Tony López R., da www.globalizacion.ca
Le notizie arrivate da Washington, purtroppo, non fanno stare allegri gli statunitensi, non solo a causa della crisi sanitaria e della pandemia di Covid-19, infatti devono preoccuparsi anche per la nomina del senatore Marco Rubio García a presidente ad interim della Commissione di difesa e di intelligence del Congresso, per il fatto di essere un signore della guerra.
Tale nomina alla presidenza di questo potente comitato deve essere letta come una proposta e una decisione del settore repubblicano raggruppato nella formazione di ultra-destra denominata Tea Party, per dare sostegno legislativo alla strategia guerrafondaia e interventista dell’amministrazione Trump, un gruppo di cui Marco Rubio fa parte e che si dedica a fomentare guerre dove essi ritengono di poter ottenere profitti e subordinare quei governi ai propri interessi.
Non è una speculazione affermare che questa designazione possa essere legata alla decisione irragionevole di intervenire militarmente in Venezuela. Eliminare la Rivoluzione Bolivariana è l’obiettivo prioritario che i consiglieri di Trump gli hanno indicato per vincere le elezioni del prossimo novembre, ed è questo il motivo che giustifica la promozione di Marco Rubio in quella posizione, essendo uno dei suoi principali alleati in questa crociata.
Rovesciare il governo rivoluzionario e imporre un governo subordinato a Washington, presieduto da un fantoccio come Juan Guaidó, che ovviamente consegnerebbe alle grandi multinazionali tutta la ricchezza mineraria ed energetica che il Venezuela possiede e che, secondo il contratto che ha firmato con l’agenzia statunitense Silvercorp del mercenario Jordán Goudreau, consiste nell’eliminare tutta la costituzionalità e il sistema istituzionale della Nazione, e nella licenza di assassinare tutti i leader e le personalità legate al governo bolivariano.
L’altro obiettivo è quello di eliminare il focolaio di contagio che il Venezuela rappresenta per l’America Latina e i Caraibi, e con esso Cuba, entrambe Rivoluzioni che sono state un esempio di integrazione, di solidarietà con i loro popoli fratelli, soprattutto nei paesi dei Caraibi e dell’America Centrale che hanno ricevuto un sostegno molto importante nell’ambito dell’ALBA e del TPC, che è stato esteso in Sud America all’Ecuador di Rafael Correa e alla Bolivia di Evo Morales.
L’obiettivo strategico è quello di cancellare le idee e gli esempi di Bolívar e Martí, che hanno guidato i due grandi leader di quest’epoca, Fidel Castro e Hugo Chávez, e che hanno ispirato questa impresa liberatrice all’alba del XXI secolo contro l’imperialismo statunitense.
Marco Rubio è l’alfiere più importante in questo scacchiere politico ed è la pedina di Trump per gestire la questione cubano-venezuelana. Il senatore ha il sostegno della mafia cubano-americana e venezuelana a Miami, e ha anche stretti rapporti con il senatore colombiano Álvaro Uribe Vélez e l’attuale presidente Ivan Duque, i cui legami con il narco-paramilitarismo sono stati pubblicamente denunciati dalla rivista Semana e dai giornalisti di spicco Gonzalo Guillen di Nueva Prensa e Julián Martínez, nella recente intervista rilasciata a questi colleghi dalla prestigiosa giornalista María Jimena Duzán, per la rivista Semana.
Non c’è da stupirsi di questi rapporti di Marco Rubio con la leadership narco-paramilitare colombiana o dei legami attualmente nascosti o censurati dai media di Miami, e dello scandalo che venne fuori nel 1987 sui rapporti familiari di Marco con il cognato Orlando Cicilia de Paula, appartenente al potente cartello della droga guidato da Mario Tarrau.
Questo scandalo, legato al traffico di droga, nascosto da Rubio nel suo curriculum quando era in corsa per un seggio al Congresso, lo ha segnato come un bugiardo per la sua sospetta omissione ed è stato oggetto di vari commenti, quando a metà degli anni Ottanta Marco e i suoi genitori vivevano nella residenza della sorella Barbara e di Orlando a Wes Kendall, una casa dove era nascosta la cocaina appartenente alla potente organizzazione di narcotrafficanti guidata da Mario Tarrau. E per la quale Orlando è stato condannato a 20 anni di carcere, che non è arrivato a portare a termine a causa dei maneggi di Rubio quando è stato eletto deputato alla Camera degli Stati Uniti.
Hanno vissuto in quella residenza fino al 1985 ma, cosa molto sospetta, Marco ha continuato a visitarla, con il pretesto di accudire i cani dei coniugi Cicilia-Rubio, e all’epoca, all’età di 16 anni, secondo il suo biografo Manuel Roig, “la polizia stessa ha dichiarato che era impossibile che Marco non sapesse dell’esistenza della droga”, quando non solo ha soggiornato, secondo lui, per un mese, ma ha continuato a visitare quella casa fino a quando non è stata confiscata nel 1987.
Da alcuni anni a questa parte Marco Rubio è impegnato nel compito di provocare il rovesciamento del governo di Maduro, cosa che ha sempre fatto, ma con più forza quando è stato candidato alla presidenza degli Stati Uniti perché la questione del Venezuela era un punto importante nell’agenda bipartisan. Sia i democratici che i repubblicani si sono proposti di eliminare la Rivoluzione Bolivariana, chiunque raggiunga questo obiettivo avrà il pieno appoggio del cosiddetto “potere profondo” negli Stati Uniti.
Il senatore Rubio è stato uno dei promotori del concerto Aid Live Venezuela, prima di partecipare il 23 febbraio 2019, insieme al presidente colombiano Ivan Duque, al mercenario Luis Almagro e ai presidenti di Cile e Paraguay, all’accompagnamento dell’autoproclamato Juan Guaidó, che entrò clandestinamente in territorio colombiano scortato e guidato dai membri del cartello narco-paramilitare Los Rastrojos.
Questo atto violento, che aveva lo scopo di provare a far entrare illegalmente un presunto aiuto umanitario, ha causato sul lato venezuelano diversi morti e feriti al passaggio di frontiera Colombia-Venezuela, un’altra delle cose che hanno frustrato il senatore Marco Rubio, in quanto l’azione violenta non è partita dal Venezuela, ma dalla parte colombiana, come riportato dal New York Times, con video incluso, smentendo la versione colombiana, ma hanno continuato a mentire, come ha fatto oggi 20 maggio l’ambasciatore Guillermo Fernández de Soto nel suo discorso davanti al Consiglio di sicurezza.
Infine, il grande scandalo che si è verificato che coinvolge l’ex membro del Congresso cubano-americano David Rivera, noto per la posizione avversa ai governi di Cuba e Venezuela, in una vicenda di truffa o frode, a seguito di una causa intentata dal governo bolivariano del Venezuela contro di lui, che nell’anno 2017 era stato assunto dalla società PVDSA, e questo nonostante la sua posizione avversa al presidente Maduro, e i suoi rapporti intimi con Marco Rubio, quando sembra essere coinvolto in uno scandalo che lo lega alla suddetta società appartenente allo Stato venezuelano, e che lo rende complice di una truffa da 50 milioni di dollari, di cui ne aveva ricevuti 15 milioni, una somma non trascurabile perché Rubio perdoni l’amico Rivera, anzi non si può escludere che sia complice. Forse quei soldi lo aiuteranno nella sua prossima campagna elettorale.
Solo così si può spiegare il comportamento di Rivera e Rubio, tutti questi scandali si sommano alle frustrazioni del senatore, legate agli eventi di Cúcuta, e ai tentativi di un piccolo gruppo di militari dissidenti, la maggior parte dei quali risponde al narco-generale Clever Alcalá che con Leopoldo López e Guaidó nell’aprile 2019 ha organizzato un altro tentativo fallito. E il disastro che ha rappresentato per i governi degli Stati Uniti e della Colombia, quando è stato sconfitto lo sbarco dei mercenari venezuelani e di due mercenari statunitensi sulla spiaggia di Macuto, nello Stato di Guárico, e su quella di Falcón, questione che la Russia ha chiesto di affrontare oggi, 20 maggio, in una riunione del Consiglio di sicurezza.
Risulta altrettanto imbarazzante che l’Unione Europea non solo sostenga un governo inesistente con un fantoccio come Juan Guaidó e, fatto molto più grave, che navi militari appartenenti alla NATO stiano circondando i mari al largo della costa venezuelana, il che potrebbe essere il preludio di un intervento militare in Venezuela, mentre migliaia di loro cittadini muoiono nei loro Paesi, è straziante che migliaia di esseri umani rischiano di perdere la vita a causa della pandemia e alcuni governi disinteressati a quella disgrazia sventolino le bandiere di guerra contro il Venezuela insieme agli Stati Uniti e alla Colombia.
Le frustrazioni di Rubio non sono solo legate alle cose già menzionate, ma anche a tutti gli sforzi e il lavoro di lobbying che ha fatto con le delegazioni dei membri dell’OSA per ottenere la condanna del governo venezuelano e poter così giustificare legalmente un intervento militare attraverso il TIAR e con il sostegno dell’OSA. Le condanne non sono mai state ottenute, nonostante il fatto che insieme al segretario generale dell’OSA, il mercenario Luis Almagro, abbiano fatto pressione e ricattato molti governi.
Il Venezuela alla fine è uscito definitivamente dall’OSA e insieme a Cuba sono i due paesi latinoamericani che non fanno parte di questa screditata organizzazione che, subordinata al Dipartimento di Stato, continua a violare il primo punto della Carta fondatrice di questo ministero coloniale e quindi nessuna decisione presa nell’OSA può essere applicata ai due paesi.
L’ultima mossa di Rubio contro il Venezuela è stata quella di promuovere la nomina di Carlos Trujillo, cubano-americano ed ex membro del Congresso di Stato della Florida, come ambasciatore degli Stati Uniti presso l’OSA, che ha avuto l’incarico, in piena complicità con il segretario dell’OSA Luis Almagro, di fare in modo che si riconoscesse l’inesistente governo di Guaidó e si nominasse un “ambasciatore”, scelta caduta sull’oppositore di destra Gustavo Tarre Briceño, che non rappresenta alcuno Stato ed esercita in modo fraudolento tale incarico.
Piena violazione del diritto internazionale e della Carta dell’OSA e una condotta vergognosa dei governi che si sono prestati a questa vigliaccata, cosa che rende ogni giorno più illegittimo questo ente multilaterale. La Carta dell’OSA stabilisce semplicemente che solo gli Stati possono essere rappresentati e non da Juan Guaidó, un individuo che non rappresenta nessuno, nominato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e Guaidó stesso ha giurato il giorno dopo che Trump ha detto che lui era il presidente, è andato in una piazza pubblica con un piccolo gruppo di sostenitori e si è proclamato presidente del Venezuela. Questo è semplicemente più che illegittimo, è antidemocratico e vergognoso.
Per il suo “lavoro di successo nell’OSA” Trujillo è stato nominato da Trump alla carica di Sottosegretario di Stato per l’emisfero occidentale, è così che Trump assegna sempre più spesso la gestione a questi noti nemici di Cuba, Venezuela e Nicaragua, ai settori più coinvolti nella mafia cubano-americana, venezuelana e nicaraguense, il cui capo politico e ideologico visibile continua a essere Marco Rubio. La cui biografia, legata anche a livello familiare alle questioni del traffico di droga e alle sue azioni fallite e frustrate azioni contro il Venezuela, non sembra avere le carte in regola perché gli siano affidate posizioni così importanti nel Congresso degli Stati Uniti, è il Congresso che perde prestigio e autorevolezza con un personaggio simile in ruoli di responsabilità così strategica.
Las veleidades y frustraciones del senador Marco Rubio
Las noticias llegadas de Washington, lamentablemente, no auguran para los estadounidenses nada de que alegrarse, no solo por la crisis de salud y la Pandemia del Covid -19, también deben preocuparse por la designación del senador Marco Rubio García, como Presidente Provisional del Comité de Defensa e Inteligencia del Congreso, porque este es un señor de la guerra.
Esa designación, en la presidencia de este poderoso comité, debe ser leída como una propuesta y decisión del sector republicano agrupados en el ultraderechista Tea Party, para darle apoyo legislativo a la carrera belicista e intervencionista de la administración Trump, grupo del cual forma parte Marco Rubio y se dedican a fomentar guerras donde ellos consideran que pueden obtener ganancias y subordinar esos gobiernos a sus intereses.
No es una especulación afirmar que esta designación puede estar vinculada a una irracional decisión de intervenir militarmente en Venezuela. Eliminar la Revolución Bolivariana es el objetivo prioritario que los asesores de Trump le han indicado para ganar las elecciones el próximo mes de noviembre y es por esa razón que se justifica promover a Marco Rubio para que ocupe ese cargo pues se trata de uno de sus principales aliados en esta cruzada.
Derrocar el gobierno revolucionario e imponer un gobierno subordinado a Washington, presidido por un títere como Juan Guiadó, quien, obviamente, entregaría a las grandes transnacionales todas las riquezas minero – energéticas que posee Venezuela y que, según el contrato que firmó con la agencia estadounidense Silvercorp, del mercenario Jordán Goudreau, se trata de eliminar toda la constitucionalidad e institucionalización de la Nación, y licencia para asesinar a todos los dirigentes y personalidades vinculadas al gobierno bolivariano.
El otro objetivo, eliminar el foco infeccioso que representa Venezuela para América Latina y el Caribe y con ella Cuba, ambas Revoluciones que han sido ejemplo de integración, de solidaridad con sus pueblos hermanos, especialmente los países caribeños y centroamericanos que recibieron un apoyo muy importante en el marco del ALBA y del TPC, que se extendió a Sur América en el Ecuador de Rafael Correa y la Bolivia de Evo Morales.
El objetivo estratégico es borrar las ideas y ejemplos de Bolívar y Martí, que guiaron a los dos grandes líderes de esta época, Fidel Castro y Hugo Chávez, y que protagonizaron esta gesta libertaria en los albores del Siglo XXI frente al imperialismo yanqui.
Marco Rubio es el arfil más importante en este ajedrez político y pieza de Trump para manejar el tema cubano- venezolano, el senador cuenta con el respaldo de la mafia cubana-americana y venezolana de Miami, además tiene estrechas relaciones con el colombiano senador Álvaro Uribe Vélez y el actual presidente Iván Duque, cuyos vínculos con el narco paramilitarismo ha sido públicamente denunciado por la revista Semana y los destacados periodistas Gonzalo Guillen en Nueva Prensa y Julián Martínez, en la reciente entrevista a estos colegas de la prestigiosa periodista María Jimena Duzán, para la Revista Semana.
No es de extrañar estas relaciones de Marco Rubio con la dirigencia narco paramilitar de Colombia y los lazos, actualmente, ocultos o censurados por los medios de Miami, y el escándalo que se produjo en 1987, por la relación familiar de Marco con su cuñado Orlando Cicilia de Paula, perteneciente a la poderosa banda de narcotraficantes dirigida por Mario Tarrau.
Este escándalo, relacionado con el narcotráfico, ocultado por Rubio en su currículo cuando aspiraba a un escaño al Congreso, lo marcó como mentiroso por su sospechosa omisión y fue objeto de diversos comentarios, cuando en la mitad de la década del 80, Marco y sus padres vivían en la residencia de su hermana Bárbara y Orlando en Wes Kendall, vivienda donde se escondía la cocaína que pertenecía a la poderosa organización de narcotraficantes que dirigía Mario Tarrau. Y por la que Orlando fue penado a 20 años de cárcel, que no llegó a cumplir totalmente por gestiones de Rubio cuando fue electo representante a la Cámara de los Estados Unidos.
En esa residencia vivieron hasta 1985 pero, muy sospechoso, Marco continuaba visitando dicha residencia, con el pretexto de cuidar a los perros de la pareja Cicilia-Rubio, en esa época con 16 años, según su biógrafo Manuel Roig, “la propia policía declaraba que era imposible que Marco no conociera de la existencia de la droga”, cuando no solo residió, según él, por un mes, sino que continuó visitando dicha vivienda hasta que en 1987 fue confiscada.
Desde hace algunos años, Marco Rubio, se vinculó a la tarea de provocar el derrocamiento del gobierno de Maduro, lo hizo siempre, pero con más fuerza cuando fue candidato a la presidencia de Estados Unidos porque el tema de Venezuela era un punto importante en la agenda bipartidista, tanto Demócratas como Republicanos se han planteado eliminar la Revolución Bolivariana, quien logre ese objetivo tendrá el total apoyo del llamado “poder profundo” en los Estados Unidos.
El senador Rubio fue uno de los promotores del Concierto Aid Live Venezuela, previo a participar el 23 de febrero pasado 2019, junto al presidente colombiano Iván Duque, el mercenario Luis Almagro, y los presidentes de Chile y Paraguay, acompañando al autoproclamado Juan Guaidó, quien ingresó clandestinamente a territorio colombiano escoltado y guiado por miembros Cartel de los narcoparamilitares Los Rastrojos.
Ese hecho violento, que tenía el propósito tratar de ingresar, ilegalmente, una supuesta ayuda humanitaria, provocó del lado venezolano varios muertos y heridos en el cruce fronterizo Colombia-Venezuela, una mas de las frustraciones del senador Marco Rubio, no fue desde Venezuela de donde partió la violenta acción, fue del lado Colombiano tal como lo reportó, el New York Time, con video incluido, desmintiendo la versión colombiana y siguen mintiendo, como lo hizo hoy en su intervención de este 20 de mayo, el embajador Guillermo Fernández de Soto, ante el Consejo de Seguridad.
Por último, el gran escándalo que se ha producido que vincula al ex congresista cubano americano, David Rivera de reconocida posición contra los gobiernos de Cuba y Venezuela, en un escándalo de estafa o fraude, por una demanda puesta por el gobierno bolivariano de Venezuela en su contra, quien en el año 2017 fue contratado por la empresa PVDSA, o sea pese a su postura negativa por el presidente Maduro, y de sus relaciones íntimas con Marco Rubio, aparece involucrado en un escándalo que lo vincula a dicha empresa perteneciente al Estado venezolano, que lo involucra en una estafa de 50 millones de dólares, de los cuales había recibido 15 millones, un dineral nada despreciable para que Rubio perdone a su amigo Rivera, o no es descartable que sea cómplice. Tal vez de ese dinero se le ayude a su próxima campaña electoral.
Solo así puede explicarse la conducta de Rivera y Rubio, todos estos escándalos se suman a las frustraciones del senador, ligado a los hechos de Cúcuta, y las intentonas de un grupúsculo de militares disidentes, la mayoría respondiendo al narco-general Clever Alcalá que con Leopoldo López y Guaido en abril del 2019 organizaron otro conato fracasado. Y el desastre que representó para los gobiernos de Estados Unidos y Colombia, al ser derrotado el desembarco de mercenarios venezolanos y dos estadounidenses por las playas de Macuto, Estado de Guárico, y por el de Falcón, tema por el cual Rusia ha solicitado hoy 20 de mayo, tratar en una reunión del Consejo de Seguridad.
Resulta, igualmente bochornoso, que la Unión Europea no solo apoye a un gobierno inexistente con un fantoche como Juan Guaidó y mucho más grave que naves militares pertenecientes a la OTAN estén cercando los mares adyacentes a las costas venezolanas, lo que puede ser el preludio de una intervención militar en Venezuela, mientras en sus países mueren miles de sus ciudadanos, es desgarrador que miles de seres humanos como consecuencia de la Pandemia estén en peligro de perder sus vidas y algunos gobiernos ausentes a esa desgracia, agitan junto a Estados Unidos y Colombia las banderas de la guerra contra Venezuela.
Las frustraciones de Rubio, no solo se relacionan con las ya arriba apuntadas, también todos los esfuerzos y trabajo de influencia que realizó con delegaciones miembros de la OEA para lograr la condena del gobierno venezolano y así poder justificar, legalmente, una intervención militar a través del TIAR y respaldo de la OEA, las condenas nunca fueron logradas, a pesar de que junto con el Secretario General de la OEA, el mercenario Luis Almagro, presionaron y chantajearon a muchos gobiernos.
Venezuela al final salió definitivamente de la OEA y junto a Cuba son los dos países latinoamericanos que no forman parte de esta desprestigiada organización que, subordinada al Departamento de Estado, que continúa violando el primer punto de la Carta fundacional de este ministerio de colonia y por lo tanto ninguna decisión que se tome en la OEA puede aplicarse a ambos países.
La última jugada de Rubio contra Venezuela fue la de promover la designación de Carlos Trujillo, cubano americano y ex congresista estatal de la Florida, como embajador de Estados Unidos ante la OEA, quien tuvo la tarea de que en plena complicidad con el Secretario de la OEA Luis Almagro, se reconociera al inexistente gobierno de Guaidó y se nombrara a un “embajador” que recayó en el derechista opositor Gustavo Tarre Briceño, que no representa a ningún Estado y ejerce fraudulentamente ese cargo.
Plena violación al Derecho Internacional y de la Carta de la OEA y una vergonzosa conducta de los gobiernos que se prestaron a esta felonía, lo que cada día es más ilegítimo este ente multilateral. Sencillamente la Carta de la OEA establece que solo pueden estar representados los Estados y no por Juan Guaidó un individuo que no representa a nadie, designado por el presidente de los Estados Unidos Donald Trump y el propio Guaidó se juramentó al día siguiente que Trump dijera que él era el Presidente, fue a una plaza pública con un grupito de seguidores y se autoproclamó presidente de Venezuela. Esto es simplemente además de ilegitimo, antidemocrático y vergonzoso.
Por su “exitosa faena en la OEA” Trujillo ha sido nominado por Trump al cargo de Subsecretario de Estado para el hemisferio occidental, es así como Trump, entrega cada vez más el manejo a estos conocidos enemigos de Cuba, Venezuela y Nicaragua, a los sectores más comprometidos con la mafia cubana americana, venezolana y nicaragüense, cuya cabeza política e ideológica visible sigue siendo Marco Rubio. Cuyo historial vinculado familiarmente a temas del narcotráfico y a sus fallidas y frustradas acciones contra Venezuela, no parece tener una buena reputación para que sea aprobado para cargos tan importantes en el Congreso de los EE: UU, es el Congreso quien pierde prestigio y autoridad con semejante personaje a una responsabilidad tan estratégica.
Tony López R.
Tony López R.: Periodista, politólogo y analista internacional.