Mentre i medici cubani ritornano dall’Italia e da Andorra, dopo aver offerto servizi valutati nei due paesi «come propri di personale altamente qualificato», i funzionari del Dipartimento di Stato degli USA non interrompono la loro campagna di discredito della collaborazione.
Il cancelliere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, ha affermato in Twitter, che gli Stati Uniti si devono occupare dello scontro alla COVID-19 e dei loro cittadini invece d’attaccare la cooperazione medica dell’Isola.
Inoltre ha segnalato che vari esperti degli stessi Stati Uniti assicurano che con le misure adeguate e opportune un terzo o la metà delle persone che sono morte per la pandemia si sarebbero salvate.
Mesi fa, mentre Donald Trump minimizzava il pericolo, Cuba preparava la sua strategia di quarantena, test e seguito dei contatti, mentre metteva in allerta gli Istituti di Biotecnologia del Polo Scientifico nell’ovest de L’Avana, ed il quotidiano spagnolo La Vanguardia pubblicava che: «Gli istituti a Cuba lavorano in collaborazione e non in concorrenza; è più rapido perché il criterio è l’interesse nazionale e non l’interesse privato.
Helen Yaffe, economista dell’Università di Glasgow, ha detto a La Vanguardia: «Mi hanno chiamato medici disperati da Nuova York chiedendomi come conseguire l’Interferone Alfa 2b, ma questo non è possibile perché il blocco contro l’Isola colpisce anche il popolo statunitense».
I realizzatori della campagna di discredito avranno sentito gli emozionanti applausi con cui hanno salutato dalle piazze d’Italia e d’Andorra quelli che loro chiamano spie e falsi medici?