AMLO nel mirino

Gli USA sanzionano società messicane per le loro relazioni con il Venezuela

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L’Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro USA ha aggiunto tre cittadini messicani alla sua lista nera ed un totale di otto società registrate in questo paese collegate al programma di scambio di petrolio per alimenti con il Venezuela.

Secondo la pagina ufficiale del Dipartimento del Tesoro, questi sono i cittadini Joaquín Leal Jiménez, Olga María Zepeda Esparza e Verónica Esparza García, e le società Libre Abordo e Schlager Business Group, che, d’ora in poi, non potranno fare affari negli USA e l’uso dei loro beni nel paese nordamericano.

Altre sei società messicane legate a Libre Abordo e Schlager sono state sanzionate e sono state anche incluse due nuove petroliere, una con bandiera panamense e l’altra della Liberia.

Il segretario di Stato Mike Pompeo ha annunciato la misura con tono celebrativo. Attraverso il suo account sulla rete sociale Twitter, l’alto funzionario ha puntualizzato: “Oggi gli USA hanno preso misure per impedire che il regime di Maduro rubasse petrolio del Venezuela. Queste sanzioni si dirigono allo schema del regime illegittimo “petrolio per cibo” che non ha intenzione di fornire alimenti alla popolazione. Siamo con i venezuelani nella loro ricerca della libertà e prosperità”.

Queste nuove misure di pressione rafforzano l’assedio economico e finanziario in corso sul Venezuela, paese caraibico che lotta contro la pandemia di Covid-19 in mezzo ad azioni di blocco ed embargo che cercano di limitare la sua risposta sanitaria.

All’inizio di giugno, la società Libre Abordo si è dichiarata in bancarotta e, attraverso un comunicato all’opinione pubblica, ha informato di aver sofferto varie pressioni da parte delle autorità USA per annullare il programma di scambio di petrolio per alimenti concordato con il governo venezuelano, anche quando l’entità messicana affermava di essere protetta dalle licenze del Dipartimento del Tesoro che autorizzano lo scambio con il Venezuela per ragioni umanitarie.

Libre Abordo ha affermato che le intimidazioni ricevute dagli USA e la caduta dei prezzi internazionali del petrolio l’hanno spinta al fallimento.

Da un mese, l’agenzia Reuters aveva già informato che l’FBI stava lavorando, con il dipartimento del Tesoro USA, per smantellare le società messicane che partecipavano allo scambio di petrolio venezuelano.

L’informazione di questa persecuzione sotterranea è stata accompagnata dalla minacciosa retorica di Mike Pompeo, Elliott Abrams ed del falco Mauricio Claver-Carone, volta ad inibire le relazioni di PDVSA con le società petrolifere internazionali.

Dalla fine del 2019, aveva iniziato a funzionare il programma di scambio con Libre Abordo e Schlager Business Group, il cui scopo era l’importazione di alimenti ed altri beni di base in cambio di petrolio greggio.

Washington se ne è accorta e rapidamente ha mobilitato il suo apparato di intelligence al fine di rompere l’accordo, dimostrando così che le sanzioni, lontane dalla usuale narrativa del “taglio delle finanze di Maduro”, sono progettate per generare la massima sofferenza possibile alla popolazione venezuelana.

Dopo il siderale fallimento dell’Operazione Gedeon, all’inizio di maggio, l’amministrazione Trump ha riorientato le sue azioni sullo scacchiere della guerra economica internazionale. In effetti, il blocco finanziario si è acutizzato nell’ultimo mese, confermando che è il suo principale strumento di potere per puntellare Guaidó e sostenere l’agenda del cambio di regime, in assenza di una strategia coerente.

Mostra di ciò è stata l’intimidazione contro l’Iran per l’invio di cinque navi cariche di carburante e additivi chimici al fine di riattivare le raffinerie venezuelane e quindi reintegrare lo scarso inventario di benzina che aveva paralizzato il paese per un mese.

Ma queste nuove sanzioni sono giunte per rispondere ad altri fattori internazionali.

Lo scorso 15 giugno, il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador (AMLO) ha affermato, davanti ai media, di essere disposto a fornire benzina al Venezuela.

AMLO ha espresso: “Non ci ha fatto alcuna richiesta. Nel caso in cui ci facesse la richiesta e fosse una necessità umanitaria, lo faremmo (…) il Messico è un paese indipendente, sovrano prendiamo le nostre decisioni e non ci immischiamo nelle politiche di altri paesi, è l’autodeterminazione dei popoli (…) Nessuno ha il diritto di opprimere gli altri, nessuna egemonia può schiacciare qualsiasi paese”.

Queste dichiarazioni rappresentano la prima posizione formale del governo AMLO contro le sanzioni applicate al Venezuela e l’amministrazione Trump ha risposto con un nuovo ciclo di misure coercitive contro società messicane.

Ufficialmente il governo AMLO viene sottoposto a pressioni attraverso strumenti economici per inibire la sua politica estera indipendente da Washington.

D’altra parte, poche ore fa si è confermato il ritorno del Messico nel Consiglio di Sicurezza ONU come membro non permanente, dopo 10 anni di assenza.

La partecipazione del Messico al Consiglio di Sicurezza implica un incremento notevole della sua influenza sulla politica internazionale e sullo sviluppo di un approccio di dialogo e rispetto della sovranità nazionale che si è rotto con la compiacenza a Washington da parte delle precedenti amministrazioni.

A tale proposito, l’ambasciatore presso l’ONU, Juan Ramón de la Fuente, ha affermato che la posizione messicana in seno al Consiglio di Sicurezza farà rispettare il diritto internazionale, puntando sul dialogo come meccanismo di risoluzione nei conflitti internazionali.

Da gennaio di quest’anno, il Messico ha assunto la presidenza pro tempore della CELAC, organismo internazionale promosso dal presidente Hugo Chávez, nel 2010, con l’obiettivo di creare un’alternativa regionale di fronte alla moribonda Organizzazione degli Stati Americani (OSA).

Il Venezuela, attraverso il suo vice presidente settoriale delle Comunicazione, Turismo e Cultura, Jorge Rodríguez, ha fatto atto di presenza, nel gennaio 2020, all’incontro tenutosi in Messico per rendere ufficiale il trasferimento della presidenza pro tempore dell’organismo multilaterale.

Il fatto ha messo in atto l’allontanamento del governo AMLO dal tentativo di golpe guidato da Guaidó e promosso dagli USA.

Qualche giorno fa, AMLO ha presentato un documento che rivela un piano dell’opposizione al suo governo, a cui partecipano anche gruppi economici e mediatici, con l’obiettivo di rimuovere l’attuale presidente dal potere politico.

L’idea di base è “promuovere il Blocco di Opposizione per avanzare in due momenti: ottenere la maggioranza della Camera dei Deputati nel 2021 e ritirare AMLO dalla Presidenza della Repubblica, nel 2022, attraverso la revoca del mandato”, come riportato da La La Política Online.

Il parallelismo con la strategia dei golpisti in Venezuela è notevole.

Washington sembra star lavorando su due strategie in parallelo: quella del golpe interno mentre fa pressione su AMLO per cercare di allinearlo alla persecuzione economica e finanziaria contro il Venezuela.


EEUU sanciona a empresas mexicanas por su relación con Venezuela: AMLO en la mira

La Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC) del Departamento del Tesoro de EEUU agregó en su lista negra a tres ciudadanos mexicanos y un total de ocho empresas registradas en este país vinculadas al programa de intercambio de petróleo por alimentos con Venezuela.

Según la página oficial del Departamento del Tesoro, se trata de los ciudadanos Joaquín Leal Jiménez, Olga María Zepeda Esparza y Verónica Esparza García, y de las empresas Libre Abordo y Schlager Business Group, a quienes, desde ahora, se les prohíbe hacer negocios en Estados Unidos y el uso de sus activos en el país norteamericano.

Otras seis empresas mexicanas relacionadas a Libre Abordo y Schlager fueron sancionadas, y también fueron incluidos dos nuevos buques petroleros, uno con bandera panameña y el otro de Liberia.

El secretario de Estado, Mike Pompeo, anunció la medida con tono de celebración. A través de su cuenta en la red social Twitter, el alto funcionario acotó: “Hoy, Estados Unidos tomó medidas para impedir que el régimen de Maduro robara petróleo de Venezuela. Estas sanciones se dirigen al esquema del régimen ilegítimo “petróleo por comida” que no tenía intención de proporcionar alimentos a la población. Estamos con los venezolanos en su búsqueda de la libertad y la prosperidad”.

Estas nuevas medidas de presión refuerzan el cerco económico y financiero en curso sobre Venezuela, país caribeño que lucha contra la pandemia de Covid-19 en medio de acciones de bloqueo y embargo que buscan limitar su respuesta sanitaria.

A principios de junio la empresa Libre Abordo se declaró en bancarrota, y a través de un comunicado a la opinión pública, informó que sufrió diversas presiones por parte de autoridades estadounidenses para anular el programa de intercambio de petróleo por alimentos acordado con el gobierno de Venezuela, aun cuando la entidad mexicana afirmaba estar protegida por las licencias del Departamento del Tesoro que autorizan el intercambio con Venezuela por razones humanitarias.

Libre Abordo aseveró que la intimidación recibida por parte de Estados Unidos y la caída de los precios internacionales del petróleo, la empujaron a la quiebra.

Desde hace un mes, la agencia Reuters ya venía informando que el FBI estaba trabajando junto al Departamento del Tesoro de EEUU para desmantelar las empresas mexicanas que participaban en el intercambio de petróleo venezolano.

La información de esta persecución subterránea estuvo acompañada por la retórica amenazante de Mike Pompeo, Elliott Abrams y el halcón Mauricio Claver-Carone, dirigida a cohibir las relaciones de PDVSA con empresas petroleras internacionales.

Desde finales de año 2019 había empezado a funcionar el programa de intercambio con Libre Abordo y Schlager Business Group, cuya finalidad era la importación de alimentos y otros bienes básicos a cambio de crudo.

Washington se percató y rápidamente movilizó su aparataje de inteligencia en función de romper el acuerdo, evidenciando con ello que las sanciones, lejos de la narrativa usual de “cortar las finanzas de Maduro”, están diseñadas para generar el mayor sufrimiento posible a la población venezolana.

Luego del fracaso sideral de la Operación Gedeón a principios de mayo, la Administración Trump reorientó sus acciones en el tablero de la guerra económica internacional. Efectivamente el bloqueo financiero se ha agudizado este último mes, lo que confirma que es su principal instrumento de poder para apuntalar a Guaidó y sostener la agenda de cambio de régimen, en ausencia de una estrategia coherente.

Muestra de ello fue la intimidación contra Irán por el envío de cinco buques cargados con combustible y aditivos químicos a los fines de reactivar las refinerías venezolanas y así reponer el escaso inventario de gasolina que había paralizado al país durante un mes.

Pero estas nuevas sanciones han venido a responder a otros factores internacionales.

El pasado 15 de junio, el presidente de México, Andrés Manuel López Obrador (AMLO) afirmó ante los medios que estaba dispuesto a suministrar gasolina a Venezuela.

AMLO expresó: “No nos ha hecho ninguna solicitud. En el caso que nos hiciera la solicitud y fuese una necesidad humanitaria, lo haríamos (…) México es un país independiente, soberano, tomamos nuestras propias decisiones y no nos metemos con las políticas de otros países, es autodeterminación de los pueblos (…) Nadie tiene derecho a oprimir a otros, ninguna hegemonía puede aplastar a ningún país”.

Estas declaraciones representan el primer posicionamiento formal del gobierno de AMLO contra las sanciones aplicadas sobre Venezuela, y la Administración Trump ha respondido con una nueva tanda de medidas coercitivas contra empresas mexicanas.

Oficialmente el gobierno de AMLO está siendo presionado mediante instrumentos económicos para cohibir su política exterior independiente de Washington.

Por otro lado, hace pocas horas se confirmó el regreso de México al Consejo de Seguridad de Naciones Unidas como miembro no permanente, luego de 10 años de ausencia.

La participación de México en el Consejo de Seguridad implica un incremento notable de su influencia en la política internacional y el desarrollo de un enfoque de diálogo y respeto a la soberanía nacional que ha roto con la complacencia a Washington de administraciones anteriores.

Sobre esto el embajador ante Naciones Unidas, Juan Ramón de la Fuente, afirmó que la posición mexicana en el Consejo de Seguridad hará respetar el derecho internacional, apostando al diálogo como mecanismo de resolución en los conflictos internacionales.

Desde enero de este año, México asumió la presidencia pro témpore de la CELAC, organismo internacional impulsado por el presidente Hugo Chávez en 2010 con el propósito de crear una alternativa regional frente a la moribunda Organización de los Estados Americanos (OEA).

Venezuela, a través de su vicepresidente sectorial de Comunicación, Turismo y Cultura, Jorge Rodríguez, hizo acto de presencia, en enero de 2020, en la reunión celebrada en México para hacer oficial el traspaso de la presidencia pro témpore del organismo multilateral.

El hecho puso en vigor el distanciamiento del gobierno de AMLO del intento de golpe encabezado por Guaidó e impulsado por Estados Unidos.

Hace pocos días, AMLO presentó un documento que revela un plan de la oposición a su gobierno, donde también participan grupos económicos y mediáticos, con el objetivo de desplazar al actual presidente del poder político.

La idea básica consiste en “impulsar el Bloque Opositor para avanzar en dos momentos: ganar la mayoría de la Cámara de Diputados en 2021 y retirar a AMLO de la Presidencia de la República en 2022 mediante la revocación de mandato”, según reportó La Política Online.

El paralelismo con la estrategia de los golpistas en Venezuela es notable.

Washington parece estar trabajando en dos estrategias en paralelo: la del golpe interno mientras presionan a AMLO para intentar alinearlo a la persecución económica y financiera contra Venezuela.

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