L’infermiere di Cienfuegos, Ruben Carballo Herrera, integrante del Contingente Internazionalista Henry Reeve che presta collaborazione in Lombardia, ha condiviso oggi sulle reti sociali alcuni dei difficili ma gratificanti momenti che lui ed i suoi compagni vivono in questi giorni.
“Qui tutti ci stanno ringraziando per la collaborazione prestata. Siamo stanchi, senza riposo, ma con l’onore di portare il nome di Cuba in alto, specialmente la nostra infermeria e la nostra medicina. Continuiamo a fare storia”, ha detto Carballo Herrrera in un messaggio al giornalista cubano Ildefonso Igorra.
In un altro momento, l’internazionalista riferisce: qui le persone ci prendono la mano con un’espressione di fiducia. Molti ci mostrano un’immagine sorridente, gratificante, dietro la loro maschera di ossigeno e la loro mascherina.
Caraballo Herrera ha trasmesso un messaggio di fiducia alla famiglia ed al popolo cubano.
“È certo che stiamo in un rischio costante di contagio, ma lavoriamo molto organizzati e senza perdere neanche un secondo la percezione del rischio. Siamo sicuri che vinceremo e ritorneremo sani e con la nostra missione soddisfacentemente compiuta”.
da Cubadebate traduzione di Ida Garberi
Emozionante testimonianza di un componente della Brigata Medica Cubana che attualmente sta combattendo il Covid-19 in Italia
È il guantanamero Leonardo Fernández. Così piccolo e così grande. Di fronte alla sua bassa statura è come se tutto diventasse grandioso: le parole, l’atteggiamento e il coraggio. Mi avevano detto che andava ancora una volta a sfidare la morte in un luogo travagliato del mondo, e davvero non ci potevo credere. Ha parecchi anni addosso, tanti, o forse meno, delle vicissitudini che gli hanno distrutto l’anima e anche così si è rialzato, un’altra volta.
E l’ho cercato sulle reti social per un paio di giorni e non sono riuscito a trovarlo. Martedì sera, quando mi sono deciso a scrivergli, l’ho trovato proprio attivo su Facebook e ha confermato che sì, che il dottore di Guantánamo Leonardo Fernández è uno dei componenti della brigata medica cubana che attualmente sta combattendo COVID-19 in Italia.
E proprio dall’ospedale da campo nella città di Crema, in Lombardia, invia vari messaggi a Cuba e nel resto del mondo.
“Non siamo eroi, siamo solo medici e questo implica fare tutto ciò che è necessario per i nostri simili. A tutti noi che siamo qui dispiace aver lasciato Cuba e i nostri compatrioti, quando si può servire quel nobile ed eroico popolo, ma l’esercito cubano della salute è immenso e questo compensa la nostra lontananza fisica.
«Nel mio caso, sono stato chiamato quando già pensavo che il mio contributo internazionalista fosse terminato, per la mia età e perché il mio è proprio un rischio elevato in questa malattia, ma ancora una volta si è confidato nella mia disponibilità, e questa ci sarà sempre. E così sono partito, così siamo partiti tutti, con Fidel e Raúl sempre nei nostri cuori, con meno paura che nel caso dell’Ebola, ma pur sempre con paura. Le due malattie sono simili, hanno somiglianze in termini di conseguenze sociali ed economiche.
«La nostra giornata qui inizia alle cinque del mattino e usciamo sempre accompagnati dalla Protezione Civile. Fino a martedì 24, abbiamo lavorato fino al pomeriggio, ma ci stiamo già preparando a coprire le 24 ore. La regione italiana della Lombardia, e in particolare Crema, è oggi una città deserta, poiché i suoi abitanti hanno subito in prima persona l’assalto della malattia.
“In realtà, per me, che sono stato in due paesi in guerra, in due nazioni distrutte dai terremoti, a combattere l’Ebola in Liberia, tra le altre missioni, penso che, per quanto riguarda le conseguenze, la situazione qui non è sostanzialmente diversa da ciò che ho trovato in Africa, ecco perché ero preparato a quello che avrei trovato. È una calamità e un disastro in tutti i modi.
«Le strade vuote, coprifuoco, molti malati, e senza un trattamento definito, molti morti. Ma siamo qui, a combattere. E fa male, fa molto male vedere l’indolenza di governi potenti di fronte a una così grande calamità. È come se volessero associarsi all’epidemia e, in modo simile alla Germania nazista, ridurre la popolazione, con un’enfasi sugli anziani.
“Ai cubani, voglio dire qualcosa: ci dispiace sentire notizie (alcune false) di casi di indisciplina sociale, della bassa percezione del rischio e del pericolo che corrono gli anziani, che rappresentano un segmento così ampio nel nostro paese.
Cosa vogliamo dire loro? Bene, che si fidino completamente del nostro Governo, che si fidino completamente del nostro presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez, fedele seguace di Fidel e Raúl; di avere piena fiducia nel nostro Ministero della Salute Pubblica. Che rispettino tutte le misure che vengono attivate. Che guardino come in altri paesi l’esercito scende in piazza e reprime il popolo.
Che facciano l’isolamento necessario, che evitino gli assembramenti e di stare in gruppo, che usino le mascherine, che si lavino spesso le mani, di non toccare le superfici esterne. Igiene estrema. Se siamo solidali con il mondo, cerchiamo di essere solidali anche con noi stessi.
“Tenete presente che il successo e il prestigio di Cuba in queste circostanze non dipende dal nostro lavoro internazionalista, ma da voi, che contenete lo sviluppo dell’epidemia a Cuba. Il successo del nostro Paese dipende dalla vostra collaborazione e dal vostro attivismo. Sarete i veri eroi della nostra Patria e darete un esempio di società immaginabile.
“Fidatevi pienamente degli scienziati cubani, e in particolare di quelli dell’Istituto di Medicina Tropicale Pedro Kourí, perché vi assicuro che preparano molto bene i loro professionisti.
Grazie a loro, veri eroi anonimi, quando sono stato in Liberia, un eminente scienziato nordamericano, esperto di malattie virali e contagiose, venuto a valutarci, ci ha detto che non aveva mai lavorato con medici così preparati e disciplinati come i cubani. Insomma, fratelli, per Cuba: unità, sostegno e solidarietà, che anche adesso vinceremo”.
Tratto dal suo profilo Facebook Traduzione: mac