J.R. Carvalho* da https://cebrapaz.org.br Traduzione di Marx21.it
John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza Nazionale USA tra aprile 2018 e settembre 2019, ha appena lanciato una bomba sulla Casa Bianca, i cui frammenti potrebbe avere effetti devastanti alla fine del mandato del presidente Donald Trump, mettendo in discussione non solo diversi aspetti della politica interna, ma principalmente le relazioni con l’estero di quella che, sebbene in fase calante, è ancora la più grande superpotenza del mondo.
Nel libro “The Room Where It Happened: A White House Memoir”, l’ex assistente del presidente rivela, tra le altre cose, che Donald Trump ha preso in considerazione l’invasione del Venezuela. Il capo della Casa Bianca ha ritenuto “legale” occupare il paese sudamericano, renderlo una colonia, considerandolo “parte degli Stati Uniti”, è quanto scrive John Bolton.
Il Dipartimento di Giustizia ha intentato una causa contro l’autore, sostenendo che il libro contiene “informazioni classificate” e la sua pubblicazione “comprometterebbe la sicurezza nazionale”, motivo per cui la pubblicazione dell’opera è stata rinviata a luglio. Gli estratti che sono venuti subito alla luce sono passaggi veicolati attraverso la loro pubblicazione nella stampa corporativa statunitense.
Le ragioni per cui Bolton fa rivelazioni compromettenti non sono certamente dovute a posizioni politiche e ideologiche distanti da quella del suo ex capo, poiché l’ex consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump è ultra-conservatore e uno strenuo difensore della supremazia americana nel mondo. E’ stato anche al servizio dei governi reazionari di George H. W. Bush (2001-2009), il carnefice del popolo iracheno, e di Ronald Reagan (1981-1989), storico esponente della destra americana. Bolton è stato licenziato a settembre 2019 per ragioni tattiche congiunturali, dopo essersi scontrato con Trump per il rifiuto del presidente di bombardare l’Iran quale rappresaglia per l’abbattimento di un drone spia statunitense nel Golfo Persico.
Nel governo, Bolton sposava la politica dell’intervento in Venezuela, dell’intensificazione del blocco contro Cuba e della moltiplicazione delle sanzioni contro l’Iran. governi che gli Stati Uniti intendono rovesciare tramite colpo di stato o intervento militare.
Le rivelazioni di Bolton compromettono immensamente e smascherano Donald Trump e il circolo di potere della Casa Bianca, anche per la proverbiale ignoranza del presidente che non era a conoscenza delle capacità nucleari del Regno Unito né che la Finlandia non faceva parte della Russia. Non è da escludere l’ipotesi che domani alcuni altri consiglieri rivelino che Trump non è a conoscenza del fatto che l’Unione Sovietica si sia estinta e che la guerra fredda sia finita 30 anni fa.
Per quanto riguarda il Venezuela, Trump non ha mai mascherato le sue intenzioni, come sostiene il libro di Bolton.
Il suo mandato è stato segnato dal mantra che “tutte le opzioni sono sul tavolo” per il Venezuela. Ha applicato meticolosamente e costantemente la politica delle sanzioni, sempre dure ma, per qualche tempo, parziali. Nell’agosto 2019, ha proclamato sanzioni totali, il blocco del paese bolivariano. Durante gli anni 2018 e 2019, agenti e spie degli Stati Uniti hanno fomentato “guarimbas”, azioni violente che mirano a scatenare la guerra civile nel paese.
La scelta del colpo di stato è stata presa quando il deputato Juan Guaidó si è dichiarato “presidente ad interim”, presto riconosciuto dagli USA e da alcuni altri paesi.
Subito dopo è stato preso in considerazione l’intervento militare, con l’aiuto dei governi di estrema destra del Brasile e della Colombia, con il pretesto di far entrare con la forza in Venezuela un presunto aiuto economico.
Lo scorso maggio, mercenari USA sono stati catturati in Venezuela nel tentativo infruttuoso di infiltrarsi nel paese per rapire il presidente Nicolás Maduro.
La reazione del capo dello Stato bolivariano non si è fatta attendere. In modo tempestivo, Maduro è intervenuto alla televisione nazionale, denunciando le pretese interventiste e colonialiste di Trump e annunciando di nuovo la sua sconfitta.
Maduro ha ironizzato: “Secondo Trump, non siamo il Venezuela, siamo gringos”, ma “la verità di ciò che abbiamo dovuto affrontare e sconfiggere nel 2019 e nel 2020 e che continueremo a sconfiggere sta venendo a galla”, ha detto il Presidente venezuelano.
Le rivelazioni nel libro di Bolton sul Venezuela rappresentano l’ennesima sconfitta per la strategia di Trump che mira a liquidare la rivoluzione bolivariana.
Sebbene non sia stata sua intenzione, il libro di Bolton rende immorale qualsiasi attacco al Venezuela, ma non solo. Le sue rivelazioni riguardano anche le concezioni rozzee della destra mondiale, in particolare di quella brasiliana, e la visione opportunistica di settori della “sinistra”. Della destra, perché la politica estera di Itamaraty (ministero degli Esteri) sotto Bolsonaro-Ernesto Araújo è mossa dall’ossessione di attaccare il paese vicino per annientare il suo governo democratico popolare. E dei settori opportunisti della sinistra per il loro etichettare il defunto leader Hugo Chávez e l’attuale presidente come “dittatori”.
In entrambi i casi, non si tiene conto dell’essenza dell’antimperialismo e del carattere democratico popolare della Repubblica Bolivariana del Venezuela, la cui Costituzione proclama il paese come “irrevocabilmente libero e indipendente”, avendo come fondamento morale e valori “libertà, uguaglianza, giustizia e pace internazionale ”. Concetti così semplici che sia la destra che i settori vacillanti della sinistra non possono capire e accettare: antimperialismo, democrazia, giustizia e pace.
Questi valori sono ispirati alla dottrina di Simon Bolívar, il Liberatore, aggiornata e perfezionata da Hugo Chávez, in pieno contrasto e antagonismo con il “destino manifesto” dell’imperialismo americano, che la rivoluzione bolivariana ha promesso di combattere. “Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla provvidenza a riempire l’America di fame e miseria in nome della libertà”. (Simon Bolívar). Il fattore opposto è, secondo Hugo Chávez, la comprensione che lo spirito del nostro tempo è l’antimperialismo, che si esercita basandosi sulla “spinta rivoluzionaria delle masse popolari”.
*José Reinaldo Carvalho è editor di Resistência e segretario Generale del Centro Brasiliano di Solidarietà ai Popoli e Lotta per la Pace (Cebrapaz)