María del Carmen Ariet García cubadebate
Traduzione per Resistenze.org a cura del CCDP
Per il bene di tutti, ci sono molti uomini e donne di buona volontà che lavorano, creano e lottano come guerrieri quasi immortali, disposti a dare tutto per continuare a vivere in questo mondo, anche con i suoi difetti e le sue virtù. Da sempre, l’umanità ha contato su questa specie dignitosa e solidale, che ha offerto e offre un respiro vitale senza distinzione di sesso, razza e senza distinguere tra potenti e poveri, perché è dimostrato che per questi fenomeni “imprevisti” non esiste questa differenza e ovunque sembrano ricordarci il valore della solidarietà e il vero senso umanitario che deve esistere tra noi.Queste riflessioni su cui la maggior parte di noi si concentra, ci portano a comprendere la dimensione dei “nostri eroi” in ogni parte del mondo, quelli che ci accompagnano nelle lezioni di vita e di speranza e ci fanno conoscere il valore delle loro azioni e dei loro insegnamenti. Non siamo pochi in questi giorni, quando ci sentiamo al telefono o per via elettronica, a parlare di Fidel, della sua presenza costante e del suo esempio permanente nella lotta per superare le difficoltà nell’esaltare la Patria, sempre come un fidato allievo del nostro maestro supremo, José Martí. È per questo che anche se non fisicamente, rimarrà il maestro di tutti e l’artefice di un’opera che è diventata illimitata.Naturalmente, nel presente sono iscritti, per tenacia e dedizione, Raul e i leader storici della Rivoluzione che hanno aperto la strada e si prestano ancora a combattere con la loro guida, espressione delle generazioni nate e sviluppate in mezzo a epiche battaglie, dove crescono e rinasce un sano orgoglio nel sapere che il frutto germogliato è stato coltivato con il coraggio e l’esempio di tutto un popolo.Ripercorrere queste lezioni di dignità e di dedizione ci fa rivedere e riaffermare i nostri principi nel lavoro di tutti. Per nostro privilegio abbiamo una figura che giunge a noi, fin dai lontani anni ’50, per la sua vocazione umanitaria e che spicca per il suo coraggio, esempio e dedizione solidale per l’emancipazione dell’umanità: Ernesto Che Guevara. Questo argentino-cubano si è saldato con Fidel in quella complicità per il sogno di una Cuba libera e sovrana in Messico, ma anche per un’America di tutti e per un mondo giusto e fraterno.Non è un caso che, nelle immagini che ci giungono dai mezzi di comunicazione in occasione della pandemia, questi due uomini siano presenti spontaneamente senza sollecitazioni, né imposizioni, perché a nessuno sfugge la dedizione e l’intelligenza di entrambi nel fondersi nell’impegno più grande: contribuire a un mondo migliore di e per tutti. Quanto rappresenta l’immagine simbolica del Che e quanto ci racconta il dono immenso della sua lotta, fraintesa da alcuni, ma restituita in una dimensione superiore quando finalmente si riesce a capire che non è la morte la fine, ma il valore simbolico della dedizione che cresce proporzionalmente alla coerenza del proprio lavoro e dell’agire.Per queste e più ragioni, è diventato un dovere ricordare il Che ai nostri giorni, soprattutto il giovane Che, che incontrava in Messico Fidel e i suoi sogni condivisi, affinché i nostri giovani comprendano il valore del suo impegno e il fondamento dei pilastri del suo agire, costruiti con un’umanità senza frontiere e posizioni politiche radicali, definite nelle sue tesi essenzialmente latino-americane e antimperialiste. Ricordando ciò che ha detto al suo compatriota Ricardo Masetti nel mezzo della Sierra Maestra durante la lotta armata, si può spiegare questa unione:
“… Fidel mi impressionò: era un uomo straordinario. Le cose più impossibili erano quelle che affrontava e risolveva. Aveva una fede eccezionale che una volta partito verso Cuba, sarebbe arrivato. E che una volta arrivato avrebbe lottato. E che lottando, avrebbe vinto. Condivisi il suo ottimismo. Bisognava fare, lottare, concretizzare. E smettere di piangere e lottare. E per dimostrare al popolo della sua patria che potevano aver fede in lui, perché quel che diceva lo faceva, proclamò le famose parole: nel 56 saremo liberi o saremo martiri …” […]