di Andrea Puccio www.farodiroma.it
“Patria è umanità”, in queste tre parole pronunciate oltre un secolo fa da José Martì possiamo sintetizzare la filosofia con cui lo stato cubano ha affrontato la gestione dei contagi durante la pandemia da corona virus nel paese.
In queste tre parole è racchiusa la strategia politica che il governo cubano, dal trionfo della rivoluzione ad oggi, ha adottato per far fronte alle innumerevoli vicende che hanno segnato la sua storia. Senza cadere nel facile trionfalismo condito da una retorica piuttosto comune quando si parla di Cuba che pone l’isola come esempio di perfezione e modello di integrità morale di fronte ad un mondo pieno di vampiri pronti a succhiare il sangue dei più deboli, Se parliamo del fatto che la persona è sempre stata messa al centro delle politiche sociali a Cuba non rischiamo di essere bollati come i soliti ingenui sostenitori di una rivoluzione che ha messo in scacco gli Stati Uniti per oltre sessanta anni,
Anche nella gestione della pandemia da corona virus che ha messo in ginocchio tutti i sistemi sanitari dei i paesi più industrializzati del mondo l’isola caraibica ha dato priorità alla persona lasciando l’aspetto economico, fondamentale per qualunque economia, da parte. Cercherò in questo mio articolo di analizzare nel modo più distaccato possibile, difficile dati i risultati ad oggi ottenuti dal governo cubano, come le scelte messe in campo per la gestione della pandemia che hanno dato priorità alla persona si siano dimostrate vincenti sotto il piano umano.
L’isola caraibica ha da molti anni redatto piani per combattere le epidemie. Nella storia di Cuba questa è solo l’ultima di una lunga serie di epidemie che hanno messo a rischio la popolazione.
Nel maggio del 1971 l’Istituto di Medicina Veterinaria rilevò nel municipio di Boyeros nella città di L’Avana il primo caso di febbre porcina africana in un suino. L’epidemia si propagò rapidamente negli allevamenti suini del paese e furono abbattuti oltre 500 mila animali. Nel 1979 riapparve la febbre porcina in una località molto vicina alla base militare statunitense di Guantanamo: in quella occasione furono abbattuti oltre 290 mila suini. Alla fine del gennaio 1980 fu ancora unavolta scoperta un’epidemia di febbre porcina a Baracoa che poi si propagò ad Holguin e Santiago de Cuba. La febbre porcina fu introdotta sull’isola artificialmente da agenti statunitensi che, secondo un piano ben strutturato della CIA, tentavano di sovvertire il governo di Fidel Castro con l’uso di armi biologiche.
A fine maggio del 1981 si verificò un’esplosione di dengue emorragico che provocò il contagio di oltre 343 mila persone e la morte di 158 cubani. Il dengue è un virus trasmesso da un tipo di zanzara che fino a quel momento non era presente sull’isola e può, nei casi più gravi, portare alla morte del contagiato per emorragia interna. L’epidemia durò circa quattro mesi e nei giorni del picco dei contagi si contarono oltre 9 mila contagiati al giorno. Sebbene l’epidemia fu sconfitta il vettore che trasmette il virus è diventato edemico sull’isola e periodicamente si verificano alcuni casi di contagio.
Ma l’isola ha dovuto combattere anche con altre epidemie negli anni successivi. Le più importanti quelle di chikungunya e zica, due virus trasmessi dalle zanzare, e quella di colera avvenuta una decina di anni fa e protrattasi per alcuni anni.
Le epidemie che hanno contraddistinto la storia di Cuba e il blocco economico che impedisce all’isola di rifornirsi di medicinali per le cure all’estero ha reso necessario lo sviluppo di un’industria farmaceutica interna per sopperire alle necessità della popolazione di livello internazionale.
Ma come è possibile che un paese come Cuba, del terzo mondo, sottoposto ad un blocco economico sia potuto diventare leader in un mercato così specifico? La risposta sta nella visione lungimirante di Fidel che nel 1980 vide in questo settore un grande veicolo di sviluppo per la nazione, nell’aver investito ingenti capitali nella ricerca in momenti nei quali poteva essere considerato un lusso ma sopratutto grazie all’enorme capitale umano che il paese dispone. Attualmente i prodotti farmaceutici dell’industria cubana sono esportati in molti paesi del mondo oltre a ricoprire parte del fabbisogno nazionale di medicine.
Il Gruppo delle Industrie Biotecnologiche e Farmaceutiche, conosciuto come Biocubafarma che dipende dal Ministero della Salute Pubblica, è stato creato il 27 novembre 2012 dal Consiglio dei Ministri con lo scopo di produrre medicinali, attrezzature mediche e scientifiche e per fornire servizi di elevato livello tecnico e scientifico alla popolazione cubana e per l’esportazione. Fanno parte del Gruppo Biocubafarma 38 imprese, istituzioni scientifiche e centri di ricerca.
Biocubafarma occupa 21.600 addetti in 62 centri operativi, produce 487 medicinali degli 761 che formano il quadro base dei farmaci del Ministero della Salute, gli altri 274 sono importati. Cuba produce il 64 per cento dei medicinali, ma importa l’85 per cento dei prodotti necessari alla loro produzione e il 92 per cento dei principi attivi da Russia, Cina e Unione Europea.
Nella lotta contro le malattie infettive un ruolo importante lo ha sempre avuto l’Istituto di Medicina Tropicale Pedro Kourì (IPK( di L’Avana fondato nel 1937 dal professor Pedro Kourì. Fin dalla sua fondazione l’Istituto si è dedicato allo studio delle malattie tipiche dei climi tropicali. Nel 1979 il professor Gustavo Kourì Flores riceve il difficile compito dal governo di sviluppare l’Istituto dato che in questa decade l’attività internazionalista cubana nel mondo era molto attiva e si rese necessario lo sviluppo delle conoscenze nel settore delle malattie tropicali. Da allora l’Istituto di Medicina Tropicale Pedro Kourì, grazie alla lungimiranza di Fidel Castro che aveva visto in questa struttura un importante mezzo per lo sviluppo del paese, si è dedicato allo studio di oltre 30 malattie infettive. Oggi l’Istituto è anche un importante centro per la formazione del personale medico specializzato nelle cure delle malattie infettive.
Proprio in un’occasione come questa l’esperienza maturata negli anni dall’IPK è stata fondamentale nella cura degli infettati dal virus. come del resto era successo per le altre epidemie che il paese si è trovato ad affrontare negli anni scorsi.
Il sistema cubano per l’intervento in situazione di emergenza si distingue non solo per l’alto livello del settore sanitario ma anche per quello che riguarda l’organizzazione degli interventi per mitigare le conseguenze dell’emergenza. Qui parliamo di un’emergenza sanitaria causata appunto dal virus Covid 19 ma a Cuba esistono piani per far fronte ad ogni emergenza.
La Protezione Civile è l’organismo che lo stato ha a disposizione per mettere in atto tutte quelle misure che i vari piani per le emergenze prevedono. La Protezione Civile ha redatto piani di intervento per la gran parte delle situazioni che si possono verificare nel paese. Sono stati sviluppati piani di intervento in caso di terremoto, di passaggio di un uragano ed ovviamente in caso di un epidemia come quella che stiamo vivendo adesso.
Il piano redatto per le epidemie prevede tutta una serie di misure protocolli che attuati hanno lo scopo di mitigare la propagazione del virus nella popolazione che vedremo nel dettaglio più avanti.
In caso venga dichiarata un’emergenza nazionale viene attivato il Consiglio della Difesa. Un’emergenza può essere, come detto, un terremoto, il passaggio di un uragano, una minaccia militare da parte di un altro paese e un’epidemia. Il Consiglio della Difesa a livello nazionale è presieduto dal Presidente della Repubblica che ne emana le direttive, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e da tutti i Ministri della Repubblica. Il Consiglio della Difesa una volta attivato ha il compito supremo di emanare tutte le direttive necessarie alla lotta all’emergenza in corso. Le decisioni vengono prese dal Presidente della Repubblica di concerto ai vari Ministeri. In poche parole il Consiglio della Difesa è un organo che si pone al di sopra di tutti gli altri poteri dello stato per gestire velocemente ed efficacemente la crisi in atto, le decisioni sono rapide ed immediate.
Ogni provincia ed ogni municipio dispone di un Consiglio della Difesa che può in autonomia dal livello superiore prendere decisioni per far fronte all’emergenza in atto.
Il Consiglio della Difesa ha può richiedere ai vari Ministeri di disporre delle risorse e dei mezzi a loro assegnati. Può ad esempio, nel caso della pandemia in corso, richiedere al Ministero del Turismo di usare i propri mezzi, come taxi e autobus, per il trasporto dei medici agli ospedali. Oppure al Ministero dell’Agricoltura di mettere in atto tutte le misure necessarie per garantire gli alimenti alla popolazione.
Il complesso delle misure messe in atto in caso di emergenza viene definito intersettoriale proprio perché coinvolge tutti i settori che mettono a disposizione le risorse che dispongono ed i loro mezzi per combattere l’emergenza in atto in quel momento. La logica intersettoriale della gestione delle emergenze è il punto di forza del sistema cubano della Protezione Civile che in ogni caso sempre mette in primo piano la persona. Le stesse scelte che vengono prese dal Consiglio della Difesa rispettano questa basilare concezione degli interventi.
I primi casi di corona virus a Cuba sono stati registrati l’11 marzo nella città turistica di Trinidad. Tre di quattro turisti italiani provenienti dalla Lombardia furono trovati positivi al Covid 19 ed immediatamente trasferiti a L’Avana presso l’IPK. Nel momento stesso in cui il Ministero della Salute Pubblica (MINSAP) avvisava dei primi casi di contagio veniva attivato il Consiglio della Difesa che emanava le prime disposizioni per la tutela della popolazione e minimizzare le possibilità di propagazione del contagio. Vennero chiusi tutti i locali notturni e le discoteche e iniziarono le limitazioni nella sosta nei bar e nei ristoranti.
Essendo il contagio proveniente dall’estero dal 24 marzo furono chiuse le frontiere e fu impedito l’arrivo di turisti sull’isola rinunciando alla fonte che maggior ingresso di valuta apporta al paese ovvero il turismo. Il protocollo messo a punto in precedenza dal governo per le pandemie prevede che se una persona risulta positiva al test venga immediatamente ricoverata in ospedale per le cure. Si ricostruiscono tutti i contatti che la persona ha avuto e si esegue un test ad ognuno di loro. Se risultano positivi si procede all’ospedalizzazione, se invece il test è negativo la persona resta in quarantena e giornalmente il medico di famiglia provvede a sottoporla ad una visita. Periodicamente il personale sanitario visita le famiglie nelle loro case per verificare se ci sono casi sospetti.
Dal 24 marzo, giorno in cui sono state chiuse le frontiere, ogni persona che è entrata a Cuba è stata sottoposta al test e mantenuta in quarantena per 14 giorni in centri dedicati allo scopo. Il sistema insomma cerca in ogni modo di limitare i contatti tra persone e a tale proposito è stato suggerito alla popolazione di non uscire di casa ed usare nelle uscite la mascherina di protezione. Sono stati soppressi tutti i trasporti sia cittadini che extraurbani dal momento che è stato riscontrata l’impossibilità di mantenere la distanza di sicurezza tra le persone sui mezzi. Sono state chiuse tutte le attività non essenziali come bar, ristoranti, alberghi, uffici pubblici non essenziali, ecc.
Il sistema cubano messo a punto per far fronte alle emergenze, come detto, si basa sull’intersettorialità ovvero tutti i settori dello stato si mettono in moto per risolvere l’emergenza. Riepilogando troviamo la Protezione Civile che si occupa di attuare il piano di emergenza, il Consiglio della Difesa che dirige i vari organi dello stato e prende le decisioni. Vengono poi i vari ministeri che eseguono ciò che viene deliberato dal Consiglio della Difesa.
Nel caso dell’emergenza da corona virus un importante compito lo ha avuto ovviamente al Ministero della Salute che ha il compito di accudire tutti i malati e di eseguire i test preventivi oltre ovviamente coordinare le attività dell’impresa farmaceutica e dei vari centri diagnostici.
Per sintetizzare, la gestione dell’emergenza da Covid 19, è il risultato di molte sinergie messe assieme che unite hanno operato tutte per l’ottenimento del risultato finale: evitare il più possibile la propagazione del virus e tenere la persona al primo posto.
Sono stati scritti molti articoli su questo argomento e tutti concordano sull’elevato sistema sanitario e farmacologico che l’isola dispone. Cosa del tutto vera ma non bisogna dimenticare che il risultato che ad oggi Cuba ha ottenuto nel limitare i contagi fa parte, come abbiamo visto, di un sistema integrato di gestione delle emergenze. Non è pensabile ottenere i risultati che Cuba ha ottenuto se tutto il sistema che gravita attorno ad un’emergenza sanitaria come questa non fosse stato organizzato in precedenza con intelligenza ed efficenza. Il buon livello medico e farmacologico che l’isola può vantare fa parte di tutto il sistema paese che mette la persona al centro delle politiche nazionali portate avanti dal trionfo della rivoluzione.
Molto spesso ci dimentichiamo che le scelte prese dai nostri governanti avranno un impatto sulla nostra persona proprio nei momenti del bisogno. I tagli al servizio sanitario compiuti in nome dei bilanci, come avvenuto negli ultimi venti anni in Italia, hanno reso il sistema sanitario pubblico fragile ed inadeguato a sostenere la pressione di un’emergenza come questa dove scarseggiavano persino i dispositivi di sicurezza per il personale medico. Il nostro governo che, in nome del profitto dell’industria non avendo dichiarato zone rosse i comuni della bergamasca, ha contribuito alla diffusione del virus tra i lavoratori che lo hanno poi trasmesso alle persone con cui hanno avuto contatto ha una enorme responsabilità per le morti che poi si sono succedute. Cuba pur essendo una nazione che dipende fortemente dal turismo non ha esitato il giorno successivo ai primi tre casi a diramare misure di contenimento alla diffusione del virus che hanno direttamente colpito le attività turistiche statali e private. Non c’era altra cosa da fare e lo stato non ha esitato.
La macchina della Protezione Civile si è messa in moto senza indugi. Tutti sono stati responsabilizzati della situazione e, essendo l’economia statale, è stato possibile prendere le decisioni del caso senza che nessuno potesse fare pressioni. Cuba non ha avuto fortuna ma ha avuto giudizio e per questo i risultati sono questi. al 28 maggio i contagiati sono 1983 ed i deceduti 82. Un altro dato che invece certifica inequivocabilmente che il sistema sanitario e le cure, eseguite per la maggior parte con farmaci di produzione cubana date le difficoltà nel reperire farmaci all’estero a causa del blocco economico degli Stati Uniti, sono di livello internazionale è quello relativo alle guarigioni dei malati. Secondo i dati forniti dal MINSAP al 27 maggio in Cuba si contano l’87,3 per cento di pazienti guariti, mentre le guarigioni a livello mondiale sono solo al 30,9 per cento, e pone l’isola al primo posto in America Latina ed al ventesimo nel mondo.
Cuba si aspettava da un giorno all’altro l’arrivo del virus e per questo ha iniziato in anticipo a prepararsi al malaugurato giorno in cui il primo caso fosse stato rilevato. Se i piani messi a punto dalla Protezione Civile hanno permesso di arginare la propagazione del virus è grazie alla lungimiranza del governo che con tempestività e senza indugi ha attivato il Consiglio della Difesa il quale, con le decisioni che ha preso, ha impedito che sull’isola non scoppiasse il caos. Cuba aveva tutte le caratteristiche per essere un paese in cui il virus avrebbe potuto creare enormi problemi. L’isola è raggiunta da migliaia di turisti ogni giorno oltre agli stessi cubani che vanno e vengono. Ne primi tempi della pandemia gli stati da cui provenivano i viaggiatori non hanno attuato nessuna misura di prevenzione. Gli aerei continuavano ad arrivare sull’isola carichi di potenziali trasmettitori del virus. Il primo caso era solo una questione di tempo ma appena accertato, come detto, la macchina della Protezione Civile allertata dal Consiglio della Difesa ha preso a marciare senza indugi.
Ho iniziato questo articolo con le tre famose parole di José Martì “Patria è umanità” ma non posso dimenticare che la rivoluzione è una rivoluzione “De los umildes, para los umildes y por los umildes” , due concetti che spiegano benissimo il motivo per cui i cubani hanno lottato oltre sessanta anni per non cambiare ovvero aver costruito un sistema che appunto privilegia la persona in ogni momento della sua vita. Il sentimento di patria è strettamente legato al concetto di persona, non può esistere il patriottismo se poi, come nel caso della pandemia, la persona viene dopo il profitto. Ma nei paesi capitalisti dove la crescita deve essere infinita la persona non può stare al centro delle decisioni prese dai governi. Sarà banale ma a Cuba il governo ha fatto di tutto per impedire che il virus si propagasse tra la popolazione che avrebbe, per questo, anche potuto perdere la vita. In fondo la differenza tra uno stato socialista ed uno capitalista in estrema sintesi è proprio questa ed ecco perché Cuba si è mossa fin dal primo momento in direzione ostinata e contraria.
Se ancora qualcuno pensa che Cuba sia governata da despoti dittatori almeno una volta abbiate la decenza di ammettere che i risultati ottenuti dal governo nella lotta al Covid 19 sono stupefacenti e impressionanti. Ma so che non lo farete mai.