Fine di Bolsonaro? Le molteplici crisi che ne minacciano il governo

Mision Verdadhttp://aurorasito.altervista.org

Da quando i primi casi di coronavirus furono rilevati in Brasile il 26 febbraio, il presidente Jair Bolsonaro mantenne un atteggiamento spavaldo affrontando la pandemia; sottovalutò il pericolo della malattia assumendo un atteggiamento beffardo sulla situazione. Tale posizione avventata sul Covid-19 si trasformò in crisi politica in cui vari poteri dello Stato si fronteggiano e tutto indica Bolsonaro come responsabile dell’emergenza sanitaria per non aver adottato misure in tempo.

Gestione irresponsabile della pandemia
“Cosa vuoi che faccia? Questa è la vita, questo sabato farò carne arrosto per 30 persone”, tra l’altro, è parte del compendio di frasi usate dal presidente brasiliano nel contesto della pandemia. A ciò si aggiungono le comparsate in pubblico senza la necessaria protezione, un pericolo per il presidente stesso. In questo Paese di oltre 200 milioni di abitanti, gli Stati più colpiti dal coronavirus sono San Paolo, Rio de Janeiro e Ceará, con oltre 320000 casi positivi e oltre 20000 morti in queste tre regioni. Il Brasile è attualmente al secondo posto nel mondo per numero di infezioni e morti per Covid-19, dopo gli Stati Uniti. In pochi mesi, da quando furono contati i primi “raffreddori” (come ironicamente riferiva Bolsonaro), la nazione sudamericana è quasi a un milione di infetti e ha già superato i 45000 decessi. In altre parole, dato questo tragico scenario, la curva del contagio è tutt’altro che schiacciata se si tiene conto delle popolazioni più vulnerabili. Da un lato, oltre dieci milioni di brasiliani vivono affollati nelle favelas e, dall’altro, nelle comunità indigene degli Stati amazzonici, il numero di infezioni è aumentato di cinque volte.

I primi segni di disastro
Le differenze tra Bolsonaro, governatori e giudici divennero sempre più evidenti quando si stabilirono misure sanitarie per contenere il coronavirus. Di fronte al piano del presidente, che contraddiceva persino le raccomandazioni del suo ministro della sanità, l’ala militare del governo, guidata dal ministro della Difesa Fernando Azevedo e dal ministro della Camera civile Walter Braga Netto, intervenne per mantenere un certo ordine. Questa decisione, che anche pesò sull’approvazione del presidente della Camera dei deputati Rodrigo Maia e del presidente del Senato David Alcolumbre, prevedeva la permanenza di Luiz Henrique Mandetta a ministro della salute. Successivamente, il funzionario fu licenziato. Braga Netto, che già due anni fa si era distinto nel ridurre i tassi della criminalità a Rio de Janeiro, presentandosi al quartier generale del potere esecutivo mostrò simbolicamente l’importanza del potere militare per la stabilità del potere politico in Brasile. L’intenzione era presentare uno Stato solido.

Bolsonaro perde importanza?
Secondo alcuni media, le azioni dei militari miravano a ridurre la presenza di Bolsonaro nell’amministrazione del Paese. Alcuni persino dedussero che, sebbene il presidente non lasciasse l’incarico per mantenere l’immagine, l’onere amministrativo della presidenza andava sostenuto da altre entità dello Stato. Nonostante l’aumento del numero di infezioni, al punto da diventare la seconda nazione più infetta al mondo, il presidente finora non abbandonava l’atteggiamento di diniego della pandemia, posizione simile a quella del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Non è un caso che Stati Uniti e Brasile siano attualmente in cima alla lista globale degli infetti e decessi da Covid-19. Alcuni ritengono che il presidente del Brasile possa aver influenzato l’aumento dei casi respingendo l’imposizione della quarantena per cercare di frenarne l’impatto economico. Ciò ha originato la falsa sicurezza nella popolazione che, in larga misura, fu ingannata dalla negazione del distanziamento sociale. Parte del conflitto istituzionale deriva dal licenziamento delle misure imposte dai governatori degli Stati colpiti. Il fatto che siano passati tre ministri della salute dall’inizio della pandemia dimostra la debolezza istituzionale nell’affrontare la crisi. Dopo Luiz Henrique Mandetta, il portafoglio della sanità fu assunto da Nelson Teich, che rassegnò le dimissioni a causa delle differenze con Bolsonaro. Attualmente, il ministero è diretto dal militare Eduardo Pazuello, la cui unica esperienza fu accompagnare Teich come viceministro. Tuttavia, la crisi politica che attraversa il Brasile non si limita esclusivamente al ministero della Salute. Anche il ministro della giustizia Sérgio Moro si dimise dopo aver accusato Bolsonaro di boicottare le indagini sulla corruzione. “L’ex-giudice ha spiegato che si dimette a causa delle dimissioni del direttore generale della polizia federale Mauricio Valeixo, e menzionò la necessità di avere autonomia per esercitare le sue funzioni”, affermava la BBC. Questo giudice fu una volta l’immagine positiva del Paese quale figura anticorruzione e costruendo il nocciolo duro di Bolsonaro, che salì al potere guidato dal sentimento anti-Partito dei Lavoratori (PT). Si ricordi che Moro fu incaricato di condannare Lula da Silva ovviamente per “riciclaggio di denaro” e con ciò la sua immagine politica crebbe. Il disastro del sistema sanitario e l’instabilità del gabinetto in generale rendono la figura del presidente Bolsonaro sempre più debole. A ciò si aggiungeva la possibilità dell’impeachment, dato che ha pochi alleati al Congresso. Da parte sua, Rodrigo Maia, presidente della Camera dei deputati, per il momento preferiva focalizzare l’attenzione sulla crisi del coronavirus poiché la considera “preoccupante e allarmante”, ma non escludeva di poter cambiare idea di fronte a una richiesta di impeachment archiviata contro Bolsonaro. Negli ultimi mesi, la tesi che il governo affronta altri poteri diventava realtà. Attualmente, i processi contro Bolsonaro avanzano alle Corte suprema federale (STF) e Corte elettorale superiore (TSE), rappresentando un altro elemento aggiuntivo all’assedio del presidente. L’immagine è anche proiettata dal fatto che il potere esecutivo in quest’ultima fase è sostenuto dal potere militare. Tuttavia, non c’è garanzia che sia a favore di Jair Bolsonaro, ma piuttosto che cerchi di contenere la crisi causata dal coronavirus.
Lo Stato brasiliano attualmente è messo in discussione tra crisi sanitaria e politica. Si può dire che i problemi furono causati dall’irresponsabile politica del presidente, o che il secondo fu conseguenza del primo. La verità è che la gestione della pandemia è una bomba a orologeria che potrebbe colpire l’intera regione. Per ora, rimuovere Bolsonaro dalla presidenza non appare sul tavolo, ma lo sono contenere il coronavirus a breve termine ed evitare il crollo definitivo del Paese.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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