PSUV, la coscienza di un popolo

di Geraldina Colotti*

Sono già arrivati alla puntata n. 11 gli incontri online organizzati ogni giovedì alle 9 dal Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) e dalla gioventù (JPSUV) e moderati dal ministro dello Sport, Pedro Infante. A tenere il forum, su argomenti di fondo e di attualità, vi sono stati, tra gli altri, il vicepresidente del partito, Diosdado Cabello, la vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Tania Diaz, il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, la sindaca di Caracas, Erika Faria.

Questa volta, il tema in agenda è stato “Mobilitazione permanente e difesa della rivoluzione in quarantena”, e ha avuto come invitato Dario Vivas, vicepresidente di Mobilitazione e eventi del partito. Un compito fondamentale quello che Dario svolge da anni, con sobrietà e competenza, per il PSUV, il più grande partito dell’America Latina, con 7.633.149 di militanti.

Solo nei primi mesi del 2020, la campagna di tesseramento aveva registrato 1.174.000 nuovi iscritti e iscritte, tra cui un’altissima percentuale di giovani tra i 15 anni e i 30. La struttura giovanile del PSUV, nata a settembre del 2008, un anno dopo la fondazione del partito di governo, voluto da Chavez, conta oltre 2 milioni di iscritti. Nella capitale Caracas, i giovani costituiscono il 50% degli iscritti, in altri Stati sono in media il 38-40%.

Alla loro formazione, il PSUV dedica molto impegno, e il compito, per tutta la struttura del partito, è attualmente affidato a Hector Rodriguez, giovane governatore dello Stato Miranda, uno dei quadri più promettenti del chavismo. In una recente partecipazione al programma di Adan Chavez in Vtv, Rodriguez ha ben descritto la presenza capillare sul territorio di questo partito di massa, di quadri e di movimento: può darsi – ha detto – che in alcune strade del Venezuela, il PSUV non sia maggioranza, “però non c’è strada nella quale il partito non sia presente con una direzione, con un responsabile che sappia quante famiglie ci sono quali problemi esistano nella comunità”.

Il tema della coscienza e dell’avanguardia, che orienta e dirige, non in modo burocratico ma condiviso, “la guerra di tutto il popolo” è infatti uno dei cardini che regge il progetto socialista bolivariano. Unità, organizzazione e coscienza – ha spiegato Dario Vivas richiamando il Plan de la Patria -, sono i tre elementi che producono e sostanziano la mobilitazione permanente del popolo.

Una caratteristica inedita, e avulsa dal funzionamento politico che agisce nelle democrazie rappresentative borghesi, e che ha retto i meccanismi della IV Repubblica in Venezuela, fino alla vittoria di Chavez alle elezioni del 6 dicembre 1998.

La crisi conclamata delle democrazie borghesi, dove i popoli votano ma non decidono, non ha finora toccato questa straordinaria forza politica, che è riuscita a spiazzare e respingere tutti i tentativi messi in atto dall’imperialismo per distruggere la rivoluzione bolivariana, proprio grazie alla mobilitazione permanente.

Dario Vivas ha ricapitolato le fasi e gli stimoli, teorici e politici attraverso cui si è costruita questa coscienza popolare fin dagli albori del chavismo, quando l’elemento unificante, catalizzatore dello scontento generale interpretato dagli ufficiali progressisti, è stato il pensiero di Simon Bolivar. Un elemento fondante del processo costituente organizzato nel 1999 e che porterà alla Carta Magna bolivariana, il cui perno è costituito dalla democrazia diretta, dalla democrazia partecipata e protagonista.

Quella che, fatte le debite proporzioni, nei paesi capitalisti si chiamerebbe “società civile”, in Venezuela è immediatamente “società politica”, cosciente e organizzata nel potere popolare. Chavez – ha spiegato Dario – è riuscito a mobilitare tantissime persone su temi radicali, sicuramente grazie al suo carisma e alla sua grande capacità di comunicare, ma soprattutto perché il popolo si riconosceva in lui e nel progetto politico del socialismo bolivariano.

Per questo, quando Chavez ha capito che “il popolo si era impadronito dell’idea trasformatrice ed era consapevole di dover difendere il progetto, ha gridato: Chavez non sono io, è un popolo, siamo milioni”.

Come si coniuga, però, il tema della mobilitazione permanente in tempi di quarantena quando anziché riversarsi nelle strade, come accadeva regolarmente prima della pandemia, il popolo venezuelano deve ora restare a casa, evitando contatti e assembramenti?

Il tema del foro assume qui valenza universale, a fronte delle limitazioni imposte dalla pandemia a livello globale che hanno messo la sordina ai movimenti di protesta scoppiati contro i governi capitalisti. La quarantena sociale, cosciente e volontaria decisa dal presidente Nicolas Maduro senza imposizioni poliziesche – ha detto Dario – è a sua volta una forma di mobilitazione, basata sul concetto di responsabilità condivisa che permea la costituzione bolivariana.

I militanti si mobilitano accompagnando le squadre mediche nell’eseguire le prove mediche casa per casa, nell’individuare possibili focolai di trasmissione del virus, e quindi nell’assumere anche in questa fase, la difesa integrale della nazione, uno dei principali obiettivi del Plan de la Patria. Le stesse destre che hanno manipolato una parte dei venezuelani convincendola a migrare oltrefrontiera – ha ricordato Vivas – oggi che quei venezuelani tornano a casa, dopo aver verificato la truffa nella quale erano caduti, vorrebbero utilizzarli per trasmettere il virus al resto della popolazione. La vigilanza, così come l’accompagnamento della popolazione nei momenti di parziale apertura della quarantena, è fondamentale. È fondamentale trasformare con creatività le modalità di comunicazione e di resistenza, più che mai necessari di fronte alle minacce di aggressione dell’imperialismo e dei suoi burattini. Un compito a cui la la commissione Agitazione

Propaganda e Comunicazione del partito, diretta da Tania Diaz, si dedica con impegno, applicando alla nuova situazione – ha spiegato Carlos Sierra – l’agenda decisa durante il Congresso mondiale della comunicazione, attraverso il potenziamento della Rete digitale, o di iniziative come quella che, ogni venerdì, attribuisce un riconoscimento ai militanti che si sono distinti nel lavoro politico settoriale.

La mobilitazione in tempo di quarantena – ha detto ancora Vivas, anche in qualità di capo del governo del Distretto Capitale -, implica accompagnare e concretizzare le linee guida di Maduro circa l’educazione, la ricerca scientifica per trovare un rimedio al coronavirus, e la difesa del servizio pubblico, gratuito e di qualità. Un sistema che, a differenza di quanto accade nei paesi capitalisti dove imperano le privatizzazioni e il profitto, sta mostrando la propria superiorità nonostante la guerra economica e le misure coercitive e unilaterali degli Stati uniti imposte al Venezuela.

*Articolo scritto per il Cuatro F

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