anatomia dell’ “Operazione Gedeon”
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Con le ore, aumenta il volume degli arresti di mercenari che fanno parte di un piano per catturare ed assassinare il presidente Nicolás Maduro ed altri dirigenti delle istituzioni politiche del Venezuela. L’ “Operazione Negro Primero” ha bloccato un’operazione transnazionale di cui si ha i dettagli che presenteremo in questo rapporto.
Gli operatori detenuti sulle coste venezuelane hanno fornito ulteriori informazioni che il Governo bolivariano ha trasmesso alla popolazione al fine di esporre la trama, i materialmente coinvolti, la loro composizione ed i protagonisti dietro la cosiddetta “Operazione Gedeon”.
Non sorprende che detta operazione sia stata esternalizzata per cercare di cancellare le tracce dei suoi attori intellettuali. Seth McFane, autore di ‘The Modern Mercenary’ (2014), ammette che il Dipartimento della Difesa USA ha aumentato il contratto di corporazioni militari ed eserciti privati nel corso degli anni.
Solo nel 2010, il governo USA aveva emesso 366 miliardi di $ in tali contratti (il 54% dei suoi impegni finanziari nell’area militare), un importo sette volte superiore al bilancio della difesa del Regno Unito.
Lo stesso McFane nel suo libro rivela che negli ultimi dieci anni gli appaltatori di mercenari costituiscono la metà delle forze militari USA in zone di guerra e che, di fatto, queste compagnie private formano parte della struttura di combattimento delle operazioni del Pentagono.
Il primo ad ammettere che esiste un contratto per eseguire l’ “Operazione Gedeon” è stato Clíver Alcalá Cordones, aggiungendo che erano coinvolti funzionari dell’amministrazione di Donald Trump e della squadra di Juan Guaidó. Di recente abbiamo scoperto chi ha firmato quel contratto e gli operatori coinvolti, grazie ai risultati di “Operazione Negro Primero”, che andiamo a riassumere.
Domenica 3 maggio, alle prime ore del mattino, la prima incursione marittima della cosiddetta “Operazione Gedeon” è stata neutralizzata. L’imbarcazione è salpata da La Guajira, in Colombia, dirigendosi verso lo stato di La Guaira e trasportava 12 paramilitari, sotto la direzione di Robert Colina, alias “Pantera”, ucciso dalle forze militari venezuelane la mattina di quel giorno.
Nell’intervento di lunedì 4 maggio, il presidente Nicolás Maduro ha riferito che già avevano ricevuto informazioni secondo cui parte degli operatori di “Gedeón” si trovavano sulle coste di Chuao e nel Petaquire (La Guaira), facendo riferimento alla secondo imbarcazione che è stata intercettata in Chuao.
Lì, è stato catturato Antonio Sequea (ex capitano della Guardia Nazionale Bolivariana -GNB- che ha partecipato alla presa del Distributore Altamira il 30 aprile 2019), che Jorge Rodríguez ha annunciato essere stato il capo dell’incursione sulle coste venezuelane, durante alcune dichiarazioni rese questo martedì 5 maggio.
Il fallimento della prima lancia, a La Guaira, ha fatto sì che la seconda, che era stata ritardata per un malfunzionamento tecnico ed ha appreso dello scontro a Macuto da una radio satellitare, ha interrotto il raid marittimo ed cercasse di fuggire verso Bonaire, antille olandesi, ma per mancanza di carburante non ha potuto realizzare tale piano.
Essendo una nave più grande, si stima che fossero presenti circa 50 mercenari. Ha navigato verso i dintorni di Puerto Cruz (Aragua) e lì ha sbarcato un primo gruppo. Quindi ha continuato sino a Chuao, villaggio sulla costa aragüeña, dove è stata catturata dai pescatori della zona.
Ricordiamo che, alla fine di marzo, le autorità venezuelane hanno denunciato i fratelli Sequea per coordinare, insieme ad alias “Pantera” ed al disertore Félix Adonai Mata Sanguinetti, campi mercenari a La Guajira, in Colombia.
I gruppi lì addestrati si sarebbero trasferiti verso la fattoria di Elkin Javier López Torres, alias “Doble Rueda”, per stabilire lì la via per cui sarebbero entrati nel paese via mare.
Questo trama cospirativa, come hanno dichiarato lui ed altri partecipanti all’operazione, vede Clíver Alcalá Cordones tra i suoi principali operatori. Anche la dirigenza del governo di Donald Trump e di Iván Duque, ai loro livelli superiori, e Juan Guaidó formano parte dell’organigramma.
Una nuova lotta interna
Uno degli elementi evidenziati dal ministro Rodríguez nel fallimento dell’operazione sono stati i conflitti di potere tra i dirigenti in carica, una situazione ricorrente tra i membri dell’anti chavismo.
Iván Simonovis (collaboratore di Guaidó e degli USA), ha raccontato uno dei catturati, ha concordato con Sequea di allontanare Clíver Alcalá dall’operazione e di nominare Sequea a capo dell’operazione. “Lui (Clíver Alcalá) ha ricevuto un golpe nel golpe che stava pianificando”, ha detto il ministro Rodríguez.
Il dirigente chavista ha spiegato che c’è stato uno “scontro” tra Sequea e alias “Pantera” per tale situazione, dal momento che quest’ultimo aveva uno stretto legame con Clíver Alcalá. Ha aggiunto che, dopo aver interrogato i mercenari, vari di loro hanno menzionato che Sequea aveva “lasciato al suo destino” alias “Pantera” al giungere sulle costa di Macuto.
Tale disgiunzione avrebbe provocato la morte e la cattura dei mercenari nello stato di La Guaira.
Connessioni con la DEA e il narcotraffico colombiano
Dalle informazioni fornite da Jorge Rodríguez, è noto che prima della traversata in lancia, i gruppi si sarebbero posizionati presso la tenuta del narco trafficante Elkin Javier López Torres, situata a Uribia, a nord del dipartimento di La Guajira.
López Torres, noto con lo pseudonimo di “Doble Rueda”, conosciuto anche come “La Silla” in Colombia, è un boss a La Guajira che è stato processato a Panama, nel 2012, per traffico di droga e detenuto in Colombia, nel novembre 2019. È parente della moglie di Clíver Alcalá Cordones.
Questo boss, secondo uno dei terroristi, è imparentato con Marta González, moglie di Alcalá, che ha anche legami con altri trafficanti di droga come José “Ñeñe” Hernández, un narcos morto nel 2019 con intimi legami politici e finanziari con Iván Duque ed Álvaro Uribe. .
Alias ”Doble Rueda” non solo ha offerto la sua tenuta come base operativa in Colombia, ma avrebbe anche fornito finanziamenti all’ “Operation Gedeón”.
Tutte queste informazioni sono state fornite da un agente della DEA, l’agenzia antidroga USA, coinvolto nell’invasione, e detenuto domenica 3 a Macuto.
Si tratta di José Alberto Socorro Hernández, alias “Pepero”, un trafficante di droga con il quale gli equipaggi delle due lance, dopo aver lasciato la Colombia, avrebbero preso contatto già sul suolo venezuelano e avrebbe fornito loro i veicoli sequestrati a La Guaira, otto camionette, due delle quali con affusti per mitragliatrici e materiale bellico per il loro tentativo.
Socorro Hernández è stato catturato dalle Forze di Azioni Speciali (FAES) prima di poter incontrare gli equipaggi delle barche.
Per la sua collaborazione, alias “Pepero” avrebbe ricevuto 2 milioni di $ dall’alias “Doble Rueda”, come egli stesso ha fatto conoscere nelle sue confessioni.
Attori mercenari implicati
Gli organismi di sicurezza venezuelani, dispiegati nell’area, in coordinamento con gli abitanti di Chuao, hanno catturato otto membri a bordo di un peñero (tipo di gozzo) nei dintorni, tra cui gli statunitensi Luke Alexander Denman e Airan Seth Barry, della SilverCorp USA, la società appaltatrice militare di Jordan Goudreau.
Un ex berretto verde ha detto al media Connecting Vets, in anonimato, che Goudreau aveva fatto della Giamaica il suo centro operativo dove aveva pianificato l’ “Operazione Gedeon”, oltre a servirgli da punto di reclutamento in cui sono stati anche visti Denman e Barry.
Dai documenti sequestrati (passaporti, patenti di guida e tessere della SilverCorp) è emerso che Denman e Barry, rispettivamente 34 e 41 anni, sono veterani di guerra e prestano servizio come addestratori presso la SilverCorp.
Inoltre, i nordamericani affermano di aver lavorato per la sicurezza personale di Donald Trump, secondo i dati rivelati da Nicolás Maduro sulle confessioni fatte dai detenuti. Foto di loro e Goudreau lavorando nella sicurezza del presidente USA confermano il legame storico tra l’attuale amministrazione della Casa Bianca e la società SilverCorp.
Il presidente USA ha negato di avere alcun collegamento con il complotto e con i mercenari USA catturati a Chuao.
Una pubblicazione del media investigativo giornalistico La Tabla indica che entrambi i militari USA provengono dallo stato del Texas, anche se, apparentemente, non hanno alcun legame sociale o lavorativo tra loro in quel luogo.
Al termine del suo servizio militare, nel 2013, Barry si è trasferito a Schweinfurt, città tedesca che ospitava una delle principali basi militari del Comando Europeo USA (EUCOM).
D’altra parte, le investigazioni di La Tabla indicano che Denman si è trasferito da Austin, Texas, a Palm Beach, Florida. Ha una licenza per guidare aerei privati.
Fino alla notte di lunedì 4 maggio, la Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) e la Forza di Azioni Speciali (FAES) della Polizia Nazionale Bolivariana avevano rintracciato e catturato altri cinque terroristi che erano arrivati sulla costa.
In totale, sono 13 i catturati di una stima di 52 coinvolti, secondo i numeri che maneggiano le indagini ufficiali, divulgate ieri dal presidente nazionale e confermati, in seguito, dal ministro Jorge Rodríguez.
I mercenari sono stati trasferiti alla base navale di La Guaira. Oltre ai cittadini nordamericani e ad Antonio Sequea, spiccano l’arresto di Josnars Adolfo Baduel (figlio dell’ex generale golpista Raúl Baduel e coinvolto in altri complotti cospirativi) e di quello di Victor Alejandro Pimienta Salazar, ex capitano della GNB e funzionario della DGCIM segnalato come responsabile della logistica dell’operazione.
In un’altra pubblicazione, La Tabla dimostra che Pimienta Salazar “ha appoggiato (nell’ottobre 2017) la fuga dell’ex sindaco di Guanta, Jhonathan Marín, per Paraguachón”, nella La Guajira, colombiana.
Del resto, i catturati sono in maggioranza disertori della FANB che si trovavano in Colombia: Raúl Eduardo Manzanilla, ex tenente dell’esercito; Paiva Soto, ex tenente FANB; Rojas Tapia, ex sergente FANB; Ruwin Magallanes, ex sergente FANB.
Allo stesso modo, sono stati identificati due ex membri della Polizia di Baruta e di Miranda, rispettivamente Jefferson Díaz Vasquez e Rodolfo Jesús Rodríguez Orellana; un ex membro della Polizia Nazionale, Enderson Rios Marín; oltre alla partecipazione dei civili Fernando Andrés Noya (secondo capo della barca) e Cosme Rafael Alcalá.
L’ “Operazione Negro Primero” è stata dispiegata in aree legate all’ “Operation Gideon” per catturare il resto dei gruppi armati che sono riusciti ad entrare nel territorio nazionale.
Associato a questo, il ministro della Difesa, Vladimir Padrino López, ha riferito, martedì 5, che un centro paramilitare nel nord dello stato di Zulia, nella tenuta di El Toro, è stato smantellato e cinque uomini sono stati arrestati sul posto. Il materiale bellico sequestrato comprendeva armi di diversi calibri, munizioni, veicoli ed apparecchiature di comunicazione.
Guerra informativa tra portavoce dell’opposizione
Durante le ore pomeridiane di domenica 3, Jordan Goudreau è apparso in un video diffuso nelle reti sociali per ratificare il piano come parte degli accordi precedentemente stipulati con il deputato Juan Guaidó; quelli che lo stato venezuelano ha denunciato al momento del rendersi noto il blocco di un veicolo a Riohacha, in Colombia, lo scorso 23 marzo, che trasportava un arsenale di armi per equipaggiare i campi mercenari di La Guajira, in Colombia, dove i mercenari venivano addestrati sotto la guida di Clíver Alcalá Cordones.
Il contratto è venuto alla luce domenica 3 nell’intervista di Goudreau alla giornalista dell’opposizione Patricia Poleo. Lì appaiono le firme di Juan Guaidó, il pubblicista J.J. Rendón ed il parlamentare Sergio Vergara.
In principio, Juan Guaidó ha respinto la paternità dell’incursione marittima a La Guaira, affermando che si trattava di un “nuovo trucco della dittatura” e respingeva le prime prove prodotte dalle indagini nel corso della giornata.
Alcuni personaggi dell’opposizione, come Iván Simonovis, hanno concordato con Guaidó nel dichiarare che gli attacchi sulla costa di Macuto erano stati un falso positivo preparato dal Governo bolivariano.
A partire dalla Poleo, e con il progredire delle indagini e catture condotte dallo stato venezuelano, hanno iniziato ad emergere contraddizioni molto evidenti tra i rappresentanti dell’anti chavismo che minavano gli sforzi di Guaidó di presentare un resoconto uniforme contro le prove che lo implicavano nel piano di destituzione.
In un’intervista condotta da Napoleón Bravo, Javier Nieto Quintero (capitano latitante coinvolto nel caso Daktari), che compariva nel video di Goudreau condividendo la paternità della “Operazione Gedeon”, ha risposto al discredito di alcuni settori dell’opposizione dicendo non era per nulla uno “show” ed ha respinto l’idea che fosse una montatura orchestrata dal chavismo.
D’altra parte, José Antonio Colina, ex militare venezuelano, cospiratore di stanza a Miami e fondatore del gruppo Venezuelani Perseguitati Politici in Esilio (Veppex), ha confermato in un’intervista con Bravo che la maggior parte dei disertori nei gruppi di Gedeon appartiene ai gruppi che hanno disertato la GNB quando c’è stato l’appello di Juan Guaidó nel quadro dell’operazione del 23 febbraio a Cúcuta.
Allo stesso modo lo afferma un altro militare golpista, l’ex controammiraglio Carlos Molina Tamayo. Entrambi hanno confermato di non appartenere all’ “Operazione Gedeon”, tuttavia hanno affermato di conoscere informazioni dettagliate sulla sua composizione e scopi.
Dall’account Twitter della “Coalizione Attiva della Riserva Internazionale Venezuelana” (CANVE), che trasmette i video ed altri contenuti dei gruppi mercenari in questione, anche sono emerse contraddizioni cominciando dalla diffusione del falso racconto che alias “Pantera” fosse ancora vivo, ucciso nei combattimenti la mattina del 3 maggio. Una foto del suo cadavere pubblicata da un giornalista dell’opposizione nelle reti sociali ha smentito ciò che è stato trasmesso da CANVE.
Allo stesso modo, i dati forniti da quell’account Twitter sul numero di commando disposti per l’operazione si scontrano con le versioni di Goudreau. Mentre CANVE parla di “17 gruppi di assalto”, il contrattista militare USA afferma, a Bloomberg, che si tratta solo di 52 persone, confermando la versione raccolta dal Governo bolivariano.
L’ex ambasciatore USA presso l’OSA, Roger Noriega, ha fatto un passo ulteriore nel mettere in discussione la fallita mossa mercenaria. Ha detto al The American Conservative che “se è vero” il contratto firmato da Guaidó con Goudreau, la credibilità del deputato di Voluntad Popular e del Dipartimento di Stato si vedrebbe screditata di fronte alla politica USA verso il Venezuela.
“L’idea che la squadra di Guaidó sia coinvolta in questo e si mantenesse il Dipartimento di Stato al buio, o peggio ancora, che il Dipartimento di Stato fosse informato prima di questo (l’operazione), è estremamente preoccupante”, ha detto Noriega. .
Di fronte al bombardamento informativo che si è generato dai ranghi dell’anti-chavismo per accreditare la veridicità dell’operazione terroristica, Guaidó non ha avuto altra scelta che cambiare la sua posizione ed uscire in “difesa dei diritti umani” degli operatori, una volta catturati dagli organismi militari venezuelani.
La componente religiosa
Dovrebbero essere fatti un paio di commenti sull’argomento biblico che dà il nome all’operazione.
Gedeone, secondo l’Antico Testamento della Bibbia, era un guerriero scelto da Yahweh per condurre una “guerra di liberazione” di Israele che era stata invasa e saccheggiata dal popolo di Madian. La storia si trova in Giudici 6–8.
La leggenda narra che Gideon guidò un esercito di 300 uomini, divisi in tre bande, contro i Madianiti. Li attaccarono di notte di sorpresa ed in seguito, con l’aiuto di Yavé, confonderli e produrre una “guerra tra cani”, cioè “Yavé fece sì che per tutto l’accampamento i Madianiti si uccidessero tra loro”.
I mercenari reclutati ed addestrati dalla SilverCorp volevano imitare la tattica del Gedeone giudaico e la sua simbologia guerriera come figura moralizzante, che non ha avuto il successo previsto.
A ciò si aggiunge la componente religiosa dei politici USA, che mantengono un legame molto stretto con le gerarchie ecclesiastiche delle diverse sette cristiane ed evangeliche (anglicana, battista, metodista, presbiteriana, pentecostale) e promuovono, da secoli, la dottrina del Destino Manifesto, che afferma un disegno a suo favore concesso da un dio provvidente per l’espansione e l’occupazione degli USA su altri territori e popolazioni. Questa logica è strumentalizzata dall’Impero USA, evidentemente in declino, per operare apertamente o clandestinamente ad altre latitudini al fine di cercare di imporre la propria agenda.
Né è una coincidenza che la figura di Gedeone, così cara nell’immaginario religioso USA e sioniste-israeliane (senza dimenticare che le Bibbie di Gedeone fanno parte del più grande catalogo editoriale originario USA), sia stata usata per chiamare all’insurrezione armata a favore dei mercenari (per lo più ex GNB che, nel 2019, hanno disertato dalla parte di Guaidó), tenendo conto che, secondo la leggenda dell’Antico Testamento, il capo guerriero chiamò, sotto protezione di Yahweh, a salvare “Israele dalle mani dei Madianiti ”, che in chiave venezuelana sarebbero i dirigenti chavisti..
Baia dei Porci, versione venezuelana 2020
I settori più bellicosi dell’anti-chavismo erano in attesa di una “azione chirurgica” come l’ “Operazione Gedeon” che avrebbe posto fine a quella che chiamano una “narcotirannia”, categoria usata dal governo USA per riferirsi alla Presidenza venezuelana con basi palesemente fragili, incoerenti ed infondate..
Si prevede che tale operazione sarà completamente smantellata nei prossimi giorni, con l’alacrità degli organi di sicurezza dello stato in combinazione con l’azione dell’intelligence popolare e l’organizzazione altamente politicizzata del chavismo, i fattori differenziali che i presunti esperti militari USA non hanno anticipato al momento di creare la strategia.
Vari giornalisti ed analisti hanno definito “Operazione Negro Primero” una versione venezuelana della fallita invasione della Baia dei Porci a Cuba, a metà aprile 1961, in cui fu elemento chiave la partecipazione delle milizie che appoggiavano la rivoluzione insieme all’esercito regolare cubano. L’idea USA era creare una testa di ponte per, da lì, montare un “governo provvisorio” e chiedere il suo riconoscimento internazionale mentre deponeva Fidel Castro dal potere.
Nello scenario venezuelano, l’ “interinato” fittizio di Juan Guaidó era il delfino degli USA che avrebbe occupato la testa di ponte di Macuto. Non hanno potuto, e per come vanno le cose in Venezuela, non lo potranno.
Sembra che l’analogia storica con l’impresa cubana appaia corretta come fotografia del momento venezuelano, anche in tempi di pandemia.
Bahía de Cochinos versión Venezuela: anatomía de la “Operación Gedeón”
Con las horas aumenta el volumen de detenciones de mercenarios que forman parte de un plan para capturar y asesinar al presidente Nicolás Maduro y otros líderes de las instituciones políticas de
Venezuela. La “Operación Negro Primero” ha contrarrestado una operación transnacional de las que se tiene los detalles que presentaremos en este informe.
Los operadores detenidos en las costas venezolanas han provisto mayor información que el Gobierno Bolivariano transmitió a la población con el fin de exponer la trama, los involucrados materiales, su composición y los protagonistas detrás de la llamada “Operación Gedeón”.
No es de extrañar que dicha operación haya sido tercerizada con el fin de intentar borrar los rastros de sus actores intelectuales. Seth McFane, autor de The Modern Mercenary (2014), admite que el Departamento de Defensa de los Estados Unidos ha aumentado el contrato de corporaciones militares y ejércitos privados con el pasar de los años.
Nada más en 2010, el gobierno estadounidense había emitido 366 mil millones de dólares en contratos de este tipo (un 54% de sus compromisos financieros en el área militar), una cantidad siete veces mayor que el presupuesto de defensa del Reino Unido.
El mismo McFane en su libro devela que en la última década las contratistas de mercenarios constituyen la mitad de las fuerzas militares de los Estados Unidos en zonas de guerra, y que estas compañías privadas forman parte de la estructura de combate de las operaciones del Pentágono, de facto.
El primero en admitir que existe un contrato para dar a cabo la “Operación Gedeón” fue Clíver Alcalá Cordones, y añadió que estaban involucrados funcionarios de la administración de Donald Trump y del equipo de Juan Guaidó. Recientemente descubrimos quiénes firmaron ese contrato y los operadores involucrados, gracias a los resultados de la “Operación Negro Primero”, que pasamos a resumir.
El domingo 3 de mayo en horas de la madrugada fue neutralizada la primera incursión marítima de la llamada “Operación Gedeón”. La embarcación zarpó desde La Guajira, en Colombia, con dirección al estado La Guaira y traía a 12 paramilitares, bajo la dirección de Robert Colina, alias “Pantera”, abatido por las fuerzas militares venezolanas la madrugada de ese día.
En la alocución del día lunes 4 de mayo, el presidente Nicolás Maduro relató que ya habían recibido informaciones de que parte de los operadores de “Gedeón” se encontraban en las costas de Chuao y en Petaquire (La Guaira), haciendo referencia a la segunda embarcación que fue interceptada en Chuao.
Allí fue capturado Antonio Sequea (ex capitán de la Guardia Nacional Bolivariana -GNB- que participó en la toma del Distribuidor Altamira el 30 de abril de 2019), al que Jorge Rodríguez anunció era el jefe de la incursión en las costas venezolanas, durante unas declaraciones realizadas este martes 5 de mayo.
El fracaso de la primera lancha en La Guaira hizo que la segunda, que se había retrasado por un desperfecto técnico y se enteró del enfrentamiento en Macuto por un radio satelital, abortara la incursión marítima e intentara huir hacia Bonaire, antilla holandesa, pero por falta de combustible no pudieron seguir ese plan.
Siendo una embarcación más grande, se estima que alrededor de 50 mercenarios estaban ahí. Navegó hacia los alrededores de Puerto Cruz (Aragua) y ahí desembarcó un primer grupo. Luego siguió hasta Chuao, pueblo en la costa aragüeña, donde fue capturada por pescadores de la zona.
Recordemos que, a finales de marzo, las autoridades venezolanas denunciaron a los hermanos Sequea por coordinar, junto a alias “Pantera” y el desertor Félix Adonai Mata Sanguinetti, campamentos mercenarios en La Guajira colombiana.
Los grupos entrenados allí se habrían desplazado hacia la hacienda de Elkin Javier López Torres, alias “Doble Rueda”, para establecer allí la hoja de ruta por la que ingresarían al país vía marítima.
Esta trama conspirativa, como él mismo y otros participantes de la operación han declarado, tiene a Clíver Alcalá Cordones como uno de sus operadores protagonistas. La dirección del gobierno de Donald Trump y de Iván Duque en sus niveles superiores y a Juan Guaidó también forman parte del organigrama.
Una nueva pelea interna
Uno de los elementos que destacó el ministro Rodríguez en el fracaso de la operación fueron los conflictos de poder entre los dirigentes a cargo, una situación recurrente entre miembros del antichavismo.
Iván Simonovis (colaborador de Guaidó y Estados Unidos), relató uno de los capturados, acordó con Sequea desplazar a Clíver Alcalá de la operación y poner a Sequea como jefe de la operación. “Él (Clíver Alcalá) recibió un golpe dentro del golpe que estaba planeando”, dijo el ministro Rodríguez.
El dirigente chavista explicó que hubo un “enfrentamiento” entre Sequea y alias “Pantera” por esta situación, ya que este último era enlace cercano a Clíver Alcalá. Añadió que, tras interrogar a los mercenarios, varios de ellos mencionaron que Sequea había “dejado a su suerte” a alias “Pantera” al llegar a la costa de Macuto.
Tal disyunción habría precipitado la muerte y captura de los mercenarios en el estado La Guaira.
Conexiones con la DEA y el narcotráfico colombiano
Por la información que emitió Jorge Rodríguez, se sabe que antes de la travesía en lancha, los grupos se habrían apostado en la hacienda del narcotraficante Elkin Javier López Torres, ubicada en Uribia, al norte del departamento de La Guajira.
López Torres, conocido bajo el alias de “Doble Rueda”, también conocido como “La Silla” en Colombia, es un capo en La Guajira que fue procesado en Panamá en 2012 por narcotráfico y detenido en Colombia en noviembre de 2019. Es familiar de la esposa de Clíver Alcalá Cordones.
Este capo, según uno de los terroristas, está emparentado con Marta González, la esposa de Alcalá, quien también tiene nexos con otros narcotraficantes como José “Ñeñe” Hernández, narcotraficante fallecido en 2019 de íntimos lazos políticos y financieros con Iván Duque y Álvaro Uribe.
Alias “Doble Rueda” no solo había ofrecido su hacienda como base de operaciones en Colombia, sino que también habría provisto de financiamiento a la “Operación Gedeón”.
Toda esta información fue dada por un agente de la DEA, la agencia antidrogas de Estados Unidos, involucrado en la invasión y detenido el domingo 3 en Macuto.
Se trata de José Alberto Socorro Hernández, alias “Pepero”, un narcotraficante con el que las dos lanchas, luego de zarpar de Colombia, harían contacto ya en suelo venezolano y les proporcionaría los vehículos incautados en La Guaira, ocho camionetas, dos de ellas con afustes para ametralladoras, y material bélico para su intentona.
Socorro Hernández fue capturado por las Fuerzas de Acciones Especiales (FAES) antes de poder encontrarse con las embarcaciones.
Por su colaboración, alias “Pepero” iba a recibir 2 millones de dólares por parte de alias “Doble Rueda”, como así lo hizo saber él mismo en sus confesiones.
Actores mercenarios implicados
Los organismos de seguridad venezolanos, desplegados en la zona, en coordinación con los habitantes de Chuao, apresaron a ocho miembros a bordo de un peñero en sus alrededores, entre ellos, los estadounidenses Luke Alexander Denman y Airan Seth Barry, de SilverCorp USA, la contratista militar de Jordan Goudreau.
Un ex boina verde dijo al medio Connecting Vets, bajo condición de anonimato, que Goudreau había hecho de Jamaica su centro de operaciones donde planificó la “Operación Gedeón”, además de servirle como punto de reclutamiento en el que también fueron vistos Denman y Barry.
Por los documentos incautados (pasaportes, licencias de conducir y tarjetas de SilverCorp) se supo que Denman y Barry, de 34 y 41 años respectivamente, son veteranos de guerra y se desempeñan como entrenadores en SilverCorp.
Además, los norteamericanos dicen haber trabajado para la seguridad personal de Donald Trump, según los datos revelados por Nicolás Maduro de las confesiones que hicieron los detenidos. Fotos de ellos y Goudreau trabajando en la seguridad del presidente estadounidense confirman el nexo histórico entre la actual administración de la Casa Blanca y la empresa SilverCorp.
El presidente de Estados Unidos ha negado tener cualquier tipo de vínculo con el complot y con los mercenarios estadounidenses capturados en Chuao.
Una publicación del medio de investigación periodística La Tabla indica que ambos militares estadounidenses provienen del estado de Texas, aunque aparentemente no tenían ningún vínculo social o laboral entre ellos en ese lugar.
Al culminar su servicio militar en 2013, Barry se trasladó a Schweinfurt, ciudad alemana que fue sede de una de las principales bases militares del Comando Europeo de los Estados Unidos (EUCOM, por sus siglas en inglés).
Por otro lado, las investigaciones de La Tabla señalan que Denman se mudó de Austin, Texas, a Palm Beach, Florida. Posee una licencia para conducir aviones privados.
Hasta la noche del lunes 4 de mayo, la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB) y la Fuerza de Acciones Especiales (FAES) de la Policía Nacional Bolivariana habían rastreado y capturado a otros cinco terroristas que llegaron a la costa.
En total, son 13 capturados de un estimado de 52 involucrados, según los números que se manejan las investigaciones oficiales, divulgadas por el mandatario nacional ayer y confirmadas más adelante por el ministro Jorge Rodríguez.
Los mercenarios fueron trasladados a la base naval de La Guaira. Además de los ciudadanos norteamericanos y Antonio Sequea, destaca la aprehensión de Josnars Adolfo Baduel (hijo del ex general golpista Raúl Baduel e involucrado en otras tramas conspirativas) y la de Víctor Alejandro Pimienta Salazar, ex capitán de la GNB y funcionario de la DGCIM, señalado como jefe de logística de la operación.
En otra publicación, La Tabla demuestra que Pimienta Salazar “apoyó (en octubre de 2017) la fuga del ex alcalde de Guanta, Jhonathan Marín, por Paraguachón”, en La Guajira colombiana.
Del resto, los capturados son en su mayoría desertores de la FANB que estaban en Colombia: Raúl Eduardo Manzanilla, ex teniente del Ejército; Paiva Soto, ex teniente de la FANB; Rojas Tapia, ex sargento de la FANB; Ruwin Magallanes, ex sargento de la FANB.
Igualmente, fueron identificados dos ex miembros de la Policía de Baruta y la Policía de Miranda, Jefferson Díaz Vasquez y Rodolfo Jesús Rodríguez Orellana respectivamente; un ex miembro de la Policía Nacional, Enderson Rios Marín; más la participación de los civiles Fernando Andrés Noya (contramaestre de la embarcación) y Cosme Rafael Alcalá.
La “Operación Negro Primero” ha estado desplegada en las zonas vinculadas a la “Operación Gedeón” para capturar al resto de los grupos armados que lograron ingresar al territorio nacional.
Asociado a esto, el ministro de Defensa, Vladimir Padrino López, informó en la tarde de este martes 5 que fue desmantelado un centro paramilitar al norte del estado Zulia, en la finca El Toro, y detenidos cinco hombres en el sitio. Entre el material bélico que se decomisó había armamento de distintos calibres, municiones, vehículos y equipos de comunicaciones.
Guerra informativa entre voceros de la oposición
Durante horas de la tarde del domingo 3, Jordan Goudreau apareció en un video difundido en redes sociales para ratificar el plan como parte de los acuerdos hechos previamente con el diputado Juan Guaidó, aquellos que el estado venezolano denunció al momento de conocerse la detención de un vehículo en Riohacha, Colombia, el pasado 23 de marzo, que trasladaba un arsenal de armas para dotar a los campamentos mercenarios en La Guajira colombiana, donde se entrenaban mercenarios bajo la conducción de Clíver Alcalá Cordones.
El contrato salió a relucir el mismo domingo 3 en la entrevista de Goudreau con la periodista opositora Patricia Poleo. Ahí aparecen las firmas de Juan Guaidó, el publicista J.J. Rendón y el parlamentario Sergio Vergara.
En principio, Juan Guaidó rechazó la autoría de la incursión marítima en La Guaira diciendo que se trataba de una “nueva olla de la dictadura” y desestimando las primeras evidencias que arrojaban las pesquisas a lo largo del día.
Algunos personeros de la oposición, como Iván Simonovis, coincidieron con Guaidó en declarar que los ataques en la costa de Macuto habían sido un falso positivo preparado por el Gobierno Bolivariano.
A partir de Poleo, y a medida que avanzaban las averiguaciones y capturas ejecutadas por el estado venezolano, comenzaron a surgir contradicciones muy evidentes entre los representantes del antichavismo que socavaron los esfuerzos de Guaidó por presentar un relato uniforme contra las pruebas que lo implicaban en el plan destituyente.
En una entrevista realizada por Napoleón Bravo, Javier Nieto Quintero (capitán prófugo de la justicia involucrado en el caso Daktari), que estuvo en el video de Goudreau compartiendo la autoría de la “Operación Gedeón”, respondió a los descréditos de algunos sectores opositores diciendo que no era ningún “show” y rechazó la idea de que se tratara de un montaje orquestado por el chavismo.
Por otro lado, José Antonio Colina, ex militar venezolano, conspirador radicado en Miami y fundador de la agrupación Venezolanos Perseguidos Políticos en el Exilio (Veppex), corroboró en entrevista con Bravo que la mayoría de los desertores en los grupos de Gedeón pertenecen a los grupos que desertaron de la GNB cuando hubo la convocatoria de Juan Guaidó en el marco de la operación del 23 de febrero en Cúcuta.
De igual manera lo afirma otro militar golpista, el otrora contralmirante Carlos Molina Tamayo. Ambos confirmaron que no pertenecen a la “Operación Gedeón”, sin embargo afirmaron conocer información detallada de su composición y fines.
Desde la cuenta en Twitter de la “Coalición Activa de la Reserva Internacional Venezolana” (CANVE), que difunde los videos y otros contenidos de los grupos mercenarios en cuestión, también han surgido contradicciones, comenzando por la difusión del falso relato de que alias “Pantera” seguía vivo, abatido en los enfrentamientos de la madrugada del 3 de mayo. Una foto de su cadáver publicada por un periodista opositor en redes sociales desmintió lo emitido por CANVE.
Igualmente, los datos que aporta esa cuenta de Twitter sobre la cifra de comandos dispuestos para la operación chocan con las versiones de Goudreau. Mientras que CANVE habla de “17 grupos de asalto”, el contratista militar estadounidense afirma a Bloomberg que se trata únicamente de 52 personas, confirmando la versión recabada por el Gobierno Bolivariano.
El ex embajador de Estados Unidos ante la OEA, Roger Noriega, ha ido un paso más adelante en los cuestionamientos por la movida mercenaria frustrada. Dijo a The American Conservative que “si es cierto” el contrato firmado por Guaidó con Goudreau, la credibilidad del diputado de Voluntad Popular y del Departamento de Estado se vería desacreditada frente a la política de los Estados Unidos ante Venezuela.
“La idea de que el equipo de Guaidó estaría involucrado en esto y se mantuviera al Departamento de Estado en la oscuridad, o peor aún, que el Departamento de Estado fuese informado antes de esto (la operación), es extremadamente preocupante”, dijo Noriega.
Ante el bombardeo informativo que se generó desde las filas del antichavismo para acreditar la veracidad de la operación terrorista, Guaidó no tuvo más opción que cambiar su postura y salir en “defensa de los derechos humanos” de los operadores, una vez apresados por los organismos militares venezolanos.
El componente religioso
Habría que hacer un par de comentarios sobre el argumento bíblico que le da nombre a la operación.
Gedeón, de acuerdo al Antiguo Testamento de la Biblia, fue un guerrero elegido por Yavé para liderar una “guerra de liberación” de Israel que había sido invadida y saqueada por el pueblo de Madián. La historia se encuentra en Jueces 6–8.
La leyenda cuenta que Gedeón encabezó un ejército de 300 hombres, divididos en tres bandos, contra los madianitas. Los atacaron de noche por sorpresa para luego, con ayuda de Yavé, confundirlos y producir una “guerra de perros”, es decir, “Yavé hizo que por todo el campamento los madianitas se mataran entre sí”.
Los mercenarios contratados y entrenados por SilverCorp quisieron imitar las tácticas del Gedeón judaico y su simbología guerrera como figura moralizadora, que no han tenido el éxito previsto.
A esto se le agrega el componente religioso de los políticos estadounidenses, quienes mantienen un nexo muy estrecho con las jerarquías eclesiásticas de las diferentes sectas cristianas y evangélicas (anglicana, baptista, metodista, presbiteriano, pentecostalista) y promueven desde hace siglos la doctrina del Destino Manifiesto, que afirma un designio a su favor otorgado por un dios providente para la expansión y ocupación de los Estados Unidos sobre otros territorios y poblaciones. Esta lógica es instrumentalizada por el Imperio estadounidense, evidentemente en decadencia, para operar abierta o clandestinamente en otras latitudes con el fin de intentar la imposición de su agenda.
Tampoco es una casualidad que la figura de Gedeón, tan cara a la imaginario religiosa estadounidense y sionista-israelí (sin olvidar que las Biblias de Gedeón forman parte del más amplio catálogo editorial oriundo de los Estados Unidos), se haya usado para llamar a la insurrección armada a favor de los mercenarios (en su mayoría ex GNB que desertaron al bando Guaidó en 2019), tomando en cuenta que, según la leyenda del Antiguo Testamento, el líder guerrero convocó, amparado por Yavé, a salvar “a Israel de la mano de los madianitas”, quienes en clave venezolana serían los líderes chavistas.
Bahía de Cochinos, versión venezolana 2020
Los sectores más beligerantes del antichavismo habían estado esperando una “acción quirúrgica” como la “Operación Gedeón” que pondría fin a lo que ellos llaman una “narcotiranía”, categoría usada por el gobierno estadounidense para referirse a la Presidencia de Venezuela con fundamentos francamente endebles, llenos de inconsistencias y sin pruebas fehacientes.
Es de esperar que dicha operación sea totalmente desmantelada en los próximos días, con la presteza de los órganos de seguridad estatales en conjunto con la acción de la inteligencia popular y la organización altamente politizada del chavismo, los factores diferenciales que los supuestos expertos militares estadounidenses no anticiparon a la hora de crear la estrategia.
Diversos periodistas y analistas han llamado a la “Operación Negro Primero” una versión venezolana de la invasión fallida de Bahía de Cochinos en Cuba, a mediados de abril de 1961, en la que fue clave la participación de las milicias que apoyaban a la revolución en conjunto con el ejército regular cubano. La idea de Estados Unidos era crear una cabeza de playa para, desde ahí, montar un “gobierno provisional” y buscar su reconocimiento internacional mientras deponía a Fidel Castro del poder.
En el escenario venezolano, el “interinato” ficticio de Juan Guaidó era el delfín de Estados Unidos que iba a ocupar la cabeza de playa en Macuto. No pudieron, y, por como van las cosas en Venezuela, no podrán.
Al parecer la analogía histórica con la gesta cubana parece correcta como fotografía del momento venezolano, aun en tiempos de pandemia.