Come ogni settimana da quando a Cuba è iniziata la battaglia contro la COVID _ 19, il Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, si è riunito ieri, giovedì 4, nel Palazzo della Rivoluzione con gli scienziati e gli esperti che partecipano direttamente allo scontro con l’epidemia nel paese, in una giornata che ha definito promettente
Leticia Martínez
Come ogni settimana da quando a Cuba è iniziata la battaglia contro la COVID _ 19, il Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, si è riunito ieri, giovedì 4, nel Palazzo della Rivoluzione con gli scienziati e gli esperti che partecipano direttamente allo scontro con l’epidemia nel paese, in una giornata che ha definito promettente.
In questo incontro ha segnalato che la scienza cubana appoggia con efficienza gli sforzi nazionali contro la malattia «che non si è fermata e non si è auto compiaciuta nei risultati che sono già importantissimi, ma continua ad aprire linee d’investigazione e si continuano a consolidare gli apporti e i risultati.
Anche questo offre una sicurezza, ha affermato il Capo di Stato, su come vinceremo la pandemia e saremo preparati come nazione per affrontare poi altri fenomeni simili.
Nell’agenda di questa sessione con gli investigatori, il dottore in Scienze Pedro Más Bermejo ha presentato un’analisi sull’evoluzione dell’Indice Oxford contro i casi attivi in paesi come Cuba, Costa Rica, Uruguay e Nuova Zelanda, che presentano i migliori risultati nella regione delle Americhe e nel mondo.
In questo indice che valuta la risposta dei governi alla pandemia, l’Isola mantiene in questi momenti una qualifica di 100, mentre le altre nazioni inserite nel paragone presentano 69.4, 66.7 e 36.1, rispettivamente, dopo i rilassamenti di alcune delle decisioni prese.
Il Presidente su questo ha segnalato che «accelerare la cancellazione di misure senza uno stretto controllo in alcuni paesi studiati ha provocato un incremento dei casi attivi o il prolungamento nel tempo della curva.
Tra le questioni che si riducono di più e hanno avuto una ripercussione nella dinamica della pandemia, ha segnalato il rilassamento dell’isolamento, l’apertura limitata dei trasporti e la partecipazione a eventi pubblici.
La maggioranza dei paesi, ha aggiunto, presenta la curva piana alla fine dell’epidemia e questo è importante per evitare nuovi focolai.
Nell’incontro su questi temi il Presidente Díaz-Canel ha reiterato che, quando si deciderà si prenderanno misure in modo graduale, come per esempio l’apertura dei centri di lavoro, del trasporto pubblico e le manifestazioni sociali.
Inoltre si manterrà la distanza fisica così come l’uso della mascherina.
A propósito dei modelli di pronostico della malattia in Cuba, il decano della Facoltà di Matematica e Computazione dell’Università de L’Avana, Raúl Guinovart Díaz ha attualizzato sottolineando che a partire dagli ultimi fatti di trasmissione a L’Avana «quello che è avvenuto con la curva dei casi attivi è che si mantiene nella zona limite dello scenario favorevole, ma minaccia d’uscire verso la zona media anche se questo accade quasi nella coda dell’epidemia».
Lo studioso ha considerato che il modello «ha deviato dalla tendenza sperata».
Quello che succederà, ha aggiunto, è un calo lento della pandemia, che si estenderà nel tempo, e l’apparizione dei casi sarà controllata ma con la possibilità che accadano altri contagi».
Il vice primo ministro Roberto Morales Ojeda, ha segnalato che «l’importanza degli studi sulla popolazione secondo la stratificazione del rischio per cercare d’eliminare tutta la circolazione virale che può esistere e identificare gli infettati e il loro contatti e in questa maniera controllare ogni rischio che possiamo avere nella capitale».
L’evidenza che realmente non c’è circolazione del virus nel resto dei territori, che si continuano a studiare possibili casi partendo da sintomatologie respiratorie e dai loro contatto e le prove son negative, parla a favore del fatto che non c’è circolazione virale nella maggioranza delle province e municipi».
Morales Ojeda ha considerato che la sfida più grande è che la COVID–19, anche se fa parte del quadro di salute della popolazione cubana, non divenga una malattia endemica nell’Isola.
«Lo sforzo della comunità scientifica per cercare di ottenere un vaccino e un gruppo di mezzi diagnostici e terapeuti ci deve aiutare in questo proposito».
Oltre a tutti i risultati che si possono mostrare oggi, ha aggiunto il vice primo ministro, sarebbe una conquista che Cuba potesse contare con la sicurezza che questa malattia non divenga endemica».
In un altro momento della riunione, la dottoressa Ileana Morales Suárez, Direttrice di Scienza e Innovazione Tecnologica del Ministero di Salute Pubblica, ha informato che sino al mese di giugno sono state realizzate 460 investigazioni, con studi, interventi e saggi clinici relazionati all’epidemia nei territori nazionali.
In questa settimana, ha specificato, sono state presentate altre quattro investigazioni vincolate ai fattori di rischio genetico assistiti, alla severità clinica della COVID–19 , al cancro e al nuovo coronavirus, la standardizzazione e l’applicazione dell’intelligenza artificiale in studi radiologici e l’intervento preventivo con Biomodulina t e con il Fattore di Trasferimento nei pazienti della COVID – 19 con trattamento di dialisi.
La dottoressa ha esposto in maniera particolare i risultati del lavoro realizzato con gli anziani dell’Ospizio No. 3 di Santa Clara, dov’è avvenuto un sensibile fatto di trasmissione.
L’adozione di un gruppo di misure organizzative epidemiologiche e terapeutiche oltre all’amministrazione agile di vari medicinali cubani, hanno permesso di salvare la vita alla grande maggioranza di questi anziani.
Nell’incontro di ieri, giovedì 4, sono state date notizie sull’intervento comunitario con una dose del vaccino va-mengoc-bc, basato nel rafforzamento dell’immunità innata, applicato a 18 528 persone in Plaza de la Revolución e Centro Habana, i cui risultati si stanno valutando, così come il lavoro della commissione della Memoria Storica per preservare tutta la documentazione che si sta generando attualmente, relazionata con lo scontro alla pandemia in Cuba.
Le scienze sociali ugualmente hanno avuto il loro spazio in questo incontro con il Presidente e il primo ministro, Manuel Marrero Cruz, dove la dottoressa in Scienze Georgina Alfonso González ha spiegato come si lavora dalle comunità per cercare di rinforzare il tessuto sociale comunitario e solidale in Cuba.
«È un’opportunità, ha detto, per recuperare questo tessuto di cooperazione e di collaborazione e per tornare ad attivare la pratica culturale e sociale di vivere in comunità.
La giornata nel Palazzo della Rivoluzione è terminata con la riunione del gruppo temporaneo per la prevenzione e il controllo del nuovo coronavirus, nella quale le autorità de L’Avana e Matanzas hanno informato sulla loro situazione epidemiologica.
La ministro del Commercio Interno, Betsy Díaz Velázquez, ha informato sulle misure applicate dal settore in questi tempi di epidemia in Cuba.
Tutto questo come parte dello sforzo colossale che l’Isola realizza con la partecipazione di tutti, per continuare a sferrare con successo questa battaglia per la vita.