di Geraldina Colotti*
“Diario dell’emergenza globale. Cile e Bolivia, governi neoliberisti. Il vero volto della pandemia”. Questo il titolo del programma N. 23 di En Linea con @BricsPsuv. Una trasmissione guidata dalla vicepresidentessa della Commissione Agitazione Propaganda e Comunicazione del Partito Socialista Unito del Venezuela, Tania Diaz, nel quale agiscono le Brigate Internazionali della Comunicazione Popolare.
Questa volta, Tania – che è anche vicepresidenta dell’Assemblea Nazionale Costituente – ha dialogato con Hugo Moldiz, ex ministro boliviano nel governo di Evo Morales, in collegamento dal Messico, e Pablo Sepulveda, nipote di Salvador Allende, medico e politico che si trova in Cile.
Il programma è iniziato con un piccolo video girato a Santiago del Cile, a fine aprile, nei sotterranei della caserma dove Pablo e altri militanti delle brigate mediche che accompagnano i manifestanti aggrediti dai carabineros erano stati trascinati e malmenati, per fortuna senza gravi conseguenze. Pablo ha parlato della repressione scatenata contro le proteste che per mesi hanno animato il Cile prima dello scoppio della pandemia. Ha risposto alle domande dei presenti sulla situazione del popolo mapuche e su quella delle carceri, dove restano molti prigionieri politici arrestati nel corso delle proteste. Ha spiegato le ragioni – economiche, politiche sociali – che spingono le classi popolari a continuare la lotta, per ora a ranghi ridotti a causa del coronavirus, contro il governo di Sebastian Piñera.
Al governo di un paese selvaggiamente privatizzato dai tempi di Pinochet, Piñera, la cui popolarità è precipitata ai minimi storici, continua le politiche neoliberiste sostenute dal blocco internazionale a cui appartiene, particolarmente nefaste di fronte a questa pandemia. La sanità cilena è al collasso – ha detto Pablo Sepulveda – denunciando la gravissima crisi che sta colpendo i lavoratori, sempre più indifesi dopo “trent’anni di neoliberismo sfrenato”. Nonostante la forte opposizione sociale e la crisi ingigantita da questa pandemia, non si discute, però, delle profonde disuguaglianze esistenti nel paese.
Una situazione ben diversa – ha detto Tania – da quella che invece si vive in Venezuela, dove grazie agli sforzi del governo bolivariano, l’azione collettiva del potere popolare ha portato al contenimento del coronavirus con una campagna di tamponi casa per casa e con una gestione razionale che alterna una settimana di quarantena e una di progressiva ripresa dell’attività produttiva.
Benché i media non ne parlino, ma anzi si adoperino per intossicare l’opinione pubblica internazionale, il Venezuela – ha spiegato Tania – ha la percentuale di decessi più bassa della regione e accoglie gratuitamente il ritorno in massa dei migranti che rientrano dai paesi limitrofi, e che compongono la maggioranza degli infettati da Covid-19.
Dall’analisi dell’ex ministro Hugo Moldiz, uno dei sette componenti il governo Morales che hanno trovato rifugio nell’ambasciata del Messico, è emerso un quadro drammatico del suo paese, in preda a una crisi sanitaria, economica e politica. Nonostante avesse ricevuto informazioni sul coronavirus fin da dicembre, il governo dell’autoproclamata Janine Añez non ha messo a profitto le strutture sanitarie costruite durante il governo Morales: non ha comprato i respiratori – ha detto Moldiz – oppure li acquistati a 26.000 dollari e privi del softwar necessario per farli funzionare. Inoltre mancano i reagenti, non si fanno i tamponi né si fanno i controlli casa per casa come a Cuba e in Venezuela.
Le persone muoiono per strada, le statistiche dei contagi vengono truccate. Polizia e militari reprimono e mettono paura, non sono d’aiuto come fanno in Venezuela in unione civico-militare. In Bolivia – ha detto l’ex ministro – c’è una combinazione esplosiva tra una crisi sanitaria che Añez non può risolvere e una crisi politica che non vuole risolvere. Le elezioni? “Difficile che l’imperialismo abbia messo in atto tutto questo per poi lasciarci vincere di nuovo”, ha risposto Moldiz, dipingendo un quadro complesso.
Qual è la situazione del Movimento al Socialismo, il Mas?, ha chiesto ancora Tania. E qui l’ex ministro ha usato accenti autocritici, sia rispetto alle rinunce dei rappresentanti di governo che hanno lasciato il campo libero all’autoproclamata, sia rispetto alle politiche del suo partito. “Durante l’ultimo anno di governo – ha detto – non abbiamo smesso di essere maggioranza e lo siamo ancora, ma abbiamo smesso di essere una forza sociale capace di organizzare il popolo. Questo vuoto è stato riempito dalla destra. Quello che ci è successo è stata la cronaca di una morte annunciata, i cui segnali, come ho detto a ottobre in un’intervista a Telesur, era possibile interpretare”.
E ora, come si organizzano le forze di alternativa? “Il golpe in Bolivia – ha aggiunto l’ex ministro – è simile a quello contro Zelaya in Honduras, e si sa quanto è stato difficile alle forze di sinistra tornare in scena dopo. Il nostro principale errore è stato quello di non aver trasformato il vecchio Stato, abbiamo avuto paura di smuovere troppo le acque sperando di evitare quel che è successo al Venezuela, ma abbiamo sbagliato, perché il popolo se non lotta, si perde. E adesso possiamo anche vincere le elezioni, ma non sappiamo se riusciremmo a difenderle”.
Intanto, il 18, è stata lanciata una campagna internazionale per “la liberazione dei 7” rifugiati in Messico, affinché possano ottenere un salvacondotto.
*Articolo scritto per il Cuatro F