Cuba vs Covid-19: il prezzo della disinformazione

di Yunier Javier Sifonte Díaz, da Cubadebate

Taduzione Matthias Moretti

(In questi giorni circolano su internet decine di notizie false. Foto: BBC)

Le urgenze informative aumentano in questi giorni di pandemia. Che sia attraverso i mezzi d’informazione tradizionali o dallo spazio cibernetico, migliaia di persone cercano informazioni dettagliate su un virus che sta mettendo in scacco tutto il pianeta. Cuba non fa eccezione e già da settimane è incrementato il traffico di dati su internet, mentre sui social network aumentano le pubblicazioni tanto dai profili personali quanto dalle istituzioni dell’informazione. Ogni novità ha ripercussioni straordinarie.

In mezzo a questo contesto, il paese cerca alternative per sostenere il flusso di notizie e mantenere un aggiornamento costante sul tema del momento. Chiunque assista almeno una volta alle riunioni dei Consigli di Difesa in ogni territorio non trova differenze tra ciò che accade lì e i dati condivisi con il pubblico. Nonostante ciò, di fronte a questa trasparenza si rileva lo stesso uno scenario che invita alla disinformazione e al caos.

Gli esempi risultano molti e di varia natura. Rimedi caserecci contro il virus, teorie cospirazioniste sull’origine del ceppo o dettagli sulle modalità di trasmissione, circolano con facilità sui siti web – alcuni più attendibili di altri – e ricevono amplificazione dai profili personali. Sono bufale facilmente riconoscibili se si guarda con attenzione e soprattutto se si fa ricorso più alla ragione e meno alle emozioni.

Senza dubbio, accanto a queste notizie appare un’altra categoria di fake news più elaborate e meno innocenti. Messaggi audio su WhatsApp con storie incredibili e costanti annunci riguardo a quarantene o misure inesistenti circolano insieme a foto truccate e “denunce” riguardo a persone che vanno di casa in casa con il proposito di diffondere il virus. A questa fauna della disinformazione si uniscono presunti casi positivi non divulgati o dubbi sulla veridicità dei dati ufficiali.

È un panorama che ben conoscono coloro i quali perseguono sia il semplice prestigio digitale che la manipolazione con fini politici e ideologici. Ed è lì che prende forma una delle grandi sfide dei tempi attuali: imparare a differenziare le aspirazioni di guadagnare like e retweet dalle intenzioni più concentrate a seminare l’incertezza e il caos.

Questo è il primo passo per porre un freno a questi obiettivi e rifiutare entrambe le modalità in quanto immorali, sbagliate e irresponsabili. A sua volta, smontare queste manovre significa essere sulla buona strada per porsi alcune domande più pungenti.

Perché mentre a Cuba crescono i contagi e le massime autorità del paese chiamano all’unità, appaiono ogni giorno false notizie rivolte a delegittimare lo sforzo governativo per contrastare la crisi e a compromettere questa chiamata? Cosa c’è dietro la menzogna, la manipolazione e l’opportunismo? Chi trae guadagno da questo comportamento? Quale lettura bisogna dare davanti a fenomeni come questi?

Chi cerca apertamente la confusione utilizza un piano ben noto: da un lato, esagera gli elementi negativi della situazione attuale e parla di morti, personale medico ammalato o di casi più rivolti al lato sentimentale, come quelli collegati a bambini o anziani.

Dall’altro, fanno ricorso a messaggi falsi, come la presunta richiesta di soldi per l’aiuto umanitario alla nave da crociera britannica MS Braemar o il contagio di massa dei nostri collaboratori in Andorra. È una strategia che può essere sconfitta.

Al giorno d’oggi circa 6,5 milioni di cubani hanno accesso a internet in modi differenti, ma queste cifre non garantiscono da sole un miglior consumo di informazioni. Sono, in ogni caso, l’inizio di un cammino contraddistinto dalla responsabilità personale e dalla comprensione dell’accesso alla verità come un bene imprescindibile in giorni come questi. Significa una forza che possiamo e dobbiamo sfruttare di più.

Come in tante altre questioni, qui l’aspetto puramente quantitativo cede di fronte a elementi come la qualità del messaggio, la sua veridicità e soprattutto all’assunzione di atteggiamenti attivi nel consumo d’informazione. Non cogliere questi aspetti vuol dire accettare schemi basati più sulla riproduzione acritica di notizie che su un reale esercizio d’informazione responsabile e utile. E questo è un lusso che una società come la nostra non può concedersi.

La situazione del Covid-19 mette i cubani davanti a una sfida importante: risulta imprescindibile parlare di accuratezza dell’informazione, di fonti affidabili, confutazione di dati e dei meccanismi creati dai social network per organizzare ciò che viene pubblicato. Sono questioni essenziali per vincere la battaglia contro la malattia anche nel campo della comunicazione.

Facebook, il social preferito sull’Isola, per esempio, funziona con un algoritmo progettato per dare la priorità a informazioni con le quali siamo d’accordo. Il meccanismo si chiama “filtro bolla” e cerca di far risaltare contenuti concordanti con la nostra ideologia e con quella dei profili con i quali interagiamo.

Questo comporta il navigare in uno scenario dove la capacità personale di valutare e selezionare i dati assume più valore, ma comunque più di un nostro compatriota dà per certa qualsiasi cosa solo perché l’ha vista su internet. Esempi come questo contribuiscono al fatto che bufale e manipolazioni trovino minor resistenza da parte di alcuni e dimostrino un’altra verità: è fondamentale assumere un atteggiamento critico su internet.

In mezzo al contesto attuale, assume importanza non solo imparare a identificare le notizie false, ma anche combatterle con una migliore autogestione dell’informazione e una visione più propositiva. Contraddittorio, analisi, precisione e chiarezza sono chiavi per dominare l’eccitazione della rete in giornate di tensioni e urgenze. Per Cuba, il prezzo della disinformazione non può assolutamente essere né la menzogna né la confusione.


Cuba vs COVID-19: El precio de la desinformación

Por: Yunier Javier Sifonte Díaz

Las urgencias informativas crecen en estos días de pandemia. Ya sea a través de los medios tradicionales o desde el ciberespacio, miles de personas buscan detalles sobre un virus que pone en jaque a todo el planeta. Cuba no es la excepción y desde hace semanas se incrementa el tráfico de datos en Internet, mientras en las redes sociales aumentan las publicaciones tanto de perfiles personales como de instituciones mediáticas. Cada novedad tiene una repercusión extraordinaria.

En medio de ese contexto, el país busca alternativas para sostener los flujos de noticias y mantener una actualización constante sobre el tema del momento. Cualquiera que asista al menos una vez a las reuniones de los Consejos de Defensa en cada territorio no encuentra diferencias entre lo que allí sucede y los datos compartidos con el público. No obstante, frente a esa transparencia se levanta también un escenario que apela a la desinformación y al caos.

Los ejemplos resultan muchos y variados. Remedios caseros contra el virus, teorías de conspiración sobre el origen de la cepa o detalles sobre las formas de transmisión, circulan con facilidad en sitios web —unos más serios que otros— y tienen amplificación en perfiles personales. Son bulos fácilmente reconocibles si se mira con cuidado y sobre todo si se apela más a la razón y menos a las emociones.

Sin embargo, junto a esas noticias aparece otro grupo de fake news más elaboradas y menos inocentes. Audios en WhatsApp con historias increíbles y constantes anuncios sobre cuarentenas o medidas inexistentes, circulan junto a fotos trucadas y “denuncias” sobre personas que andan de casa en casa con el propósito de contagiar el virus. A esa fauna desinformativa se unen supuestos casos positivos no divulgados o dudas sobre la veracidad de los datos oficiales.

Es un panorama que bien conocen quienes persiguen tanto el simple posicionamiento digital como la manipulación con fines políticos e ideológicos. Y allí radica uno de los grandes retos de los momentos actuales: aprender a diferenciar las aspiraciones de ganar likes y retuits de los intentos más enfocados a sembrar la incertidumbre y el caos.

Ese es el primer paso para frenar esos objetivos y rechazar ambos esquemas por antiéticos, falaces e irresponsables. A su vez, desmontar esas maniobras significa un buen camino para plantearse algunas preguntas más punzantes.

¿Por qué mientras en Cuba crecen los contagios y la máxima dirección del país llama a la unidad, aparecen a diario noticias falsas enfocadas a deslegitimar el enfrentamiento gubernamental a la crisis y socavar ese llamado? ¿Qué subsiste detrás de la mentira, la manipulación y el oportunismo? ¿Quién gana con esa actitud? ¿Cuál lectura debe quedar ante fenómenos como esos?

Quienes abiertamente buscan el desconcierto utilizan una plan conocido: de un lado, potencian elementos negativos de la actual situación y hablan de fallecidos, personal médico enfermo o de casos más dados a lo sentimental, como los relacionados con niños o ancianos.

Del otro, apelan a mensajes falsos, como el supuesto cobro por la ayuda humanitaria al crucero británico MS Braemar o el contagio masivo de nuestros colaboradores en Andorra. Es una estrategia que puede ser derrotada.

Ahora mismo alrededor de 6.5 millones de cubanos tienen acceso a Internet por diferentes vías, pero esas cifras no garantizan por sí mismas un mejor consumo de información. Son, en todo caso, el inicio de un camino marcado por la responsabilidad personal y la comprensión del acceso a la verdad como un bien imprescindible en estas jornadas. Significa una fortaleza que podemos y debemos explotar más.

Como en tantas otras cuestiones, aquí lo puramente cuantitativo cede frente a elementos como la calidad del mensaje, su veracidad y sobre todo a la toma de posturas activas en el consumo de información. Desconocer esos detalles implica asumir patrones basados más en la reproducción acrítica de noticias que en un verdadero ejercicio de información responsable y útil. Y ese es un lujo que no puede darse una sociedad como la nuestra.

La situación de la COVID-19 coloca a los cubanos ante un desafío importante:  resulta imprescindible hablar de curaduría de la información, de fuentes confiables, contraste de datos y de los mecanismos creados por las redes sociales para organizar las publicaciones. Son asuntos esenciales para ganar la batalla contra la enfermedad también en el campo de la comunicación.

Facebook, la red preferida en la Isla, por ejemplo, funciona con un algoritmo diseñado para priorizar las informaciones con las que estamos de acuerdo. El mecanismo se denomina filtro burbuja y busca resaltar contenidos acordes a nuestra ideología y a la de los perfiles con los que interactuamos.

Eso implica navegar en un escenario donde la capacidad personal para valorar y seleccionar datos cobra más valor, pero aun más de un coterráneo da por cierto cualquier asunto solo porque lo vio en la red. Ejemplos como ese contribuyen a que bulos y manipulaciones encuentren menor resistencia entre algunos y demuestran otra verdad: es fundamental asumir una actitud crítica en Internet.

En medio del actual contexto, cobra relevancia no solo aprender a identificar las noticias falsas, sino también a combatirlas con una mejor autogestión de la información y una visión más proactiva. Contraste, análisis, precisión y claridad, son claves para dominar la excitación de las redes en jornadas de tensiones y urgencias. Para Cuba, el precio de la desinformación no puede ser jamás ni la mentira ni el desconcierto.

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