Gli Stati Uniti (apparentemente) cambiano atteggiamento nei confronti di Caracas. Donald Trump (che tuttavia è famoso per la sua doppiezza) ha rilasciato un’intervista al sito Axios in cui ha affermato di aver preso in considerazione un incontro con il presidente venezuelano Nicolas Maduro. Dopo le forti tensioni tra i due paesi – invero scatenate dall’aggressività dell’amministrazione statunitense nei confronti del Venezuela – Trump ha ammesso che gli piacerebbe “incontrarsi con Maduro”. “E non mi sono mai opposto agli incontri”, ha aggiunto il Presidente americano.
Secondo Reuters, alcuni funzionari nordamericani hanno lasciato intendere come stia crescendo la frustrazione e lo sconcerto per l’incapacità di Trump di sconfiggere Maduro tramite le sanzioni e la diplomazia. Per di più, durante la pandemia, gli attacchi nei confronti del Venezuela si erano intensificati. Si può ricordare il tentato sbarco dei mercenari della SilverCorp, una compagnia privata di mercenari statunitense, che hanno tentato di infiltrarsi nel paese per rimuovere il Presidente Maduro. Quest’ultimo, inoltre, era stato accusato, senza prove credibili, perfino dell’infamante accusa di narcotraffico.
Come si ricorderà, a seguito di queste calunnie, era stata predisposta una “road map” dal segretario di Stato Mike Pompeo, secondo la quale, tanto Maduro, quanto Guaidó avrebbero dovuto fare un passo indietro. Ciononostante, il Presidente Venezuelano non solo è rimasto al suo posto, ma è anche riuscito a gestire l’emergenza pandemica, che tanta sofferenza ancora sta causando in America Latina. Proprio per queste ragioni, l’intervista di Trump pare segnare una svolta nelle relazioni con il Venezuela. Anche se, come spesso accade quando ci sono di mezzo importanti interessi economici e geopolitici, essa potrebbe nascondere qualche trappola.
Nel corso dell’intervista, il presidente americano ha altresì dichiarato di aver perso la propria fiducia nei confronti di Guaidó, riconosciuto come presidente ad interim dagli Stati Uniti e da altri paesi allineati a Washington. In maniera piuttosto contraddittoria, ha spiegato di non essere stato “necessariamente a favore” del riconoscimento di Guaidó, di cui sembra essersi pentito. Questo fatto è stato confermato dal recente libro dell’ex consigliere alla sicurezza alla Casa Bianca, John Bolton -The room where it happened – secondo cui Trump si era mostrato preoccupato per la decisione di riconoscere Guaidó, definito piuttosto “debole” in confronto al “forte” Maduro.
Chiaramente, Trump è solito a queste giravolte e si contraddistingue per l’approccio ondivago ed erratico in politica estera. A questo proposito, basta ricordare i continui tira e molla con Kim Jong-Un, che hanno segnato la prima fase dell’amministrazione Trump. Il Venezuela ha mostrato fino adesso grande prudenza. Quest’intervista rappresenta sicuramente troppo poco per considerarsi un’apertura. Il rischio è che rientri in una strategia di destabilizzazione ancor più insinuante. Caracas non farà certamente cadere la guardia.
Nazareno Galiè