di Geraldina Colotti
“Superman, spero tu stia bene, la presente è per chiederti un paio di cose che non coincidono con quel che mi hai promesso… Non so se vale ancora la tua promessa di salvare il mondo o se ti sei reso conto che il tuo scudo non serve. Insomma, signor Superman, aiutami a capire cosa sta succedendo nel mondo.
Cos’è successo con i grandi eroi che promettevano di salvarci e portarci la pace dopo combattimenti epici? Credo tu ti sia reso conto che il tuo mantello serve solo se lo usi come mascherina… Hai fatto in modo che ti vedessimo come il gran salvatore, magari non tu ma tutti quelli che rappresenti, ci hai detto che il mondo sarebbe stato avvolto nell’abbraccio del tuo sistema una volta che fosse arrivata la crisi, ci hai detto che non sarebbe esistita forza in questo mondo e in nessun altro capace di vincere la libertà del sistema che rappresenti, mi hai ingannato come si fa con un bambino e oggi la tua menzogna già si rivela insostenibile, gli ospedali degli Stati Uniti non sono altro che grandi depositi di morte e ipocrisia. Non sono stati i terroristi arabi che tanti nomini, non sono stati i terribili comunisti che secondo te volevano distruggerci tutti, non è stata una guerra nucleare, né una apocalissi provocata dagli extraterrestri… è stato un personaggio microscopico a mostrarci un in un baleno quanto sei fragile, la tua forza era solo una bugia ingigantita dai mezzi di comunicazione. Oggi ho visto, signor Superman, come il tuo paese ruba le mascherine, le medicine, i respiratori e il necessario per i popoli del mondo. L’unico che non ho visto è la tua comparsa nei cieli per affrontare la tirannia di quelli che ti hanno ordinato di fare le piroette”.
Nel Bollettino n. 197 del PSUV, c’è la lettera firmata da “un bolivariano” e da alcune “figlie e figli di Chavez”, e indirizzata a Superman. Vale la pena leggerla e diffonderla, perché sintetizza molto bene la gigantesca operazione di smascheramento del capitalismo prodotta dall’insorgere del coronavirus. Una realtà che, per quanto i grandi media tentino di nasconderla, è sotto gli occhi di tutti, e in Venezuela emerge con chiarezza.
Di certo, gli europei che non guardano VTV non potranno fare il raffronto tra i paludati bollettini quotidiani sul coronavirus e le spiegazioni fornite ogni giorno dal governo bolivariano. I primi servono a creare distanze tra gli “specialisti” e i settori popolari, i secondi mirano a aumentare la consapevolezza, la responsabilità e l’organizzazione popolare.
Nel 150° anniversario dalla nascita di Lenin, il presidente Nicolas Maduro si è rivolto al popolo venezuelano con un importante discorso. Alle sue spalle, si vedevano dei trattori, parte dei 100 arrivati dalla Cina. Ognuno – ha detto poi il presidente – costa 290 Petro. Il Petro è la critpomoneta con la quale il governo bolivariano ha certato di disinnescare le strategie di attacco alla moneta nazionale, il bolivar. Strategie tentacolari messe in atto dall’imperialismo nell’ambito di una guerra economico-finanziaria basata su “sanzioni”, sabotaggi, e vere e proprie operazioni di pirateria internazionale.
Il Petro – ha spiegato il ministro dell’Agricoltura, Wilmar Castro Soteldo – è parte di uno schema di finanziamento all’agricoltura, rivolto ai piccoli produttori, ai contadini. Coinvolge l’interscambio diretto, le banche e anche quel settore privato che però sta coprendo i propri costi e garantisce la trasparenza nella filiera tra produzione e distribuzione.
La speculazione è, infatti, un tema spinoso e anche un’arma di pressione politica, parte della guerra economica che preme per far tornare il paese sotto la tutela delle grandi multinazionali. Maduro ha di nuovo preso di petto il problema.
Ha lasciato intendere che potrebbe essere il momento di approfondire la rivoluzione, e ha intimato ai commercianti di non mettere ulteriormente alla prova la pazienza del popolo. “Ci hanno già fatto di tutto – ha affermato -, la guerra con il dollaro, e ora hanno messo in campo un nuovo attacco. Agli attori economici dico: fate attenzione, perché siamo disposti a attivare tutti i meccanismi per difendere il popolo”.
Quindi si è rivolto alla classe operaia, ai contadini, ai lavoratori e alle lavoratrici chiedendo appoggio se occorrerà adottare misure adeguate “contro tutti i settori che pretendono approfittare della pandemia per rubare al popolo, per speculare contro il popolo”. Quelli che agiranno contro il popolo – ha aggiunto – “si scontreranno con la nostra forza rivoluzionaria, pronta a attivare tutte le decisioni che occorrano per far rispettare il popolo durante questa pandemia”.
La decisione è arrivata il giorno dopo, comunicata dalla vicepresidente esecutiva Delcy Rodriguez: verranno occupate alcune grandi imprese private, inizialmente per 180 giorni, poi si vedrà. Intanto, per il socialismo bolivariano questa è un’occasione da cogliere, oltreché una questione di sopravvivenza.
Maduro ha messo immediatamente il paese in quarantena – una quarantena “volontaria e responsabile, ma radicale” – basata su una campagna capillare di tamponi gratuiti casa per casa, che sta dando risultati, perché finora i morti sono 10. Al contempo, vengono garantite tutte le coperture sociali, mentre si continua a produrre nei settori essenziali dando ai lavoratori misure drastiche di sicurezza supplementari.
Grazie al pronto intervento della Cina, è arrivato un ulteriore supporto tecnico che ha consentito di riconvertire una parte della produzione per produrre mascherine, reagenti e articoli di igiene.
All’interno della Forza Armata Nazionale Bolivariana, funzionano a pieno ritmo fabbriche che prima producevano uniformi, ora tute protettive e mascherine, da distribuire gratis alla popolazione e a chi lavora in campo sanitario, con l’aiuto dei medici cubani.
Produrre per vincere, questa è la consegna. Questa – ha detto il presidente – è la chiave per risollevarsi da una crisi mondiale che metterà a nudo i meccanismi della speculazione finanziaria, dominanti nel sistema capitalista, e riporterà al centro l’economia reale.
Il petrolio – ha affermato – continuerà a essere importante ancora per molto tempo, ma il modello della rendita petrolifera sta facendo il suo tempo. Bisognerà allora, con il controllo dello Stato, diversificare l’economia reale per aumentare le entrate, finanziare tutto il ciclo produttivo.
I CLAP, ha spiegato Maduro, oggi arrivano a 7 milioni di famiglie tramite le organizzazioni del potere popolare, e sono un modello da estendere. Contengono prodotti di qualità a prezzo solidale. Lo Stato recupera il denaro investito, ma allora perché i commercianti devono speculare sui prodotti malgrado il basso costo di origine e in piena pandemia?
Una pandemia che il Venezuela sta affrontando con maturità e coscienza. Sul territorio sono dispiegate 13.000 unità mediche di base che si recano casa per casa. Strutture di prevenzione che consentono di far fronte al coronavirus e che hanno permesso di scoprire un pericoloso focolaio, nello Stato di Nueva Esparta.
Lì, in un’Accademia di Baseball rimasta aperta nonostante la quarantena, si stava festeggiando il contratto di una giovane promessa sportiva che sarebbe andata a giocare negli Stati Uniti. A causa di alcuni infettati, il contagio si esteso ai ragazzi tra i 12 a i 19 anni che erano presenti e ai lavoratori dell’istituto. Ma, per ora, il Covid-19 resta contenuto grazie alla tempestività e alla scrupolosità delle misure di prevenzione.
Un indirizzo contrario a quello che hanno intrapreso i paesi capitalisti, ignorando le raccomandazioni dell’OMS. Un risultato che ha smentito le previsioni della destra golpista che, ai primi segni della pandemia, aveva pronosticato che in Venezuela il virus avrebbe provocato un’ecatombe.