Carlos Fernández de Cossío, direttore generale degli Stati Uniti nel Ministero delle Relazioni Estere di Cuba, ha assicurato la stampa che è possibile avanzare verso uno scambio normale con il Governo degli USA solo su basi di rispetto e uguaglianza.
Dopo l’inaugurazione della XVIII edizione della serie di conversazioni di Cuba sulla politica estera degli Stati Uniti d’America, intitolata /Le relazioni Cuba-Stati Uniti: la sfida di una convivenza basata nel mutuo interesse/, realizzata dal 16 al 18 dicembre, il diplomatico cubano ha accentuato che la volontà politica è costruire una relazione bilaterale civile, tra uguali.
Ha detto inoltre che i temi da discutere nell’incontro si riferiscono alle sfide da affrontare per i due Stati, avendo l’esperienza degli anni più recenti nei quali si è dimostrata la possibilità di costruire un’agenda bilaterale comune agli interessi reciproci.
«Come si sa, oggi non esiste nel governo degli Stati Uniti la volontà di costruire una relazione pacifica e rispettosa con Cuba. Sino a che esisterà la Legge Helms- Burton e la si mantenga vigente, non sarà possibile pensare in una relazione sostenibile tra i nostri due paesi. Qualsiasi sforzo futuro per la relazione bilaterale deve considerare l’ostacolo rappresentato dalla Legge Helms-Burton», ha avvertito Fernández de Cossío.
Il diplomatico ha assicurato che – rispondendo alla domanda su una possibile rottura delle relazioni – «che non è questo quello che abbiamo detto : quello che conosciamo è che c’è un gruppo di persone poderose negli Stati Uniti che hanno questa intenzione. Quello che Cuba non può è sorprendersi con questa realtà, se succedesse» ha segnalato.
«La rottura delle relazioni ufficiali avrebbe effetti avversi in temi puntuali che dipendono direttamente da questi scambi ufficiali, ma di sicuro noi viviamo da quasi 60 anni senza vincoli ufficiali e a Cuba nessuno ha perso il sonno per questo».
Fernández de Cossío ha insisto che non è quello che desideriamo.
«Cuba crede che debbano esistere relazioni bilaterali e lavora a favore di queste. Sappiamo che questo è l’interesse della maggioranza della popolazione degli Stati Uniti, che esitano relazioni bilaterali, ma anche senza queste siamo pronti ad assumere la sfida».
Con lui, Benjamin Chavis, direttore esecutivo dell’Associazione Nazionale degli Editori di Giornali negli USA ha detto che la maggioranza della popolazione nel suo paese desidera buoni vincoli tra i due popoli.
«Per avere migliori relazioni i popoli devono lavorare uniti e mi compiace informare che stiamo identificando strategie, progetti e soluzioni per migliorare i nostri scambi. Lavoriamo per cercare di porre fine al blocco. Vogliamo stabilire tutte le misure necessarie per terminare con le restrizioni contro Cuba».
Chavis ha detto d’essere a favore dell’eliminazione dell’ingiusto blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, e appoggia la Rivoluzione perché questo processo ha apportato benefici al suo popolo, agli stessi Stati Uniti e al mondo.
Ha elogiato l’accesso gratis e per tutti all’assistenza medica e l’educazione nell’Isola grande delle Antille, una cosa che devono apprendere i governanti statunitensi, ha commentato.
«Qui a Cuba esiste l’accesso gratis ai servizi medici. Negli Stati Uniti oggi non esiste accesso gratis ai servizi medici.
In Cuba oggi esiste l’accesso gratis all’educazione, dalle elementari ai diplomi post laurea. Negli Stati Uniti l’educazione è costosa e non tutti la possono pagare» ha affermato l’intellettuale che ha partecipato all’evento accompagnato da 30 studiosi del suo paese.
Ha definito opportuna la decisione dell’ex presidente Barack Obama quando decise nel 2014 di riprendere le relazioni diplomatiche tra i due paesi e lo aveva annunciato proprio il 17 dicembre con la libertà di tre dei Cinque Eroi, ingiustamente reclusi in prigioni degli USA.
Ha commentato d’aver viaggiato dall’aeroporto JFK di Nuova York con un volo diretto a L’Avana con la linea aerea Jetblue, in un viaggio meraviglioso, e per questo non comprende perché esistono nuove restrizioni, perché le persone dagli Stati Uniti non possano viaggiare a Cuba.
«Considero che questa sia una violazione dei diritti umani», ha assicurato. .
Nelle parole di benvenuto all’evento accademico, Rogelio Polanco, rettore dell’Istituto Superiore delle Relazioni Internazionali (ISRI), ha precisato che l’appuntamento è un prezioso contributo al patrimonio accademico dell’istituzione e un incentivo alla conoscenza e all’attività investigativa su temi di grande importanza.
Ha chiamato i diplomatici cubani “antimperialisti per convinzione prenatale” e ha detto che questa è un’opportunità per gli accademici, gli investigatori e gli altri professionisti partecipanti per dibattere con assoluto rispetto le diverse tematiche dell’attualità dei due paesi e lo stato delle relazioni bilaterali.
«Oggi siamo di fronte a uno scenario avverso che caratterizza lo storico conflitto bilaterale. Vi chiamiamo a studiarlo, approfondirlo e mantenere latenti le speranze e a ricostruire i ponti».
Nell’evento del ISRI il dibattito è stato sviluppato con gruppi su temi vari come Politica interna e politica estera dell’amministrazione di Donald J. Trump, impatto per Cuba; Proiezioni delle relazioni Cuba-Stati Uniti, uno sguardo all’anno elettorale; l’Impatto della Legge Helms-Burton nelle relazioni bilaterali, un avvicinamento; Tendenze sociopolitiche e demografiche della comunità cubana negli USA , nella cornice dell’anno elettorale ; lo spazio condiviso , l’ambiente e le perdite degli idrocarburi; La cooperazione medica cubana nel mondo.