Il 29 marzo il famoso “Cañonazo delle 21.00” non ha potuto competere con l’applauso di un popolo ai suoi eroi e alle sue eroine della salute.
Dalla finestra della sala di casa mia, la notte di domenica 29 marzo non ho sentito il famoso Cañonazo delle 21.00, che non ha potuto competere con l’applauso di un popolo ai suoi eroi e alle sue eroine della salute.
Con l’applauso si udivano anche vari “Viva Cuba” e altre espressioni d’appoggio a quello che questo paese fa (bloccato da un impero poderoso e calunniato dai suoi padroni e servitori, ma ammirato e rispettato da innumerevoli persone onorate nel mondo e difeso dalla stragrande maggioranza dei suoi figli e delle sue figlie), non solo per il suo popolo, ma anche per molti altri.
Ho provato orgoglio, ma la confessione individuale significa poco di fronte alla testimonianza sonora dell’orgoglio sentito da milioni.
Questa esperienza è stata molto commovente, estesa in tutta l’Isola, per la rapidità con cui è stata fatta la proposta ed è stata realizzata l’iniziativa.
Il Telegiornale Nazionale della Televisione ha diffuso poco prima delle 21.00 l’idea sorta poco prima nelle reti sociali, ed è stato accertato che queste servono anche per le cause migliori e non solo per sterili scandaletti.
Ci sono alcuni ai quali fa male questa mostra d’appoggio del popolo cubano all’opera rivoluzionaria, ma questo non ci stupisce né ci distoglie dalla nostra marcia.
Di fronte ai cani che ci vogliono mordere, ricorderemo César Vallejo: «più in là loro, più in là loro…»