Le donne nella vittoria contro il fascismo

Raúl Antonio Capote, Granma

Il 9 Maggio il mondo ha commemorato la vittoria dell’Unione Sovietica e degli Alleati sulla Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale. In questi anni (1939-1945) sono state scritte pagine indelebili di eroismo.

Anche se è stato documentato molto su questo evento fuori dal normale, in verità si è detto molto poco sul ruolo che hanno giocato le donne in questa vittoria. Non sono state una semplice decorazione della resistenza, hanno combattuto con audacia, valore e partecipazione senza limiti.

Dinanzi alla chiamata del Partito Comunista, con Josip Broz Tito alla guida, il 15 Aprile 1941 il popolo iugoslavo ha organizzato la lotta contro l’invasore. In Iugoslavia più di 100.000 donne si sono inserite nell’Esercito di Liberazione Nazionale.

Le donne inglesi hanno compiuto missioni di combattimento nelle unità antiaeree, altre si sono unite al Special Operation Executive (Soe), che le ha impiegate in ruoli ad alto rischio, come agenti segrete e operatrici delle radio sotterranee nell’Europa occupata dai nazisti.

Le donne spagnole che avevano combattuto il franchismo durante la guerra civile spagnola ed erano rifugiate in Francia, hanno dato un importante contributo alla resistenza in questo Paese.

Polacche, cecoslovacche, francesi, italiane e greche hanno combattuto alla pari degli uomini e molte volte hanno compiuto missioni ad altissimo rischio nella clandestinità.

Si calcola che più di 300.000 persone hanno partecipato alla lotta armata della Resistenza in Italia e che di queste più di 35.000 erano donne. Nella Milano liberata le donne si pattugliavano armate le strade.

In Polonia ci sono state 28 unità di partigiane. Wanda Gertz ha creato e organizzato Dysk, l’Unità di sabotaggio delle donne, un battaglione che ha combattuto durante la rivolta di Varsavia. Per il suo coraggio venne premiata con i titoli più alti del Paese.

Lo scrittore André Malraux si è espresso sulle donne: “coloro che hanno voluto confinare le donne a semplice ruolo di ausiliari della Resistenza, sbagliano guerra”.

LA DONNA SOVIETICA

Nell’Unione Sovietica quasi un milione di donne, hanno dominato in tutti i campi delle fila dell’Armata Rossa durante la guerra, senza contare le partigiane e quelle delle milizie civili. Novanta di esse hanno ricevuto il titolo di Eroine dell’Unione Sovietica per il loro contributo alla vittoria.

Il 21 Maggio 1943, venne creata la Scuola Centrale di Addestramento delle donne come tiratrici scelte. Nel 1945 tale istituzione aveva addestrato più di 2000 donne.

Ludmilla Pavlichenko, considerata la miglior tiratrice scelta di tutti i tempi, uccise più di 300 nemici. Tosia Tinguinova, Natasha Kovshova, Lídiya Bakieva, Nina Alexetevna Lobkovskaya e molte altre hanno superato prove inaudite, ottenendo l’ammirazione del popolo per il proprio eroismo.

Di 2000 donne addestrate in questa scuola, solamente 500 sono sopravvissute alla guerra.

Il famoso reggimento 588 di bombardamento notturno merita una menzione speciale. I fascisti le chiamavano “le streghe della notte”, i propri compatrioti le chiamavano “sorelle”.

Le squadriglie del reggimento femminile hanno imposto un vero e proprio terrore ai tedeschi. Volavano in piccoli biplani P-2, aerei lenti e obsoleti chiamati kukurúznik, ossia “pannocchia di mais”. La cabina aperta, non le proteggeva né dai proiettili né dal forte vento. Non c’era una comunicazione radio e la velocità dell’aereo era solamente di 120 km/h e volavano ad un’altitudine di 3 km. La loro unica arma erano le pistole tt.

Non avevano un magazzino per le bombe. In caso di necessità portavano gli ordigni esplosivi sopra le proprie ginocchia e li sganciavano loro stesse. Volavano di notte, facendo sino a dieci voli in una stessa giornata. Spegnevano il motore e le bombe cadevano sopra il nemico in silenzio. Inoltre, volavano sulla retroguardia nemica per portare materiale ai guerriglieri.

I tedeschi giunsero a ricompensare con una croce di ferro a coloro che abbattevano un aereo di questa unità.

Anche il reggimento di aviazione 586 destinata a Stalingrado, composto da donne, ha avuto un importante ruolo nella guerra. In questa unità era presente la famosa pilota Lydia Litvak, colei che si è guadagnata il soprannome di “Rosa Bianca” di Stalingrado. Con 12 vittorie aree venne considerata un asso dell’aviazione sovietica. Lydia è morta a soli 21 anni in un combattimento aereo il primo Agosto 1943.

A Leningrado, le unità di artiglieria erano formate quasi esclusivamente da donne.

María Oktiábrskaia, la prima donna nel mondo ad essere membra dell’equipaggio di un carro armato, venne ferita a morte nel nord della Bielorussia nel 1944, quando aveva 38 anni.

Zoya Kosmodemiánskaia, eroina dell’Unione Sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale, ha realizzato missioni di sabotaggio nella retroguardia tedesca. Venne catturata, torturata e impiccata il 21 Novembre. Zoya è divenuta un simbolo della resistenza contro i nazisti.

Alexandra Samusenko è stata comandante dei blindati t-34, è morta a 22 a causa delle ferite di guerra il 3 Marzo del 1945.

Helene Kullman, estone-sovietica, è stata un’agente dell’intelligence che ha operato nel territorio dell’Estonia occupata dai nazisti. È stata catturata e giustiziata il 6 Marzo 1943 all’età di 23 anni.

Le fabbriche sovietiche di armi, che erano state spostate “bullone per bullone” verso est, hanno contato sul devoto lavoro di sorelle, spose, madri, figlie, coloro che hanno inoltre avuto sulle proprie spalle la missione di alimentare le persone e produrre per vincere.

Lavoravano sino a cadere distrutte dallo sforzo, mosse dalla fede per la vittoria. Senza di loro supporto, sarebbe stato impossibile vincere il nemico.


Las mujeres en la victoria sobre el fascismo

Polacas, checoslovacas, francesas, italianas y griegas combatieron a la par de los hombres, y muchas veces cumplieron tareas de altísimo peligro en la clandestinidad.

Autor: Raúl Antonio Capote

El 9 de mayo el mundo conmemoró la victoria de la Unión Soviética y los Aliados sobre la Alemania nazi en la Segunda Guerra Mundial. Imborrables páginas de heroísmo se escribieron en esos años (1939-1945).

Aunque mucho se ha documentado sobre este trascendental acontecimiento, en justicia muy poco se ha dicho sobre el papel que desempeñaron las mujeres en esa victoria. Ellas no fueron un simple decorado de la resistencia, ellas combatieron con denuedo, con valor y entrega sin límites.

Ante el llamado del Partido Comunista, con Josip Broz Tito al frente, el 15 de abril de 1941, el pueblo yugoslavo organizó la lucha contra el invasor. En Yugoslavia, más de 100 000 mujeres integraron el Ejército de Liberación Nacional.

Las mujeres británicas cumplieron misiones de combate en unidades antiaéreas, otras se unieron al Special Operations Executive (soe), que las utilizó en roles de alto riesgo como agentes secretas y operadoras de radio subterráneo en la Europa ocupada por los nazis.

Las mujeres españolas, que habían combatido al franquismo durante la guerra civil y se encontraban refugiadas en Francia, dieron un importante aporte a la resistencia en ese país.

Polacas, checoslovacas, francesas, italianas y griegas combatieron a la par de los hombres, y muchas veces cumplieron tareas de altísimo peligro en la clandestinidad.

Se calcula que más de 300 000 personas participaron en la lucha armada de la resistencia en Italia, de ellas más de 35 000 fueron mujeres. En Milán, liberada, las mujeres patrullaban armadas por las calles.

En Polonia hubo 28 unidades de partisanas. Wanda Gertz creó y ordenó Dysk, la Unidad de Sabotaje de la Mujer, batallón que peleó durante el levantamiento de Varsovia. Por su valentía, fue galardonada con los premios más altos de su país.

El escritor André Malraux dijo de las mujeres: «Los que han querido confinar a la mujer al simple papel de auxiliar de la resistencia, se equivocan de guerra».

La mujer soviética

En la Unión Soviética casi un millón de mujeres dominaron todas las especialidades en las filas del Ejército Rojo durante la guerra, eso sin contar a las partisanas y las de las milicias civiles. Noventa obtuvieron el título de Heroínas de la Unión Soviética, por su contribución a la victoria.

El 21 de mayo de 1943, se creó la Escuela Central de Entrenamiento de mujeres francotiradoras. En 1945, dicha institución había entrenado a más de 2 000.

Liudmila Pavlichenko, considerada la mejor francotiradora de todos los tiempos, dio muerte a más de 300 enemigos. Tosia Tinguinova, Natasha Kovshova, Lídiya Bakieva, Nina Alexetevna Lobkovskaya y muchas otras soportaron pruebas inauditas y se ganaron la admiración del pueblo por su heroísmo.

De las 2 000 mujeres entrenadas en esta escuela, solo 500 sobrevivieron a la guerra.

Mención especial merece el famoso regimiento 588 de bombardeo nocturno. Los fascistas las llamaban «brujas de la noche», sus compatriotas las llamaban «hermanitas».

Las escuadrillas del regimiento femenino imponían un verdadero terror a los alemanes. Volaban en pequeños biplanos p-2, aviones lentos y obsoletos nombrados kukurúznik, mazorca de maíz. La cabina abierta no las protegía de las balas ni tampoco del fuerte viento. No había comunicación por radio, la velocidad del avión era de tan solo 120 km/h y volaban a una altura de tres km. Su única arma eran las pistolas tt.

No tenían bodega de bombas. En ocasiones llevaban los artefactos explosivos sobre sus rodillas y las soltaban ellas mismas. Volaban de noche, haciendo hasta diez vuelos en un mismo día. Apagaban el motor y las bombas caían sobre el enemigo en silencio. Además, volaban a la retaguardia del enemigo para llevar material para los guerrilleros.

Los alemanes llegaron a recompensar con una cruz de hierro a aquel que derribara una aeronave de esta unidad.

El regimiento de aviación 586 destinado en Stalingrado, integrado por mujeres, también tuvo un destacado actuar en la guerra. En esta unidad estuvo destacada la famosa piloto Lydia Litvak, la que se ganó el apodo de La Rosa Blanca de Stalingrado. Con 12 victorias aéreas fue considerada un as de la aviación soviética. Lidia murió en combate el 1ro. de agosto de 1943, con tan solo 21 años.

En Leningrado, las unidades de artillería estaban formadas casi exclusivamente por mujeres.

María Oktiábrskaia, la primera mujer en el mundo en ser miembro de la tripulación de un tanque, fue herida de muerte en el norte de Bielorrusia, en 1944, cuando tenía 38 años.

Zoya Kosmodemiánskaia, heroína de la Unión Soviética durante la Segunda Guerra Mundial, realizó labores de sabotaje en la retaguardia alemana. Fue capturada, torturada y ahorcada el 21 de noviembre. Zoya se convirtió en un símbolo de la resistencia a los nazis.

Alexandra Samusenko fue comandante de los blindados t-34, murió con 22 años a causa de las heridas de guerra el 3 de marzo de 1945.

La estonia-soviética Helene Kullman fue un agente de inteligencia que operó en el territorio de la Estonia ocupada por los nazis. La capturaron y ejecutaron el 6 de marzo de 1943, a la edad de 23 años.

Las fábricas soviéticas de armas, que se habían trasladado «tornillo a tornillo» hacia el este, contaron con el trabajo abnegado de hermanas, esposas, hijas, madres, quienes tuvieron además sobre sus espaldas la misión de alimentar a la gente y producir para vencer.

Trabajaban hasta caer rendidas por el agotamiento, movidas por la fe en la victoria. Sin ellas, sin su entrega, hubiera sido imposible vencer al enemigo.

Fuentes: Strobl, Ingrid (2002, 2015) Partisanas y Sputnik, Russia Beyond

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