per le sue misure neoliberali pinochettiste
Alfredo Jalife www.cubadebate.cu
In America Latina bruciano due bastioni del pinochetismo neoliberale: Cile e Colombia, mentre in Brasile Jair Bolsonaro -che cerca di eludere una guerra commerciale con Trump- ha paura di applicare le riforme pinochettiste del suo ministro delle finanze, Paulo Guedes, che possono bruciare il paese quando Lula è uscito dalla sua prigionia.
Prima che scoppiassero, in forma spettacolare, le manifestazioni in Francia per il ripudio della riforma pensionistica del presidente Emmanuel Macron, in Brasile, in forma non meno sorprendentemente, il presidente Bolsonaro aveva fatto approvare dal Congresso le riforme pensionistiche che erano bloccate da due decenni, ciò che è stato celebrato rumorosamente dal suo ministro neoliberale delle finanze, Paulo Guedes, un Chicago boy rimodellato in Cile dal pinochetismo dittatoriale.
I sostenitori del neoliberismo, come il quotidiano Financial Times, hanno sostenuto che “senza la riforma delle pensioni, il debito pubblico del Brasile sarebbe incrementato in forma tremenda” e sarebbe sfociato in un “collasso sociale”.
Le rivolte dei millennial in Sud America, che hanno mostrato la flagrante disparità dei suoi indici Gini -il divario tra ricchi e poveri- ha rallentato la marcia trionfante delle riforme neoliberali del duo Bolsonaro/Guedes, dal momento che la maggior parte dei confini del Brasile hanno sofferto forti scosse.
A livello elettorale, il caso dell’Argentina, in cui Mauricio Macri, alleato di Bolsonaro, ha sofferto una umiliante sconfitta di fronte al ritorno del peronismo del binomio dei Fernandez (Alberto/Cristina).
Le caleidoscopiche rivolte dei millennial, che oggi mancano di un futuro, hanno incendiato le sue frontiere: Perù, Colombia, Venezuela e Bolivia. Anche l’Ecuador e, soprattutto, il Cile, con cui manca di confini, sono in fiamme e le loro fiamme si proiettano attorno al Congresso di Brasilia e nelle strade da San Paolo sino a Rio de Janeiro quando l’incendio sociale del Brasile -il più grande paese dell’America Latina per territorio e sua principale economia- può essere di maggior portata del recente incendio dell’Amazzonia.
La spesa per la sicurezza sociale in Brasile è una delle maggiori al mondo: nel 2018 ha costituito il 44% del bilancio federale e l’8,6% del suo PIL.
Il trionfo della riforma pensionistica, nel Congresso fratturato, faceva parte di un pacchetto di riforme neoliberali -che sono fallite nei paesi vicini del Sud America e che compongono la privatizzazione della società elettrica statale, l’austerità automatica che obbliga stati e comuni a limiti nella loro spese, un nuovo sistema tributario- oggi incomprensibile e dei più regressivi al mondo, la fine del monopolio del governo per coniare la sua moneta ed una “riforma amministrativa” per il taglio degli stipendi dei viziati impiegati pubblici.
Il “patto federativo” promuove la creazione di un Consiglio Fiscale composto dal presidente, dal capo della Corte Suprema, dai capi di entrambe le Camere del Congresso, dal capo della Corte dei conti e dai governatori statali, al fine di monitorare i bilanci federali/statali/municipali che avrebbe un pulsante rosso per dichiarare “un’emergenza fiscale” nel caso di superamento del massimale e quindi fornire una serie di misure di austerità che riducano gli stipendi e le ore di lavoro dei dipendenti pubblici.
Molti vedono che il ministro delle finanze Guedes è il secondo uomo più potente, dopo il presidente, perché concentra altri quattro ministeri: commercio, lavoro, industria e sviluppo. In una certa misura, poiché la struttura militarizzata dell’attuale governo esige come vice presidente il più influente ex generale Hamilton Mourao, 66enne, di un grado militare maggiore dell’ex capitano Bolsonaro, 64enne.
L’ex generale Mourao è il primo vicepresidente che proviene da un’etnia indigena ed appartiene al conservatore Partito Rinnovatore dei Lavoratori del Brasile (PRTB), che dal punto di vista geopolitico ha impedito il litigio di Bolsonaro con la Cina e le avventure di Bolsonaro presidente, un evangelista sionista, che ha intrapreso con il travagliato primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu.
A proposito, il recente XI vertice BRICS in Brasile ha riannodato le sue ottimi relazioni con Cina e Russia, che forse hanno indisposto Trump che propone aumentare le tariffe dell’acciaio e dell’alluminio importate sia dal Brasile che dall’Argentina (nella fase dell’uscente Macri).
Il Consiglio Editoriale del quotidiano neoliberale Financial Times, che è controllato dai banchieri schiavisti Rothschild, ha incoraggiato a propinare golpe militari in Brasile ed in America Latina per cercare di salvare, dal suo collasso, il neoliberalismo pinochetista, che è il modello che meglio avvantaggia gli interessi della plutocrazia anglosassone.
Il quotidiano britannico ha fatto la ditirambica apologia del ministro delle finanze, Paulo Guedes, che ha minacciato di ripristinare l’Atto Istituzionale 5 (AI-5) del governo militare, del 1968, al fine di frenare le mobilitazioni sociali guidate dal recentemente liberato dal carcere, ex presidente Lula da Silva.
Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente, ha suggerito il ripristino dell’AI-5 che avrebbe il potere di licenziare il Congresso e ripristinare la tortura, oltre ad intraprendere arresti di massa dell’opposizione.
Per l’editoriale del Financial Times, Bolsonaro deve avere il controllo dei suoi nervi e non aver paura del “populismo” poiché, con il rischio di non applicare riforme economiche, “le finestre del cambiamento (sic) si chiuderanno, forse per anni e gli investitori internazionali si gireranno dall’altra parte”.
Il Financial Times si angoscia del fatto che sia probabile che “le riforme in Brasile abbiano perso il loro momento per Bolsonaro” a causa delle rivolte in Cile (sic) ed alla confusione politica interna.
Più che le rivolte nelle sue altre frontiere incendiate, le eruzioni del vulcanico paese da seguire sono quelle del Cile a causa della compenetrazione di Paulo Guedes con il suo fallito modello pinochettista/neoliberale da cui si è abbeverato per lungo tempo.
Il problema di Guedes non è solo il suo ultrariduzionismo mentale, ma il suo sostegno al neoliberalismo fallito ovunque, esibendo una grave assenza di sensibilità politica arrivando a credere, quando la riforma delle pensioni è stata approvata, che c’era “una nuova (sic) politica in Brasile”.
Nella sua intervista al Financial Times, Guedes ha proclamato che “l’ideologia è il vero nemico”, come se il monetarismo di Milton Friedman e dei suoi Chicago boy, all’unisono con il suo misantropo neoliberalismo fiscalista non costituisse, più che un’ideologia, una vera teologia di intossicazione che favorisce solo una vorace plutocrazia.
Le allucinazioni finanziarie di Guedes non hanno limiti e, sulla sua esperienza in Cile, commenta che quando visse nella sua capitale Santiago, “il Cile era più povero di Cuba e Venezuela di oggi, ed i Chicago boy lo aggiustarono. Ora (sic) il Cile è come la Svizzera”, scartando i costi sociali di una disoccupazione del 21% nel 1983.
Per ora, la riforma per tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici è stata rinviata per paura di essere puniti nelle urne di fronte alle prossime elezioni municipali dell’ottobre 2020.
Peggio ancora, è che Guedes manca di cultura geopolitica e non sa che nel caso di una rielezione di Trump, può essere gettato nella discarica dai militari brasiliani, sia dal suo stesso alleato di oggi l’ex capitano Bolsonaro, sia dall’ex generale Mourao.
Guedes non nasconde che cerca di creare una società aperta popperiana, nello stile dell’economista austriaco Karl Popper, il cui principale palafreniere globale è il mega speculatore George Soros. Con il suo determinismo ideologico, il governo brasiliano non solo si augura la sua frattura, ma anche la sua rovina.
Lasciando da parte Mourao e le sue opzioni geopolitiche contrarie al presidente, la schizofrenia del governo raggiunge livelli inconcepibili tra la maledetta alleanza di Bolsonaro con Guedes, mancando di fattibilità operativa.
Bolsonaro, è l’alleato evangelista sionista di Trump e Netanyahu, mentre Paulo Guedes, è l’epigone di George Soros. Forse Bolsonaro e Guedes ignorano che Soros è il peggior nemico, sul pianeta, degli alleati di Trump e Netanyahu.
Bolsonaro teme una revuelta social por sus medidas neoliberales pinochetistas
Por: Alfredo Jalife
En Latinoamérica arden dos bastiones del pinochetismo neoliberal: Chile y Colombia, mientras que en Brasil, Jair Bolsonaro —quien intenta eludir una guerra comercial con Trump— tiene miedo de aplicar las reformas pinochetistas de su ministro de finanzas, Paulo Guedes, que pueden abrasar al país cuando Lula ha salido de su encarcelamiento.
Antes de que estallaran en forma espectacular las manifestaciones en Francia por el repudio a la reforma de pensiones del presidente Emmanuel Macron, en Brasil, en forma no menos sorprendente, el presidente Bolsonaro hizo aprobar por el Congreso las reformas a las pensiones que estaban atoradas dos décadas, lo cual fue festejado ruidosamente por su ministro neoliberal de finanzas, Paulo Guedes, un Chicago boy remoldeado en Chile por el pinochetismo dictatorial.
Los adictos al neoliberalismo, como el rotativo Financial Times, arguyeron que “sin la reforma a las pensiones, la deuda pública de Brasil se hubiera incrementado en forma atroz” y hubiera desembocado en un “colapso social”.
Las revueltas de los millennials en Sudamérica, que exhibieron la flagrante disparidad de sus índices Gini —la brecha entre pudientes y pobres— ha frenado la marcha triunfal de las reformas neoliberales de la dupla Bolsonaro/Guedes, ya que la mayoría de las fronteras de Brasil han sufrido fuertes sacudidas.
A nivel electoral, el caso de Argentina, donde Mauricio Macri, aliado de Bolsonaro, sufrió una humillante derrota ante el retorno del peronismo del binomio de los Fernández (Alberto/Cristina).
Las revueltas caleidoscópicas de los millennials, que hoy carecen de futuro, incendiaron sus fronteras: Perú, Colombia, Venezuela y Bolivia. También Ecuador y, sobre todo, Chile, con quienes carece de fronteras, están incendiadas y sus llamas planean alrededor del Congreso de Brasilia y de las calles desde Sao Paulo hasta Río de Janeiro cuando el incendio social de Brasil —el mayor país de Latinoamérica en territorio y su principal economía— puede ser de mayor envergadura que el reciente incendio del Amazonas.
El gasto en seguridad social en Brasil es uno de los mayores del mundo: en 2018, constituyó el 44% del presupuesto federal y el 8,6% de su PIB.
El triunfo de la reforma de las pensiones en el Congreso fracturado, formaba parte de un paquete de reformas neoliberales —que han fracasado en sus países vecinos en Sudamérica y que conforman la privatización de la empresa eléctrica estatal, la austeridad automática que obliga a estados y municipios a topes en sus gastos, un nuevo sistema tributario— hoy ininteligible y de los más regresivos del mundo, el fin del monopolio del Gobierno para acuñar su divisa, y una “reforma administrativa” para la poda de salarios de los mimados empleados públicos.
El “pacto federativo” aboga crear un Consejo Fiscal conformado por el presidente, la cabeza de la Suprema Corte, los líderes de ambas cámaras del Congreso, el jefe de la Corte de Auditoría y los gobernadores estatales, con el fin de vigilar los presupuestos federal/estatal/municipal que tendrían un botón rojo para declarar ‘una emergencia fiscal’ en caso de rebasar el tope y así propinar una serie de medidas de austeridad que recorten los salarios y las horas de trabajo de los servidores públicos.
Muchos venden que el ministro de finanzas Guedes es el segundo hombre más poderoso, después del presidente, debido a que concentra otros cuatro ministerios: Comercio, Trabajo, Industria y Desarrollo. Hasta cierto punto, ya que la estructura militarizada del presente Gobierno exhibe como vicepresidente al muy influyente exgeneral Hamilton Mourao, de 66 años, de mayor jerarquía militar que el excapitán Bolsonaro de 64 años.
El exgeneral Mourao es el primer vicepresidente que proviene de una etnia indígena y pertenece al conservador Partido Renovador de los Trabajadores del Brasil (PRTB), quien desde el punto de vista geopolítico ha impedido el pleito de Bolsonaro con China y las aventuras de Bolsonaro presidente, un evangelista sionista, que emprendió con el atribulado primer ministro de Israel, Benjamín Netanyahu.
Por cierto, la reciente onceava cumbre de los BRICS en Brasil reanudó sus optimas relaciones con China y Rusia, lo cual quizá indispuso a Trump quien propone elevar las tarifas del acero y aluminio importados tanto de Brasil como de Argentina (en la fase del saliente Macri).
El Consejo Editorial del rotativo neoliberal Financial Times, que controlan los banqueros esclavistas Rothschild, alentó a propinar golpes militares en Brasil y Latinoamérica para intentar salvar de su colapso al neoliberalismo pinochetista que es el modelo que mejor beneficia los intereses de la plutocracia anglosajona.
El rotativo británico hizo la ditirámbica apología del ministro de finanzas, Paulo Guedes, quien amenazó con reinstaurar el Acta Institucional 5 (AI-5) del Gobierno militar de 1968 con el fin de frenar las movilizaciones sociales encabezadas por el recientemente liberado de la cárcel, el expresidente Lula da Silva.
Eduardo Bolsonaro, hijo del presidente, sugirió la reinstauración del AI-5 que tendría la facultad de despedir al Congreso y reinstalar la tortura, además de emprender arrestos masivos de la oposición.
Para el editorial del Financial Times, Bolsonaro debe tener control de sus nervios y no ser asustado por el “populismo”, ya que, con el riesgo de no aplicar las reformas económicas, “las ventanas para el cambio (sic) se cerrarán, quizá por años, y los inversionistas internacionales voltearán a otro lado”.
Financial Times se acongoja de que sea probable que “las reformas en Brasil hayan perdido su momento para Bolsonaro” debido a las revueltas en Chile (sic) y a la confusión política doméstica.
Más que las revueltas en sus otras fronteras incendiadas, las erupciones del volcánico país a seguir son las de Chile debido a la compenetración de Paulo Guedes con su modelo pinochetista/neoliberal fracasado del que abrevó durante mucho tiempo.
El problema de Guedes no es solo su ultrareduccionismo mental, sino su adicción al fracasado neoliberalismo colapsado por doquier, al exhibir una grave ausencia de sensibilidad política llegando a creer, cuando fue aprobada la reforma de pensiones, que existía “una nueva (sic) política en Brasil”.
En su entrevista al Financial Times, Guedes proclamó que la “ideología es el verdadero enemigo”, como si el monetarismo de Milton Friedman y sus Chicago boys, al unísono de su misántropo neoliberalismo fiscalista no constituyera, más que una ideología, una verdadera teología de intoxicación que solo favorece a una voraz plutocracia.
Las alucinaciones financieristas de Guedes no tienen limite y, sobre su experiencia en Chile, comenta que cuando vivió en su capital Santiago, “Chile era más pobre que Cuba y Venezuela que hoy, y los Chicago boys la arreglaron. Ahora (sic) Chile es como Suiza”, desechando los costos sociales de un desempleo del 21% en 1983.
Por lo pronto, la reforma para podar los salarios de los empleados públicos, ha sido pospuesta por temor al castigo en las urnas de cara a las próximas elecciones municipales de octubre del 2020.
Lo peor de todo es que Guedes carece de cultura geopolítica y no sabe que en caso de una reelección de Trump puede ser desechado al basurero por los militares de Brasil, sea por su mismo hoy aliado el excapitán Bolsonaro, sea por el exgeneral Mourao.
Guedes no oculta que busca crear una sociedad abierta popperiana, al estilo del economista austriaco Karl Popper, cuyo principal palafrenero global es el megaespeculador George Soros. Con su determinismo ideológico, el Gobierno brasileño no solamente augura su fractura, sino también su perdición.
Dejando de lado a Mourao y sus opciones geopolíticas contrarias al presidente, la esquizofrenia gubernamental alcanza niveles inconcebibles entre la alianza maldita de Bolsonaro con Guedes al carecer de viabilidad operativa.
Bolsonaro, es el aliado evangelista sionista de Trump y de Netanyahu, mientras que Paulo Guedes, es epígono de George Soros. Quizá Bolsonaro y Guedes ignoren que Soros es el peor enemigo en el planeta de los aliados de Trump y Netanyahu.