Venezuelani bloccati all’estero

sono un’altra prova del fatto che Guaidó non governa nulla

 

L’impossibilità di Juan Guaidó di gestire il ritorno dei venezuelani bloccati in vari paesi, dopo la sospensione dei voli e l’applicazione di altre misure per contenere l’avanzata del Covid-19, dimostra l’incapacità operativa del suo governo fittizio di rispondere all’interno e all’esterno del paese.

Da quando i primi casi di coronavirus sono stati rilevati in Venezuela ed il governo di Nicolás Maduro ha iniziato a prendere misure radicali per impedirne la diffusione, il fittizio presidente ad interim ha montato un’operazione la cui funzione è stata quella di proiettare che esercita il controllo della situazione.

Protetto da una campagna sostenuta da notizie false, senza risorse materiali ed umane, Guaidó si è convertito in un portavoce ad effetto ritardato dell’Esecutivo legittimo ripetendo, attraverso le reti sociali, le linee dettate dal presidente Maduro.

Da quando si è proclamato presidente, nel gennaio 2019, si è ripetuto sino allo sfinimento che la sua “gestione” conta sul riconoscimento di oltre 50 paesi. E nonostante il fatto che la sua narrazione abbia una proiezione più internazionale che locale, concretamente il suo impatto si circoscrive alla realtà virtuale.

Nell’agenda di interessi “comuni” stabilita dallo scorso anno tra il governo di Donald Trump e Juan Guaidó, il meno favorito è stato il Venezuela.

Il livello di blocco ed espropriazione di risorse del paese ha raggiunto livelli senza precedenti da quando la presidenza provvisoria si è “installata”. Ciò si deve, in primo luogo, al fatto che fino a quel momento gli USA non avevano avuto il sostegno di un presunto potere Esecutivo che approvasse le sue azioni.

Mancanza di risorse?

Di recente, dal suo podio virtuale, ha emesso un comunicato in cui segnala l’incapacità di utilizzare il capitale venezuelano bloccato nei conti per assistere i connazionali all’estero, un fatto che contraddice il presunto potere esecutivo che aveva l’anno scorso.

Una delle incongruenze del documento è che non menziona la quantità di risorse trattenute, né fa una suddivisione della quantità di attivi e delle cause del loro blocco.

Il Venezuela ha risorse all’estero che provengono da filiali, imprese miste, finanziamenti, riserve auree presso la Banca d’Inghilterra, tra le altre, che sono stimate a circa 12 miliardi di $ e non tutte sono soggette alle stesse sanzioni.

Di fronte alla scusa che queste risorse non sono disponibili perché sono “immerse in indagini penali”, l’economista dell’opposizione Francisco Rodríguez espone le ambiguità e le contraddizioni di detto documento.

Uno di questi argomenti si basa nel dimostrare che la leadership di Guaidó ha gestito le risorse delle società trasferite alla sua amministrazione. Secondo l’economista, attraverso Citgo, sussidiaria della PDVSA sequestrata dal governo di Donald Trump, “si sono fatte significative mobilitazioni di fondi per pagare obbligazioni”. Questo lascia il dubbio se l’uso del capitale è condizionato e le decisioni su di esso siano autonome.

Ciò che viene sollevato in questo caso è la trasparenza della “disponibilità dei fondi e dei motivi per cui non sono stati mobilitati” per far fronte ad una possibile emergenza.

D’altra parte, il comunicato di Guaidó indica che i conti dello Stato sono stati “saccheggiati” dal governo Maduro e sottolinea lo sforzo della sua gestione che ha incanalato 20 milioni di $ per far fronte alla pandemia, una quantità pirrica se si confronta all’importo bloccato da Washington.

D’altra parte, non si spiega come attraverso organismi finanziari come la la Banca Interamericana di Sviluppo (BID), che riconosce Guaidó come presidente, non vengano convogliate risorse disponibili per l’attuale pandemia, oltre ai 408 milioni di $ in credito che corrispondono al Venezuela.

Un altro capitale che potrebbe essere gestito è legato al possesso di oro presso la Banca d’Inghilterra. Questa riserva ha un valore di oltre 1,5 miliardi di $ ed è stata bloccata come parte dell’assedio finanziario contro lo Stato guidato da Maduro, che non riconoscono come presidente. Il motivo del blocco di questi fondi non è nemmeno dovuto ad indagini per corruzione.

Si presume che con il riconoscimento dell’istanza esecutiva di Guaidó da parte USA, si sarebbero completati gli elementi legali necessari affinché potesse assumere il controllo delle attività del Venezuela all’estero.

Tuttavia, le decisioni sull’amministrazione delle risorse venezuelane sembrano essere più soggette alla permanenza al potere di Maduro piuttosto che al riconoscimento di Guaidó come presidente.

Infine, la relazione “diplomatica” che inizialmente sembrava tra uguali è passata alla subordinazione. Chi prende le decisioni è Washington e questo è stato dimostrato dalla disposizione finale, fino ad ora, dei beni del Venezuela al di fuori del territorio.

La risposta del governo venezuelano

Davanti all’attuale situazione generata dal nuovo coronavirus, dalla metà di marzo, si registrano centinaia di venezuelani che chiedevano attivare voli umanitari al fine di essere rimpatriati.

Dietro l’incapacità di gestire la partenza di oltre 800 venezuelani che si trovano negli USA, si mette anche a nudo che Guaidò neppure ha avuto il potere di negoziare una soluzione per i connazionali in termini diplomatici e politici con il governo federale USA.

In questa situazione, il governo del presidente Nicolás Maduro ha richiesto agli USA un permesso di volo diretto, che è stato negato. Da maggio 2019, l’amministrazione Trump ha proibito i voli diretti dal suo paese verso il Venezuela.

Dopo aver esaurito diverse vie di negoziazione, due settimane dopo il governo venezuelano ha realizzato una triangolazione con il Messico affinché un primo gruppo di 134 connazionali ritornasse nel paese, facendo scalo nella città di Toluca. I nuovi arrivati ​​sono stati assistiti e messi in quarantena come misura di sicurezza.

La nullità della “presidenza ad interim” per far fronte alla pandemia è proporzionale al sostegno internazionale che Guaidó afferma di avere. Sostengo che, oltre che propagandistico, non ha incidenza in un quadro di cooperazione tra nazioni.

Oltre ad argomentare della mancanza di risorse, non ha neppure mostrato la volontà politica di assistere i venezuelani bloccati attraverso negoziati per mezzo della carica che “detiene”.

Delle promesse messianiche dalla sua apparizione, all’autoproclamato rimane solo l’atteggiamento spavaldo che è stato caricaturizzato dal suo agire di fronte all’attuale pandemia. Questa immagine si è andata accentuando dall’azione concreta del governo Maduro, misure che, contro ogni previsione, hanno contenuto l’avanzata del Covid-19 in Venezuela.


Venezolanos varados en el exterior es otra evidencia de que Guaidó no gobierna nada

 

La imposibilidad de Juan Guaidó para gestionar el retorno de los venezolanos varados en varios países, tras la suspensión de vuelos y aplicación de otras medidas para contener el avance del Covid-19, demuestra la incapacidad operativa de su gobierno ficticio para responder dentro y fuera del país.

Desde que se detectaron los primeros casos de coronavirus en Venezuela y el gobierno de Nicolás Maduro empezó a tomar medidas radicales para evitar su propagación, el presidente encargado ficticio montó una operación cuya función ha sido proyectar que ejerce control sobre la situación.

Amparado en una campaña sustentada en fakes news, sin recursos materiales y humanos, Guaidó se ha convertido en un vocero de efecto retardado del Ejecutivo legítimo al repetir a través de redes sociales las líneas dictadas por el presidente Maduro.

Desde que se autoproclamó como presidente en enero de 2019, se ha repetido hasta el cansancio que su “gestión” cuenta con el reconocimiento de más de 50 países. Y a pesar de que su narrativa tiene una proyección más internacional que local, concretamente su impacto se circunscribe a una realidad virtual.

En la agenda de intereses “comunes” establecida desde el año pasado entre el gobierno de Donald Trump y Juan Guaidó, el menos favorecido fue Venezuela.

El nivel de bloqueo y despojo de recursos al país llegó a niveles sin precedentes desde que se “instaló” la presidencia interina. Esto se debe, en primer término, a que hasta el momento Estados Unidos no había contado con el amparo de un supuesto poder Ejecutivo que aprobara sus acciones.

¿Falta de recursos?

Recientemente, desde su podio virtual, emitió un comunicado en el que señala la incapacidad para utilizar el capital venezolano bloqueado en cuentas para atender a los connacionales en el exterior, hecho que contradice el supuesto poder ejecutivo que tenía el año pasado.

Una de las inconsistencias del documento es que no se menciona la cantidad de recursos retenidos, y tampoco se hace un desglose de la cantidad de activos y las causas de su bloqueo.

Venezuela tiene recursos en el exterior que provienen de filiales, empresas mixtas, financiamientos, reservas de oro en el Banco de Inglaterra, entre otros, que se calculan en cerca de 12 mil millones de dólares, y no todos están sujetos a las mismas sanciones.

Ante la excusa de que no se puede disponer de dichos recursos por estar “inmersos en investigaciones criminales”, el economista opositor Francisco Rodríguez expone las ambigüedades y contradicciones de dicho documento.

Uno estos argumentos se basa en demostrar que la cúpula de Guaidó sí ha manejado recursos de las empresas traspasadas a su administración. Según el economista, a través de Citgo, filial de PDVSA secuestra por el gobierno de Donald Trump, se “ha hecho importantes movilizaciones de fondos para pagar obligaciones”. Con esto queda la duda de si el uso del capital está condicionado y las decisiones sobre el mismo son autónomas.

Lo que se plantea en este caso es la transparencia en la “disponibilidad de los fondos y las razones por las que no se han movilizado” para atender una posible emergencia.

Por otra parte, el comunicado de Guaidó señala que las cuentas del Estado fueron “saqueadas” por el gobierno de Maduro, y resalta el esfuerzo de su gestión que ha canalizado 20 millones de dólares para atender la pandemia, cantidad pírrica si se compara el monto bloqueado por Washington.

Por otra parte, no se explica cómo es que a través de organismos financieros como el Banco Interamericano de Desarrollo (BID), que reconoce a Guaidó como presidente, no se canalizan recursos disponibles para la actual pandemia, además de los 408 millones de dólares en crédito que corresponden a Venezuela.

Otro capital que se podría gestionar está relacionado con la tenencia de oro en el Banco de Inglaterra. Esta reserva está valorada en más de 1,5 mil millones de dólares y fue bloqueada como parte del cerco financiero contra el Estado liderado por Maduro, al que no reconocen como presidente. La razón del bloqueo de estos fondos tampoco obedece a investigaciones por corrupción.

Se supone que con el reconocimiento de la instancia ejecutiva de Guaidó por parte de Estados Unidos, se completarían los elementos jurídicos necesarios para que asumiera el control de los activos de Venezuela en el exterior.

No obstante, las decisiones sobre la administración de los recursos venezolanos parecen estar más sujetos a la permanencia de Maduro en el poder antes que el reconocimiento de Guaidó como presidente.

Finalmente, la relación “diplomática” que en un principio parecía entre iguales pasó a la subordinación. El que toma las decisiones es Washington y eso quedó demostrado con la disposición final, hasta el momento, de los activos de Venezuela fuera del territorio.

La respuesta del gobierno venezolano

Ante la actual coyuntura generada por el nuevo coronavirus, desde mediados del mes de marzo se reportaron centenares de venezolanos que solicitaban activar vuelos humanitarios para ser repatriados.

Tras la incapacidad de gestionar la salida de más de 800 venezolanos que se encuentran en Estados Unidos, también desnuda que tampoco tuvo poder para negociar una solución para los connacionales en términos diplomáticos y políticos con el gobierno federal estadounidense.

Ante esta situación, el gobierno del presidente Nicolás Maduro solicitó a Estados Unidos un permiso de vuelo directo, que fue negado. Desde mayo de 2019, la administración Trump prohíbe los vuelos directos desde su país a Venezuela.

Tras agotar distintas vías de negociación, dos semanas después el gobierno venezolano trianguló con México para que un primer grupo de 134 connacionales retornaran al país, haciendo escala en la ciudad de Toluca. Los recién llegados fueron atendidos y puestos en cuarentena como medida de seguridad.

La nulidad de la “presidencia interina” para atender la pandemia es proporcional al apoyo internacional que dice tener Guaidó. Respaldo que, además de lo propagandístico, no tiene incidencias en un marco de cooperación entre naciones.

Más allá de argumentar la falta de recursos, tampoco mostró voluntad política para atender a los venezolanos varados a través de negociaciones por medio del cargo que “detenta”.

De las promesas mesiánicas desde su aparición, al autoproclamado solo le queda la actitud envalentonada que se ha ido caricaturizando con su actuación ante la actual pandemia. Esta imagen se ha ido acentuando con la acción concreta del gobierno de Maduro, medidas que, contra todo pronóstico, han contenido el avance del Covid-19 en Venezuela.

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