José Roberto Duque https://medium.com/@misionverdad2012
Sebbene la risposta del governo venezuelano all’attuale situazione di pandemia e calamità planetaria sia stata una delle più opportune, lo scenario ed il clima emotivo del paese non sembra essere propizio al riposo o ad abbassare la guardia.
In qualsiasi epoca ed in altre latitudini, le situazioni di tragedia o disgrazia collettiva sogliono o solevano unire in uno sforzo le volontà attorno a un solo obiettivo o meta: il raggiungimento della pace sociale, il superamento del momento critico ed il rafforzamento dello spirito di corpo nazionale. Anche quando, elencando i fattori che mobilitano l’opinione e la volontà, menzioniamo coloro che hanno deciso di distruggere il progetto bolivariano, ricordiamo che qualcosa ci unisce come clan, come squadra, ed è il semplice fatto di essere nati qui.
C’è o dovrebbe esserci un essere nazionale, una condizione comune, uno spirito venezuelano in grado di radunarci, se non a spingerci nella stessa direzione, almeno a dichiarare il minimo patto di non aggressione mentre lavoriamo per mantenere la calma, il rispetto ad alcune norme di salvaguardia della sicurezza fisica delle persone.
Ma il desiderio di distruzione e l’ossessione per la presa del potere o il controllo del Venezuela (o con la sua consegna agli USA) è stata più potente di qualsiasi norma etica o persino razionale. Stiamo assistendo allo spaventoso, grottesco, vergognoso momento in cui la fazione che sta seguendo gli ordini della potenza del nord sfrutta o vuole approfittare della vulnerabilità del Venezuela per cercare di attribuire tutta la tragedia attuale e potenziale al governo legittimo (l’unico, quello di Nicolás Maduro).
La strategia è così ovvia, sfacciata e visibile che offende menzionarla come “risultato di un’analisi”. Ma è necessario mappare o catalogare le sue linee di azione:
-Disapprovazione, creazione di dubbi e derisione di tutti i rapporti ufficiali sulla diffusione del coronavirus nel territorio venezuelano.
-Adesione automatica ed incondizionata dei media ed entità manipolatrici delle reti sociali, al discorso generato alla Casa Bianca, nel senso che il virus che decima l’umanità è “cinese”, e che i paesi alleati del Venezuela, e persino il comunismo, sono i responsabili della sua diffusione.
-Fabbricazione di una matrice fantasma secondo la quale il numero “reale” di persone colpite dal virus è molte volte superiore a quello indicato dai rapporti ufficiali.
-Fabbricazione graduale di un dossier da utilizzare in futuro come estorsione o arma contro il governo: le entità piegate agli USA potrebbero accusare il governo venezuelano di essere colpevole di una moria reale o artificialmente costruito.
La generazione di panico, dubbi e rigetto del governo venezuelano tra la popolazione è stata una costante nella storia dei laboratori antichavisti da prima che Chávez salisse al potere: a Chávez fu attribuito il crollo della borsa di Caracas quando era candidato (incolpare il governo precedente è un processo più o meno costante ovunque; incolpare di una calamità “il prossimo governo” fu un fenomeno registrato solo qui, nel 1997-1998), il bilancio di vittime della tragedia di Vargas e della costa venezuelana nel 1999, le morti perpetrate da poliziotti e sicari golpisti nell’aprile 2002; il chavismo fu accusato della paralisi dell’industria e del commercio condotta da Fedecámaras e dalla fazione di destra di tutte le corporazioni durante il sabotaggio petrolifero (2002-2003); Chávez ed il chavismo furono accusati della violenza e della distruzione di beni che Leopoldo López ed il suo maggiordomo Guevara avevano ordinato su istruzioni USA nel 2014-2017.
Dozzine di giovani sono morti nelle strade a causa dell’uso negligente di esplosivi ed armi mortali, ed il fascismo che ha armato e spinto questi giovani ad immolarsi ha voluto approfittare di quelle morti.
La brigata della disinformazione
Fedeli a quella pratica che nessun dividendo politico le ha generato (si prega di fare riferimento all’olimpico discredito della “dirigenza” guarimbera nei ranghi antichavisti), nell’attuale situazione di pandemia, la strategia del clan sponsorizzato e finanziato dagli USA e da alcuni paesi d’Europa consiste nell’attribuire al governo di Nicolás Maduro le morti per virus, il comportamento irresponsabile dei cittadini ed il silenzio su un presunto bilancio delle vittime della cui esistenza hanno solo riferimenti le fantasie cospirative dell’antichavismo.
Il 21 marzo, un giornalista molto attivo nella linea di propagazione di dubbi, panico e menzognemascherate da indagini veniva arrestato dalle autorità di polizia. Il sistema informativo al servizio degli USA si è affrettato a diffondere il fatto con un’etichetta già ampiamente utilizzata: “Attacco alla libertà di espressione ed al diritto di informare e ad essere informati”.
Il giornalista in questione, così come dozzine, centinaia o migliaia di coloro che gravitano intorno al grande finanziatore USA ed al suo esecutore di transazioni e trasferimenti, Juan Guaidó, si era piegato alla tattica consistente nello smentire tutti i rapporti ufficiali con opinioni e voci sue e dei suoi amici.
È facile seminare dubbi a partire dal numero ufficiale di contagiati; è così facile come aspettare che il governo pronunci una cifra e sincronizzare il clan del panico affinché semini dubbi.
“Non è vero che ci sono 70 contagiati, perché il mio collega Javier Mayorca ha scoperto altri due casi”. Molto facile, sì; ciò che è difficile o impossibile è spiegare al pubblico, ad un giudice o ad un procuratore come il giornalista sa se quei due presunti casi che “gli sono appena arrivati” (se mai gli sono arrivati) non si trovavano già nella lista ufficiale.
È il rapporto della struttura che conta su medici, funzionari e comunità organizzata dispiegati in ogni metro quadrato del paese, contro la parola irresponsabile e malsana di un clan di calunniatori che non sono in contatto con la notizia: per amore di Cristo, quei signori stanno rinchiusi nelle loro case, non hanno modo di compilare informazioni credibili su contagiati e deceduti.
Cercare di vendere come notizia qualsiasi catena o storia che ti giunga tramite WhatsApp non è più, qui, un atteggiamento perversamente infantile, e passa a convertirsi in un crimine contro la verità, contro il diritto delle persone a vivere in pace, specialmente in un momento difficile come quello attuale.
Affinché il diritto dei cittadini ad essere informati riacquisti il suo peso ed importanza, il diritto ad informare deve passare attraverso il necessario filtro: l’etica, la serietà, il rispetto minimo per la verità e per l’intelligenza dei recettori di notizie. Decretare che io ho più e migliori informazioni del governo senza uscire dalla stanza da dove manipolo il mio telefono, non è una procedura né un atteggiamento etico, serio o rispettoso: è un atteggiamento che si converte in criminale quando, per propagarlo, usa il potere delle multinazionali del rovesciamento dei governi, mimetizzate in “cittadinanza che utilizza le reti”.
Al fine di proteggere l’identità e il diritto alla privacy dei contagiati, il governo si astiene dal rendere pubblici i loro nomi ed il luogo di residenza. Questa caratteristica, necessaria ed umanitaria, dei rapporti è sfruttata dalla cospirazione mediatica per generare più paura nella popolazione, uno dei cui settori non desidera più notizie speranzose o generatrici di sollievo ma piuttosto indizi o segnali che ci sono milioni di venezuelani infetti o morti, che il governo venezuelano è colpevole di queste morti e che “tranquilli: già arrivano Guaidó e gli USA per occuparsene e salvarci”.
Non solo la pandemia
Al di là della realtà più palpabile, che è l’effettivo controllo del governo nazionale sulle misure che impediranno una massiccia infezione dei cittadini, il resto dello scenario del marzo venezuelano tende ad essere propizio all’approfondimento di questa e di altre cospirazioni.
È il momento più crudo e devastante della siccità e della combustione spontanea o provocata delle colture, che si traduce in una riduzione o distruzione, ancora più drammatica, della nostra capacità di produrre alimenti.
È un momento che “arriva” ogni anno, in questo periodo, con il peggio della stagione secca: la difficile stagione della produzione zero o vicina allo zero. E l’aggravamento dovuto alla situazione di blocco e sanzioni a coloro che cercano di venderci alimenti.
Non stiamo producendo né importando cibo, siamo in una situazione di pandemia ed il resto dei paesi del tropico stanno consumando le proprie riserve, anche con una produzione devastata dalla obbligata cessazione dei processi.
Il CLAP raggiunge milioni di famiglie con sempre più prodotti venezuelani, in particolare la farina di mais precotta.
La semina del mais per la prossima stagione inizierà in aprile o maggio, nella speranza che le piogge non ritardino a causa di eventi meteorologici, ciò che significa che la prossima raccolta del mais è prevista per agosto.
Ma non ci sono molti articoli in grado di rifornirci nel breve tempo. Solo la produzione artigianale, familiare e locale può risolvere alcune situazioni molto specifiche, ma non rispondere.
Il Ministro dell’Agricoltura e delle Terre lo ha avvertito in brevi dichiarazioni: dobbiamo ridurre il volume del consumo di alimenti. È il grande momento della nostra capacità di resistenza ed organizzazione, e questo come sfida da superare può suonare stimolante per un popolo già abituato a difficoltà, sabotaggi e calamità.
Ma la cospirazione continuerà e questo nuovo ciclo planetario continuerà ad essere usato come arma dagli USA e dai suoi alleati venezuelani, non contro il governo, ma contro gli abitanti del Venezuela.
El crimen en curso: la pandemia como arma
Por José Roberto Duque
Aunque la respuesta del gobierno venezolano a la actual situación de pandemia y calamidad planetaria ha sido de las más oportunas, el escenario y el clima emocional del país no parece ser propicio para el descanso o el bajar la guardia.
En cualquier época y en otras latitudes, las situaciones de tragedia o desgracia colectiva suelen o solían unir en un solo esfuerzo las voluntades alrededor de un solo objetivo o meta: el logro de la paz social, la superación del momento crítico y el fortalecimiento del espíritu de cuerpo nacional. Incluso cuando, al enumerar los factores movilizadores de opinión y voluntades, mencionamos a quienes han decidido destruir el proyecto bolivariano, recordamos que algo nos une como clan, como equipo, y es el solo hecho de haber nacido aquí.
Hay o debería haber un ser nacional, una condición común, un espíritu venezolano capaz de congregarnos, si no a empujar en una misma dirección, al menos a declarar el mínimo pacto de no agresión mientras trabajamos en el mantenimiento de la calma, el respeto a unas normas de resguardo de la seguridad física de las personas.
Pero el ansia de destrucción y la obsesión con la toma del poder o el control de Venezuela (o con su entrega a Estados Unidos) ha podido más que toda norma ética o tan siquiera racional. Asistimos al momento espantoso, grotesco, vergonzante, en que la facción que cumple órdenes de la potencia del norte aprovecha o quiere aprovechar la vulnerabilidad de Venezuela para intentar atribuirle toda la tragedia actual y potencial al gobierno legítimo (el único, el de Nicolás Maduro).
La estrategia es tan obvia, descarada y visible que ofende mencionarla como “resultado de un análisis”. Pero es necesario mapear o catalogar sus líneas de acción:
-Desaprobación, creación de dudas y sometimiento a burlas de todos los informes oficiales respecto a la propagación del coronavirus en el territorio venezolano.
-Adhesión automática e incondicional de los medios y entidades manipuladoras de redes sociales, al discurso generado en la Casa Blanca, en el sentido de que el virus que diezma a la humanidad es “chino”, y que los países aliados de Venezuela, e incluso el comunismo, son los responsables de su propagación.
-Fabricación de una matriz fantasma según la cual la cifra “real” de afectados por el virus es muchas veces superior a la que indican los reportes oficiales.
-Fabricación gradual de un expediente a ser utilizado en el futuro como extorsión o arma contra el gobierno: las entidades plegadas a Estados Unidos pudieran acusar al gobierno venezolano de ser culpable de una mortandad real o artificialmente construida.
La generación de pánico, dudas y repudio al gobierno venezolano entre la población ha sido una constante en la historia de los laboratorios antichavistas desde antes de la llegada de Chávez al poder: a Chávez se le atribuyó el desplome de la bolsa de Caracas cuando era candidato (culpar al gobierno anterior es un trámite más o menos constante en todas partes; culpar de una calamidad “al gobierno que viene” fue un fenómeno solo registrado aquí, en 1997–1998), la mortandad en la tragedia de Vargas y la costa venezolana en 1999, la mortandad perpetrada por policías y sicarios golpistas en abril de 2002; al chavismo se le culpó de la parálisis de la industria y el comercio ejecutado por Fedecámaras y la facción derechista de todos los gremios durante el sabotaje petrolero (2002–2003); a Chávez y al chavismo se le acusó de la violencia y la destrucción de bienes que Leopoldo López y su mayordomo Guevara ordenaron por instrucciones de Estados Unidos en 2014–2017.
Docenas de jóvenes murieron en las calles por empleo negligente de explosivos y armas letales, y el fascismo que armó y empujó a esos jóvenes a inmolarse ha querido sacar provecho de esas muertes.
La brigada de la desinformación
Fieles a esa práctica que ningún dividendo político les ha generado (favor remitirse al olímpico desprestigio del “liderazgo” guarimbero en las filas antichavistas), en la actual situación de pandemia, la estrategia del clan apadrinado y financiado por Estados Unidos y algunos países de Europa consiste en atribuirle al gobierno de Nicolás Maduro las muertes del virus, las conductas ciudadanas irresponsables y el silenciamiento de una presunta mortandad de cuya existencia sólo tienen referencias las fantasías conspiradoras del antichavismo.
El 21 de marzo, un periodista muy activo en la línea de propagación de dudas, pánico y mentiras disfrazadas de investigaciones fue detenido por las autoridades policiales. El sistema informativo al servicio de Estados Unidos se apresuró a difundir el hecho con una etiqueta ya bastante recurrida: “Ataque a la libertad de expresión y al derecho de informar y ser informados”.
El periodista en cuestión, así como docenas, centenares o miles de los que gravitan alrededor del gran financista norteamericano y su ejecutor de transacciones y transferencias, Juan Guaidó, se había plegado a la táctica consistente en desmentir con opiniones y rumores suyos y de sus amigos todos los informes oficiales.
Es fácil sembrar dudas a partir del número oficial de contagiados; es tan fácil como esperar que el gobierno diga una cifra y sincronizar al clan del pánico para que siembre dudas.
“No es verdad que haya 70 contagiados, porque mi colega Javier Mayorca se enteró de dos casos más”. Muy fácil, sí; lo difícil o imposible es explicarle al público, a un juez o a un fiscal cómo sabe el periodista si esos dos presuntos casos que a él “le acaban de llegar” (si es que le llegaron) no se encontraban ya en la lista oficial.
Es el informe de la estructura que cuenta con médicos, funcionarios y comunidad organizada desplegadas en cada metro cuadrado del país, contra la palabra irresponsable y malsana de un clan de fablistanes que no están en contacto con la noticia: por amor a Cristo, esos señores están encerrados en sus casas, no tienen forma de compilar información creíble sobre infectados y fallecidos.
Tratar de vender como noticia cualquier cadena o historia que te llega vía WhatsApp ya deja de ser aquí una actitud perversamente infantil, y pasa a convertirse en crimen contra la verdad, contra el derecho de la gente a vivir en paz, sobre todo en un momento difícil como el actual.
Para que el derecho de los ciudadanos a ser informados recobre su peso y su importancia, el derecho a informar debe pasar por el necesario filtro: la ética, la seriedad, el respeto mínimo por la verdad y por la inteligencia de los receptores de noticias. Decretar que yo tengo más y mejor información que el gobierno sin salir del cuarto desde donde manipulo mi teléfono, no es un procedimiento ni una actitud ética, seria ni respetuosa: es una actitud que se convierte en criminal cuando, para propagarla, utilizas el poder de las corporaciones del derrocamiento de gobiernos, mimetizadas en “ciudadanía haciendo uso de las redes”.
Con el objeto de resguardar la identidad y el derecho a la privacidad de los contagiados, el gobierno se abstiene de hacer públicos sus nombres y lugar de residencia. Esta necesaria y humanitaria característica de los reportes es aprovechada por la conspiración mediática para generar más temor en la población, uno de cuyos sectores ya no anhela noticias esperanzadoras o generadoras de alivio sino indicios o señales de que hay millones de venezolanos infectados o muertos, que el gobierno venezolano es culpable de esas muertes y que “tranquilos: ya vienen Guaidó y Estados Unidos a ocuparse y a salvarnos”.
No sólo la pandemia
Más allá de la más palpable realidad, que es el efectivo control del gobierno nacional sobre las medidas que evitarán una infección masiva de ciudadanos, el resto del escenario del marzo venezolano tiende a ser propicio para la profundización de esta y otras conspiraciones.
Es el más crudo y devastador momento de las sequías y de la quema espontánea o provocada de los sembradíos, lo que se traduce en merma o destrucción, todavía más dramática, de nuestra capacidad para producir alimentos.
Es un momento que “llega” todos los años por esta época con lo peor de la temporada seca: la difícil temporada de la producción cero o cercana a cero. Y el agravamiento debido a la situación de bloqueo y sanciones a quienes nos intenten vender alimentos.
No estamos produciendo ni importando comida, estamos en situación de pandemia y el resto de los países del trópico están consumiendo sus reservas, también con la producción devastada por la obligatoria paralización de los procesos.
El CLAP ha estado llegando a millones de familias cada vez con más productos venezolanos, sobre todo de harina precocida de maíz.
La siembra de maíz para la próxima temporada se iniciará en abril o mayo, con la esperanza de que las lluvias no se retrasen debido a fenómenos climatológicos, lo que significa que la próxima cosecha de maíz está prevista para agosto.
Pero no hay muchos rubros capaces de surtirnos en el breve tiempo. Sólo la producción artesanal, familiar y local puede resolver algunas situaciones muy específicas, pero no responder.
El ministro de Agricultura y Tierras lo advirtió en breves declaraciones: hay que reducir el volumen del consumo de alimentos. Es el momento grande de nuestra capacidad de resistencia y organización, y esto como desafío a superar puede sonarle estimulante a un pueblo ya curtido en dificultades, sabotajes y calamidades.
Pero la conspiración continuará, y este nuevo ciclo planetario seguirá siendo usado como arma por Estados Unidos y sus aliados venezolanos, no en contra del gobierno, sino de los habitantes de Venezuela.