Cooperazione medica cubana: affare o Premio Nobel?
Il diritto alla salute pubblica è sacro nella Costituzione cubana. Mai un affare.
Ma il discorso della Casa Bianca, ripetuto da un coro mediatico, è che L’Avana “lucra” con i servizi medici che offre ad altri paesi.
Non esiste alcun segreto di stato. E’ uno schema legittimo di cooperazione sud-sud, i paesi con risorse apportano fondi a Cuba, con cui sostiene il suo sistema sanitario pubblico gratuito ed universale, compresi salari, infrastrutture e acquisto di forniture, oltre alla sua cooperazione nei paesi più poveri.
Il personale medico cubano lo sa e lo approva attraverso un contratto individuale.
Ma Washington insiste: tutto è un “affare del regime”. Non è strano, quindi, che il suo Dipartimento del Tesoro o le agenzie di intelligence non abbiano potuto presentare una sola prova dei conti in cui i dirigenti o funzionari cubani nasconderebbero i loro “affari”?
Tutto è una montagna di menzogne con molto denaro. Che compra -per esempio- alcuni ex cooperanti, a cui il senatore Marco Rubio scrive il copione.
Tuttavia la stragrande maggioranza dei medici ex-cooperanti che, per vari motivi, sono emigrati da Cuba, tuttavia, non sono così. Non vivono nel danneggiare il loro paese e dove lavorano continuano a rappresentare l’umanesimo medico in cui sono stati formati.
Questa campagna per affondare la cooperazione cubana ha risultati mediocri. È vero che paesi satelliti degli USA (Brasile, Bolivia ed Ecuador) hanno rotto con Cuba.
Ma il riconoscimento mondiale è crescente e Cuba oggi ha più richieste di quante ne possa attendere.
C’ è un’iniziativa, persino, che chiede il Premio Nobel per la Pace alle brigate mediche cubane. Sebbene non lo leggano nei media.
Cooperación médica cubana: ¿negocio o Premio Nobel?
El derecho a la salud pública es letra sagrada en la Constitución de Cuba. Jamás un negocio.
Pero el discurso de la Casa Blanca, repetido por un coro mediático, es que La Habana “se lucra” con los servicios de salud que ofrece a otros países.
No hay ningún secreto de estado. En un esquema legítimo de cooperación Sur-Sur, los países con recursos aportan fondos a Cuba, con los que sostiene su sistema de salud pública gratuita y universal, incluyendo salarios, infraestructura y compra de insumos, además de su cooperación en países más pobres.
El personal médico cubano lo sabe y lo aprueba mediante un contrato individual.
Pero Washington insiste: todo es un “negocio del régimen”. ¿No es extraño, entonces, que su Departamento del Tesoro o sus agencias de inteligencia, no hayan podido presentar una sola prueba de las cuentas donde dirigentes o funcionarios de Cuba esconderían su “negocio”?
Todo es una montaña de mentiras con mucho dinero. Que compra –por ejemplo- a unos poquitos ex cooperantes, a los que el senador Marco Rubio escribe el guión.
La inmensa mayoría de médicos excooperantes que, por diversas razones, emigraron de Cuba, sin embargo, no son así. No viven de dañar a su país, y donde trabajan siguen representando el humanismo médico en el que se formaron.
Esta campaña para hundir la cooperación cubana es de resultados mediocres. Cierto que países satélites de EEUU (Brasil, Bolivia y Ecuador) rompieron con Cuba.
Pero el reconocimiento es creciente, y Cuba tiene, hoy, más solicitudes que las que puede atender.
Una iniciativa, incluso, pide el Premio Nobel de la Paz para las brigadas médicas cubanas. Aunque no lo lean en los medios.