POLITICI E MEDIA APPOGGIANO LA REVOCA DELLE SANZIONI CONTRO L’IRAN, MA NON CONTRO IL VENEZUELA
di Steve Ellner
Nessun altro paese al mondo è sottoposto al genere di strategia di cambiamento di regime che il governo degli Stati Uniti sta applicando al Venezuela. Solo nel caso del Venezuela Washington ha fatto così tanto per promuovere il sostegno internazionale a favore di un governo parallelo.
Nel frattempo i media del sistema evitano di sollevare in alcun modo gli argomenti che rivelano la fallacia e la disumanità delle sanzioni imposte contro il Venezuela.
A una conferenza mediatica il 2 aprile un giornalista che chiesto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump se non avvertisse la responsabilità morale di aiutare l’Iran mentre è colpito dal nuovo coronavirus. Nessuna menzione è stata fatta del Venezuela.
Perché l’Iran e non il Venezuela? Spiccano cinque fattori.
Primo: il conflitto con l’Iran è un tema di parte. L’accordo del 2015 con l’Iran sulle armi nucleari è stato organizzato sotto il presidente Barack Obama, lo stesso presidente che ha imposto sanzioni contro il Venezuela in base al fatto che esso rappresentava “una minaccia straordinaria e inusuale” alla sicurezza nazionale statunitense.
Perciò non sorprende che la dirigenza del Partito Democratico sia critica, anche se solo in misura tenue, della politica statunitense nei confronti dell’Iran, pur appoggiando i tentativi di cambiamento di regime di Trump in Venezuela.
Secondo: il governo iraniano ha una capacità militare in Medio Oriente che minaccia la presenza statunitense nella regione. Milizie alleate dell’Iran, come Hezbollah, operano da forza dissuasiva. Questa è una realtà che i decisori della politica al Pentagono e a Washington conoscono bene.
Per contro, il Venezuela non rappresenta per nulla una minaccia militare per gli Stati Uniti. L’affermazione di Trump che il Venezuela è alleato di guerriglieri colombiani dissidenti intendi a creare disordini è un’accusa fasulla. Il Venezuela non ha alcun equivalente di Hezbollah operante nella regione.
Terzo: la democrazia venezuelana consente l’esistenza di un’opposizione legale le cui fazioni rappresentate da Juan Guaidó, tra altri, sono surrogati di Washington. Ironicamente, la democrazia che è ciò che si suppone Washington stia tentando di promuovere, svantaggia il governo del Venezuela, mentre la sua assenza rafforza la posizione dell’Iran.
Quattro: Democratici e Repubblicani hanno gli occhi fissi sulla Florida che, come nelle ultime elezioni, è uno stato in bilico e decisivo nelle prossime elezioni presidenziali. Nel contesto del sistema fortemente non democratico dei collegi elettorali statunitensi, un cambiamento di pochi voti tra residenti cubani e venezuelani nello stato (assieme ai loro contributi elettorali) può decidere l’esito elettorale del 2020. Accentuare il problema del Venezuela può portare lontano.
Quinto: I decisori della politica di Washington hanno a lungo considerato l’America Latina il loro cortile sul retro.
Trump sposa esplicitamente questo concetto al tempo stesso in cui i suoi consiglieri neoconservatori rivendicano la Dottrina Monroe che considera le Americhe come dominio esclusivamente statunitense. Altri sono meno diretti riguardo all’idea, ma ha sempre puntellato gli interventi statunitensi nell’emisfero.
Anziché affrontare questi cinque temi i media di sistema accettano, o rifiutano di mettere in discussione, l’attuale giustificazione di Trump di prendere di mira il Venezuela per realizzare un cambiamento di regime: che il Venezuela è un narco-stato.
I media si trattengono dal segnalare le evidenti fallacie delle affermazioni di Trump.
Secondo statistiche ufficiali, l’84% del traffico di droga dall’America del sud utilizza rotte del Pacifico, mentre solo il 7% passa attraverso il Venezuela e altre aree caraibiche. Dunque perché il Comando Meridionale allinea navi della marina lungo la costa venezuelana in base all’idea che i trafficanti di droga sfrutteranno il coronavirus per inondare i mercati statunitensi, invece di sorvegliare la costa del Pacifico?
E perché Trump non sottopone le sue accuse circa la droga contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro a un tribunale internazionale?
Il Venezuela sta ricevendo un trattamento bellicoso dagli Stati Uniti che è largamente senza precedenti in situazioni di tempo di pace.
In solo una settimana gli USA hanno annunciato una taglia di 15 milioni di dollari per l’aiuto nel catturare Maduro, tra altri membri del governo.
Hanno poi rivelato un piano di transizione per realizzare la democrazia, cominciando con le dimissioni di Maduro.
Hanno fatto seguito annunciando che stavano inviando navi della marina sulla costa venezuelana, ufficialmente per potenziare operazioni antidroga.
In breve, il Venezuela è sotto attacco mentre il Partito Democratico, i media del sistema, alcuni media alternativi, la maggior parte dei liberali statunitensi e gran parte del mondo stanno semplicemente a guardare.
Steve Ellner è un docente in pensione dell’Universidad de Oriente del Venezuela e attualmente vicedirettore generale di Latin American Perspectives. E il curatore di ‘Latin America’s Pink Tide: Breakthroughs and Shortcomings’ di recente pubblicazione.
da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/politicians-media-support-lifting-sanctions-on-iran-but-not-venezuela/
Originale: Green Left Weekly
Traduzione di Giuseppe Volpe