Trump, Maduro e la droga

www.altrenotizie.org – Fabrizio Casari

Indifferente ad ogni decenza e in spregio al Diritto Internazionale, certamente influenzato dalla sua passione smodata per il western, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato di essere disposto ad offrire 15 milioni di dollari per la cattura del Presidente venezuelano, Nicolàs Maduro. Trump accusa Maduro ed altri dirigenti bolivariani di commerciare droga, o meglio di esportarla negli USA. Che sia una infamia destinata ad alzare il livello della minaccia militare lo si intuisce facilmente. Che sia una bugia colossale lo si ricava anche solo dal fatto che il Venezuela é bloccato via mare, via terra e nei corridoi aerei verso gli USA; dunque si deve dedurre che il transito che denuncia Trump sia in realtà immaginifico.

La storiella della droga e del Venezuela è un rovesciamento completo della verità. Come stanno le cose? La Colombia produce 1200 tonnellate annue di cocaina. Rappresentano il 95% della richiesta proveniente dagli Stati Uniti, paese leader della domanda di ogni tipo di droga. I produttori e distributori di droga sono quindi colombiani, al punto che tre mesi fa, lo stesso Trump rimproverò il presidente colombiano, Ivan Duque, dell’aumento del traffico di coca verso gli States.

In ragione di un patto di cooperazione militare, in Colombia vi sono 7 basi militari statunitensi. Se gli USA svolgessero i compiti che annunciano, con un simile dispositivo militare il traffico di droga sarebbe stato azzerato o quanto meno ridotto, ma i numeri delle agenzie internazionali dicono che da quando gli USA sono permanentemente in Colombia la produzione di droga è aumentata in modo abnorme e continuato (come del resto succede in Afghanistan). Sarà che gli Usa sono distratti dalla cosiddetta “guerra al comunismo” che, tra il 1970 e il 2018, ha prodotto circa 80.000 colombiani scomparsi, oltre cinquemila sindacalisti e dirigenti politici della sinistra uccisi e 7.700.000 di rifugiati.

Il legame profondo tra cartelli e governo colombiano, documentato da decenni, è possibile anche riscontrarlo in alcuni episodi che qui vengono citati a puro titolo esemplificativo. Poco tempo fa, nel Dicembre del 2019, un sottomarino colombiano fermato nelle acque territoriali spagnole venne perquisito e vi trovarono 3 tonnellate di cocaina.

Alcuni anni prima, nella tenuta di campagna dell’ambasciatore in Uruguay della Colombia di Alvaro Uribe, la polizia di Montevideo scoprì 3 laboratori per la lavorazione della cocaina.

Nel 2018 precipitò in Honduras un aereo privato decollato da Medellin, in Colombia. A bordo, guarda caso, venne trovata una tonnellata di cocaina. L’Honduras è, notoriamente, il trampolino dei narcos: la droga parte dalla Colombia, passa in Honduras e arriva negli States. Che poi l’Honduras ospiti la più grande base militare statunitense in tutta l’America Latina, al punto di essere stato definito “portaerei USA”, dev’essere certamente un’altra beffarda coincidenza.

E se proprio si vuole parlare di membri di governo con le mani sporche di droga, allora Trump farebbe prima a guardare in casa. Uno dei più importanti membri del gabinetto di Trump, Elliott Abrams, Sottosegretario di Stato per l’America Latina con Reagan, venne condannato per aver svolto un ruolo decisivo nell’operazione di scambio tra droga e armi divenuto famoso come Irangate, ovvero il finanziamento illegale ai contras nicaraguensi negli anni ‘80. Forse per questo è stato richiamato in servizio da Trump, che evidentemente ne apprezza il curriculum. Dunque se gli Stati Uniti volessero davvero colpire il mercato della droga dovrebbero cominciare ad operare alcuni arresti a Washington e, soprattutto, in Colombia.

Il Procuratore Generale William Barr é l’accusatore di Nicolàs Maduro. Sinistra coincidenza, giacché Barr fu proprio colui che gestì l’indulto ad Elliott Abrams! Eppure, grazie al famoso spacciatore Free Wick ed ai fratelli Blandon (nicaraguensi) il crack fece ingresso negli USA come omaggio ai cartelli colombiani che lavorarono al finanziamento illegale dei terroristi contras.

Dunque se voleva riferimenti precisi ai trafficanti di droga e armi poteva trovarli nelle sue pratiche evase. Ma Barr, che amministra indegnamente la giustizia impugnandola come il bastone dello Zio Sam, viene chiamato quando serve manipolaree politicamente il Diritto; non a caso fu lui a redigere nel 1989 la giustificazione legale per l’invasione di Panama. A proposito, altra sinistra coincidenza: anche nella circostanza vennero mosse identiche accuse verso Noriega. Non era certo uno stinco di santo Noriega ma era colpevole in realtà di aver abbandonato l’alleanza con gli USA e di non aver voluto utilizzare Panama come base di retrovia per l’aggressione al Nicaragua. Da alleato affidabile divenne terrorista, assassino e mercante di droga nel giro di due riunioni.

Cosa cerca Donald Trump?

L’intenzione della Casa Bianca, piuttosto evidente, è quella di costruire una campagna sul modello di quella delle armi di sterminio di massa in mano a Saddam Hussein; insomma una campagna che, con l’aiuto dei soliti amici (latinoamericani, europei, canadesi, australiani, sauditi e israeliani), copra politicamente un attacco militare contro Caracas. La disperazione di Trump viene dal fallimento di Guaidò (fotografato abbracciato con un boss dei cartelli colombiani, Argenis Vaca, detto “Vaquita”, membro dei Los rastrojos) che sono operativi nello stato di Tachira, (frontiera tra Venezuela e Colombia ndr). Proprio la zona nella quale la Colombia tenta di infiltrare droga e paramilitari, armi ed esplosivi che dovrebbero costituire la base materiale di un golpe militare ma che, nel corso degli anni, la lealtà delle forze armate bolivariane ha trasformato in una catena di insuccessi.

Il Venezuela la cocaina la scopre e la distrugge e non traffica con essa. Dispone però di una riserva di petrolio pari a 360.000 milioni di barili e questo appare un dato difficile da ignorare quando si vuole comprendere l’isteria statunitense verso Caracas. E’ il paese più ricco di petrolio al mondo secondo l’annuario Bp, una delle fonti statistiche più accreditate nel settore. E poi l’oro. Sono 161 sono le tonnellate delle riserve strategiche venezuelane. Ma, soprattutto, c’è il Coltan: il Venezuela si è scoperto giacimento di questo minerale preziosissimo (dai 2 dollari al kg di fine anni ’90 a circa 300 degli ultimi anni), intorno al quale è stato ben presto edificato il più grande impianto di estrazione dell’America Latina. Congo, Ruanda, Brasile e Australia sono gli altri paesi produttori. Il Coltan è utilizzato per  le turbine aeronautiche, per la produzione missilistica e nucleare, é ingrediente fondamentale per la batteria di cellulari, cerca-persone, personal computer, videogame e infine viene utilizzato in medicina, in quanto alcune apparecchiature per funzionare necessitano dei micro condensatori al tantalio.

Alcuni dei motivi che sono alla base dell’ultimo delirio di Trump possono certo essere spiegati con il furore ideologico dell’ultradestra fascista che governa gli USA, ma più in là di questo arrivano i numeri dell’economia. Gli Stati Uniti sono il paese con il maggior debito pubblico del mondo, al massimo del deficit della loro storia. Secondo la Banca Mondiale, le sue riserve non sono sufficienti nemmeno a coprire il 2% dell’indebitamento totale, il cui 10% è in mano ai cinesi. Le riserve monetarie statunitensi ammontano a 450 miliardi di dollari ma il debito è di 21.000 miliardi di dollari. Gli USA consumano 19.150 barili di petrolio al giorno.

L’opzione militare contro il Venezuela appare tutt’altro che semplice, gli Stati Uniti subirebbero una sconfitta militare epocale, che si aggiungerebbe alla penosa collezione che li caratterizza dal 1945 ad oggi. E’ più probabile che tentino un’operazione terroristica sullo stile di quella già tentata contro lo stesso Maduro e ripetuta, con criminale successo, nei confronti del Generale iraniano Soulemani. Il Venezuela e i suoi alleati sono sull’avviso e sapranno prendere le necessarie contromisure. Ma resta il fatto che la disperazione della Casa Bianca verso il Venezuela va registrata come patologia ossessiva di natura criminale, non come opzione politica.

Del resto, se riuscissero ad allungare le mani sulle ricchezze venezuelane, migliorerebbero di gran lunga la loro situazione economica. Di questo si tratta e del dominio ideologico-politico che una banda di fanatici criminali segregazionisti e nazi-evangelici vuole imporre con colpi di stato, sanzioni unilaterali e guerre in tutta l’America Latina. Questa è la posta in gioco, altro che Maduro e la droga.

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