«Adesso sì che vinciamo la guerra!». La frase non fu detta perché in maniera ingenua o superficialmente ottimista, Fidel pensava che con un così scarso numero di armi e di uomini era sufficiente per realizzare quel grande desiderio, ma perché sapeva che quello non era un desiderio di pochi, era il desiderio di un popolo, perché il suo pensiero premonitore gli permetteva di comprendere che tutti quelli che lo accompagnavano e lui stesso si sarebbero moltiplicati in milioni, perché il richiamo al combattimenti era fatto e una volta sparsa la semente proveniente dalle gesta indipendentiste, nessuno avrebbe potuto impedire che germinassero.
Sette fucili, un forte abbraccio di fraternità e la ferrea convinzione che la vittoria era possibile. Non ci vogliono altri dettagli per far tornare alla memoria qual luogo divenuto simbolo di volontà, di speranza e d’impegno sacro, eterno e definitivo con la causa libertaria.
Dopo la furia del mare rabbioso, dopo il battesimo del fuoco, dopo il cammino con il rischio costante e senza riposo, il raggio di luce che ruppe le oscure avversità fu a Cinco Palmas.
Fu un fascio di luce che irruppe là. Così potente e rifulgente che si spande ancora oggi con la stessa intensità di quella notte, attraversando il tempo e la storia.
È eterno, come il gigante di quel giorno che con una sola frase dimostrò che i sogni creano utopie le utopie sono mete e le mete se sono giuste e valide dotano gli esseri umani di un’energia infinita e fertile che si condivide, che riunisce cuori al suo passaggio.
Bastarono due anni, due anni soli perché la ragione li assistesse irrevocabilmente e quella affermazione del 18 dicembre del 1956 si trasformasse in grida di giubilo e gloria popolare, nel primo giorno del calendario del 1959 e in unità indistruttibili, da allora, per sferrare e vincere tutte le battaglie a venire che, e lo sappiamo bene noi cubani, non sono state né facili né poche.
Cinco Palmas ci insegna che gli ostacoli e le difficoltà esistono, non per esitare di fronte a loro, ma per crescere e impedire che la nostra volontà venga annullata.
Così abbiamo fatto la Rivoluzione, così continuiamo a farla e maggiori sono le avversità, più nobile e profondo è il nostro impegno di solidificare le fondamenta che sostengono questa opera.
Siamo coscienti dei pericoli che ci minacciano e intendiamo la complessità del nostro tempo; sappiamo quello che implica l’irriverenza di fronte al più poderoso degli imperi, ed è per questo che in ogni fronte: l’economico, il politico, il sociale … ritorniamo sempre simbolicamente a Cinco Palmas e da lì portiamo la piena sicurezza della vittoria.