A 54 anni dalla celebrazione della I Conferenza Tricontinentale a L’Avana, ti invitiamo a ricordare alcuni degli obiettivi e dei risultati dell’incontro.
La I Conferenza Tricontinentale dei popoli di Africa, Asia ed America Latina, tenutasi a L’Avana, capitale di Cuba, tra il 3 ed il 14 gennaio 1966, riunì figure di innegabile statura politica che si diedero convegno per stringere i legami tra Le forze rivoluzionarie del mondo.
Per 12 giorni, 512 delegati di 82 paesi, tra i quali spiccarono il cileno Salvador Allende; il guatemalteco Luis Augusto Turcios Lima; il guyanese Cheddy Jagan; il venezuelano Pedro Medina Silva; l’uruguaiano Rodney Arismendi ed Amílcar Cabral, della Guinea Bissau e Capo Verde, alzarono la voce a favore delle cause giuste.
Allo stesso modo, capi di stato che non poterono partecipare all’evento come l’allora presidente vietnamita Ho Chi Minh; Il leader della RPD di Corea, Kim Il Sung; l’egiziano Gamal Abdel Nasser; l’algerino Houari Boumedienne e il tanzaniano Julius Nyerere, tra altri, inviarono i loro messaggi.
Tra gli obiettivi che motivarono la realizzazione della Conferenza Tricontinentale c’erano raggiungere la liberazione, indipendenza e sovranità nazionale dei popoli, contro l’imperialismo, contro l’apartheid, il colonialismo, il neo-colonialismo, flagelli di cui il mondo non è ancora riuscito a staccarsi completamente.
Allo stesso modo, l’evento che il dirigente storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, qualificò come una “grande festa di solidarietà internazionale”, tese ponti tra le divisioni tra i movimenti e governi anticoloniali dell’Africa ed Asia e quelli dell’America Latina.
Allo stesso modo, unendo le esperienze del Movimento dei Paesi Non Allineati e delle lotte di liberazione nazionale e socialista nel sud globale, aprì le porte del continente latinoamericano al popolo palestinese, poiché una rappresentazione considerevole di rappresentanti di diverse fazioni dell’Organizzazione per la Liberazione dalla Palestina partecipò all’incontro.
Durante l’evento, divennero anche temi centrali il ruolo dell’imperialismo nella cultura e le relazioni con le organizzazioni di massa e si realizzarono sessioni dedicate a temi economici, politici e culturali il cui impatto risonò oltre l’evento.
Uno dei principali risultati dell’incontro fu la creazione dell’Organizzazione di Solidarietà dei Popoli d’Africa, Asia ed America Latina (OSPAAAL), che per oltre 50 anni guidarono gli obiettivi di unire, coordinare e promuovere la lotta del popoli dei tre continenti contro il colonialismo, il neo-colonialismo e l’imperialismo.
Tuttavia, l’idea di fondare un organismo tricontinentale non era fine a se stessa, ma uno strumento politico per consolidare un fronte contro la violenza USA e dei suoi alleati in Indocina, oltre a rafforzare i movimenti di liberazione nazionale.
L’OSPAAAL, le cui funzioni cessarono nel 2019, ha offerto un sostegno deciso e solidale ai paesi recentemente liberati dal colonialismo così come a quelli che si sarebbero successivamente resi indipendenti e difese il diritto di ogni popolo, una volta conquistata la sua sovranità, a decidere il governo, la legge ed il sistema politico, economico e sociale che lo avrebbero governato, senza interferenze straniere.
Inoltre, stimolò l’effettiva ed opportuna cooperazione tra le nazioni per garantire le loro aspirazioni alla pace, allo sviluppo ed alla prosperità sociale e promosse la difesa del patrimonio e dell’identità culturale, l’accesso all’informazione ed all’istruzione.
D’altra parte, si tracciò la riaffermazione di un’autentica agenda di pace, disarmo e coesistenza pacifica per tutti, oltre al supporto illimitato per raggiungere e difendere la liberazione nazionale, mediante una solidarietà transnazionale attiva, che superasse le limitazioni burocratiche.
I suoi valori risultarono in forte contrasto rispetto alla propaganda disinformativa ed al la penetrazione ideologica e culturale colonialista ed imperialista. Con l’obiettivo di diffondere la visione del mondo dei paesi membri e smentire le campagne che cercavano di travisare la lotta dei popoli, dividere i movimenti e distorcere le cause delle rivoluzioni, furono fondati il bollettino e la rivista Tricontinental.
In quei mezzi stampa il comandante Ernesto Guevara, il Che, scrisse il suo Messaggio ai popoli del mondo, in cui chiamò a “crea due, tre … molti Vietnam” ed espresse le sue idee di unità per affrontare tutte le forme di dominio e colonialismo, assicurando che “è tempo di mitigare le nostre discrepanze e di mettere tutto al servizio della lotta”.
Secondo gli intellettuali Rafael Hernández (Cuba) e Jennifer Ruth Hosek (Germania), la grandezza reale di questo incontro solo si apprezza come parte di un arduo processo di costruzione di alleanze politiche.
“Avvenne realmente un esercizio di concertazione diplomatica tra forze anti-egemoniche e progressiste provenienti dalla maggior parte delle regioni del mondo, statali e non statali, legali ed armate, atee e credenti, socialiste, comuniste ed indipendentiste, al cui centro si dibatteva la questione della liberazione nazionale, tema che debordava l’insurrezione o la guerra di guerriglia”, affermano.
I Conferencia Tricontinental: Un hito de solidaridad
A 54 años de la celebración de la primera Conferencia Tricontinental en La Habana te invitamos a recordar algunos de los objetivos y logros del encuentro.
La primera Conferencia Tricontinental de los pueblos de África, Asia y América Latina, desarrollada en La Habana, capital de Cuba, entre el 3 y el 14 de enero de 1966, reunió a figuras de innegable talla política que se dieron cita para estrechar lazos entre las fuerzas revolucionarias del mundo.
Durante 12 días, 512 delegados de 82 países, entre los que destacaron el chileno Salvador Allende; el guatemalteco Luis Augusto Turcios Lima; el guyanés Cheddy Jagan; el venezolano Pedro Medina Silva; el uruguayo Rodney Arismendi y Amílcar Cabral, de Guinea Bissau y Cabo Verde, alzaron sus voces a favor de las causas justas.
Asimismo, jefes de Estado que no pudieron acudir al evento como el entonces presidente vietnamita Ho Chi Minh; el líder de la RPD de Corea, Kim Il Sung; el egipcio Gamal Abdel Nasser; el argelino Houari Boumedienne y el tanzano Julius Nyerere, entre otros, enviaron sus mensajes.
Entre los objetivos que motivaron la realización de la Conferencia Tricontinental estaban alcanzar la liberación, la independencia y la soberanía nacional de los pueblos, frente al imperialismo, contra el apartheid, el colonialismo, el neocolonialismo, flagelos que de los que aún el mundo no ha logrado desprenderse por completo.
Asimismo, el acontecimiento que el líder histórico de la Revolución cubana, Fidel Castro, calificó como una “gran fiesta de solidaridad internacional”, tendió puentes entre las divisiones entre los movimientos y gobiernos anticoloniales de África y Asia y los de América Latina.
Igualmente, uniendo las experiencias del Movimiento de Países No Alienados y de las luchas de liberación nacional y socialista en el Sur global, abrió las puertas del continente latinoamericano al pueblo palestino, pues una representación considerable de representantes de diferentes facciones de la Organización para la Liberación de Palestina participó en la reunión.
Durante el evento también devinieron temas centrales el papel del imperialismo en la cultura, y las relaciones con las organizaciones de masas y se llevaron a cabo sesiones dedicadas a temas económicos, políticos y culturales cuyo impacto resonó más allá del evento.
Uno de los principales resultado del encuentro fue la creación de la Organización de Solidaridad de los Pueblos de África, Asia y América Latina (Ospaaal), a la que durante más de 50 años guiaron las metas de unir, coordinar e impulsar la lucha de los pueblos de los tres continentes contra el colonialismo, el neocolonialismo y el imperialismo.
Sin embargo, la idea de fundar un organismo tricontinental no era un fin en sí mismo, sino un instrumento político para consolidar un frente ante la violencia de los Estados Unidos y sus aliados en Indochina, además de fortalecer a los movimientos de liberación nacional.
La Ospaaal, cuyas funciones recesaron en 2019, brindó un apoyo firme y solidario a los países recién liberados del colonialismo así como a los que serían posteriormente independizados y defendió el derecho de cada pueblo, una vez conquistada su soberanía, a decidir el gobierno, la ley y el sistema político, económico y social que lo regiría, sin interferencias foráneas.
Además, estimuló la cooperación efectiva y oportuna entre las naciones para asegurar sus aspiraciones a la paz, el desarrollo y la prosperidad social y promovió la defensa del patrimonio y la identidad cultural, el acceso a la información y a la educación.
Por otra parte, se trazó la reafirmación de una auténtica agenda de paz, desarme y coexistencia pacífica para todos, además del apoyo irrestricto a lograr y defender la liberación nacional, mediante una solidaridad transnacional activa, que superara limitaciones burocráticas.
Sus valores resultaron un fuerte contraste respecto a la propaganda desinformativa y la penetración ideológica y cultural colonialista e imperialista. Con el objetivo de difundir la visión del mundo de los países integrantes y desmentir las campañas que buscaban tergiversar la lucha de los pueblos, dividir movimientos y distorsionar las causas de las revoluciones, se fundaron el boletín y la revista Tricontinental.
En ese medio de prensa, el comandante Ernesto Guevara, el Che, escribió su Mensaje a los pueblos del mundo, en el que llamó a “crear dos, tres… Muchos Vietnam” y manifestó sus ideas de unidad para enfrentar toda forma de dominación y colonialismo, al asegurar que “es la hora de atemperar nuestras discrepancias y ponerlo todo al servicio de la lucha”.
De acuerdo con los intelectuales Rafael Hernández (Cuba) y Jennifer Ruth Hosek (Alemania), la magnitud real de este encuentro solo se aprecia como parte de un arduo proceso de construcción de alianzas políticas.
“Ocurrió realmente un ejercicio de concertación diplomática entre fuerzas antihegemónicas y progresistas provenientes de la mayoría de las regiones del mundo, estatales y no estatales, legales y armadas, ateas y creyentes, socialistas, comunistas e independentistas, en cuyo centro se debatía la cuestión de la liberación nacional, tema que desbordaba la insurgencia o la guerra de guerrillas”, sentencian.