La resistenza e lo sviluppo che ci proponiamo sono un affronto all’alienazione del capo dell’impero che non è preparato per intendere un paese unito di operai, scienziati, intellettuali e studenti, né un modello di sviluppo sociale che pone a primo posto l’essere umano.
Continuano a cercare d’ammazzarci e ci vogliono morti.
Non è un gioco di parole, né un discorso capriccioso, è l’essenza e la pretesa di una guerra, un vero genocidio degli Stati Uniti contro Cuba.
Sì, non è nuovo, ma quello che succede è che ora la politica imperiale nelle mani di uno schizofrenico del potere diventa più aggressiva perché è frutto dell’impotenza e dell’isteria di un personaggi che si crede Dio ma Donald Trump non smette invece d’essere un povero diavolo, nonostante tutto il suo denaro.
Più noi trionfiamo, più incontrollabile diventa, perché la resistenza e lo sviluppo che ci proponiamo sono un affronto per l’alienato capo dell’impero che non è preparato per capire un paese unito di operai, scienziati, intellettuali e studenti, nè un modello di sviluppo sociale che pone prima di tutto l’essere umano.
Per questo riprende il ritornello di 60 anni fa: far soffrire le famiglie, creare scarsità, disperazione, esasperazione per le strade e nelle case di quest’Isola di pace, di allegria, di gente buona ma anche molto combattiva. Si deve avere il pelo sullo stomaco – perché non è demenza ne pazzia- per dire che le misure sono contro il governo cubano.
Abbiamo aperto la settimana con la notizia che s’introdurranno l’automatica e la robotica nelle scuole; con una Fiera Internazionale del Libro, con 400 titoli e quattro milioni di copie in un ambiente di sapienza, di piacere della conoscenza, come può fare solo un popolo colto, che per questo è sempre più libero.
Il magnate presidente sicuramente avrà lanciato un grido al cielo e assieme a quelli che lo alimentano di bile contro Cuba avrà esclamato: «Ma sono matti! Con tutti i problemi che hanno, voglio dire con tutti i problemi che gli diamo, come si dedicano a queste cose…».
Bloccano i combustibile creando lunghe code ai garage e si devono implementare misure con il gas perché basti per tutti, interrompere il lavoro degli zuccherifici per mancanza d’elettricità. Ci tolgono la possibilità delle navi da crociera e degli aerei per impedire che giungano visitatori nel paese, provenienti dal loro stesso popolo.
Con la persecuzione finanziaria provocano instabilità, oggi con i prodotti per l’igiene personale, stigmatizzano i nostri artisti, negano il diritto di un bambino a una medicina dalla quale dipende la sua vita, hanno impedito ai nostri giocatori di baseball di partecipare alla Serie dei Caraibi .
E tutto per far apparire inefficiente il Governo, come la Rivoluzione e il Socialismo, perché sanno che sono gli unici invitti, dopo 60 anni di aggressioni.
Quello che accade ai governi degli USA e a questo soprattutto, è che Cuba li molesta con le sue conquiste, i suo popolo intelligente, sano, educato e solidale. Li molesta il suo esempio.
Nella loro Dottrina Monroe di più di 200 anni non hanno mai concepito un Fidel e tanto meno la continuità di questi in ogni essere umano degno di questo pezzetto di Caraibi, che ha nella difesa della sua sovranità e indipendenza, la sua felicità, la sua allegria e i benessere della sua famiglia, non con milioni di dollari, ma sì con un’infinita ricchezza di pace e sicurezza.
Li fa arrabbiare la nostra inflessibilità di fronte al mal fatto, sì, perché all’aggressività imperiale non possiamo aggiungere inefficienze né pasticci e tanto meno mancanza di sensibilità.
Noi non ci lasciamo ingannare; un si salvi chi può è quello che vogliono seminare in Cuba come fanno nel mondo intero, e i nostri vicini dell’America Latina e dei Caraibi disgraziatamente sono stati testimoni.
Li irrita la sicurezza che gli investitori stranieri vedono in Cuba e per questo li perseguitano; gli si gonfia il fegato vedere il Governo cubano valoroso e ardito per ogni centesimo d’entrata con l’altissima morale che ogni hotel, affare, un servizio o un bene che si esporta è per il popolo, quello che lavora e studia, quello che fa le code, che ha la capacità di scherzare anche con i suoi problemi, quello che ha l’immenso coraggio e l’elevato merito di sconfiggere tutti i giorni l’imperialismo.
La risposta di fronte alla nevrastenia della Casa Bianca l’ha ricordata il Presidente Díaz-Canel in un tuit, lunedì 10, quando ha parlato con le parole di Fidel: «La nostra Patria ha vinto le prove più dure e siamo giunti sino qui e continuiamo ad andare avanti lavorando al nostro futuro senza che nessuna forza ci possa piegare, intimidire o obbligarci a rinunciare a uno solo dei nostri principi».