Il caso George Floyd: l’atteggiamento differente

Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana

[…] Il Comandante Fidel Castro negli USA raccontò le sue proposte per aiutare i disagiati di quel paese invece di repressione e violenze.

Nei quattro viaggi che il Comandante Fidel Castro fece negli Stati Uniti, in tempi di Rivoluzione, ha sempre avuto spazio nella sua agenda per incontrare e visitare i fratelli afroamericani e latini ad Harlem e nel Bronx.

Dal suo storico incontro con Malcolm X, nel 1960, al Theresa Hotel, che ospitò il leader della Rivoluzione quando gli fu impedito di entrare in un hotel di Manhattan, fino alla sua ultima visita, nel 2000.

In questa, il 9 settembre tenne un discorso presso la Riverside Church nel quartiere “Morningside Heights”, a nord dell’isola di Manhattan.

Circa 2.400 persone riuscirono ad entrare all’interno del complesso riempiendolo all’inverosimile e centinaia di altre persone che non potettero accedervi seguirono l’evento attraverso grandi schermi situati all’esterno.

Fidel iniziò il suo discorso alle 22:00 e finì quasi all’una del mattino.

“… Devo dire che, quando sono venuto qui, mi sono ricordato delle mie quattro visite alle Nazioni Unite. La prima volta fui espulso dall’albergo vicino alle Nazioni Unite. Dovetti scegliere tra due opzioni: installare una tenda nel cortile delle Nazioni Unite – e come guerrigliero sceso da poco dalle montagne, non mi sembrava una cosa molto difficile – o andare ad Harlem, dove ero stato invitato. Ho deciso immediatamente: “Vado ad Harlem, perché i miei migliori amici sono lì” (…)
“Quando sono tornato una seconda volta, non ricordo esattamente cosa ho fatto nel 1979, so solo che ho parlato lì a nome di tutti i paesi poveri del mondo; la terza volta sono tornato ad Harlem e non solo ad Harlem, ma anche al Bronx.” (…)
“Ho scoperto qualcosa che mi ha lasciato pensieroso: diversi rappresentanti dei Caucus Neri mi visitarono, ne sto parlando perché loro già ne hanno parlato con la stampa, mentre questa è la prima volta che io ne parlo pubblicamente. Mi si avvicinò un legislatore del Mississippi e mi disse: “Senti, ho molti luoghi nel mio distretto che non hanno nemmeno un medico.” E io gli risposi: “Come? Ah, adesso mi rendo conto che voi siete il Terzo Mondo degli Stati Uniti.” E gli ho detto:” Siamo disposti a inviarvi medici gratuitamente, proprio come facciamo con altri paesi del Terzo Mondo.”(…)

“In quel momento mi sono reso conto così all’improvviso che hai sempre sentito parlare della ricchezza degli Stati Uniti, del Prodotto Interno Lordo che supera gli 8 milioni di milioni di dollari, ecc., ecc. ecc., ma improvvisamente trovo un membro rispettato della Camera che afferma che nel suo distretto mancano i dottori, quindi ho risposto: “Possiamo inviarli”. E ho aggiunto immediatamente: “Ti dico anche un’altra cosa, ascolta. Mi sono ricordato delle scuole, siamo disposti a concedere una serie di borse di studio per i giovani poveri dei tuoi distretti che non possono permettersi di pagare i 200.000 dollari che costa un diploma universitario negli Stati Uniti”. “Al loro ritorno a casa parlarono di questo problema e ci dissero che stavano studiando la questione delle borse di studio, poiché esiste sempre un problema di compatibilità relativo al sistema di formazione professionale di ciascun paese.”(…)

“Il rappresentante mi disse che questa è la situazione anche di altre minoranze e mi parlò dei latini, delle riserve indigene, di altre aree del paese e non solo di latini o di immigrati, ma anche di cittadini nati negli Stati Uniti. Io gli dissi: “Questo è un paese molto grande, enorme, non so se possiamo fare quello che facciamo con altri paesi. Non so a quanti abitanti equivalga il vostro Terzo Mondo, ma immagino che potrebbe essere di circa 30 o 40 milioni.”

“Vuoi che ti dica una cosa? Abbiamo dottori sufficienti per qualche milione di abitanti. Ma non osai offrire di più, dato che avevamo molti impegni.”

Gli ho anche detto: “Questo non risolverà completamente il tuo grande problema, ma sono sicuro che se hai bisogno di dottori e richiedi un visto per far arrivare quei dottori negli Stati Uniti, sarà impossibile per le autorità negarglielo”. (…)

“… Da questo punto dove mi trovo ora, posso affermare che siamo disposti a ricevere 250 studenti all’anno dal Terzo Mondo nordamericano. Impareranno anche lo spagnolo e interagiranno con i giovani di tutto l’emisfero, ai quali trasmetteranno ciò che sanno degli Stati Uniti e la cultura nordamericana. E dal momento che sto parlando di numeri, sono 250 borse di studio all’anno, ma nel primo anno pre-accademico, che inizia a marzo, possiamo offrirne 500 per includere anche altre minoranze.
La selezione degli studenti non verrebbe fatta da parte nostra, ma verrebbe eseguita da parte dei rappresentanti del vostro paese che vogliono aiutare i giovani poveri dei vostri distretti a studiare medicina, con l’impegno di tornare ai loro luoghi di origine quando si laureeranno come dottori”.

In quello storico incontro, Fidel disse:

“Ci sono altri dati duri ma devo dirli. (…) In tutta la storia degli Stati Uniti, non c’è stato un solo uomo bianco che è stato giustiziato per aver violentato una donna di colore. (…) Inoltre – questo è storia – mentre lo stupro è considerato un crimine capitale, delle 455 persone giustiziate per stupro, 405 erano nere, cioè 9 su 10. Nello stato della Pennsylvania, ad esempio, dove fu proclamata la Dichiarazione di Indipendenza nel 1776, solo il 9% della popolazione totale è afroamericana ma il 62% dei condannati a morte, cioè una proporzione sette volte superiore, è nero.
Un altro punto. Più del 90% dei 3.600 condannati a morte sono stati vittime, durante la loro infanzia, di violenza fisica o violenza sessuale.
Più del 60% delle donne incarcerate negli Stati Uniti sono afroamericane o ispaniche”.

In quella stessa chiesa di Riverside, 18 anni dopo Fidel Castro, è stato invitato dal movimento di solidarietà e dal presidente delle organizzazioni afroamericane il presidente di Cuba Miguel Díaz-Canel.

Díaz Canel in quella occasione ha ratificato l’impegno di Cuba nei confronti delle minoranze negli Stati Uniti e ha affermato che circa 175 giovani di quel paese provenienti da comunità povere di origine latina e afroamericani si sono laureati come medici nel progetto ELAM, esattamente l’idea che Fidel ha avanzato in quell’atto del settembre 2000.

www.cubadebate.cu

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