigrazione, che hanno generato la condanna di numerosi leaders e organizzazioni.

Nella gestione del governo sono state smontate le politiche sociali che hanno portato il Brasile, durante i governi del Partito dei Lavoratori, a ridurre notevolmente i livelli di povertà e d’esclusione sociale.

Da maggio del 2019, decine di migliaia di manifestanti hanno invaso le strade contro i tagli all’educazione, le riforme al sistema delle pensioni, le politiche discriminatorie e la violenza di genere.

Il governo del Brasile è intervenuto nei temi interni dei paesi vicini come Venezuela, Argentina, Paraguay e Uruguay, ed ha preso posizioni ostili verso Cuba, violando il Diritto Internazionale.

Come ha pubblicato la stampa brasiliana nell’aprile del 2019 , la Cancelleria ha dato istruzioni alle sue ambasciate di coordinarsi con gli statunitensi e incitare i governi riceventi a condannare Cuba nei Forum Internazionali.

Per la prima volta dal 1992, il Brasile quest’anno ha votato contro – accompagnato solo dagli Stati Uniti e Israele – la risoluzione dell’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite per chiedere la fine del blocco economico, commerciale e finanziario che gli Stati Uniti impongono a Cuba e la fine dell’ applicazione extraterritoriale delle loro leggi contro terzi Stati. .

Parallelamente, il governo della Colombia, si è astenuto nella votazione della risoluzione che aveva appoggiato dal 1992, e che reclama, nel momento in cui s’indurisce, l’eliminazione del blocco genocida degli Stati Uniti contro Cuba e la portata extraterritoriale di questo.

Per giustificare questa censurabile decisione, le autorità di questo paese hanno utilizzato la manipolazione ingrata e politicamente motivata, dell’altruista, sacro discreto e indiscutibile contributo di Cuba alla pace in Colombia, un tema nel quale la condotta dell’Isola è universalmente riconosciuta.

È noto il vasto e critico dibattito che questo fatto ha generato nella nazione, che nonostante tutto continueremo ad accompagnare negli sforzi per conquistare la pace.

La calunnia nordamericana d’attribuire a Cuba presunte responsabilità nell’ organizzazione delle mobilitazioni popolari contro il neoliberalismo in Sudamerica, costituisce una scusa incredibile per giustificare e indurire il blocco e la politica ostile contro il nostro popolo.

Ugualmente è inutile, per nascondere il fallimento del sistema capitalista proteggere governi barcollanti e repressivi, occultare colpi parlamentari, giudiziari, della polizia, e agitare il fantasma del socialismo per intimorire i popoli. Con questo si pretende anche di giustificare la repressione e la criminalizzazione della protesta sociale.

L’unica responsabilità di Cuba è quella che deriva dall’esempio che ha offerto il suo eroico popolo in difesa della sua sovranità, nella resistenza di fronte alle più brutali e sistematiche aggressioni, nella pratica invariabile della solidarietà, la cooperazione con le nazioni fraterne dell’America Latina e dei Caraibi.

Fa male all’imperialismo che Cuba ha dimostrato che sì un altro mondo è possibile e che sì si può costruire un modello alternativo al neoliberalismo, basato nella solidarietà, la cooperazione, la dignità, nella giusta distribuzione delle entrate, l’accesso uguale alla specializzazione professionale, la sicurezza e la protezione del cittadino e la liberazione piena degli esseri umani.

La Rivoluzione cubana è la prova che un popolo strettamente unito, padrone del suo paese, delle sue istituzioni, è una permanente e profonda democrazia , può resistere vittoriosamente e avanzare nel suo sviluppo di fronte all’aggressione e al blocco più lungo della storia.

Il colpo di Stato in Bolivia, orchestrato dagli Stati Uniti utilizzando come strumento la OSA e l’oligarchia locale, è una dimostrazione dell’aggressività dell’assalto imperialista. Cuba reitera la sua condanna del colpo di Stato e la brutale repressione scatenata ed esprime la sua solidarietà al compagno Evo Morales Ayma e al popolo boliviano.

Mentre il governo degli Stati Uniti continua la sua guerra non convenzionale per cercare di far cadere il governo costituito legittimamente del Presidente Nicolás Maduro Moros e invoca il Trattato Interamericano d’Assistenza Reciproca (TIAR), Cuba ratifica la volontà indiscutibile di mantenere la cooperazione con il governo e il popolo venezuelani.

Al governo e al popolo sandinista del Nicaragua, guidati dal presidente Daniel Ortega, che affronta i tentativi di destabilizzazione e le misure coercitive unilaterali statunitensi, reiteriamo la nostra solidarietà.

Il governo legittimo della Mancomunità di Dominica e il suo Primo Ministro Roosevelt Skerrit meritano la solidarietà internazionale ed hanno già quella del popolo cubano, nel momento in cui quest’isola è vittima dell’ingerenza esterna che ha già provocato violenza e pretende di frustrare il processo elettorale.

In questo complesso scenario il governo di Andrés Manuel López Obrador in Messico affronta il neoliberalismo e difende i principi di non intervento e di rispetto della sovranità, mentre l’elezione di Alberto Fernández e Cristina Fernández come Presidente e Vicepresidente in Argentina, esprime la condanna indiscutibile di questa nazione delle formule neoliberiste che hanno impoverito, riempito di debiti e danneggiato severamente il suo popolo.

La liberazione di Lula è un trionfo dei popoli e Cuba reitera il suo richiamo alla mobilitazione mondiale per il reclamo della sua piena libertà, la restituzione della sua innocenza e i suoi diritti politici.

La corruzione che caratterizza il comportamento dell’attuale governo degli Stati Uniti non si può più nascondere.

Il su impatto sui popoli dell’America Latina e dei Caraibi ha un costo in vite, sofferenze, instabilità e danni economici.

Nella drammatica congiuntura che la regione e il mondo attraversano, Cuba riafferma i principi di sovranità, di non intervento nei temi interni degli altri Stati, il diritto di ogni popolo d’eleggere e costruire liberamente il suo sistema politico in un ambiente di pace, stabilità, giustizia, senza minacce, aggressioni o misure coercitive unilaterali e chiama a compiere postulati del Proclama dell’ America Latina e i Caraibi come Zona de Pace.

Cuba continuerà a lavorare al cammino dell’integrazione di Nuestra America che include la realizzazione di tutti gli sforzi per far sì che la Comunità degli Stati Latinoamericani dei Caraibi (CELAC), presto presieduta dal Messico, continui a promuovere gli interessi comuni delle nostre nazioni mediante il rafforzamento dell’unità nella diversità.

All’implacabile aggressione delle forze più reazionarie dell’emisfero, Cuba oppone l’infrangibile resistenza del suo popolo con la volontà di difendere l’unità della nazione, le sue conquiste sociali, la sua sovranità e indipendenza e il socialismo al prezzo che sia necessario.

Lo facciamo con ottimismo e la fiducia irremovibile nella vittoria che ci ha trasmesso il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz, con la conduzione del Primo Segretario del nostro Partito, il Generale d’Esercito Raúl Castro e la guida del Presidente Miguel Díaz-Canel.

L’Avana, 3 dicembre 2019.


Declaracion MINREX

Los más recientes acontecimientos en la región confirman al gobierno de Estados Unidos y a las oligarquías reaccionarias como los principales responsables de la peligrosa convulsión e inestabilidad política y social de América Latina y el Caribe.

Como anticipara el 1ro de enero de 2019, el Primer Secretario del Partido Comunista de Cuba, General de Ejército Raúl Castro Ruz: “Quienes se ilusionan con la restauración del dominio imperialista en nuestra región deberían comprender que América Latina y el Caribe han cambiado y el mundo también (…) La región se asemeja a una pradera en tiempos de sequía. Una chispa pudiera generar un incontrolable incendio que dañaría los intereses nacionales de todos”.

El presidente Donald Trump proclama la vigencia de la Doctrina Monroe y apela al Macartismo para preservar la dominación imperialista sobre los recursos naturales de la región, impedir el ejercicio de la soberanía nacional y las aspiraciones de integración y cooperación regional; tratar de restablecer su hegemonía  unipolar a escala mundial y hemisférica; eliminar los modelos progresistas, revolucionarios y alternativos al capitalismo salvaje; revertir las conquistas políticas y sociales e imponer modelos neoliberales, sin importarle el Derecho Internacional, las reglas de juego de la democracia representativa, el medio ambiente ni el bienestar de los pueblos.

El secretario de Estado Mike Pompeo acusó amenazadoramente, este lunes 2 de diciembre, a Cuba y Venezuela de sacar provecho y ayudar a elevar la agitación en los países de la región. Tergiversa y manipula la realidad y oculta, como elemento central de la inestabilidad regional, la permanente intervención de los Estados Unidos en América Latina y el Caribe.

Las legítimas protestas y las masivas movilizaciones populares que se registran en el continente, en particular en el Estado Plurinacional de Bolivia, Chile, Colombia, Ecuador y Brasil, son causadas por la pobreza y la creciente desigualdad en la distribución de la riqueza; la certeza de que las fórmulas neoliberales agravan la excluyente e insostenible situación de vulnerabilidad social; la ausencia o precariedad de los servicios de salud, educación y seguridad social; los abusos contra la dignidad humana; el desempleo y la restricción a los derechos laborales; la privatización, encarecimiento y cancelación de servicios públicos y el incremento de la inseguridad ciudadana.

Ellas revelan la crisis de los sistemas políticos, la falta de democracia verdadera, el descrédito de los partidos conservadores tradicionales, la protesta contra la corrupción histórica típica de las dictaduras militares y los gobiernos de derecha, el escaso apoyo popular a las autoridades oficiales, la desconfianza en las instituciones y en el sistema de justicia.

Protestan igualmente contra la represión policial brutal, la militarización de esta con el pretexto de proteger infraestructuras críticas, la exención de responsabilidad penal a los represores; el empleo de armas de guerra y antimotines que provocan muertes, lesiones graves, incluidos cientos de jóvenes con irreversibles lesiones oculares por el uso de balines; la criminalización de las manifestaciones; las violaciones, golpizas y violencia contra los detenidos, entre ellos menores; e incluso, el asesinato de líderes sociales, guerrilleros desmovilizados y periodistas.

Estados Unidos defiende y apoya la represión contra manifestantes con el pretexto de salvaguardar el supuesto “orden democrático”. El silencio encubridor de varios gobiernos, instituciones y personalidades muy activos y críticos contra la izquierda, es una vergüenza. La complicidad de los grandes medios corporativos de información es vergonzosa. 

Los pueblos se preguntan con razón ¿dónde está la democracia y el Estado de derecho; qué hacen las instituciones supuestamente dedicadas a la protección de los derechos humanos; dónde está el sistema de justicia cuya independencia se pregona?

Repasemos algunos hechos. En marzo de 2015, el presidente Barack Obama firma una insólita Orden Ejecutiva que declara a la República Bolivariana de Venezuela “una amenaza inusual y extraordinaria a la seguridad nacional, la economía y la política exterior” de la gran potencia. En noviembre de 2015, ocurre la costosa derrota electoral de la izquierda en Argentina.

La ofensiva neoliberal tuvo un momento decisivo en agosto de 2016, con el golpe parlamentario-judicial en Brasil contra la presidenta Dilma Rousseff, la criminalización y el encarcelamiento de los líderes del Partido de los Trabajadores, y posteriormente del propio expresidente Luiz Inacio Lula Da Silva, con la temprana participación del Departamento de Justicia de los Estados Unidos, mediante la Ley de Prácticas Corruptas en el Extranjero, para instalar un gobierno dependiente, dispuesto a revertir importantes conquistas sociales mediante ajustes neoliberales, al cambio nefasto del modelo de desarrollo, a permitir la destrucción de la empresa nacional y la privatización expoliadora; a la venta barata de los recursos y la infraestructura  del país a las trasnacionales norteamericanas.

A finales del 2017, se produjo en Honduras la protesta contra el resultado electoral y la terrible represión de esta.

En enero de 2018, Estados Unidos aborta la firma de un acuerdo entre el gobierno de Venezuela y la oposición manejada desde Washington. Un mes después, el Secretario de Estado proclama la vigencia de la Doctrina Monroe y llama al golpe militar contra la Revolución bolivariana y chavista.

En marzo de 2018, se produce el atroz asesinato de la concejal brasileña Marielle Franco, que levantó una ola de indignación en su país y el mundo y del que permanecen ocultas las oscuras implicaciones de grupos de poder. En abril, Lula es apresado mediante espurias maniobras jurídicas. Hay copiosa evidencia de la intervención de Estados Unidos en las elecciones brasileñas, a través de compañías especializadas que usan tecnologías de “big data” y polimetría para manipular individualmente la voluntad de los votantes, como las manejadas por el ultra-reaccionario Steve Bannon y otras israelíes.

En este periodo, se abren procesos judiciales contra los exPresidentes Cristina Fernández de Kirchner y Rafael Correa. En abril de 2018, intentan desestabilizar a Nicaragua mediante la injerencia externa y la aplicación de medidas coercitivas unilaterales.

El 4 de agosto de 2018, es el intento de magnicidio contra el presidente Nicolás Maduro Moros. En enero de 2019, se produce la autoproclamación del desconocido y corrupto Juan Guaidó, organizada en Washington. En marzo de 2019, el presidente Trump renueva la Orden Ejecutiva que considera una amenaza a Venezuela. El 30 de abril, es el intento de golpe militar en Caracas que fracasa de manera estrepitosa, y Estados Unidos, vengativamente, escala en su guerra no convencional contra la nación sudamericana que resiste tenaz y heroica desde la unión cívico-militar de su pueblo.

En todo el periodo, el gobierno estadounidense aplica salvajes políticas antiinmigrantes y una conducta agresiva, llena de odio, para alimentar el miedo y la división en los electores. Intenta el muro xenófobo en la frontera con México, amenaza a este y a Centroamérica con terribles aranceles y sanciones si no detienen a quienes huyen de la pobreza y la inseguridad, y multiplica las deportaciones. Separa cruelmente a miles de niños de sus padres, ha detenido a 69 mil menores y trata de expulsar a los hijos de inmigrantes nacidos y criados en territorio norteamericano.

Mostrando desvergonzada subordinación a Estados Unidos, el gobierno ultraderechista de Brasil que encabeza Jair Bolsonaro acudió a la mentira, al discurso xenófobo, racista, misógino y homofóbico, combinado con proyecciones delirantes sobre fenómenos sociales y políticos como el cambio climático, las poblaciones originarias, los incendios amazónicos y la emigración, las cuales han generado el repudio de numerosos líderes y organizaciones. En la gestión del gobierno se han venido desmontando las políticas sociales que llevaron a Brasil durante los gobiernos del Partido de los Trabajadores a reducir notablemente los niveles de pobreza y de exclusión social.

Desde mayo de 2019, decenas de miles de manifestantes se echaron a las calles contra los recortes en educación, las reformas al sistema de pensiones, las políticas discriminatorias y la violencia de género.

El gobierno de Brasil ha intervenido en los asuntos internos de países vecinos como Venezuela, Argentina, Paraguay y Uruguay, y ha asumido posiciones hostiles hacia Cuba, violatorias del Derecho Internacional. Como publicó la prensa brasileña en abril de 2019, la Cancillería cursó instrucciones a 15 de sus Embajadas de coordinar con las estadounidenses para instar a los gobiernos receptores a condenar a Cuba en foros internacionales.

Por primera vez desde 1992, Brasil votó este año en contra, sólo acompañado de Estados Unidos e Israel, de la resolución de la Asamblea General de las Naciones Unidas para pedir el fin del bloqueo económico, comercial y financiero, que ahora Estados Unidos arrecia contra Cuba, y el cese de la aplicación extraterritorial de sus leyes contra terceros Estados.  

Paralelamente, el gobierno de Colombia, se abstuvo en la votación de la resolución que apoyó desde 1992 y que reclama, en momentos en que se recrudece, el cese del bloqueo genocida de Estados Unidos contra Cuba y el alcance extraterritorial de este. Para justificar esta censurable decisión, las autoridades de ese país acudieron a la manipulación, ingrata y políticamente motivada, sobre la altruista, consagrada, discreta e inobjetable contribución de Cuba a la paz en Colombia, un tema en el que la conducta de nuestro país es universalmente reconocida.  Es conocido el amplio y crítico debate que este hecho generó en esa nación, a la que, pese a todo, seguiremos acompañando en sus esfuerzos para alcanzar la paz.

La calumnia norteamericana de atribuirle a Cuba supuestas responsabilidades en la organización de las movilizaciones populares contra el neoliberalismo en Sudamérica constituye una increíble excusa para justificar y endurecer el bloqueo y la política hostil contra nuestro pueblo. Igual, resulta inútil para esconder el fracaso del sistema capitalista, proteger gobiernos tambaleantes y represivos, ocultar golpes parlamentarios, judiciales, policiales; y agitar el fantasma del socialismo para amedrentar a los pueblos. Con ello, pretende también justificar la represión y la criminalización de la protesta social.

La única responsabilidad de Cuba es aquella que emana del ejemplo que ha brindado su heroico pueblo en la defensa de su soberanía, en la resistencia ante las más brutales y sistemáticas agresiones, en la práctica invariable de la solidaridad y la cooperación con las naciones hermanas de América Latina y el Caribe.

Duele al imperialismo que Cuba ha demostrado que sí hay otro mundo posible y que sí se puede construir un modelo alternativo al neoliberalismo,  basado en la solidaridad, la cooperación, la dignidad, en la distribución justa de los ingresos, el acceso igualitario a la superación profesional, a la seguridad y protección ciudadanas y a la liberación plena de los seres humanos.

La Revolución cubana es asimismo evidencia de que un pueblo estrechamente unido, dueño de su país y sus instituciones, en permanente y profunda democracia, puede resistir victoriosamente y avanzar en su desarrollo, frente a la agresión y al bloqueo más largos de la historia.

El golpe de Estado en Bolivia, orquestado por los Estados Unidos, utilizando como instrumento a la OEA y a la oligarquía local, es una demostración de la agresividad de la acometida imperialista. Cuba reitera su condena al golpe de Estado, a la brutal represión desatada y expresa su solidaridad con el compañero Evo Morales Ayma y el pueblo boliviano.

Mientras el gobierno de Estados Unidos continúa su guerra no convencional para intentar derrocar al gobierno legítimamente constituido del Presidente Nicolás Maduro Moros e invoca el Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca (TIAR), Cuba ratifica la voluntad inquebrantable de mantener la cooperación con el gobierno y el pueblo venezolanos.

Al gobierno y pueblo sandinistas de Nicaragua, liderados por el presidente Daniel Ortega, que enfrenta los intentos de desestabilización y medidas coercitivas unilaterales estadounidenses, reiteramos nuestra solidaridad.

El gobierno legítimo de la Mancomunidad de Dominica y su Primer Ministro Roosevelt Skerrit merecen la solidaridad internacional y tienen ya la del pueblo cubano, en momentos en que esa isla es víctima de la injerencia externa que ya ha provocado violencia y pretende frustrar el proceso electoral.

En este complejo escenario, el gobierno de Andrés Manuel López Obrador en México enfrenta el neoliberalismo y defiende los principios de no intervención y respeto a la soberanía, mientras la elección de Alberto Fernández y Cristina Fernández como Presidente y Vicepresidente en Argentina, expresa el rechazo inequívoco de esa nación a las fórmulas neoliberales que la empobrecieron, endeudaron y dañaron seriamente a su pueblo. La liberación de Lula es un triunfo de los pueblos, y Cuba reitera su llamado a la movilización mundial por el reclamo de su plena libertad, la restitución de su inocencia y de sus derechos políticos.

La corrupción que caracteriza el comportamiento del actual gobierno de los Estados Unidos ya es inocultable. Su impacto sobre los pueblos de Latinoamérica  y el Caribe tiene un costo en vidas, sufrimiento, inestabilidad y daños económicos.

En la dramática coyuntura que atraviesa la región y el mundo, Cuba reafirma los principios de soberanía, no intervención en los asuntos internos de otros Estados y el derecho de cada pueblo a elegir y construir libremente su sistema político, en un ambiente de paz, estabilidad y justicia; sin amenazas, agresiones ni medidas coercitivas unilaterales y llama a cumplir los postulados de la Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz.

Cuba seguirá trabajando en el camino de la integración de Nuestra América que incluye la realización de todos los esfuerzos para que la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC), pronto presidida por México, continúe promoviendo los intereses comunes de nuestras naciones mediante el fortalecimiento de la unidad dentro de la diversidad.

A la implacable arremetida de las fuerzas más reaccionarias del hemisferio, Cuba opone la inquebrantable resistencia de su pueblo junto a la voluntad de defender la unidad de la nación, sus conquistas sociales, su soberanía e independencia, y el socialismo al precio que sea necesario. Lo hacemos con el optimismo y la confianza inconmovible en la victoria que nos legara el Comandante en Jefe de la Revolución Cubana, Fidel Castro Ruz, con la conducción del Primer Secretario de nuestro Partido, General de Ejército Raúl Castro y el liderazgo del Presidente Miguel Díaz-Canel.

La Habana, 3 de diciembre de 2019.

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