Venezuela: non è solo benzina

Il valore simbolico e geopolitico delle petroliere iraniane

di Fabrizio Verde www.lantidiplomatico.it
 

Fortune, la prima delle cinque petroliere iraniane è arrivata in Venezuela. Gli avvertimenti in stile mafioso e le minacce degli Stati Uniti non hanno fermato il viaggio delle navi salpate dal porto di Bandar Abbas in Iran.

Qualcuno dirà: si tratta di un semplice viaggio di navi con un determinato carico, in questo caso benzina, come tanti avvengono quotidianamente nel mondo. Perché tanta enfasi?

Non è proprio così. Si tratta di un evento di portata storica, con risvolti geopolitici non trascurabili.

In primo luogo Venezuela e Iran sono due paesi che da anni subiscono pesanti attacchi da parte degli Stati Uniti. Entrambi i paesi subiscono anche gli effetti delle sanzioni illegali e criminali imposte dal regime di Washington.

Da qui il valore altamente simbolico. I due paesi distanti geograficamente, ma accomunati dalla lotta antimperialista, hanno mostrato al mondo intero, ai popoli che tutti i giorni patiscono le conseguenze dei criminali blocchi imperiali, che è possibile essere solidali e portare avanti la cooperazione tra paesi con vedute comuni nonostante le minacce dal sapore mafioso e i proclami della banda criminale che governa gli Stati Uniti.

«La benzina iraniana che arriva in Venezuela è una pietra miliare nella lotta per la sovranità, l’indipendenza e la pace», ha affermato tramite il social network Twitter Samuel Moncada, ambasciatore venezuelano presso le Nazioni Unite.

Insieme al carico di benzina, le petroliere trasportano sostanze, additivi, tecnici specializzati. Insomma, tutto il necessario per rimettere in piedi le raffinerie venezuelane il cui lavoro è stato strozzato dai blocchi, i sabotaggi e il costante lavoro contro il paese di alcune quinte colonne dell’imperialismo statunitense. Senza contare che agli effetti nefasti del blocco economico bisogna aggiungere la brutale caduta del prezzo del petrolio che ha colpito pesantemente un paese come il Venezuela il cui bilancio è basato sulle esportazioni del greggio.

Dicevamo dei risvolti geopolitici. Questi non sono affatto da trascurare. In un articolo di analisi apparso su Sputnik vengono citate alcune parole del politologo Martín Pulgar: «Va ricordato che gli Stati Uniti sono diventati un impero attraverso il controllo dei Caraibi. Si considerano un impero attraverso quello che chiamano il Mediterraneo americano. Se non controlli il tuo vicino straniero e lo domini, non sei un potere, perdi peso nella geopolitica mondiale».

Per Carlos Machado, politologo e capo della Situation Room presso l’Osservatorio Internazionale della Gioventù e degli Studenti del Venezuela, l’idea del blocco non è solo un esercizio di pressione sul Venezuela, ma una mossa per rendere esplicito il potere degli Stati Uniti nell’emisfero.

«Se guardiamo dal contesto dell’Oceano Atlantico, possiamo vedere come l’influenza esercitata dagli Stati Uniti dalla sua costa meridionale verso il Mar dei Caraibi, poiché dal punto di vista del teorico Alfred Mahan, il paese nordamericano dovrebbe preservare il Golfo del Messico e il Mar dei Caraibi come aree esclusivamente statunitensi e dovrebbe anche evitare in ogni modo il dominio di qualsiasi altra potenza straniera», afferma Machado.

L’arrivo delle navi iraniane in Venezuela, nelle parole di Machado, ha causato che «il governo degli Stati Uniti inizi ad agire in modo incontrollato poiché per loro il loro spazio vitale viene violato e a loro volta cadono nel dilemma se entrare in un conflitto diretto con l’Iran? O no, perché va notato che la guerra a livello navale comporta molta usura e che entrambi gli eserciti sono ben equipaggiati».

Questa è la prima volta che l’Iran esporta del combustibile in America Latina.

L’arrivo della prima nave in Venezuela è stato così salutato dal ministro del Petrolio del Venezuela, Tareck El Aissami: «Le navi della sorella Repubblica Islamica dell’Iran sono già nella nostra Zona Economica Esclusiva, come diceva il nostro amato comandante Chávez, ‘La  Venezuela Azul’, scortate dalla nostra Armada Bolivariana come simbolo di fratellanza e forza della nostra unione».


Il Venezuela celebra l’arrivo della petroliera iraniana

La solidarietà tra i popoli vanifica le politiche imperiali USA

Caracas celebra l’arrivo di una nave cisterna iraniana nelle acque del suo paese e lo considera un’importante pietra miliare per garantire “l’indipendenza” del Venezuela.

L’ambasciatore venezuelano presso le Nazioni Unite (ONU), Samuel Moncada, ha elogiato la stretta collaborazione dei governi di Iran e Venezuela, attraverso un messaggio diffuso oggi sul suo account Twitter ufficiale.

“La benzina iraniana che arriva in Venezuela è una pietra miliare nella lotta per la sovranità, l’indipendenza e la pace ” , ha scritto Moncada.

L’ambasciatore venezuelano presso le Nazioni Unite ha sottolineato che l’arrivo della prima petroliera iraniana nelle acque bolivariane ha dimostrato che la solidarietà tra i popoli può vanificare le conseguenze delle politiche imperiali degli Stati Uniti.

In un’altra parte del suo messaggio, ha anche fatto riferimento alla minaccia del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sulla petroliera iraniana, che è arrivata nella zona economica ieri, che trasferisce quasi 1,53 milioni di barili di carburante in Venezuela, secondo i dati  e i calcoli effettuati da TankerTrackers.com.

“Trump e i suoi scagnozzi stanno pensando a un attacco militare contro petroliere in mezzo alla pandemia. I suoi esperti lo consigliano diversamente”, indica il documento.

L’Iran fornisce benzina e additivi al Venezuela, per colmare le carenze causate dalle sanzioni statunitensi.

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