13 Marzo, contro il covo

Il sangue giovane che si sacrifica per la Patria scorre ancora ardente nella memoria.  E il corpo che lo offre vive e marcia.

Dilbert Reyes Rodríguez

Popolo di Cuba! Sono le prime parole di José Antonio Echeverría, 20 minuti dopo le tre del pomeriggio del 13 di marzo del 1957,  dette dall’emittente Radio Reloj, leggendo il comunicato del Direttorio Rivoluzionario.

Il sangue giovane che si sacrifica per la Patria scorre ancora ardente nella memoria.  E il corpo che lo offre vive e marcia.

Non importa se è passato un anno, due, 63. Ogni 13 marzo l’agitazione del cuore  ci ricorda il revolver stretto nella mano,  la rabbia contenuta, le ansie galoppanti di giustizia, la fretta di una generazione contro il Palazzo che più che un palazzo era un covo.

Le anime che si gettano nel combattimento hanno un nome in questo giorno: Direttorio Rivoluzionario, e raccontano l’età di quelli che passano con i libri salendo la scalinata sotto le braccia aperte dell’Alma Mater.

I loro propositi, far crollare il regime. Non hanno altro piano che quello di vincere né alternativa differente che entrare, sorprendere, giustiziare, passare le armi della guarnigione e al popolo che li seguirà dopo l’assalto, per cancellare quanti boia sanguinari praticarono il massacro e la tortura.

Questo popolo, non ci sono dubbi, si sarebbe sollevato ascoltando la potente voce del  giovane leader nelle onde di  Reloj.

Antonio Echeverría, effettivamente, tuonò  come un lampo. Le sue parole come un inno. Il proclama, inconcluso, lasciò nel’aria il sordo colpo di un secondo dopo l’altro, nel palazzo il tiranno fuggiva, i suoi fratelli morivano nella ritirata e lui sapendolo andò da loro a morire.

I secondi nell’aria, già senza voce, senza spari, ma nei petti dell’Isola ardente restò la voce che la chiamò alla battaglia: Popolo di Cuba …!

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.